Un blog creato da ferdy680 il 04/12/2010

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Il Blog libero da condizionamenti politici. (Nella foto a sinistra il mio bisnonno) Visitatori: oltre 2.500

 
 
 
 
 
 

OLTRE L'INFINITO- VALZER LENTO

Oltre l'infinito

 
 
 
 
 
 
 

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"Questo blog sta dalla parte degli italiani onesti che si difendono dal governo Berlusconi, un governo che mira all'interesse di pochi sacrificando il presente ed il futuro dell'intera nazione."

 
 
 
 
 
 
 

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Tagli alle Regioni: mah!

Post n°93 pubblicato il 04 Ottobre 2012 da ferdy680

Tagli alle Regioni: il governo del “vorrei ma non posso”

Fonte e Link: http://www.blitzquotidiano.it/politica-italiana/tagli-regioni-consiglieri-decreto-1358818/

Mario Monti e Vasco Errani, presidente della Conferenza delle Regioni

ROMA – “Tagliamo i consiglieri”. Ma dovevano farlo già un anno fa e ora, forse, se ne parlerà ma a partire dal 2013. Ovvero dopo le elezioni in Sicilia e Lazio. “Tagliamo lo stipendio a giunta, consiglio e presidente: massimo 6mila euro”. Ma sempre che le Regioni recepiscano la novità: ovvero firmino per autolimitarsi. “Riduciamo i fondi ai gruppi”: si passa da 40 centesimi per abitante a 20 e sui “monogruppi”, quelli con un singolo consigliere, a quanto pare non ci si può far nulla. E’ il capitolo “tagli alle Regioni” quello che affronta il Consiglio dei ministri di giovedì 4 ottobre. Un capitolo che si può ribattezzare “vorrei ma non posso”: vorrei tagliare in maniera più incisiva ma, per logiche politiche e di opportunità, per pressioni varie, non posso.

Come la riduzione dei Consigli regionali. Oggi, a voce, tutti la auspicano. Ma era stata decisa, nero su bianco, da un decreto dell’ex ministro Tremonti. Parliamo del 2011. Decreto però inattuato da quasi tutte le Regioni a statuto ordinario. Che, evidentemente, hanno fatto finta di nulla. Con il decreto di oggi il governo intende limare i Consigli regionali: in Sicilia da 90 a 70 consiglieri, in Sardegna da 80 a 60, in Friuli da 59 a 49. Ma il tutto a partire dal 2013: Sicilia e Lazio, le prossime Regioni al voto, possono stare tranquille.

Assessori, consiglieri e presidente di Regione devono avere meno di stipendio: un’unica indennità onnicomprensiva. Via diarie, rimborsi e altro che hanno consentito, ad esempio, a Franco Fiorito di arrivare ad avere 30mila euro al mese. L’indennità futura non dovrà superare l’85% del trattamento di un parlamentare. In Toscana, ad esempio, dove è attiva una norma simile, il presidente Enrico Rossi guadagna 6mila euro, i consiglieri 4800. Ma…la norma vale se la Regione la recepisce. E quindi quello che si legge sul decreto non è detto si tradurrà in “pratica praticata”.

Fondi ai gruppi. Si taglia sì, ma non quanto si dovrebbe e quanto si sperava. Ai gruppi politici regionali verrà riconosciuta una spesa di 20 centesimi ad abitante. Oggi sono 40. Niente da fare, a quanto pare, sull’abolizione dei “monogruppi”, quelli con un solo consigliere. Spetterà comunque alle Regioni, nei prossimi 20 giorni, modificare gli Statuti ed accogliere quanto contenuto nel decreto. Si vedrà.

