« ESODO - Capitolo 32 -Il ... | articolo apparso sul cittadino » |
A volte siamo noi,
che ci complichiamo la vita,
rendendola confusa e caotica,
nervosa ed ansiosa,
infelice e depressa,
grigia ed ottusa.
Siamo noi,
che abbiamo smarrito la luce delle semplicità,
che abbiamo buttato all’aria il vento dell’intuizione profonda,
il vento forte dell’amore,
il vento dolce della tenerezza,
il vento impetuoso del coraggioso essere se stessi.
Siamo noi,
che una volta smarrito il contatto con il nostro “vero sé”
ci ingrovigliamo in strade tortuose e infangate,
dove invece di salire scivoliamo sempre più in basso
in una voragine dove solo l’angoscia dà la misura
del nostro essersi persi e smarriti.
Siamo noi,
che ci facciamo del male,
che incominciamo a non ascoltare più
la saggia voce della coscienza
e proprio per questo ci danniamo l’anima,
in una dolorosa sensazione di “non esistenza”.
Siamo noi,
che abbiamo buttato via la calma
del pensare e dell’agire,
la capacità di essere presenti al nostro presente,
di inseguire la chiamata profonda, bella e vitale
del nostro “vero sé”,
quella chiamata liberatoria dal bunker del nostro ego
in cui risuonano gli infelici echi degli abbracci mancati,
dei sorrisi negati,
dei baci sognati e mai ricevuti..
Siamo noi,
che ci costruiamo un guscio in cui rimanere protetti
e sopravvissuti alle intemperie della vita,
ma intrappolati e lontani dalle corse a piedi nudi,
dalle lacrime calde sulle guance,
dalla indescrivibile sensazione di essere una sola anima
in più corpi che si abbracciano
o più semplicemente si tengono per mano.
Siamo noi,
che abbiamo paura di vivere,
anzi di amare,
perché è solo amando che si vive,
e ciò si realizza quando la passione accende di ardore
i nostri spiriti e li trascina via lontano,
facendoci sognare un mondo migliore
con un tale desiderio di rinnovamento
che non è più possibile resistere
e non decidere di iniziare a sporcarsi le mani,
purché esso si realizzi;
non importa se sarà solo un frammento o una goccia
quello che verrà realizzato,
quello che conta è aver lasciato
il “proprio frammento” dipinto con i colori più belli
e la “propria goccia” colma d’acqua pura e trasparente,
affinché anche solo un altro essere umano
possa credere nella forza
e nella potenza straordinaria dell’amore.
Siamo solo noi,
che abbiamo smesso di credere;
si, abbiamo smesso di credere ai nostri sogni,
alla nostra purezza, alla nostra generosità,
alla nostra immensa fame d’amore.
Quello sguardo da bambino, da bambina
dove è andato a finire?
Dove sono andate a finire
quelle corse felici,
quei salti e quelle capriole nell’erba,
quel lasciarsi andare tra le braccia di chi ci voleva bene,
quell’innamorarsi di una farfalla o della prima neve,
del sole che bacia il mare tuffandosi insieme a noi,
tra spruzzi e risa?
Dove è andata la nostra magia
per il Natale,
la trepida attesa dei doni,
la grande meraviglia di una stanza
con regali e gridolina di felicità?
Certo, crescere è divenire persone adulte e mature;
ma perché una persone matura
non deve sorridere e meravigliarsi?
Perché una persona adulta
non può più fare capriole nell’erba
o camminare nei boschi,
o giocare con l’acqua
o cantare a squarciagola?
Perché nessuno più sorride nelle nostre strada,
perché coltiviamo l’invidia,
la calunnia,
l’ipocrisia,
la formalità e l’esteriorità?
Perché ci imbottigliamo nelle strade
a respirare gas nocivi,
ci lasciamo uccidere dai nemici invisibili
come le onde elettromagnetiche,
ci accalchiamo negli ipermercati come sardine,
ci infiliamo tutti negli stessi posti,
ci accodiamo negli stessi luoghi
per trovare un briciolo di svago
ed uscire storditi e forzatamente divertiti
per poi ritornare a noi stessi scontenti e frustati?
Siamo noi,
che ci torturiamo con i nostri
schemi inconsci di autopunizione.
Siamo noi,
che dobbiamo lavorare,
lavorare e ancora lavorare per non pensare a noi stessi,
a quella realtà invisibile agli occhi
ma così radicata nel nostro essere,
a cui vogliamo voltare le spalle e gridare:
“verità che bussi dentro, lasciami in pace!”.
Ma il nostro “vero sé” non può lasciarci in pace.
È il suo compito lavorare contro il “falso sé”
e cercare di metterlo in crisi.
Ed è così che il nostro falso sé diventa sempre
più rigido e forte, per difenderci da quella parte di noi
che non rinuncia a portarci nell’equilibrio e nell’armonia
della nostra “vera essenza” di figli di Dio.
