W. SHAKESPEARE - RE LEAR IV
così noi siamo per gli dei,
ci uccidono per gioco."
« C'erano una volta i briganti | Acque » |
Post n°373 pubblicato il 27 Gennaio 2011 da nagel_a
Negro latte dell’alba noi lo beviamo la sera Negro latte dell’alba noi ti beviamo la notte Egli grida puntate più fondo nel cuor della terra e voialtri cantate e suonate Negro latte dell’alba noi ti beviamo la notte Negro latte dell’alba noi ti beviamo la notte i tuoi capelli d’oro Margarete (Paul Celan) (il titolo del post è quello di un romanzo di K. Blixen)
|
https://blog.libero.it/spigoli/trackback.php?msg=9810586
I blog che hanno inviato un Trackback a questo messaggio:
AREA PERSONALE
MENU
ULTIMI COMMENTI
Inviato da: cassetta2
il 26/10/2020 alle 16:45
Inviato da: cassetta2
il 21/07/2020 alle 11:30
Inviato da: TANCREDI_45
il 22/08/2018 alle 21:38
Inviato da: archetypon
il 17/05/2013 alle 18:29
Inviato da: boezio62
il 12/05/2013 alle 23:42
IL REGNO DEL SENSO PROFONDO
"Oltre alla realtà empirica e banale c'era l'ambito dell'immaginazione, costituito da quello stesso mondo percepibile grazie alla vista, al tatto e all'odorato, ma con in più le schiere infinite degli spiriti e delle ombre. [...] Allora non mi capacitavo del fatto che la maggioranza assoluta dell'umanità appartiene al regno del senso profondo non in virtù del proprio sapere - dono assai raro - bensì della vita, della raggiante, viva sostanza, e che, dunque, accusarli di ignoranza era sciocco e assurdo. Invece di interrogatori, inquisizioni e tormenti, avrei dovuto osservarli e comprenderli. Osservarli con tenerezza e comprenderli con intelligenza"
A. Zagajewski - Due città
Io non dormo
veglio sul dolore
e non mi stancherò.
Io non dormo
voglio volare
oltre, la nebbia del cuore
la grazia del filo spinato.
Oltre, i confini del mondo
l’’aria è tersa
sorride, malinconica.
Io non dormo
e tu respiri nel letto
di bimba che attende.
b.c.
prigionieri rachitici, esangui
dovettero porre fine ballando
Eppure il cuore della bestia
scriveva lettere d'amore all'amata
Come fosse possibile amare
con le serpi nel cuore
e chiamarlo ugualmente amore
Cavate dai violini un suono
piu scuro del mio abisso piu nero
Un'orchestra che suoni la morte
Eppure quell'uomo con le serpi nel cuore
scriveva lettere d'amore a margherete
Com'è possibile mi chiedo?
L'amore è lo stesso?
E' quello che nomino anch'io?
Margherete gli faceva battere il cuore?
Cammineremo attraverso la cecità
Cammineremo attraverso altre stragi dell'umanità
Continueremo a seminare morte
Pare questo il destino toccato in sorte
In un genocidio si puo parlare
di bellezza e d'amore
Si puo scivere una poesia dell'atroce?
Farne un'estetica, usarne bellezza?
Io vorrei che calasse un silenzio assordante
nelle coscienze di ognuno
che sia inghiottito dall'oblio
una volta per tutte
che non sia implosione
Che non ci sia neppure il ricordo
che non resti piu niente
Mai si è imparato qualcosa
dalla distruzione e dalla morte
Ci sarò sempre un capo
che ne declamerà una giusta ragione
Non è tanto quell'uomo
che scriveva lettere d'amore
l'imputato piu crudele e meschino
E' quanto di questo alberga
in ogni essere umano
Non nutro illusioni sull'uomo
Il male affascina ed è contagioso
Credo che l'uomo non sia capace
di edificare se non nella propria rovina
Forse per questo Celan morì suicida
“Ci viene chiesto dai giovani, tanto più spesso e tanto più insistentemente quanto più quel tempo si allontana, chi erano, di che stoffa erano fatti i nostri aguzzini. Il termine allude ai nostri ex custodi, alle SS, e a mio parere è improprio; fa pensare a individui distorti, nati male, sadici, affetti da un vizio d’origine. Invece erano fatti della nostra stessa stoffa, erano esseri umani medi, mediamente intelligenti, mediamente malvagi. Salvo eccezioni, non erano mostri, avevano il nostro viso, ma erano stati educati male.”
Primo Levi
Per quanto riguarda la shoah, sono dell’opinione che l’esaltazione di una razza, sia nella follia dello sterminio che nell’olocausto del genocidio sia comunque sbagliata.
Un uomo, prima che un ebreo o un nazista, è un essere umano. Se non si tiene conto di questo presupposto si scivola facilmente nella logica di “popolo eletto” e inevitabilmente si finisce per passare da vittima a carnefice.
Ho aperto con una citazione, chiudo con un’altra:
“Guardate la morte di quel nazzareno, e un ladro non muore di meno.”