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Post N° 62

Post n°62 pubblicato il 03 Marzo 2008 da emme_77

Nel selvaggio

Dovevo smettere di viaggiare per potermi godere in santa pace il film di viaggio del momento…

Se non fosse tratto da una storia vera e da un romanzo, verrebbe subito la voglia di dire qualche cattiveria su questo seppur  bellissimo film di Sean Penn. E allora facciamo finta che sia un soggetto “originale” e diciamo che il plot da cui nasce questa avventura sembra troppo stereotipato “american way”, a tratti didascalico. Certo gli omaggi a  Keruac e London ci sono tutti (ed è cosa buona e giusta), ma la soluzione del figliol prodigo che scappa da una famiglia a pezzi e dal modello di carriera americano per ritrovarsi nel “deserto” degli autostop, dei canyon,  delle praterie e dei monti è troppo facilone.. Molto prevedibili si direbbero gli incontri con gli hippies in pensione e il vecchio artigiano saggio.

Una punta di delusione la fotografia e le luci del film, attese come epiche e non proprio all’altezza del “Wild” promesso..

Forse troppe voci umane quando era necessaria più voce della natura.

Ah, e la mamma di Chris Supertramp sembra tanto la moglie di Mastella…

 

Detto questo, posso tranquillamente affermare che “In to the wild” è un film veramente bello, ma molto. Struggente, emozionante, evocativo, ispirato. Una storia d’avventura, di viaggio e di dramma umano al contempo non è da poco. Gli attori danno tutti giusta dignità ai veri protagonisti di questa storia e sono diretti con misura e passione ( tranne forse la ragazzetta continuamente invaghita di supertramp e la terribile battuta “Se vuoi una cosa nella vita…allunga la mano e prendila”, che veniva voglia di andarlo a picchiare fino in alaska)

La colonna sonora è stupenda, la scelta delle canzoni perfetta (esattamente quelle che avresti voluto ascoltare). Credo che in omaggio a questo sapore hippie-on the road, Sean Penn abbia rubacchiato l’idea delle inquadrature con visuali multiple (il fotogramma diviso in due –tre a dare più prospettive che si vede ogni tanto), direttamente dal film di Woodstock…

Ho amato da subito la scena geniale della mela, della barba sotto gli irrigatori e della macellazione del’alce

 

Lo spettacolo nello spettacolo della mia visione : avevo accanto un tizio che non la smetteva di starnutire, soffiarsi il naso rumorosamente e schiarirsi grottescamente la gola. Forse si è raffreddato solo a vedere un po’ di Alaska..

 

E per finire piccola nota assolutamente personale,  forse lo scrivo solo per me stesso, ma tant’è : molte cose di questo film, alcuni cigli di strada, fuochi nei prati, tramonti, polvere, fiumi e tante piccole cose io le ho viste sul serio. Forse non erano il gran canyon, le highway e l’Alaska, ma tanti piccoli e non particolari mi hanno riportato a tempi in cui facevo viaggi e viaggetti on the road seguendo uno spirito che pare si stia risvegliando ultimamente

 
 
 
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Data di creazione: 01/11/2006
 

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