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La tela marina

Post n°380 pubblicato il 20 Febbraio 2011 da nagel_a


C'è stato un viaggio. Lasciata Itaca "che guarda verso il crepuscolo", scelta una nave veloce e tese le vele, Penelope rincorreva Odisseo interrogando il mare, scrutando l'orizzonte e ogni scoglio battuto dall'onda.
Ma il mare è immenso, grande il doppio quando lo si percorre in due, cercandosi. Senza risposte, tomba di ogni domanda, che rimane inevasa.
Ha disfatto la sua tela Penelope, navigando sui crinali di spuma salina. Divisa in molteplici fili, bussole per labirinti, alghe nel becco dei gabbiani.

Di nuovo li miete Penelope. Dall'intreccio dei fili di mille Arianna, tesse la tela, lenzuolo nuziale per il suo talamo solitario, sudario per il suo amore deserto.

E' muto l'oceano. Imbavagliato dalla trama fitta dei fili infiniti che s'incrociano a Nasso.

 

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Commenti al Post:
boezio62
boezio62 il 21/02/11 alle 01:09 via WEB
Vedo solo luce e onde e uno sguardo che le percorre....angosciato,alla ricerca di un amore perduto che ha dissolto le sue impronte nelle acque blu di quel Mare chiuso tra le Terre.
 
 
nagel_a
nagel_a il 22/02/11 alle 13:51 via WEB
È labile e mutevole a volte il confine tra angoscia, rassegnazione e speranza… Cercavo di immaginare la fatica di Penelope. Al posto suo mi sarebbe stato più semplice partire che attendere.. Ma io devo avere un che di maschile nel mio ragionare :))
 
archetypon
archetypon il 21/02/11 alle 09:19 via WEB
La prospettiva di Penelope...
 
 
nagel_a
nagel_a il 22/02/11 alle 13:51 via WEB
Devo ancora comprendere se sia la più conveniente.. di primo acchito direi di no :)
 
last.exit
last.exit il 21/02/11 alle 10:27 via WEB
...è muto l'oceano...tomba di ogni risposta che scruta l'orizzonte. Dall'intreccio sui crinali di spuma salina, con infiniti fili tesseva il sudario del suo amore deserto.C'è stato un viaggio... percorso in due verso il crepuscolo che si incrocia a Nasso. :-))
 
 
nagel_a
nagel_a il 22/02/11 alle 13:53 via WEB
Hai ribaltato la prospettiva: lasciati Penelope e Odisseo, hai trovao Dioniso che sbarca a Nasso per salvare Arianna. sulla rotta del crepuscolo.. (ti adoro)
 
beth_el
beth_el il 21/02/11 alle 11:58 via WEB
Penelope potrebbe essere nata a Sparta. Ma le servirebbe Atene per salvarsi. Solo nel sogno rincorre Odisseo, ma non farà un passo oltre la realtà di Itaca. Così Odisseo non sarà mai raggiunto, poichè nessun Oceano è più grande e muto, ed impercorribile, di un'anima che tace anche se sembra cantare. Resta l'onanismo di parole imbrigliate nell'ordito, ripetute ogni giorno tra Penelope e la tela, cancellate ogni notte, mai uscite oltre il cerchio di un'isola. Ed una ninnananna come requiem.
 
 
nagel_a
nagel_a il 22/02/11 alle 13:57 via WEB
Sparta e Atene come due facce della stessa medaglia. Rigore e disciplina da un lato, arte e dialettica dall’altro. Necessarie entrambe all’unità, come apollineo e dionisiaco (anche se faticherei a individuare quale delle due potrebbe più avvicinarsi a Dioniso e quale ad Apollo), come maschile e femminile. Il non raggiungere Odisseo sembrerebbe quasi un paradosso di Zenone. Penelope non raggiungerebbe mai Odisseo pur se lo seguisse. Però credo che nemmeno Odisseo abbia più raggiunto Penelope… la Penelope vent’anni dopo la partenza è una sposa trovata, non ri-trovata. Nuova perché non più conosciuta. E nella litania della preghiera per un ritorno, e ancor più per un ritorno che rinvenga le cose allo stesso posto, senza mutamenti rispetto a un’Abitudine che rassicura il cuore, si intrecciano i fili di quella tela. Filo su filo, anno su anno. Speranza che si decompone man mano… naufragando nell'anima/oceano.
 
blue.chips
blue.chips il 21/02/11 alle 13:31 via WEB
Portiamo sempre con noi un cesto pieno di gomitoli di vita, credendo nella facoltà di un arbitrio (in)volontario. In realtà percorriamo le strade della magia dell’arte (spesso di sole parole) perché vorremmo liberarci dalla menzogna di essere noi stessi una qualche verità.

