Empire Of slack

VI


Il grano dal lòglioPhil decise di sortire dal suo guscio di casa anche perché la neve si erafatta più sottile. Aveva deciso di spostarsi verso Kreuzberg per una ragione imprecisa e di lasciare Lawrence impelagato nella sua battaglia interiore. Scese ad Hallesches Tor e cominciò a bighellonare guardando le facciate dei palazzi. Percorse Gitschiner Strasse, poi prese a destra su Baerwald e camminò per un bel pezzo impregnandosi della fresca sanitàdell'aria sgomberata dai residui dello smog. Era stranamente eccitato, in senso fisico. Era un periodo così. Marta gli stava dando tutto e lo portavaverso sommità di piacere solido mentre un'energia a fare, a compiere delle azioni importanti gli correva per le arterie. Era una strana mescolanza di sensualità e decisione: tutto gli sembrava decisamente troppo stretto per la sua personalità in espansione. Era come una locomotiva in piena corsa.Avrebbe già voluto rivedere la sua ragazza, prenderla con fantasia e rabbia sul divano, accrescere le ore del piacere. Invece stava svoltando su Gneisenaue imboccando la grande via con i muscoli tesi e l'esasperazione a mille. Pensòaddirittura di tornare a casa e masturbarsi. Poi, grazie al cielo, il freddo glivinse la pelle e pensieri più ordinari vennero ad affollargli il cervello. Sentiva il bisogno di esaurirsi, di stancarsi, di annullarsi. Le sue riflessioni erano una fricassea di morte e vita, lavoro ed erotismo, esaltazione e rabbia. Senza accorgersene era arrivato davanti al Curry 36, un ristorante ben piazzato e altrettanto affidabile. Aveva fame e decise di fermarsi per godere di un boccone. Entrò e venne accolto affettuosamente da un cameriere guercioda un occhio ma bravissimo. Venne portato a un tavolino e iniziò a sfogliareil menù ordinando in anticipo una grossa birra dunkel. L'atmosfera gli piacevae lo pizzicava amorevolmente. Fuori la solita pioggerellina di fiocchi smagliava l'aria fresca. Ordinò delle salsicce con patate e allungò le gambe sotto al tavolo. Si sentiva grintoso e cominciò a pensare a suo fratello, sentimentalmentebaraccato, spiazzato, confuso e congestionato dai sensi di colpa. Lui, almeno,era felice e soddisfatto e si sentiva appagato dall'esistenza che menava. La sua ragazza era stabile e tutt'altro che ambigua, schietta e specchiata si tirava fuori dal casino in cui stavano intrecciati Lawrence e Costanza. Già,Costanza...Ma non era lei che gli stava di fianco, in piedi, proprio in quel momento? Si grattò il pomo di Adamo, si raschiò la gola  e si passò le mani sugli occhi ma Costanza era proprio lì, alta come Marta, bella e finemente sciupata come Marta, affascinante come Marta. "Che succede?Mi stai seguendo?" Fece lui. Lei nemmeno sorrise ma prese una sedia accomodandosi al suo fianco e ordinando una vodka Cossack doppia. "La ragione?" Fece lui. "Mi riscalda e mi fa la punta ai pensieri." Fecelei, improvvisamente ammiccante e con lo sguardo torbido.(Continua)