NOSTRO COMMENTO: dopo lo scempio di danaro pubblico operato da certe Regioni occorreva mettere subito mano alla Costituzione e abolire le Regioni. Questo doveva fare uno Stato giusto e responsabile. Invece non sarà cosi.  Gli interventi che potrà operare Monti saranno una mezza presa per il culo sempre che vengano fatte. Monti è condizionato dai politici e dalla politica. Potrà fare poco o niente. Perché glielo impediranno. Addirittura, le norme contenute nel decreto - che andrà in vigore a partire dal 2013 -  per avere valenza dovranno essere recepite dalle Regioni. Insomma, sarà molto difficile se non impossibile che le Regioni adottino provvedimenti che consentano tagli agli emolumenti dei loro Consiglieri. “Cane non morde cane” dicevano gli antichi. In definitiva, questi tagli, Noi riteniamo,  che siano solo una “Vox clamantis in deserto”

 
 
 

Nessuna certezza per i giovani.

Post n°92 pubblicato il 09 Aprile 2011 da ferdy680
 

Stiamo tornando allo schiavismo

Fonte:http://www.antoniodipietro.com/

E’ ora di dire basta con il caporalato. Basta con la violenza, con la spada di Damocle, con il ricatto, con la scusa che il precariato è l’unico modo per avere lavoro.
Noi dell’Italia dei Valori abbiamo dimostrato di voler contrastare strenuamente il precariato partecipando a tutte le mobilitazioni e a tutte le trattative. Abbiamo preparato un libro bianco e l'abbiamo presentato al ministero competente e a tutte le organizzazioni sociali.

Nessuno mette in dubbio che in alcuni casi la flessibilità possa andare bene. Ma se serve come opportunità per il lavoratore oltre che per l’azienda. Tutt’altra cosa è il concetto che oggi prendo il lavoratore e domani lo lascio, quindi non si può sposare, non può avere futuro, non sa quando avrà uno stipendio e quando non ce l’avrà. Non si può mettere nelle mani delle aziende questo potere, e ancora meno lo si può mettere nelle mani delle aziende pubbliche, cioè dello Stato.

Questa vita sempre all’insegna dell’angoscia, sempre col nodo scorsoio al collo, è una non vita. E’ una vita da schiavi.

La degenerazione verso il feudalesimo dei concetti di flessibilità, di mercato e di libertà imprenditoriale, non è la manifestazione di uno Stato moderno, anche se tanti cercano di farla passare per modernizzazione. E’ la manifestazione di un nuovo padronato che sfrutta il mercato degli schiavi, il sintomo di un “nuovo” sistema di relazioni industriali che di nuovo non ha proprio niente, ed è invece un ritorno al passato peggiore, ai tempi in cui i lavoratori non avevano nessun diritto. E’ un ritorno allo schiavismo.
Fermiamo questo ritorno a un lavoro senza diritti. Fermiamo la tratta dei moderni schiavi.

NOSTRO COMMENTO: Noi condividiamo quanto affermato da Di Pietro non perchè apparteniamo all'IDV  (Noi non apparteniamo ad alcun schieramento politico perchè non abbiamo alcuna stima degli attuali uomini politici) ma soltanto perchè Di Pietro afferma cose che Noi condividiamo e perchè rappresenta uno dei pochi leader’s che ha combattuto e combatte, nel modo giusto, il Cavaliere. Per questo merita tutto il Nostro plauso. Facciamo girare questo video.

 

 
 
 

Ha ragione Camilleri...

Post n°91 pubblicato il 09 Aprile 2011 da ferdy680
 

Giudizio di Camilleri su Berlusconi

Powered by Admin: 9 aprile 2011


 

Noi riteniamo che Berlusconi sia entrato in politica per due motivi: 1) per difendersi dalla mafia; 2) per difendersi dai processi. Il fatto grave che gli è stato consentito di entrare in politica nonostante la legge sul "conflitto di interessi". Questa è stata una gran "Minchiata"! Ora le sinistre non possono che dolersi con se stesse e   modersi  il culo per l'eternità.

 

 
 
 

Dopo La Russa

Post n°90 pubblicato il 01 Aprile 2011 da ferdy680
 

Emergenza democratica, presidio permanente a Montecitorio

Fonte: IDV


Dopo le contestazioni di ieri, fuori e dentro Montecitorio, protagonista il ministro della Difesa Ignazio La Russa, questa mattina alla Camera è ripresa la discussione sul processo breve. L’opposizione ha chiesto di modificare il processo verbale di ieri perché “non c'è riferimento all'episodio increscioso con il ministro La Russa”.

