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Indulto, la disperazione di una madre"Mio figlio uscirà e tornerà a torturami"

Post n°3 pubblicato il 31 Luglio 2006 da Slash.999
Foto di Slash.999

Il ministro della Giustizia Clemente Mastella
ROMA - "Grazie all'indulto, mio figlio tossicodipendente tornerà libero e ricomincerà le sue terribili violenze contro di me. Come mi difenderò? Chi mi difenderà? Chiedo di essere ricevuta dal ministro Mastella. Voglio sapere se sarà possibile almeno emettere un mandato di cattura nei miei confronti. Perchè un carcere qualsiasi, anche il più invivibile, è più sicuro della mia casa se mio figlio è libero".

E' l'urlo disperato di una donna romana di 68 anni, angosciata per l'approvazione dell'indulto che ridurrà la pena di tre anni ai detenuti. "Mio figlio tornerà libero anche se è pluripregiudicato e tossicodipendente. Se Mastella non mi riceverà - minaccia la donna - mi ucciderò".

"Mio figlio, ormai solo biologico ha oggi 47 anni e delinque da circa 30: entra ed esce dal carcere. Si è macchiato di gravi reati, comprese rapine a mano armata, si è finto malato terminale per realizzare alcune truffe. La famiglia lo ha seguito fino al 1993, sempre lungo gli itinerari previsti dalla legge: il Sert, i centri di recupero, le comunità. Tutto inutile. Gli è stata data l'ultima chance. Anche questa inutile".

"Da allora le violenze di mio figlio contro di me sono aumentate, sempre finalizzate ad ottenere soldi per comprare la droga. In oltre un decennio di terrore ha distrutto più volte la casa, mi ha picchiata, mi ha umiliata. Ed io sono caduta in uno stato di depressione severa".

"Nel 2003 - continua la donna - mio figlio è stato arrestato dalla polizia mentre tornava a casa armato di un coltello a serramanico con il quale, probabilmente, aveva intenzione di scagliarsi contro di me. Al momento della cattura ha anche ferito un agente. E' stato processato, condannato e - da quanto ho saputo da un funzionario di polizia - durante la detenzione è anche evaso da un ospedale nel quale era stato ricoverato. Da alcuni mesi ha ottenuto gli arresti domiciliari in una comunità. Ora, l'indulto lo farà tornare libero. Tornerà a fare rapine, a picchiarmi, a torturarmi - dice la donna - a devastare la casa giorno e notte, pronto anche ad uccidermi".

Di fronte a questa prospettiva, la madre, disperata, invoca l'intervento del Ministro Mastella affinché un "atto di buonismo verso i rei qual è l'indulto" non diventi "un atto di ingiustizia verso i cittadini per bene". "Signor Mastella - scrive la donna - mi riceva. Vorrei chiederle se mi accoglierà a casa sua; o se mi darà un alloggio protetto; o se mi assegnerà una scorta per difendermi dal mio figlio biologico. In alternativa, se è possibile che io sia arrestata e rinchiusa in un carcere invivibile, il peggior carcere, ma pur sempre più sicuro della mia casa".

"Se tutto questo non sarà possibile, signor Ministro, io ho già deciso: mi toglierò la vita. Vorrò farlo io - conclude la donna - per impedire che lo faccia mio figlio: non voglio vedere i suoi occhi mentre mi uccide".

(30 luglio 2006)

Le parole di questa donna sono molto forti. Si commentano da sole. Ci saranno altri casi molto simili a questo. Mi chiedo dove sia finita la giustizia  in Italia... Mah forse ci risponderà il "caro" Mastella...o è troppo impegegnato??

 
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