Disabili

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Capitolo II

Post n°5 pubblicato il 23 Luglio 2008 da andreacelleghin
 

I primi arrivati sul posto furono mia madre, che mimase sul ciglio della strada ad aspettare i soccorsi, e mio padre, che scese subito lungo la riva della roggia e mi venne vicino per sincerarsi delle mie condizioni e per darmi conforto.
La roggia era asciutta, fortunatamente alcuni giorni prima avevano tolto l'acqua, altrimenti sarei sicuramente morto annegato, ma il terreno era viscido e melmoso e mio padre fece non poca fatica ad avvicinarsi all'auto.
Accosto la sua schiena alla mia per sorreggermi, perchè rischiavo di cadere vuori dall'auto, per quella portiera che avevo aperto per parlare con la pazza, cercò di calmare sia mia madre che me, ma dalla sua voce trapelava la paura.

Finalmente in lontananza cominciò a sentirsi quel suono che sempre mi faceva rabbrividire, ma che in quel momento mi sembrò la più bella delle odi: finalmente i soccorsi.
Mi si avvicinarono due giovani, una ragazza e un ragazzo che conoscevo, era un mio amico, che subito si presero cura di me, medicando il taglio che avevo in testa e constatando che le funzioni vitali erano normali, ma...il medico dov'era?
Il mio amico mi spiegò che quella su cui era di servizio, era una semplice ambulanza e non una medicalizzata, e quindi avrebbero dovuto avvertire di mandare un'altra ambulanza meglio equipaggiata al posto loro. Non è possibile, eppure io avevo specificato chiaramente quali fossero le mie condizioni...vabbè...tanto era solo mezz'ora che ero li sotto.

Altre sirene sopraggiunsero, i vigili del fuoco. Anch'essi, dopo le prime valutazioni decisero di dare il proprio aiuto: trainare la macchina sulla strada con un verricello...con me dentro, anzi, a penzoloni sulla portiera.
Meno male che mio padre, agente di polizia, riuscì a convincerli che forse non era il caso.

Erano accorse molte persone sul luogo dell'incidente dai paesi vicini, sentivo la caciara giungere dalla strada, ma riuscii a distinguere chiaramente le voci di alcuni miei amici.

Proprio tutte quelle persone con le loro auto impedivano all'ambulanza medicalizzata di arrivare vicino, ma per fotuna era arrivata.
Mi distesero su una barella rigida, mi imbragarono, i vigili del fuoco con delle funi mi portarono sulla strada, dove vidi un centinaio di persone che applaudivano e qualche amico che venne a salutarmi e mi caricarono prima su di una barella e poi sull'ambulanza. Finalmente dopo due ore ero uscito da quell'auto.

Il medico non volle nessuno sull'ambulanza, nemmeno il parroco che si era offerto di salire, perchè non si sa mai disse. Ma vaffanculo!!!
Mi tagliarono tutti i vestiti e cominciarono a fare le prime analisi, subito fu chiara la situazione, ma l'aspetto rassicurante fu che avevo ancora della sensibilità residua agli arti inferiori.
Finalmente, ma con fatica per il caos che c'era sulla strada l'ambulanza era partita.

Dopo Alcuni chilometri, dei venti che ci separavano dall'ospedale, ci fermammo: un cammion era uscito di strada e i sanitari dovevano fermarsi per soccorrere...ma cazzo...tutte a me! Per fortuna non era nulla e ripartimmo subito.
Impiegammo un'ora ad arrivare, perchè il dolore era troppo ed ogni piccola vibrazione data dal terreno o da una sterzata mi faceva urlare.
Arrivammo, non ero mai stato così contento di andare in ospedale!

Alla prossima!!!

 
 
 

Capitolo I

Post n°4 pubblicato il 23 Luglio 2008 da andreacelleghin
 

Avevo da poco aperto un negozio di cellulari in una cittadina a pochi chilometri da casa mia; una piccola rivendita al minuto, che una volta estinto il prestito chiesto proprio per intraprendere questa mia attività e per conperare l'automobile, mi avrebbe permesso di vivere egregiamente e con un lavoro che mi gratificava.
Al di fuori del lavoro conducevo una bella vita, ma come tante altre vite di ragazzi 22enni: calcio, tantissimo sport, discoteche, amici, bevute, ragazze e tanta, tantissima spensieratezza.

Quella sera, al contrario di tanti altri sabato sera in cui mi ritrovavo coi miei amici in pizzeria, dopo un aperitivo preso al bar di fronte al mio negozio, sono salito in auto e ho cominciato a percorrere i dieci chilometri che mi separavano da casa e da tutti i manicaretti preparati da mia madre per il compleanno di mio padre. La radio era spenta e la mente continuava a pensare alla ragazza che avevo conosciuto la sera prima e alla baldoria che mi aspettava in discoteca dopo la festa di mio padre.
A metà strada circa slacciai la cintura di sicurezza per prendere una sigaretta dal pacchetto che tenevo in tasca e pensai che non servisse più riallacciarla, perchè oramai e quasi giunto a destinazione....ma.....una moltitudine di coincidenze avevano deciso di cambiare la mia vita!

Buio pesto, strada stretta, macchina nel senso di marcia opposto che mi abbagliava con le luci e una vecchia pazza in mezzo alla strada senza luci ne catarinfrangenti.
L'istinto mi permise di schivare sia la pazza che la macchina che avevo di fronte, ma non la roggia.

Ripresa conoscenza mi accorsi immediatamente del volo che avevo fatto con l'auto e che questa era distrutta, ma non mi spiegavo come potessi essere finito sui sedili posteriori. Sentivo un fortissimo male alla schiena, tentai di muovermi, ma ero paralizzato dall'ombelico in giù. Presi la gamba per i jeans, l'alzai ed essa cadde come morta. Il panico mi assalì, mi passarono di fronte tutto il mio passato, il mio futuro in carrozzina e tutto ciò che non avrei più potuto fare.

Aprii la portiera e gridai alla vecchia pazza che guardava la macchina dall'alto della strada di fermare qualcuno per aiutarmi, ma la sua risposta mi sconvolse. Mi rispose di stare lì, che lei se ne sarebbe andata e che tanto lì sotto in mezzo al fango non mi avrebbe visto nessuno, e così fece.
Presi allora il cellulare che fortunatamente tenevo sempre in tasca, chiamai i carabinieri e il 118 spiegando tutto ciò che era successo e che sintomi avevo, quindi mi accingevo a fare la telefonata più straziante: "Mamma....mamma..ho fatto un incidente, non muovo più le gambe, non le sento!!!"

Alla prossima

 
 
 

INIZIO

Post n°3 pubblicato il 23 Luglio 2008 da andreacelleghin
 
Foto di andreacelleghin

Ciao a tutti coloro che leggono...sono un ragazzo di 25 anni, paraplegico da 3 a causa di un incidente.

Ho voluto questo blog per condividere con altri miei "colleghi di sfortuna" le mie disavventure e anche rendere cosciente colui che non ha i nostri problemi che noi siamo veramente disabili solo perchè la società ce lo impone!!!
Le miei non vogliono essere lamentele, ma solo resoconti di fatti veramente accaduti, starà poi a chi legge fare conclusioni su quanto schifoso è il modo in cui siamo costretti a vivere.

Alla prossima!!!

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: andreacelleghin
Data di creazione: 05/02/2008
 

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