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l'isola dei feaci

Post n°415 pubblicato il 07 Giugno 2011 da nagel_a


Vi è, tra le sponde toccate da Odisseo, un'isola che non assomiglia a nessun'altra.
Scheria. E' un luogo della mente, un foglio bianco di possibilità, dove nulla ha nome. E' l'armatura per difendersi dagli stranieri. Non si nominano i monti e neppure i fiumi. L'approdo è infido, ma una volta superata l'insidia della costa, si dispiegano le ricchezze interne. Il clima è mite e il corpo trova ristoro. 
Allo sbarco sofferto, è contraltare una disancora lieve, dove le vele si gonfiano al vento per qualsiasi rotta.

Perché i Feaci non hanno nocchieri,
non ci sono timoni, come ne han l'altre navi,
ma sanno da sole il pensiero e l'intendimento degli uomini,
e san le città e i pingui campi di tutti,
e l'abisso del mare velocissime passano,
[...]
(Odissea, VIII)

 
 
 
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IL REGNO DEL SENSO PROFONDO

"Oltre alla realtà empirica e banale c'era l'ambito dell'immaginazione, costituito da quello stesso mondo percepibile grazie alla vista, al tatto e all'odorato, ma con in più le schiere infinite degli spiriti e delle ombre. [...] Allora non mi capacitavo del fatto che la maggioranza assoluta dell'umanità appartiene al regno del senso profondo non in virtù del proprio sapere - dono assai raro -  bensì della vita, della raggiante, viva sostanza, e che, dunque, accusarli di ignoranza era sciocco e assurdo. Invece di interrogatori, inquisizioni e tormenti, avrei dovuto osservarli e comprenderli. Osservarli con tenerezza e comprenderli con intelligenza"
A. Zagajewski - Due città

 

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