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L'assedio

Post n°411 pubblicato il 29 Maggio 2011 da nagel_a


Guardo le mie mani. Sono state mani forti e abili, i calli che mi segnano il palmo sono corona alla mia perizia. Sono mani di falegname, che ho ereditato da mio padre falegname. Le stesse mani che aveva anche mio nonno, falegname.
Ho lavorato, cesellandolo con il mio burchiello, ogni tipo di legno cresciuto nel bosco dietro la città. I miei mobili e quelli fatti dai miei padri adornano ogni casa e ogni chiesa nel perimetro martoriato di queste mura. Anche i banchi della scuola su cui è cresciuto mio figlio. E' un ragazzo in gamba mio figlio. Ha le mie stesse mani. Forti e abili. Ma le sue sono anche delicate, sa suonare il sassofono, mio figlio. Non so dove abbia imparato a tirare i fili segreti che legano le venature del legno alle note della musica. Però è bravo: è un bravo falegname, è un bravo musicista.

C'è stata una festa ieri in città. Una festa di primavera e quasi sembrava che la guerra fosse un incubo germinato dalla fame e dal freddo dell'inverno. C'era voglia di ridere e fiorire per le strade. Tutti i giovani si affollavano a calcare il selciato grigio, come garrule rondini ubriache d'azzurro.
Era stato eretto un palco sulla piazza. Si doveva suonare e ballare. Si doveva omaggiare la primavera, la fine dell'inverno, la fine della guerra.
Mio figlio doveva suonare il sassofono su quel palco. Con le sue dita agili e forti, fatte per creare bellezza.
Una granata ha sparpagliato al suolo i suoi petali scarlatti, oscurato l'aria con il suo veleno di piombo, polvere sudario stesa sul mondo.

Guardo le mie mani. I miei occhi sono asciutti. Il dolore è troppo fondo per trovare parola nelle lacrime. Sono le mie mani a piangere. Erano forti e abili, orgoglio di falegname. Sono rimaste tremanti, a fissare l'ultimo abito di plastica nera sul corpo straziato di mio figlio.


(Il mio debito, la mia suggestione, è a Maurizio Maggiani, al suo bellissimo Il viaggiatore notturno)

 

 
 
 
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IL REGNO DEL SENSO PROFONDO

"Oltre alla realtà empirica e banale c'era l'ambito dell'immaginazione, costituito da quello stesso mondo percepibile grazie alla vista, al tatto e all'odorato, ma con in più le schiere infinite degli spiriti e delle ombre. [...] Allora non mi capacitavo del fatto che la maggioranza assoluta dell'umanità appartiene al regno del senso profondo non in virtù del proprio sapere - dono assai raro -  bensì della vita, della raggiante, viva sostanza, e che, dunque, accusarli di ignoranza era sciocco e assurdo. Invece di interrogatori, inquisizioni e tormenti, avrei dovuto osservarli e comprenderli. Osservarli con tenerezza e comprenderli con intelligenza"
A. Zagajewski - Due città

 

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