Dopo accese discussioni la votazione ha visto il governo andare sotto e il testo è stato respinto. Nella bagarre dobbiamo purtroppo registrare il brutto gesto del ministro della Giustizia Angelino Alfano che, giunto in ritardo, non è riuscito ad esprimere il suo voto e stizzito ha gettato la sua tessera della Camera contro i banchi dell’Idv. “Un gesto irresponsabile, immorale, illegittimo da parte del portantino di Berlusconi - ha dichiarato il presidente dell’Italia dei valori, Antonio di Pietro -. Lo denuncerò al presidente della Camera”, ha aggiunto sottolineando “lo spregio e il disprezzo del ministro nei confronti del Parlamento”.

Un altro episodio increscioso ha riguardato il presidente della Camera Fini, colpito alla testa da un giornale lanciatogli da un deputato del Pdl mentre usciva dall'Aula dopo la bocciatura del processo verbale. Secondo quanto hanno riferito i presenti, il quotidiano ha colpito in pieno il leader del Fli che ha avuto una discussione con l'autore del lancio.

Intanto fuori dal palazzo, continua la mobilitazione nel ‘presidio permanente’ costituito da Idv, Popolo viola, Pd e settori della società civile, che hanno lanciato l'idea di una 'Notte bianca per la democrazia' da fissarsi quanto prima. Esponenti politici e dei movimenti si alternano al megafono in una lunga maratona di protesta contro il governo e a difesa della Costituzione. Questa mattina hanno parlato, tra gli altri, Rosi Bindi, Vincenzo Vita, il responsabile Nazionale dell’Organizzazione dell’Idv, Ivan Rota e il presidente del partito Antonio Di Pietro.  

 
 
 

Spazziamolo via: Vota SI ai Referendum

Post n°89 pubblicato il 12 Marzo 2011 da ferdy680
 

 

Spazziamolo via: vota Sì

Fonte:IDV

 “Spazziamolo via vota Sì. Con questo slogan continua la mobilitazione dell’Italia dei valori a sostegno della campagna referendaria. Il 19 marzo a piazza Navona a Roma, dalle 14:30, grande appuntamento per il lancio dei referendum su legittimo impedimento, nucleare e acqua, che dovranno essere celebrati entro giugno.

 

   Sarà un importante evento di politica e spettacolo condotto da Beatrice Luzzi, e al quale parteciperanno, oltre al presidente Idv Antonio Di Pietro, esponenti del mondo del lavoro, dell’università, della ricerca, della cultura e dell’arte. Sul palco saliranno Bruno Tinti, ex magistrato e giornalista; il fisico Giorgio Parisi, considerato uno tra i più titolati al mondo nel suo campo; la scrittrice e giornalista Lidia Ravera; la grande attrice Franca Valeri; Lucio Manisco, giornalista ed ex parlamentare; il cantautore Enzo Avitabile; i cabarettisti Andrea Rivera e Francesco De Carlo, e ancora Akuna Matata, Etoileengewel, Enrico Capuano e la Tamurriata Rock.

Inoltre, ci saranno i contributi video del premio Nobel Dario Fo, del comico Giobbe Covatta e del geologo Mario Tozzi.

E’ importante sostenere questa che è anche una grande battaglia di civiltà, mobilitarsi e partecipare alle nostre iniziative. Il governo ha paura dei quesiti sottoposti agli elettori, soprattutto di quello sul legittimo impedimento che, se vinto, spazzerebbe via Silvio Berlusconi e porterebbe al ripristino di una vera democrazia in nome della legalità nel nostro Paese.

Per questo, pur di ostacolare il raggiungimento del quorum, l’esecutivo ha già fatto sapere che non consentirà l’Election-day il 29 maggio, come chiesto dall’idv, da altre forze politiche e da molti settori della società civile. Così facendo butterà dalla finestra circa 350 milioni di euro.

Se anche Tu vuoi un Paese più pulito, rispettoso delle leggi e libero da chi usa il potere solo per difendere se stesso e gli interessi della cricca, unisciti a noi il 19 marzo a piazza Navona a Roma, e ‘Spazziamolo via vota Si’.

