W. SHAKESPEARE - RE LEAR IV
così noi siamo per gli dei,
ci uccidono per gioco."
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Post n°380 pubblicato il 20 Febbraio 2011 da nagel_a
Di nuovo li miete Penelope. Dall'intreccio dei fili di mille Arianna, tesse la tela, lenzuolo nuziale per il suo talamo solitario, sudario per il suo amore deserto. E' muto l'oceano. Imbavagliato dalla trama fitta dei fili infiniti che s'incrociano a Nasso.
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IL REGNO DEL SENSO PROFONDO
"Oltre alla realtà empirica e banale c'era l'ambito dell'immaginazione, costituito da quello stesso mondo percepibile grazie alla vista, al tatto e all'odorato, ma con in più le schiere infinite degli spiriti e delle ombre. [...] Allora non mi capacitavo del fatto che la maggioranza assoluta dell'umanità appartiene al regno del senso profondo non in virtù del proprio sapere - dono assai raro - bensì della vita, della raggiante, viva sostanza, e che, dunque, accusarli di ignoranza era sciocco e assurdo. Invece di interrogatori, inquisizioni e tormenti, avrei dovuto osservarli e comprenderli. Osservarli con tenerezza e comprenderli con intelligenza"
A. Zagajewski - Due città
Odisseo è una natura, uno specchio di quest’arte combinata e Penelope è colei che svela i retaggi del cuore umano, ma non riuscendo mai a portare via dall’esistenza una trasfigurazione dell’essere, meccanicamente protesa a disegnarla e dispiegarla nella sua primitiva barbarie.
Ma Penelope è una donna; come tantissime donne percepiscono ciò che si nasconde oltre i fondali, dietro la cortina di separazione tra noi e la “trama fitta dei fili infiniti che s'incrociano nell’immensità del cuore”.
Talune volte, mi ricordi i tempi del liceo quando ci radunavamo, in due o tre, quasi fossimo una setta alla ricerca della bellezza del pensiero libero, e indagavamo sulle cose appena apprese. In questo senso, la lettura dei tuoi brani (non dico a caso “brani” poiché rivedo una certa musicalità in essi) mi piace “assai”.
Un grande abbraccio. Blue.chips
Comunque, poverina, io l’avrei capita Penelope, se avesse salpato l’ancora alla ricerca di Odisseo, ché con un’isola piena di proci c’era poco da divertirsi, tutto il giorno a fare la tela; tutte le notti a disfarla: due palle!
Allora adesso immaginiamocela, la nostra Penelope provetta marinara a navigar tra l’onde dell’egeo mar.
Fu così che incontrò un Pesce Sega parlante che le disse: “Tuo marito si trova sull’isola della maga circe. Vai e fa’ in fretta, perché un truce destino lo attende.”
La donna, meravigliata da quel prodigio esclamò: “Ma tu parli!!!”
E il pesce ad ella: “Certo! Sono cieco, mica muto!”
Così la nostra eroina calcò ben presto le sabbie dell’isola di Eana e si diresse veloce verso l’antro della maga. Fece irruzione come una furia gridando tutta la sua gelolsia: “Dov’è Odisseo, MIO MARITO, Zoccola???” (per i profani: zoccola è un antico patronimico acheo, vuol dire figlia di Zocco)
E Quella (cioè Circe) rivolta alla di Lei (cioè Penelope) rabbia: “Mi spiace, non lo so: è l’unico porco che mi è scappato”
Allora Penelope riprese il mare e approdò finalmente sulle coste della Trinacria dove, si raccontava, Odisseo fosse passato. Alle pendici dell’Etna incontro un ciclope cieco che piangeva la sua disgrazia allora ella, mossa a compassione, gli rivolse la favella: “Oh ciclope, non te l’ha mai detto la mamma che a toccarsi troppo si diventa ciechi”
E quegli a lei: “Macché, dolce consolatrice, Odisseo m’accecò, maledetto il giorno che lo incontrai. Ora vago per queste valli senza luce: son sette anni che per colpa sua non vedo un cazzo!!!”
E Penelope al monoculo: “Dillo a me!!!”
Così, la nostra regina, stanca e sconsolata, decise di far ritorno ad Itaca. Ma all’arrivo tristi novelle l’attendevano. Telemaco pensieroso l’aspettava sulla spiaggia:
“ Mamma, mamma, è successo un casino! Mi si è insabbiata la galea a Pilo, è tornato papà, è morto il cane, ha fatto una strage di proci…”
“Chi, il cane???” “No, papà.”
“Ah, il porco. E dov’è, adesso?”
“E’ morto.”
“Chi., tuo padre?”
“No, il cane. Papà è uscito un attimo a comprare le sigarette…”
Passarono dieci anni ancora, quando un aedo di nome Omero sbarcò ad Itaca chiedendo di essere ricevuto. Penelope acconsentì e quegli espose le sue richieste:
“Oh regina di Itaca che guarda al crepuscolo, son al vostro cospetto venuto per aver notizie di Odisseo lo scaltro, figlio di Laerte; Odisseo lo zoppo, colui che…”
E quella, attonita: “Ma come cazzo parli? Comunque adesso te lo dico io, di chi è figlio, Odisseo. Vieni meco e ti svelerò le sue sorti”
“Piano, mia signora, non per volontà, non vi seguo ratto, ma perché la notte è nei miei occhi.”
“Eh???”
“So’ cieco!”
“Pure tu??? Ma mica è stato Odisseo, no?”
“No, signora mia, solo troppe pippe!”
"ahhahahah...ma daiiiiiiiiii signora Nagel ma come può scrivere un post per dire che Lei (nota la finezza di Gnazino col maiuscolo) ragiona come un maschio o lo fa solo per dare il pretesto ad altri di esprimersi???"
"Smattila Gnazino!!! BASTA!!!"