Il soffio sul mulino

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IL VIAGGIO DELLA VITA pt 1

Post n°5 pubblicato il 18 Febbraio 2007 da namur48

Percorrendo questo viaggio che è la vita, e la vita è un viaggio, a volte uno scambia il turismo con i viaggi.

Il turismo è una cosa che si fa ovunque è vero! Uno può andare di qua, o puà andare di la. Il viaggio è qualcosa di mirato: fare un tour, andare in giro. Esiste una grossa differenza tra un viaggio e fare qualche cosa che attiene al turismo. Per chi fa il turista, non è che non capisce,ma un luogo vale un altro; si deve solo eccitare. Visitando le piramidi in Egitto, i turisti stanno così, con i panini in mano, con i lecca lecca, stanno facendo i turisti, con i cappellini, vestiti tutti uguali, tutti uguali con lo zaino sulle spalle, vanno a vedere che cosa? Non si sa , non vado a vedere niente,  potevo stare la, ma potevo anche stare in un altro posto, sono turista, e il turista sta in vacanza! Se uno invece va a vedere le piramidi perché viaggia, perché va a fare un viaggio, in qualche modo va a cercare qualche cosa che è per se, va a cercare qualche cosa da mettere dentro, che ha perso, e questo è il viaggio. Quando noi viaggiamo cerchiamo sempre qualche cosa che abbiamo perso e che dobbiamo mettere dentro. Infatti non è un caso che chi fa un viaggio si arricchisce, e chi va a fare turismo se ne torna tale e quale, magari stanco: è cosi? Molti fanno turismo, io vi auguro di essere dei viaggiatori sia quando andate in Turchia, sia quando state fermi, perché la cosa interessante è che si può viaggiare anche da fermi. Ci sono esempi di geniacci che hanno fatto delle cose mirabili stando fermi. Sono andati in luoghi che il nostro Giulio Verne ha descritto senza mai averli visti e che sono proprio così. Probabilmente è uno che stando fermo riusciva a viaggiare con altri mezzi, era uno che era capace di entrare profondamente dentro di se, perché noi abbiamo tutto dentro, solo che spesso abbiamo bisogno di cercarlo sperando di attivare quello che c’è dentro. Il tornare a questo dentro è un concetto importante, direi che è centrale per l’evoluzione di un essere umano. Noi teniamo tutto dentro, e solo è che purtroppo riteniamo che dentro non l’abbiamo perché lo abbiamo disattivato probabilmente, e ci sono dei motivi, non lunghi da spiegare, anche molto banali legati a come è trascorsa la nostra prima infanzia soprattutto, ma sicuramente dentro noi abbiamo vissuto l’Eden abbiamo vissuto tutto, teniamo tutto lì, quello che abbiamo vissuto in 9 mesi di vita uterina e lì tutto. Il punto è che noi perdiamo non solo i pezzi ma il contatto totale con questa nostra vita interiore, però non ce ne accorgiamo, perché di fatto la vita viene vissuta in una sorta di dimensione quasi onirica. Witacher parlava di ipnosi, qualcun altro parla di addormentamento. Noi viviamo tutti un po’ ipnotizzati, addormentati, perché probabilmente questo dolore della nascita per la perdita è troppo grande. Un dolore che se un essere umano riesce ad attraversare e quindi a trascendere probabilmente riesce ad assicurarsi l’EDEN.

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Un blog di: namur48
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Info su " ADRIANA CALCANHOTTO ":

ADRIANA CALCANHOTTO Intrigante sperimentatrice della parola, Adriana Calcanhotto (Porto Alegre 1965) debutta discograficamente nel 1990 con “Enguiço” guadagnandosi il Premio Sharp come miglior eesordio femminile. Figlia dell'ideologia post-punk utilizza fin dagli inizi un linguaggio da contestatrice acustica innamorata della poesia. Seguendo le orme di Maria Bethania, la Calcanhotto, con voce degna di una Suzanne Vega tropicale, ha saputo riportare nel pop da classifica la densità del lessico poetico brasiliano, della sperimentazione verbale tropicalista di Waly Salomao e Caetano Veloso (“A Fabrica Do Poema”, “Maritmo”). Con la sua arguzia e l'elegante gioco di citazioni colte, la sua canzone ha saputo trasformarsi nella pappa reale della canzone brasiliana d'autore degli anni Novanta, giustamente molto frequentata dalle grandi interpreti femminili, a cominciare dalla grande Bethania (“Ambar”, “A Força que nunca seca”, “Maricotinha”). Il suo penultimo lavoro, “Cantada” (2002), miscela sapientemente elementi di elettronica e violoncello, accordeon, chitarra portoghese, percussioni, la poesia di antonio Cicero e Drummond de Andrade, la complicità di Moreno Veloso, Daniel Jobim, los Hermanos…un piccolo miracolo.


 
 

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