Buon 2006

Post n°11 pubblicato il 02 Gennaio 2006 da stellangela

L'anno nuovo è come 1 libro con 365 pagine vuote...

Fai di ogni girono il tuo

CAPOLAVORO,

usa tutti i colori della vita

e mentre pennelli

SORRIDI

 
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BUON ANNO

Post n°10 pubblicato il 30 Dicembre 2005 da stellangela

BUON ANNO FRATELLO

BUON ANNO DAVVERO

E VIA CON I BOTTI!!!!

O CON LE BOTTE

CHI è AMICO ALL'ULTIMO DELL'ANNO

è AMICO TUTTO L'ANNO

NON BEVETE TROPPO RAGAZZI MI RACCOMANDO

 
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BUON NATALE - Renato Zero

Post n°9 pubblicato il 23 Dicembre 2005 da stellangela

Clicca per ascoltare 'Buon natale'

E arriverà Natale,
Anche quest’anno arriverà…
Natale per chi resta, per chi va…
Natale da una lira…
Natale ricco o no…
Bambini per un giorno, per un po’!
Vorrei che il tuo Natale
Risplendesse dentro te,
Che soffri e stare Al mondo sai cos’è!
Per te che non hai storie
Da raccontare ormai…
Le fate son drogate…
Malati i sogni tuoi!
Vorrei dire buon Natale…
E dividerlo con te!
Con te che hai perso la speranza…
E hai paura come me!!!
Un tempo non lontano…
I doni appesi tutto intorno al camino,
Nessuno violentava,
Quel sogno che per mano ti portava!
Giocavi allo sceriffo…
E per te un buono non era un fesso!
E il bersaglio era finto…
Non era un uomo steso sul cemento!
E non c’erano i brutti…
Quel giorno li erano d’accordo tutti…
Sia chi ha gli occhi lunghi,
La pelle nera o i capelli biondi!
Natale da una lira…
Natale ricco o no…
Bambini per un giorno…per un po’!
Perché non fosse una parola il bene…
Perché ogni bomba diventasse pane…
Io vorrei che almeno un giorno…
Quella cometa facesse ritorno!
E un campo di battaglia desse grano
Per quella morte con la falce in mano…
E al ventre di una donna, il suo bambino…
E breve o lungo ad ognuno il suo destino!
Vorrei dire buon Natale…
Finché c’è chi ascolterà!
Finché si farà l’amore…
Finché un uomo pregherà!

 
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articolo apparso sul cittadino

Post n°8 pubblicato il 28 Novembre 2005 da stellangela

Allarme: invasione di frati a Vedano prepararsi perché c’è pericolo di contagio.

 

Questa è una cosa strana, anzi senza senso..sono arrivati alla chetichella e si sono impossessati del paese: sono in 31 e stanno girando il lungo e in largo. Nessuno, proprio nessuno può scampare alla loro follia!

I più contagiati sono “costretti” a presentarsi in oratorio tutte le sere per ascoltarli.

Una buona notizia c’è, non hanno l’influenza aviaria! Loro bussano alle porte e chi vuole aprire riceverà già un dono!

Chi accoglie il loro messaggio vedrà cambiarsi il cuore…

Ebbene sì, chi sta parlando è una persona contagiata..che sta riaprendo il suo cuore a Gesù.

Io, nella mia vita “normale”, tutte le sere esco per impegni vari, ma questa settimana è stata particolare…ho saltato tutti i miei impegni…per andare a sentire il messaggio evangelico annunciato dai frati. E come me, tanti giovani hanno rinunciato alle loro abitudini!

Come è potuto accadere tutto ciò??

La notizia dell’arrivo dei frati a Vedano è giunta anche a me, io che non ascolto nulla.

Inizialmente la cosa mi interessava poco, ero restio all’idea di partecipare alle missioni e ho pensato: “Ho già tante cose da fare, ci manca anche questa!”

Nel frattempo, un tarlo mi rodeva dentro, ho cominciato a riflettere: “ho tanti impegni ma la mia vita è vuota, ho pescato tutta la notte ma non ho preso nulla, anche quello che pensavo di avere pescato si è dissolto, le mie reti sono vuote come quella notte sul lago di Tiberiade (Giovanni Cap.21)”

Perché non provare ad andare una sera da questi frati non ho nulla da perdere e li faccio contenti!

