Davide Pettani racconta i segreti del mestiere
Il disegno è uno dei primi linguaggi sfruttati dai bambini per comunicare con il mondo degli adulti. Ma è vero anche il contrario: gli adulti possono relazionarsi con i bambini proprio attraverso l’illustrazione. Davide Pettani, collaboratore di alcune tra le maggiori case editrici del settore scolastico, ci ha raccontato quali sono i segreti del buon illustratore.
Un illustratore che tipo di lavoro deve fare per adattare la realtà all’immaginario dei più piccoli, che approccio deve avere con il disegno?
La distinzione principale che bisogna fare riguarda l’età.
Quando si disegna per i bambini si deve tenere conto degli anni che hanno i nostri piccoli lettori, perché in questa fase della vita un anno o due possono cambiare totalmente le capacità cognitive del bambino e la loro possibilità di leggere e interpretare nel modo corretto le immagini.
Se disegno per un bambino di tre anni cerco di utilizzare delle tecniche molto diverse da quelle che uso per illustrare un libro destinato ad un pubblico che frequenta le scuole elementari; questi ultimi si rapportano alle immagini in un modo molto diverso rispetto ai primi, così come nella preadolescenza hanno un retroterra culturale che gli permette di approfondire e comprendere ancora meglio i significati dei disegni.
Un altro aspetto da non trascurare riguarda il tipo di pubblicazione sulla quale le illustrazioni devono essere pubblicate. Se è un libro didattico bisogna cercare d’essere molto chiari ed espliciti, se invece è un libro d’intrattenimento, di fiabe o di racconti, cerco di mirare più alla suggestione, a suscitare emozioni attraverso le immagini ed in questo caso c’è anche più libertà espressiva per l’illustratore.
Il cartone animato “Siamo fatti così-esplorando il corpo umano” cerca di mettere insieme sia gli aspetti d’intrattenimento sia quelli didattici, lo conosci?
Si, certo che lo conosco, oltre a fare l’illustratore ho anche un figlio e ho visto insieme a lui alcuni episodi di questa serie, trovo che questo cartone animato sia molto bello e ben realizzato, credo che svolga particolarmente bene il suo compito, ovvero spiegare senza annoiare, anzi, divertendo! Oltretutto i personaggi sono assolutamente azzeccati, duttili e ben caratterizzati.
Tornando al tuo lavoro, stavamo parlando della realtà e della sua rappresentazione per le varie fasce d’età, come cambiano i tuoi disegni in funzione del target?
Quando si disegna per bambini molto piccoli si tende ad essere molto sintetici, per non dare troppi elementi che potrebbero essere travisati dai bimbi. In questo caso è fondamentale la chiarezza, soprattutto quando si propongono illustrazioni che hanno anche uno scopo didattico.
Ad esempio adesso sto curando le illustrazioni di un libro d’inglese che si rivolge a bambini di quattro e cinque anni. La pagina tipo è costituita da un solo disegno, magari da colorare, ed ad inizio pagina c’è una parola in inglese che il bambino associa automaticamente al disegno.
Dal punto di vista grafico è importante utilizzare un tratto molto morbido, non spigoloso e con pochi dettagli che richiederebbero uno sforzo interpretativo eccessivo.
Quando ci si rivolge ad un pubblico di bambini in età scolare si può aumentare la carica di realismo dell’immagine. Esistono varie tecniche a seconda di quello che si vuole far passare con il disegno, a volte il disegno è il messaggio e deve essere esplicativo e completo, altre volte è un corredo che affianca la parte testuale senza però sostituirla, perché se così fosse il bambino eviterebbe di leggere il testo e cercherebbe di dedurre dall’immagine i concetti espressi dalla parte scritta.
Che rapporto c’è tra il disegno degli illustratori e quello dei bambini, un illustratore deve tenere conto di come disegnano i bambini e del loro modo di rappresentare l’ambiente che li circonda?
Certamente, i bambini quando disegnano non cercano di descrivere qualcosa ma di esprimere un sentimento o un pensiero.
Per esempio se un bambino teme un cane e lo vuole disegnare, non cerca il realismo ma trasforma il suo disagio in un segno grafico spigoloso, arruffato e inquietante. Allo stesso modo se disegna la mamma ed il papà cerca di rappresentare le cose e i valori rappresentati dai suoi genitori. Noi illustratori per comunicare bene con i bambini dobbiamo tentare di avvicinarci a loro, cercando di riassumere nel nostro lavoro il loro modo di disegnare le cose, spesso per disegnare un buon libro illustrato bisogna saper “regredire” al livello cognitivo ed espressivo del bambino, calarsi nei suoi panni… magari ci si riuscisse sempre!
Inviato da: Anonimo
il 23/03/2008 alle 11:04
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il 25/12/2007 alle 19:52
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il 30/09/2007 alle 12:38
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il 12/12/2006 alle 15:24
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il 09/11/2006 alle 11:31