Creato da spiancianonna il 29/09/2006
il blog di un reggino
 

Area personale

 

FACEBOOK

 
 

I palii vinti dalla SELVA

 
Citazioni nei Blog Amici: 3
 

Archivio messaggi

 
 << Giugno 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
          1 2
3 4 5 6 7 8 9
10 11 12 13 14 15 16
17 18 19 20 21 22 23
24 25 26 27 28 29 30
 
 
 
 

Ultime visite al Blog

spiancianonnaPilleumadoro_il_kenyastrong_passionsquarthurclaudiomuscisidopaulpsicologiaforensecojsedanfra1cagliostro.ganleonardplatodjlivello2010sacciueu
 

I palii vinti dalla SELVA

 

Ultimi commenti

Chi può scrivere sul blog

Solo i membri di questo Blog possono pubblicare messaggi e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 

 

« Darfur, il flop degli ai...Berlusconi usò l'8 per ... »

Caro Angius ripensaci

Post n°5 pubblicato il 03 Novembre 2006 da spiancianonna

di Luciano Violante

Caro Gavino, questa lettera è indirizzata anche a Massimo Brutti, Peppino Caldarola e Alberto Nigra che, ho letto su l´Unità di ieri, sono impegnati con te nella redazione di una terza mozione per il nostro Congresso. Leggo che non siete contrari alla nascita di un nuovo partito; intendete discutere a fondo, e senza vincoli pregiudiziali, obiettivi, modalità e tempi. Benissimo. Sono d'accordo. E credo che molte altre compagne e altri compagni concorderanno. Dovremo discutere e scegliere senza vincoli esterni. Ma, mi chiedo, c´è bisogno per questo di presentare una terza mozione? O non è meglio, più utile per le stesse ragioni che intendete sostenere, e che io in gran parte condivido, stare interamente dentro il processo di costruzione della nuova forza per fare in modo che quel processo assuma le caratteristiche volute? Nel porti e nel porvi questa domanda non sono animato da spirito unanimistico. I congressi dei partiti democratici sono i luoghi dove si confrontano, anche con asprezza, posizioni ideali e politiche contrapposte.

L'unanimismo, nei partiti, è la tomba della democrazia. E l'esperienza insegna che ai dirigenti politici arrecano più danno i caporali ossequienti che gli amici critici. Mi muove invece la drammaticità delle condizioni in cui versa il nostro sistema politico e la consapevolezza che il tempo a nostra disposizione si sta esaurendo . Ho contato ventuno partiti, dodici per il centrosinistra e nove per il centro destra; e può darsi che me ne sia sfuggito qualcuno. La frammentazione già propria del nostro paese è stata esasperata da un sistema elettorale varato dalla destra per impedirci di governare. Questa frammentazione indebolisce i governi, delegittima i partiti ed i loro gruppi dirigenti, rende difficile resistere alle lobbies più forti, aumenta la rissosità, fa prevalere l'interesse di partito su quello della coalizione e del Paese, impedisce la selezione delle priorità. Dalla crisi alla decadenza il passo è breve. Il crollo può essere determinato proprio dall'incapacità delle classi dirigenti di affrontare e risolvere i problemi che hanno portato alla crisi. Per molto tempo abbiamo ritenuto che fossero sufficienti le riforme istituzionali. Non sarò certamente io a negarne l'importanza. Ma i mali del sistema politico si curano con le riforme della politica. La costruzione nel centrosinistra di un grande partito che mobiliti al servizio del Paese energie, intelligenze, capacità, oggi divise da superabili steccati, è quello che serve per uscire dalla crisi e per fare le scelte coraggiose che sinora non abbiamo operato con la necessaria determinazione.

Se il progetto comincerà a prendere vita, sarà inevitabile che nasca anche nel centrodestra un disegno analogo: i vantaggi per l'intero sistema politico saranno evidenti. Sul nuovo partito sono dubbiosi quei compagni che temono la cancellazione della loro identità politica. Il nostro partito, con tutti i suoi difetti, ha costituito per milioni di persone, forse anche per te e per me, non una espressione organizzativa ma un orizzonte di vita. Bisogna ascoltare le preoccupazioni dei militanti, rispondere alle loro domande, disegnare un percorso e un traguardo che non significhi per nessuno liquidazione della sua vita politica e dei suoi ideali. Per questo è bene che si lavori tutti insieme per dare alle posizioni che sostengono il progetto caratteri e contenuti capaci di mobilitare iniziative ed entusiasmi, capaci di ricondurre tutti a quel senso di responsabilità nazionale che nei momenti difficili è stata la nostra dote migliore. Non stiamo chiudendo il libro della nostra storia. Ne stiamo scrivendo un nuovo capitolo che può essere decisivo per tutta l'Italia. Se ci presentassimo con tre mozioni, due delle quali divise non dall'obbiettivo finale, ma sul modo di arrivarci e sui contenuti specifici, non aiuteremmo né la riflessione né il dibattito. E poi: chi ci dice che siamo separati su questi aspetti? A me sembra più opportuno lavorare perchè ci sia un'unica mozione dei favorevoli e battersi da ora perchè questa mozione abbia dentro di sé la garanzia che nel nuovo partito i valori ideali e le aspirazioni della sinistra non precipitino in un indistinto contenitore democratico, ma abbiano la loro identità e la loro piena cittadinanza.

Non proponiamo improbabili pretese egemoniche, ma siamo contrari a remissioni subalterne. E' un compito difficile. Dobbiamo trovare un equilibrio tra la necessità di costruire un partito unico e l'esigenza di non disperdere identità, appartenenze e valori di ciascuna delle forze che concorrono all'impresa, antiche e giovani. Un partito non è un insieme di gazebo e primarie sotto lo sguardo paterno del leader, chiunque esso sia. Ma è del tutto superata l'antica forma partito fatta di clero che spiega, interpreta, dirige, santifica, condanna e fedeli che ubbidiscono ed evangelizzano. La soluzione potrebbe consistere in un "partito plurale", costituito attraverso un patto che consenta alle diverse forze che lo compongono di mantenere la propria identità all'interno di un comune disegno strategico. Possiamo discuterne prima della presentazione di una mozione che dividerebbe il campo dei favorevoli all'impresa senza, a mio parere, che se ne intravveda la necessità? Chiedo scusa a te e agli altri compagni per la franchezza; ma decenni di impegno comune ci hanno insegnato a diffidare delle mezze verità.
Commenti al Post:
Nessun commento
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963