 
 
 

Legittimo impedimento: referendum

Post n°88 pubblicato il 03 Marzo 2011 da ferdy680
 

Legittimo impedimento, un referendum per mandare a casa Berlusconi

Fonte: http://www.italiadeivalori.it/

Il 13 gennaio scorso la Corte costituzionale ha parzialmente cancellato la legge sul legittimo impedimento grazie alla quale il premier aveva il diritto di non presentarsi in aula nei processi che lo riguardavano facendoli così slittare fino alla fine del mandato e alla prescrizione.

La Consulta ha però lasciato aperto uno spiraglio: l’imputato può invocare il legittimo impedimento se per il giorno dell’udienza è occupato  nella preparazione o in conseguenza di qualche impegno  istituzionale. Conoscendo Berlusconi e i suoi avvocati, possiamo stare tranquilli che d’ora in poi sarà occupatissimo tutti i giorni d’udienza con qualche compito istituzionale passato presente o futuro. Per questo è necessario chiudere anche quello spiraglio e lo possiamo fare solo con il referendum dell’Italia dei valori, che chiede l’abolizione secca senza se e senza ma di quella legge scellerata.

I referendum saranno, inoltre, l’unica occasione lasciata ai cittadini per esprimere il loro verdetto sul governo di Silvio Berlusconi, che è troppo furbo per affrontare davvero le elezioni politiche. Quell’occasione bisogna dunque sfruttarla a fondo. Il referendum sarà un plebiscito a favore o contro la permanenza di Berlusconi al governo: l’occasione giusta per mandarlo a casa e nelle aule di tribunale dove lo aspetta la giustizia.

NOSTRO COMMENTO: cogliamo l’occasione per:

REFERENDUM

Entro giugno ci saranno 4 referendum.
Uno in difesa della giustizia, contro il legittimo impedimento.
Due in difesa dell'acqua pubblica.
Uno contro il ritorno al nucleare.

C'è una data perfetta per andare a votare: il 29 maggio, insieme alle
amministrative. Senza costi aggiuntivi per lo Stato, cioè per tutti noi.
Invece, il Governo Berlusconi cercherà di spostare i referendum a giugno, sprecando
circa 350 milioni di euro! di soldi pubblici!
Qual'è il loro obiettivo? Spingere i cittadini a non andare a votare, al contrario
di quello che dice la Costituzione: garantire il massimo di partecipazione
nelle consultazioni elettorali.
Una rapina ai danni di tutti noi per finanziare una truffa alla democrazia.
I referendum sono l’unica via per mandare a casa Berlusconi e il suo modo
di fare politica, democraticamente, senza giochi di palazzo.
Lui lo sa, e per questo cercherà di ostacolarli.
Facciamo sentire la nostra voce. 29 maggio, Election Day.
Firma e diffondi la petizione online su
www.iovotoil29maggio.it

 

 
 
 

Il Ministro Bondi annuncia le dimissioni

Post n°87 pubblicato il 02 Marzo 2011 da ferdy680
 

BONDI si vuole dimettere

Bondi: «Presto mi dimetterò» Ma va là, direbbe Ghedini. Era ora! Diciamo Noi!

Video By Italiopoli: 02 marzo 2011

Il ministro lo annuncia in una lettera al «Giornale»: mi è mancato il sostegno della mia maggioranza «Io non ho mai scaricato la responsabilità su altri»

 
 
 

L'Italia di oggi.

Post n°86 pubblicato il 25 Febbraio 2011 da ferdy680
 

Manganelli

di Marco Travaglio - 24 febbraio 2011
Se non fosse quello che è, verrebbe da domandare a B. perché mai da 17 anni si affanni tanto a proporre riforme della giustizia, che quasi sempre non funzionano (le pensa Ghedini) o si rivelano incostituzionali (le scrive Alfano)

Anche senza riforme, con tutte le toghe rosse che turbano i suoi brevi sonni, non s’è mai trovato nemmeno a Milano un giudice che avesse il coraggio di negargli le attenuanti generiche, o in Cassazione uno che lo condannasse in via definitiva, o a Roma un gip che lo rinviasse a giudizio. Che bisogno c’è di sottoporre i pm al governo, quando si sottopongono spontaneamente a lui anche i giudici? Ora vuole separare pure la Polizia giudiziaria dai pm per garantirsene l’obbedienza. Ma non c’è bisogno di cambiare la legge: affinché nessuno osi più disturbare il manovratore, basta colpirne qualcuno per educarli tutti.