Odisseo è una natura, uno specchio di quest’arte combinata e Penelope è colei che svela i retaggi del cuore umano, ma non riuscendo mai a portare via dall’esistenza una trasfigurazione dell’essere, meccanicamente protesa a disegnarla e dispiegarla nella sua primitiva barbarie.

Ma Penelope è una donna; come tantissime donne percepiscono ciò che si nasconde oltre i fondali, dietro la cortina di separazione tra noi e la “trama fitta dei fili infiniti che s'incrociano nell’immensità del cuore”.
Talune volte, mi ricordi i tempi del liceo quando ci radunavamo, in due o tre, quasi fossimo una setta alla ricerca della bellezza del pensiero libero, e indagavamo sulle cose appena apprese. In questo senso, la lettura dei tuoi brani (non dico a caso “brani” poiché rivedo una certa musicalità in essi) mi piace “assai”.
Un grande abbraccio. Blue.chips
 
 
nagel_a
nagel_a il 22/02/11 alle 14:00 via WEB
Fare e disfare la tela è dispiegare il potere su quei gomitoli. E’ decidere quando sarà terminata, quanto i vincoli del giorno saranno annullati dai sogni notturni. Penelope ha lo stesso multiforme ingegno dello sposo in fondo, nell’inventare stratagemmi. Solo che nel suo caso, sono al servizio di una fedeltà difficile da comprendere. Non la vedo solo come fedeltà all’uomo prescelto, ma anche, forse soprattutto, a se stessa. Fosse stata solo fedele allo sposo forse sarebbe partita alla ricerca, non avrebbe intrapreso l’impresa titanica dell’attesa. Un’attesa senza certezze e ormai senza speranze. Il suo viaggio iniziatico è nell'attraversare il tempo del quotidiano. Mi piace ricordarti quei tempi svagati e felici.. mi piace “assai” :) Un sorriso grande
 
basilicojamaicano
basilicojamaicano il 21/02/11 alle 16:39 via WEB
Bella, la “Penelopea”. Questa è la versione di Ippolito da Pindemonte?
Comunque, poverina, io l’avrei capita Penelope, se avesse salpato l’ancora alla ricerca di Odisseo, ché con un’isola piena di proci c’era poco da divertirsi, tutto il giorno a fare la tela; tutte le notti a disfarla: due palle!
Allora adesso immaginiamocela, la nostra Penelope provetta marinara a navigar tra l’onde dell’egeo mar.
Fu così che incontrò un Pesce Sega parlante che le disse: “Tuo marito si trova sull’isola della maga circe. Vai e fa’ in fretta, perché un truce destino lo attende.”
La donna, meravigliata da quel prodigio esclamò: “Ma tu parli!!!”
E il pesce ad ella: “Certo! Sono cieco, mica muto!”
Così la nostra eroina calcò ben presto le sabbie dell’isola di Eana e si diresse veloce verso l’antro della maga. Fece irruzione come una furia gridando tutta la sua gelolsia: “Dov’è Odisseo, MIO MARITO, Zoccola???” (per i profani: zoccola è un antico patronimico acheo, vuol dire figlia di Zocco)
E Quella (cioè Circe) rivolta alla di Lei (cioè Penelope) rabbia: “Mi spiace, non lo so: è l’unico porco che mi è scappato”
Allora Penelope riprese il mare e approdò finalmente sulle coste della Trinacria dove, si raccontava, Odisseo fosse passato. Alle pendici dell’Etna incontro un ciclope cieco che piangeva la sua disgrazia allora ella, mossa a compassione, gli rivolse la favella: “Oh ciclope, non te l’ha mai detto la mamma che a toccarsi troppo si diventa ciechi”
E quegli a lei: “Macché, dolce consolatrice, Odisseo m’accecò, maledetto il giorno che lo incontrai. Ora vago per queste valli senza luce: son sette anni che per colpa sua non vedo un cazzo!!!”
E Penelope al monoculo: “Dillo a me!!!”
Così, la nostra regina, stanca e sconsolata, decise di far ritorno ad Itaca. Ma all’arrivo tristi novelle l’attendevano. Telemaco pensieroso l’aspettava sulla spiaggia:
“ Mamma, mamma, è successo un casino! Mi si è insabbiata la galea a Pilo, è tornato papà, è morto il cane, ha fatto una strage di proci…”
“Chi, il cane???” “No, papà.”
“Ah, il porco. E dov’è, adesso?”
“E’ morto.”
“Chi., tuo padre?”
“No, il cane. Papà è uscito un attimo a comprare le sigarette…”
Passarono dieci anni ancora, quando un aedo di nome Omero sbarcò ad Itaca chiedendo di essere ricevuto. Penelope acconsentì e quegli espose le sue richieste:
“Oh regina di Itaca che guarda al crepuscolo, son al vostro cospetto venuto per aver notizie di Odisseo lo scaltro, figlio di Laerte; Odisseo lo zoppo, colui che…”
E quella, attonita: “Ma come cazzo parli? Comunque adesso te lo dico io, di chi è figlio, Odisseo. Vieni meco e ti svelerò le sue sorti”
“Piano, mia signora, non per volontà, non vi seguo ratto, ma perché la notte è nei miei occhi.”
“Eh???”
“So’ cieco!”
“Pure tu??? Ma mica è stato Odisseo, no?”
“No, signora mia, solo troppe pippe!”
 
