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Post N° 6

Post n°6 pubblicato il 16 Agosto 2007 da pallina7.5

08/08/1956 MARCINELLE

Voglio ubriacarmi... per non pensare,
piangere e ridere voglio stasera,
con grande rabbia io devo cantare,
alla luna devo gridare: mio marito se ne va!

Svegliatevi, donne, svegliatevi!
Venite a piangere con me!
Siamo rimaste sole, la festa di San Brizio è passata
e gli uomini se ne vanno uno ad uno!

Gli uomini se ne vanno, stanno partendo!
Se andrà bene li rivedremo fra un anno!
è questa la vita nostra? Questa è vita, mio Dio?
Vanno in Germania piangendo con dolore!

Povera me, poveri quei bambini!
Vedono il loro papà una volta all'anno:
- Perché piangi papà? E' San Brizio!
Senti la banda, senti che bel suono!

- Sento la banda e sento questa musica,
sto qui con voi ma penso al treno,
penso al buio di quella miniera,
la dove la gente muore al lavoro!

- Papà, perché devi andare? Dimmi, perché?
- Perché questa è la vita, poveri ragazzi:
il poverello lavora e suda
per ingrassare i padroni con il suo lavoro!

- Poveri noi, venite qui bambini,
venite, inginocchiamoci a terra;
il papà è andato via e noi preghiamo
che arrivi un po' di luce anche per noi!

Se avessi avuto le ali di un merlo,

sarei volato via dal pozzo di San Carlo:

avrei allarmato tutto il mondo e, con un grido,

avrei avvertito Dio di quel macello!

La miniera ha tremato dalle fondamenta

Dopo una luce, una specie di lampo;

una bestemmia, un presentimento,

un fuggi fuggi, in cerca di scampo!

Un reggino e un rosarnese,

sembravano due tizzoni accesi;

invece un polacco e un inglese,

sotto una trave sono rimasti schiacciati!

Inferno di sopra e inferno di sotto:

attizzava il carbone il diavolo,

l’angelo nero di mala condotta,

che neancha a Dio diede retta!

Minatori di Tuglie e Manopello,

che ogni mattina prima che cantasse il gallo,

riempivano di carbone un carrello,

furono coperti con un nero scialle.

Altri di Augusta e Roccascalegna,

fumo e fiamme prendevano a pugni:

lottavano contro quella sorte indegna,

contro quel diavolaccio della montagna!

Tirati fuori dopo una settimana,

furono riconosciuti appena:

chi per un anello, chi per una collana…

Quando ci penso mi riempio di pena!

Gente di Farindola e Ferrazzano,

di Turrivalignani e Sommatino,

Martina Franca, Udine, Frignano,

tutti legati dallo stesso destino!

Asfissiati, sotto quella chioccia,

morirono pulcini di ogni razza!

Il ricordo ancora il cuore spezza,

come una pera matura si schiaccia!

Come fosse una bambola di pezza,

che una bambina nel cuore si abbraccia,

così i minatori, il piccone,

sopra il petto tenevano stretto!

Dio non seppe niente di quel macello:

nel cielo c’era una festa di ballo!

Il fumo coprì ogni livello…

Nessuno respira più nel pozzo di San Carlo.

Corri, poeta, corri qua in fretta!

Questa brutta notizia grida in ogni piazza:

piangi Racale con Caltanissetta,

i migliori figli, le più forti braccia!

Corri poeta, prendi carta e penna:

scrivi versi che spengano questa fiamma!

La campana suona già a morto…

Asciuga gli occhi di ogni moglie e mamma!

(Favasuli G.)

L'8 agosto 1956, a Marcinelle, in Belgio, ebbe luogo uno dei più terribili incidenti minerari della storia recente. Nel rogo della miniera del “Bois du Cazier” morirono soffocati dalle esalazioni di gas 262 uomini, 136 dei quali erano lavoratori italiani. Le operazioni di salvataggio si protrassero fino al 23 agosto quando uno dei soccorritori affermò, in italiano, "Tutti cadaveri!" Solo dopo la tremenda tragedia di Marcinelle venne finalmente introdotta nelle miniere del Belgio la maschera antigas.

I minatori italiani avevano cominciato a lasciare l'Italia dieci anni prima in seguito ad un accordo tra il Governo belga e quello italiano. L'accordo, tristemente denominato “uomo-carbone, lavoro in cambio di carbone” prevedeva fra l’altro che i nostri connazionali dovevano avere “un'età ancor giovane, 35 anni al massimo, e un buono stato di salute”. Per loro, un contratto di 12 mesi, “una pala, una piccozza, un casco, una lampada, e via verso l'oscurità”.


 
 
 
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