Empire Of slack

XI


Il grano dal lòglio XIQuando spalancò la porta del suo appartamento la neve era ormaisolo un pallido ricordo. Nella strada tirava solo un vento gelido ed erano le cinque e mezza. Sospirò ferocemente e si avviò nel salottinocon la testa ridotta a un tamburo battente. Comunque c'era qualcunonel locale ad attenderlo: avrebbe mai avuto un po' di tempo per sé stesso, lontano dagli intrighi, dalle beghe spirituali e dalle selvagge rivalse? No. Ne era sicuro, e quindi fu con un misto di rassegnazionee animo catatonico che osservò Greta e Lawrence rispettosamente situati in quella che doveva essere la sua casa. Il suo gemello stavavicino alla finestra, appoggiato al calorifero, la ragazza seduta con le gambe accavallate sopra il divano in pelle rossa. Due parole su Greta: non si poteva dire dannatamente bella ma suppliva a questa mancanza con una decisione e un carattere che fuoriusciva da ogniporo della sua pelle; era bassotta e giusto lievemente sovrappeso,le cosce erano solide e sode, il viso pieno e le guance arrossate, le dita delle mani erano ornate da ogni tipo di anello e portava con disinvoltura degli occhiali rettangolari con le stanghette in titanio,aveva i capelli corti e sul biondo ramato, con la riga da una parte,come uno spartitraffico nuovo di zecca. Era vestita senza farsi notare,con un golfino beige e una gonna nera fino al ginocchio sopra calzespesse dello stesso colore, indossava scarponcini gialli che lenivanoalmeno in parte l'anonimità sobria dell'insieme. A Phil piaceva e non nascondeva la soddisfazione di saperla accoppiata col fratello, per lui quella ragazza era come un piacevole bagno in una vasca vaporosaal posto di una doccia rapida e incolore. Ci si poteva accoccolare nell'immagine di Greta ed essere sicuri che non avrebbe mai sbroccato.Così, dopo il primo, iniziale sobbalzo Phil s'era piantato nel mezzo del salottino con le mani intrecciate dietro la schiena, senza nemmeno togliersi il giubbotto. Era curioso di sapere e nulla, ormai, poteva più stupirlo...Lawrence si staccò dal termosifone e prese a giochicchiare con la copia delle chiavi dell'appartamento che lui possedeva. Philera il classico tipo da fidarsi di parecchia gente e non era la prima volta che trovava amici e parenti a piantare le tende sopra il suo albero urbano. Il fratello gli stette davanti con qualche ruga in piùrispetto all'ultima volta che l'aveva incrociato e prese a bofonchiarein modo rapido e impreciso una specie di scuse. Phil sollevò il bracciocome a dire: stop! non c'è bisogno di alcuna giustificazione, spiegatemisolo le ragioni di questa vostra presenza. Greta, lei pure, si alzò dalla sua postazione e si avvicinò con timidi passi strascicati. Tutta la scena era focalizzata al centro del salottino, con evidenti imbarazzi e timidezzeda parte dei due visitatori mentre Phil non riusciva a slegare l'intrecciodelle dita dietro la schiena. Capì che il suo sguardo doveva essere ambiguo,né carne né pesce, e che fosse facile accorgersi come nel suo cervello stessero mulinando pensieri rapidissimi come cristalli di anfetamina.Riflessioni lanciate a rompicollo lungo la scarpata del possibile, ipotesisulla ragione per cui suo fratello e la sua amante gli fossero di fronte,con lo sguardo torbido e mille richieste in punta di labbra. Richieste che faticavano orribilmente a trovare una definizione vocale.(Continua)