Ritrovarsi in oratorio dopo tanto tempo che non lo frequenti, ti lascia sconcertato, e rimani ancora più sconcertato nel constatare che non siamo in tre, come pensavo, (chi vuoi che venga?) ma sono tanti i giovani, facce già viste ai tempi del catechismo, ai tempi della scuola media: la prima sera eravamo una ventina..e successivamente i “contagiati” sono aumentati.

Tutti gli incontri iniziano con i frati che ballano canti religiosi e il “bello” è che ti invitano anche a te! Guardandosi in giro, vedendo le facce dei giovani, il pensiero di tutti, almeno inizialmente, è: ”Alla mia età mettersi a ballare queste canzoni..dai..ho una reputazione da difendere io, così perdo la faccia!”. Ma alla fine, presi dall’entusiasmo, tutti ci mettiamo in gioco e balliamo.

Poi arriva la parte “seria”, dove Fra Stefano, napoletano doc, e Fra Andrea,  monzese d’adozione presso il Convento delle Grazie, si alternano nella lettura del Vangelo e nella sua spiegazione, parlandoci direttamente e cercando di farci capire le implicazioni concrete sulla nostra vita: obiettivo farci vivere il Vangelo nel presente e conformarci al Crocifisso.

Stiamo percependo la differenza qualitativa di vita che mi è proposta, ora occorre fare tesoro di ciò e bisogna proseguire il cammino.

Questo evento straordinario per avere valenza dovrà cambiare la nostra vita nel tempo ordinario deve essere il punto di partenza per un cammino comunitario, un trampolino di lancio per dare una svolta alla nostra vita, per giungere ad una felicità duratura.

Non serviranno a nulla, se ognuno di noi, ritorna nella sua “normalità” pensando semplicemente ai suoi impegni quotidiani, lasciando Gesù fuori dalla propria vita.

Il dono delle Missioni deve invece proseguire nel nostro cammino in Parrocchia, nella nostra comunità, con l’aiuto di Don Andrea e Don Giuseppe. In quest’ottica don Andrea ha proposto di continuare su questa direzione insieme dandoci appuntamento per Martedì 22 alle ore 21.00 in Oratorio, per l’edificazione della nostra comunità, serve anche la tua presenza!

 
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A VOLTE SIAMO NOI

Post n°6 pubblicato il 24 Novembre 2005 da stellangela

A volte siamo noi,

che ci complichiamo la vita,

rendendola confusa e caotica,

nervosa ed ansiosa,

infelice e depressa,

grigia ed ottusa.

 

Siamo noi,

che abbiamo smarrito la luce delle semplicità,

che abbiamo buttato all’aria il vento dell’intuizione profonda,

il vento forte dell’amore,

il vento dolce della tenerezza,

il vento impetuoso del coraggioso essere se stessi.

 

Siamo noi,

che una volta smarrito il contatto con il nostro “vero sé”

ci ingrovigliamo in strade tortuose e infangate,

dove invece di salire scivoliamo sempre più in basso

in una voragine dove solo l’angoscia dà la misura

del nostro essersi persi e smarriti.

 

Siamo noi,

che ci facciamo del male,

che incominciamo a non ascoltare più

la saggia voce della coscienza

e proprio per questo ci danniamo l’anima,

in una dolorosa sensazione di “non esistenza”.

 

Siamo noi,

che abbiamo buttato via la calma

del pensare e dell’agire,

la capacità di essere presenti al nostro presente,

di inseguire la chiamata profonda, bella e vitale

del nostro “vero sé”,

quella chiamata liberatoria dal bunker del nostro ego

in cui risuonano gli infelici echi degli abbracci mancati,

dei sorrisi negati,

dei baci sognati e mai ricevuti..

 

Siamo noi,

che ci costruiamo un guscio in cui rimanere protetti

e sopravvissuti alle intemperie della vita,

ma intrappolati e lontani dalle corse a piedi nudi,

dalle lacrime calde sulle guance,

dalla indescrivibile sensazione di essere una sola anima

in più corpi che si abbracciano

o più semplicemente si tengono per mano.

  

Siamo noi,

che abbiamo paura di vivere,

anzi di amare,

perché è solo amando che si vive,

e ciò si realizza quando la passione accende di ardore

i nostri spiriti e li trascina via lontano,

facendoci sognare un mondo migliore

con un tale desiderio di rinnovamento

che non è più possibile resistere

e non decidere di iniziare a sporcarsi le mani,

purché esso si realizzi;

non importa se sarà solo un frammento o una goccia

quello che verrà realizzato,

quello che conta è aver lasciato

il “proprio frammento” dipinto con i colori più belli

e la “propria goccia” colma d’acqua pura e trasparente,

affinché anche solo un altro essere umano

possa credere nella forza

e nella potenza straordinaria dell’amore.

