Il grano dal lòglioPhil decise di sortire dal suo guscio di casa anche perché la neve si erafatta più sottile. Aveva deciso di spostarsi verso Kreuzberg per una ragione imprecisa e di lasciare Lawrence impelagato nella sua battaglia interiore. Scese ad Hallesches Tor e cominciò a bighellonare guardando le facciate dei palazzi. Percorse Gitschiner Strasse, poi prese a destra su Baerwald e camminò per un bel pezzo impregnandosi della fresca sanitàdell'aria sgomberata dai residui dello smog. Era stranamente eccitato, in senso fisico. Era un periodo così. Marta gli stava dando tutto e lo portavaverso sommità di piacere solido mentre un'energia a fare, a compiere delle azioni importanti gli correva per le arterie. Era una strana mescolanza di sensualità e decisione: tutto gli sembrava decisamente troppo stretto per la sua personalità in espansione. Era come una locomotiva in piena corsa.Avrebbe già voluto rivedere la sua ragazza, prenderla con fantasia e rabbia sul divano, accrescere le ore del piacere. Invece stava svoltando su Gneisenaue imboccando la grande via con i muscoli tesi e l'esasperazione a mille. Pensòaddirittura di tornare a casa e masturbarsi. Poi, grazie al cielo, il freddo glivinse la pelle e pensieri più ordinari vennero ad affollargli il cervello. Sentiva il bisogno di esaurirsi, di stancarsi, di annullarsi. Le sue riflessioni erano una fricassea di morte e vita, lavoro ed erotismo, esaltazione e rabbia. Senza accorgersene era arrivato davanti al Curry 36, un ristorante ben piazzato e altrettanto affidabile. Aveva fame e decise di fermarsi per godere di un boccone. Entrò e venne accolto affettuosamente da un cameriere guercioda un occhio ma bravissimo. Venne portato a un tavolino e iniziò a sfogliareil menù ordinando in anticipo una grossa birra dunkel. L'atmosfera gli piacevae lo pizzicava amorevolmente. Fuori la solita pioggerellina di fiocchi smagliava l'aria fresca. Ordinò delle salsicce con patate e allungò le gambe sotto al tavolo. Si sentiva grintoso e cominciò a pensare a suo fratello, sentimentalmentebaraccato, spiazzato, confuso e congestionato dai sensi di colpa. Lui, almeno,era felice e soddisfatto e si sentiva appagato dall'esistenza che menava. La sua ragazza era stabile e tutt'altro che ambigua, schietta e specchiata si tirava fuori dal casino in cui stavano intrecciati Lawrence e Costanza. Già,Costanza...Ma non era lei che gli stava di fianco, in piedi, proprio in quel momento? Si grattò il pomo di Adamo, si raschiò la gola e si passò le mani sugli occhi ma Costanza era proprio lì, alta come Marta, bella e finemente sciupata come Marta, affascinante come Marta. "Che succede?Mi stai seguendo?" Fece lui. Lei nemmeno sorrise ma prese una sedia accomodandosi al suo fianco e ordinando una vodka Cossack doppia. "La ragione?" Fece lui. "Mi riscalda e mi fa la punta ai pensieri." Fecelei, improvvisamente ammiccante e con lo sguardo torbido.(Continua)