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La malattia

Post n°391 pubblicato il 03 Aprile 2011 da nagel_a


Ho la malattia di una coscienza. Non una coscienza malata. Piuttosto una coscienza bizzarra e arbitraria. Soggetta a crisi di caparbietà conformista, cui reagisco con vergognosa (finta) noncuranza.
Poi ci sono le reazioni insospettabili, quelle che larvatamente procedono da limbi sconosciuti. Sono gli attacchi più infami e subdoli che la coscienza promuove contro le mie sponde. Decisamente vigliacchi, perchè mi colgono con la guardia abbassata.
La mia coscienza lo sa bene.
La posso quasi vedere, che sghignazza sopra il mio affanno, sopra le mie lacrime rabbiose che intubano quelle pietose, rubate a tradimento.
Sì. Perchè sono una snob e la mia coscienza è ben consapevole di questo mio vizio. Allora irride la mia pietà inconsueta e sulla piaga sparge il suo sale sprezzante.
Ah... sono certa che se mi accontentassi delle commozioni generali e condivise, potrei farla tacere di colpo, inducendola al suo lavoro senza subirne il ghigno di supponenza. Invece sono schiava di una sensibilità autoimmune, scudo a rovescio, che porta il mio re in scacco e, ben che vada, chiude la partita in stallo.

 

 
 
 
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IL REGNO DEL SENSO PROFONDO

"Oltre alla realtà empirica e banale c'era l'ambito dell'immaginazione, costituito da quello stesso mondo percepibile grazie alla vista, al tatto e all'odorato, ma con in più le schiere infinite degli spiriti e delle ombre. [...] Allora non mi capacitavo del fatto che la maggioranza assoluta dell'umanità appartiene al regno del senso profondo non in virtù del proprio sapere - dono assai raro -  bensì della vita, della raggiante, viva sostanza, e che, dunque, accusarli di ignoranza era sciocco e assurdo. Invece di interrogatori, inquisizioni e tormenti, avrei dovuto osservarli e comprenderli. Osservarli con tenerezza e comprenderli con intelligenza"
A. Zagajewski - Due città

 

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