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La presunzione fragile

Post n°471 pubblicato il 06 Dicembre 2011 da nagel_a


Ho raggiunto un contraddittorio stadio nelle mie predisposizioni.
Si oppongono come rive di un fiume, due tendenze. Da un lato si è esacerbata una certa intolleranza nei confronti della stupidità e della meschinità, al cui parto le menti umane indulgono tanto spesso. Dall'altro lato è cresciuta invece una certa tenerezza che perdona i vizi della fragilità umana. Questa nuova indulgenza mi porta a "perdonare", quasi con piglio di madre amorosa, le manifestazioni di insicurezza, nelle loro forme più comuni di presunzione e arroganza.
Perchè in fondo gli uomini sono semplici per molti versi e riconducibili a bambini che hanno avuto troppe o troppo poche attenzioni e con i loro capricci e le loro costruite superbie, rivendicano la giusta misura che non hanno avuto.

 

 
 
 
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IL REGNO DEL SENSO PROFONDO

"Oltre alla realtà empirica e banale c'era l'ambito dell'immaginazione, costituito da quello stesso mondo percepibile grazie alla vista, al tatto e all'odorato, ma con in più le schiere infinite degli spiriti e delle ombre. [...] Allora non mi capacitavo del fatto che la maggioranza assoluta dell'umanità appartiene al regno del senso profondo non in virtù del proprio sapere - dono assai raro -  bensì della vita, della raggiante, viva sostanza, e che, dunque, accusarli di ignoranza era sciocco e assurdo. Invece di interrogatori, inquisizioni e tormenti, avrei dovuto osservarli e comprenderli. Osservarli con tenerezza e comprenderli con intelligenza"
A. Zagajewski - Due città

 

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