Ieri, per esempio, il vicequestore Gioacchino Genchi è stato destituito dalla Polizia dopo 25 anni di onorato servizio “per aver offeso l’onore e il prestigio del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi”. Provvedimento firmato dal capo della Polizia, Antonio Manganelli. Consulente informatico di procure e tribunali, già consulente di Falcone e uomo-chiave nelle indagini sulle stragi del 1992, Genchi ha fatto arrestare e condannare centinaia di mafiosi, stragisti, estorsori, assassini, sequestratori, trafficanti di droga e colletti bianchi (ultimi della serie, Cuffaro e Dell’Utri). Non contento, ha collaborato alle indagini di Luigi De Magistris sul malaffare politico-affaristico-giudiziario in Calabria e Basilicata, guadagnandosi l’ostilità di destra, centro e sinistra. Insomma ha dato fastidio alle mafie e alle cricche bipartisan che infestano il Paese. Due anni fa, Manganelli l’aveva sospeso dal servizio per aver risposto su Facebook a un cronista che gli dava del bugiardo. E l’aveva risospeso per aver rilasciato un’intervista sul suo ruolo di consulente. Due condotte ritenute “lesive per il prestigio delle Istituzioni e per l’immagine della Polizia”.

Un anno fa terza sospensione, quella letale, preannunciata da Panorama e sollecitata da una minaccia dell’apposito Gasparri (“Se Manganelli si avvalesse ancora di un simile personaggio, la cosa sarebbe sconcertante e non priva di conseguenze”). Motivo: Genchi, a un convegno degli amici di Grillo e al congresso Idv, ha osato criticare B. per la scandalosa strumentalizzazione dell’attentato di Tartaglia (il suo medico millantò una “prognosi di almeno 90 giorni” per un dente rotto). Pensava che anche i poliziotti, per giunta in aspettativa e sospesi dal servizio, fossero liberi cittadini con libertà di parola. S’illudeva. Non sapeva che, senz’alcuna riforma, è stato reintrodotto il reato di lesa maestà. Infatti, è proprio l’offesa all’“onore e prestigio del presidente del Consiglio” che gli è costata la cacciata dalla Polizia: offesa che nemmeno B. aveva notato, visto che non l’ha mai querelato.

Ma ormai l’Italia è di sua proprietà e chi tiene alla carriera dev’essere più berlusconiano di B., sterminando gli irregolari, gli spiriti liberi, i cani sciolti che osano stonare nel coro del conformismo bipartisan. Così il capo di quella Polizia che ancora nel giugno 2010 elogiava Genchi per gli “eccellenti requisiti intellettuali, professionali e morali”, l’ha destituito. Invece i poliziotti condannati per la mattanza e le torture al G8 di Genova 2001, per le violenze dell’anno precedente sui no-global a Napoli, per l’omicidio di Federico Aldrovandi e per vari casi di stupri e abusi restano tutti in servizio, anzi qualcuno ha fatto carriera. E l’ex capo della Polizia, Gianni De Gennaro, condannato in Appello per aver indotto il questore di Genova alla falsa testimonianza, coordina felicemente i servizi segreti. Le loro condotte non hanno leso “il prestigio delle Istituzioni” né “l’immagine della Polizia” né tantomeno “l’onore” del premier. La parola d’ordine è una sola, categorica e impegnativa per tutti: zitto e mena.