 
nagel_a
nagel_a il 22/02/11 alle 14:03 via WEB
Insomma, mi pare che il principio fondante della tua teoria sia il fatto che la "solitudine" non fa bene agli occhi… :) … solo che ora mi è difficile rimanere seria perché la tua “Penelopea” ha una carica teatrale irresistibile. Per fortuna ho già risposto ai commenti seri di beth_el e blue.chips! .. continua così.. hai un futuro!.. (rido e intanto penso – sì! Penso - ma se non ci fossi io a forniti queste occasioni, come esprimeresti il tuo estro? :)))
 
d4ny3L4
d4ny3L4 il 21/02/11 alle 20:06 via WEB
Mi inchino.
 
 
nagel_a
nagel_a il 22/02/11 alle 14:04 via WEB
riverenza :)))
 
only4words
only4words il 22/02/11 alle 10:35 via WEB
ti abbraccio. finito il viaggio, persa la rotta. e con quella, spesso, capacità e volontà di discernere.
 
 
nagel_a
nagel_a il 22/02/11 alle 14:05 via WEB
il bello di viaggiare per mare è che le rotte percorribili sono infinite, se poi la barca resiste al doppiaggio di Capo Horn.. è fatta! (ti abbraccio)
 
Nickolas10gen2006
Nickolas10gen2006 il 22/02/11 alle 21:10 via WEB
scusalo... :-( Gnazino non comprende mai nulla e non smette di ridere...uff... ..
"ahhahahah...ma daiiiiiiiiii signora Nagel ma come può scrivere un post per dire che Lei (nota la finezza di Gnazino col maiuscolo) ragiona come un maschio o lo fa solo per dare il pretesto ad altri di esprimersi???"
"Smattila Gnazino!!! BASTA!!!"
 
 
nagel_a
nagel_a il 23/02/11 alle 12:00 via WEB
oddio Nick.. stamattina ho la testa molto femminilmente nel pallone!.. è che mi era venuta in mente quella canzone di Vecchioni sulla sua ragazza "bella che non ragiono, bella che più ci parlo e più mi sembra un uomo" .. :))) .. 'Gnazino fai il bravo!!!
 
vaniavb
vaniavb il 24/02/11 alle 18:15 via WEB
Penelope è l'emblema mitologico dell'attesa e della forza femminile in questo, anche quando le onde del mare sembrano contrastanti e, al loro indietreggiare, è come se portassero via anche l'ultimo filo di speranza... . Un abbraccio forte
 
 
nagel_a
nagel_a il 25/02/11 alle 16:58 via WEB
l'attesa e la pazienza, la fede e la tenacia.. quanto è più difficile essere Penelope che Odisseo! .. eppure un filo dopo l'altro, fatto e dis-fatto, costruisce un futuro. (ti abbraccio)
 
moki3dgl
moki3dgl il 28/02/11 alle 11:41 via WEB
non ci sono fili ne' telai; ognuno é libero ma continua il dedalo dell'imprigionamento per segarsi vivo Il coraggio della liberta' é virtu' regale, attributo dato a tutti, ma da pochi usato. I fili li ho spezzati; la vita l'ho riassettata e rifatta da me. L'umano è deludente e trito
 
 
nagel_a
nagel_a il 28/02/11 alle 20:58 via WEB
la libertà.. "doloroso dovere" pare l'abbiano chiamata. Hai usato quella libertà nello spezzare i fili, nel tessere la tua vita.. esserne coscienti e assumersene la responsabilità non è un nulla. Forse in questa tenacia l'umano smette di essere deludente e trito.
 
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A. Zagajewski - Due città

 

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