Siamo noi,
che abbiamo troppo presto rinunciato
alla certezza che c’è Qualcuno capace di amarci
per ciò che siamo,
oltre ogni nostro limite,
oltre ogni nostra vergogna,
oltre ogni nostro più meschino egoismo,
oltre ogni nostra più recondita colpa,
oltre ogni nostra più bassa nefandezza.
Siamo noi,
che se solo per un istante potessimo
comprendere,
sentire,
odorare
e avvertire la profonda vibrazione
di quell’immenso Amore depositato
nella parte più pura e vera di noi stessi,
sapremmo finalmente prendere il volo
e da bruchi trasformarci in farfalle
dalle ali forti e invincibili,
come hanno fatto tutti i grandi santi
e gli uomini che hanno contribuito a migliorare
l’esistenza umana.
Siamo noi, che stiamo disegnando il futuro dell’umanità;
siamo noi,
che possiamo cambiare la rotta alla navigazione dell’umanità;
siamo noi,
che potremmo mettere al servizio di ogni vita
le conquiste della tecnologia e della scienza;
siamo noi,
che potremmo coltivare con maggiore cura e saggezza
le giovani piante di questa terra:
i nostri bambini!
E decidere di prepararli a riconoscere la luce della semplicità,
a mantenere vivo in loro il sacro ardore
dell’innocenza e della bontà,
insegnandogli a riconoscere la malvagità
e la cattiveria come i veri nemici dell’uomo.
Siamo noi,
che possiamo mettere dei fiori nelle nostre tavole,
accendere candele di speranza,
riempire di musica e di allegria gli spazio del tempo libero,
accogliere con un sorriso il volto scuro di chi ritorna a casa,
restare in silenzio e saper ascoltare
ma ascoltare sul serio, a cuore aperto;
ascoltare anche quello che l’altro non sa più dire a se stesso
per riportarlo a se stesso
e così anche per l’altro sarà più facile ritornare da noi,
a quel primo incontro,
a quello sguardo penetrante e rassicurante,
dove le parole potevano anche andare a dormire
e rimaneva la sensazione di essere
due cuori in un Cuore più grande
del cielo e di tutte le stelle dell’universo messe insieme.
Siamo noi,
si proprio noi che possiamo riprendere in mano
le redini della nostra vita e imparare a “voler bene”:
a noi, agli altri, alla vita.
Se siamo qui non è un caso; niente è un caso per l’uomo che
crede nel significato e nel senso dell’esistenza
e se non ci crediamo è solo perché lo abbiamo smarrito;
forse troppo presto, quando eravamo dei piccoli fiori
nel grande prato della vita
e qualche violenta tempesta ci ha spazzato via
dalla primavera dei mille colori e tenere emozioni,
lasciandoci a morire di freddo
in inverno di solitudine e di tristezza.
Ma per quanto sia rigido e freddo,
un inverno custodisce nel suo profondo
il segreto della vita che silenziosamente
si rinnova e si prepara
ad una nuova ancora più splendente primavera!
E se questo viaggio sta per incominciare
è perché la primavera sta bussando
alle porte nel nostro cuore.
Finalmente è arrivato quel momento tanto atteso,
e tanto desiderato:
il momento del ritornare a essere “noi stessi”
con tutti i nostri magnifici limiti
e le nostre grandi potenzialità.
Riconoscere i limiti non è grandioso?
È riconoscere che da soli non ce la possiamo fare,
che abbiamo sempre qualcosa da imparare,
che possediamo dei limiti umani da rispettare,
e che dunque non dobbiamo tenete tutto sotto controllo,
che non dipende tutto da noi,
che non siamo onnipotenti,
né in dovere di far sì che tutto sia perfettamente perfetto.
O Dio,
che meraviglia è vivere,
accettando e scoprendo i propri limiti!
Che vello è lasciarci aiutare dagli altri,
aver bisogno del conforto,
dell’incoraggiamento,
delle tirate d’orecchio,
dei richiami
e soprattutto dell’amore degli altri!
Come siamo fragili
quando non vogliamo accettare i nostri limiti!
E come siamo forti,
quando accettiamo e benediciamo i nostri limiti!
Ma il bello è scoprire che possiamo andare oltre…;
sì, oltre i nostri limiti,
valorizzando le meravigliose opportunità del crescere
attraverso il dono delle nostre potenzialità,
tutte così diverse e tutte così necessarie per costruire
il senso dell’unità e della vera fraternità!
E se i nostri limiti si uniscono alle nostre potenzialità
alleandosi ai limiti e alla potenzialità altrui,
che meraviglia delle meraviglie potrà mai venirne fuori?
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Inviato da: minsterr999
il 25/03/2009 alle 08:57
Inviato da: minsterr999
il 25/03/2009 alle 08:16
Inviato da: volandfarm
il 25/03/2009 alle 02:54
Inviato da: lorteyuw
il 24/03/2009 alle 21:05
Inviato da: lorteyuw
il 24/03/2009 alle 19:33