Tratto da: Il Fatto Quotidiano


Un'Italia per male

di Antonio Padellaro - 23 febbraio 2011


Un Parlamento dove impazza il mercato dei voltagabbana, un tanto al chilo. Senatori e deputati comprati e venduti in un’asta dominata “dal potere finanziario e mediatico del premier” (parole del presidente della Camera Fini). I soldi della Protezione civile e quelli destinati alle celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia in parte finiti nelle tasche delle varie Cricche e P3. E per il rimanente dilapidati in opere faraoniche abbandonate alle erbacce (vedi mancato G8 della Maddalena). 

Un presidente del Consiglio costretto a difendersi dall’accusa (tra le tante) di aver corrotto un avvocato inglese di nome Mills. Gran parte del meridione d’Italia sotto il controllo di mafia, ‘ndrangheta e camorra, con l’economia legale devastata dagli effetti distorsivi dell’economia criminale. Il picco dell’evasione fiscale, cioè dei furbi che non pagano le tasse: secondo Confindustria il sommerso vale 120 miliardi di euro, quasi il dieci per cento del Pil. Affittopoli che impazza, con il club dei soliti privilegiati che si accaparrano appartamenti di pregio a prezzi stracciati alla faccia dei restanti fessi. E poi, mazzette a tutto spiano a beneficio della burocrazia parassita e arrogante. Perciò la denuncia del Procuratore generale della Corte dei conti sull’impennata della corruzione nel nostro felice Paese, fa quasi tenerezza.

Tratto da:
Il Fatto Quotidiano

NOSTRO COMMENTO: FATE GIRARE PERCHE' I LETTORI SIANO INFORMATI.

 
 
 

Discorso di Gheddafi al popolo Libico.

Post n°85 pubblicato il 23 Febbraio 2011 da ferdy680
 

Gheddafi ha parlato  al popolo Libico

Powered by Admin: 23 febbraio 2011


In un’ ora abbondante di discorso – registrato da Noi quasi per intero – e trasmesso dalla TV libica dalle rovine dell’edificio bombardato da Reagan nel 1986, Gheddafi ha ribadito  di essere rimasto in Libia, terra Sua e dei suoi antenati. Non me ne vado. Morirò qui. Ha detto. E’ accecato da un odio atavico verso i rivoltosi che cercano giustizia dalla sua ultraquarantennale dittatura. Ha cercato  di aizzare il popolo a difendersi in tutti i modi, anche sparando, contro gli agitatori del popolo libico, che avrebbero drogato ed armato i ragazzi. Ha accusato  coloro i quali, a suo dire, sarebbero stati i veri mandanti dell’operazione militare in Libia e sui quali dovrebbe ricadere ogni responsabilità dello attuale genocidio. Ha citato  l’Italia,  gli Usa ed i  servizi segreti (questi ultimi non mancano mai!) come mandanti di una rivoluzione sanguinosa.  Ha affermato che l’Italia e L’America  hanno  fornito armi (lanciarazzi RPG Americani e Italiani) ecc.. ai rivoltosi. Ha promesso in nome di Allah una guerra all’ultimo sangue. Infine ha tuonato: "Volete che finiamo come Somalia e Afghanistan? Le violenze sono causate da giovani drogati pagati dall'estero. Applicherò la pena di morte a tutti quelli che vogliono la guerra civile e a chi provoca sommosse” Sentite!

 
 
 

Ancora sul Rubygate

Post n°84 pubblicato il 18 Febbraio 2011 da ferdy680
 

 RUBY GATE

Mandiamo in onda stralcio della trasmissione di Annozero del 17 febbraio 2011  relativa alla vicenda Ruby

Powered by Admin: 17 febbraio 2011


Santoro fa una ricostruzione dei fatti riguardanti la triste vicenda di Ruby in chiave fumettistica molto aderente alla realtà. Il navigatore si può fare idea di come siano andati i fatti relativi al caso di specie. Certamente ognuno è libero di credere o meno alla ricostruzione di Santoro. Noi crediamo! Riteniamo, invece, semplicemente paradossale e fantasiosa la favola di Moubarak

Chi volesse approfondire la vicenda può documentarsi leggendo quanto scrive l’Espresso

 Ecco il rinvio a giudizio di B.

di Giovanna Trinchella  Fonte: l’Espresso

Ventisette pagine, incluse le note. Per spiegare i reati del presidente del Consiglio: prostituzione minorile e concussione. E dimostrare che la competenza non è del tribunale dei ministri. Ecco il decreto integrale

Scrive il Gip nel decreto che il reato più grave, quello di concussione, sarebbe stato commesso per nascondere «fatti suscettibili di arrecare nocumento alla sua immagine di uomo pubblico»: cioè «i reiterati episodi di prostituzione verificatisi nella sua dimora privata di Arcore».

Per questo, Silvio Berlusconi ha telefonato in questura la notte del 27 maggio 2010, «ottenendo per sé un indebito vantaggio». Di qui la concussione: il Cavaliere infatti ha telefonato al capo di gabinetto della questura di Milano, Pietro Ostuni, riferendogli che Ruby «gli era stata segnalata come nipote di Mubarak e sollecitandolo ad accelerare le procedure del suo rilascio, aggiungendo che il consigliere regionale Nicole Minetti si sarebbe fatto carico del suo affido e quindi inducendo il dotttor Ostuni a dare disposizioni alla dottoressa Iafrate (funzionaria della questura) affinché la citata minore venisse affidata a Nicole Minetti, sottraendola al controllo e alla vigilanza delle autorità preposta alla tutela dei minori, in contrasto con le disposizioni al riguardo impartite dal Pm».

Poi Ostuni faceva ben 12 telefonate alla Iafrate, una dopo l'altra, per accertarsi che tutto andasse come voluto da Berlusconi, per comunicare infine alla presidenza del Consiglio che tutto era filato liscio. Karima usciva infine dalla questura con Minetti e subito dopo veniva affidata alla prostituta brasiliana Michele De Conceicao.

Quanto al secondo capo d'imputazione, prostituzione minorile, il Gip afferma che Berlusconi ha «compiuto atti sessuali con Ruby» più volte tra il 14 febbraio e il 2 maggio 2010, ottenendoli «in cambio di denaro e gioielli».

Il decreto spiega quindi come i reati siano di competenza del tribunale di Milano (e non di quello dei Ministri) perché non compiuti «nell'espletamento dei compiti attribuiti dalla legge al ministro», così come previsto dalla legge e dalla giurisprudenza. In altre parole, Berlusconi non ha agito come capo di governo e nell'interesse del Paese, telefonando in questura, ma solo per evitare che dal fermo di Karima potessero essere resi noti i fatti di prostituzione che avvenivano a casa sua, il che evidentemente non ha nulla a che fare con le sue funzioni di Presidente del consiglio.

LEGGI
L'originale del decreto

Colpevole o no? Decidono loro

di Giovanna Trinchella 15-02-2011

La presidente della corte, Giulia Turri, in passato si è occupata di Vallettopoli e di Corona, ma anche di un processo Mediaset. Carmen D'Elia era nel collegio che ha condannato Previti per il caso Sme. E insieme alla terza giudice, Orsola De Cristofaro, ha fatto il processo sulla 'clinica degli orrori' Santa Rita

 Un collegio di sole donne, dunque. E due di loro hanno già avuto a che fare con l'entourage di Silvio Berlusconi.

Carmen D'Elia, nata nel 1962 a Fragagnano, Taranto, e in magistratura dal 1991, è stata giudice nel processo sulla truffa dei derivati contro il Comune di Milano, ma soprattutto era nel collegio della I sezione penale del Tribunale di Milano che il 22 novembre 2003 condannò l'avvocato Cesare Previti a cinque anni nell'ambito del processo Sme.

D'Elia è stata anche giudice a latere (insieme alla collega Orsola De Cristofaro, anche lei nel trio che giudicherà Berlusconi per prostituzione minorile e concussione) nel processo contro Pier Paolo Brega Massone, l'ex primario della clinica Santa Rita condannato in primo grado a 15 anni e mezzo di reclusione. Era il processo sulla cosidetta clinica degli orrori: tra il 2005 e il 2007, 83 pazienti avevano subito interventi inutili e dannosi, abnormi e invasivi, al fine unico di gonfiare gli incassi personali dei chirurghi e della clinica.

Meno nota a Palazzo di Giustizia è Orsola De Cristofaro. Si sa però che ha ricoperto nel corso della sua carriera sia il ruolo di pubblico ministero sia quello di giudice per le indagini preliminari.

La presidente del collegio che il 6 aprile aprirà il processo è invece Giulia Turri: già gip del processo milanese Vallettopoli (quello al termine del quale Fabrizio Corona è stato condannato a tre anni e otto mesi per estorsione e tentata estorsione) e dell'inchiesta che ha portato alla chiusura di alcuni locali vip di Milano per il consumo indiscriminato di droga.

La Turri ha giudicato anche due degli assassini del finanziere Gian Mario Roveraro, sequestrato e ucciso nel 2006, emettendo due condanne, una all'ergastolo e una a 30 anni. La presidente del collegio è stata anche il gip del caso Austoni, il primario milanese di urologia, poi condannato per concussion e nei confronti dei suoi pazienti.

Infine, nelle sue vesti di Gip, Turri aveva rinviato a giudizio nel novembre 2008, l'avvocato Massimo Maria Berruti nell'ambito di uno stralcio del processo Mediaset. L'imputato era stato poi assolto dai giudici della ottava sezione penale.

Quel palestrato tra Sara e Nicole

di Manfredi Barca

In una certa Milano, è l'uomo più chiacchierato del momento. Si chiama Simone Giancola, fa l'imprenditore, ed è il fidanzato di Nicole Minetti, dopo essere stato a un pèasso dal matrimonio con Sara Tommasi

Non si vive di solo Papi. C'è un altro uomo nella vita di due delle ragazze coinvolte nell'inchiesta di Arcore. Affascinante, ricco, fisico prestante e soprattutto, almeno lui, giovane. Il suo nome è Simone Giancola, considerato in una certa cerchia milanese "uno dei trentenni più ambiti della città", che vanta nel suo carnet il fidanzamento con due delle più famose ospiti delle serate in casa del premier, Sara Tommasi (la sua ex) e Nicole Minetti (la sua attuale).

Figlio di Rinaldo, uno dei più importanti ortopedici d'Italia, Simone Giancola ha fatto studi nelle scuole vip della città e anche per lui era previsto un futuro tra bisturi e camici. Ma il fato ha deciso diversamente e lo ha portato a interessarsi di moda, diventando imprenditore nel settore a soli 25 anni con Shyno, le magliette con stampato un numero che si trasforma in un indirizzo email per "superare la timidezza e mettere in contatto le persone".

Aspetto statuario da tronista mantenuto a suon di palestra - lo si vede spesso al Down Town di piazza Diaz - tatuaggi diffusi (dalle scritte tribali ai teschi, passando per il 'panta rei' di Eraclito sul braccio sinistro) il creatore di Shyno può vantare un'amicizia molto stretta con Elena Santarelli, una storia con una modella spagnola e un flirt con Alessia Fabiani, relazione che l'ha portato ad essere ascoltato come testimone nell'inchiesta Vallettopoli.

Poi, nel 2007, ecco che arriva la Tommasi: lui che la nota anche se in quel momento è fidanzato, poi passano i mesi, si rincontrano e dopo poche settimane la giovane show girl umbra si trova a conoscere i genitori di lui, urlando ai quattro venti il suo amore per il tatuato imprenditore.

Il fidanzamento del duo Giancola e Tommasi dura due anni, con lei lo "rincorre con la merenda quando lui non ha mangiato e lo vizia come un bambino", dicono gli amici. Diverse presenze alle serate mondane, vacanze in barca con amici in Sardegna, fine settimana all'isola d'Elba, mano nella mano sulle rive del lago Maggiore a Stresa, sdraiati in posa sexy per i giornali di gossip sul divano di casa, fotografati in bikini e abbronzatura da urlo, abbracciati e innamorati a Parigi "ospiti all'Hotel Ritz", felici in barca a Porto Cervo. Si Si parla anche di matrimonio ma, nel 2009, l'happy end svanisce: lui la lascia e Sara si ritrova sola.

 
 
 
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TG 180 SECONDI DEL: 08-01-2011

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