 

Siamo solo noi,

che abbiamo smesso di credere;

si, abbiamo smesso di credere ai nostri sogni,

alla nostra purezza, alla nostra generosità,

alla nostra immensa fame d’amore.

 

Quello sguardo da bambino, da bambina

dove è andato a finire?

Dove sono andate a finire

quelle corse felici,

quei salti e quelle capriole nell’erba,

quel lasciarsi andare tra le braccia di chi ci voleva bene,

quell’innamorarsi di una farfalla o della prima neve,

del sole che bacia il mare tuffandosi insieme a noi,

tra spruzzi e risa?

Dove è andata la nostra magia

per il Natale,

la trepida attesa dei doni,

la grande meraviglia di una stanza

con regali e gridolina di felicità?

 

Certo, crescere è divenire persone adulte e mature;

ma perché una persone matura

non deve sorridere e meravigliarsi?

Perché una persona adulta

non può più fare capriole nell’erba

o camminare nei boschi,

o giocare con l’acqua

o cantare a squarciagola?

 

Perché nessuno più sorride nelle nostre strada,

perché coltiviamo l’invidia,

la calunnia,

l’ipocrisia,

la formalità e l’esteriorità?

 

Perché ci imbottigliamo nelle strade

a respirare gas nocivi,

ci lasciamo uccidere dai nemici invisibili

come le onde elettromagnetiche,

ci accalchiamo negli ipermercati come sardine,

ci infiliamo tutti negli stessi posti,

ci accodiamo negli stessi luoghi

per trovare un briciolo di svago

ed uscire storditi e forzatamente divertiti

per poi ritornare a noi stessi scontenti e frustati?

 

Siamo noi,

che ci torturiamo con i nostri

schemi inconsci di autopunizione.

Siamo noi,

che dobbiamo lavorare,

lavorare e ancora lavorare per non pensare a noi stessi,

a quella realtà invisibile agli occhi

ma così radicata nel nostro essere,

a cui vogliamo voltare le spalle e gridare:

“verità che bussi dentro, lasciami in pace!”.

 

Ma il nostro “vero sé” non può lasciarci in pace.

È il suo compito lavorare contro il “falso sé”

e cercare di metterlo in crisi.

Ed è così che il nostro falso sé diventa sempre

più rigido e forte, per difenderci da quella parte di noi

che non rinuncia a portarci nell’equilibrio e nell’armonia

della nostra “vera essenza” di figli di Dio.

 

Siamo noi,

che abbiamo troppo presto rinunciato

alla certezza che c’è Qualcuno capace di amarci

per ciò che siamo,

oltre ogni nostro limite,

oltre ogni nostra vergogna,

oltre ogni nostro più meschino egoismo,

oltre ogni nostra più recondita colpa,

oltre ogni nostra più bassa nefandezza.

 

Siamo noi,

che se solo per un istante potessimo

comprendere,

sentire,

odorare

e avvertire la profonda vibrazione

di quell’immenso Amore depositato

nella parte più pura e vera di noi stessi,

sapremmo finalmente prendere il volo

e da bruchi trasformarci in farfalle

dalle ali forti e invincibili,

come hanno fatto tutti i grandi santi

e gli uomini che hanno contribuito a migliorare

l’esistenza umana.

 

Siamo noi, che stiamo disegnando il futuro dell’umanità;

siamo noi,

che possiamo cambiare la rotta alla navigazione dell’umanità;

siamo noi,

che potremmo mettere al servizio di ogni vita

le conquiste della tecnologia e della scienza;

siamo noi,

che potremmo coltivare con maggiore cura e saggezza

le giovani piante di questa terra:

i nostri bambini!

E decidere di prepararli a riconoscere la luce della semplicità,

a mantenere vivo in loro il sacro ardore

dell’innocenza e della bontà,

insegnandogli a riconoscere la malvagità

e la cattiveria come i veri nemici dell’uomo.

 

Siamo noi,

che possiamo mettere dei fiori nelle nostre tavole,

accendere candele di speranza,

riempire di musica e di allegria gli spazio del tempo libero,

accogliere con un sorriso il volto scuro di chi ritorna a casa,

restare in silenzio e saper ascoltare

ma ascoltare sul serio, a cuore aperto;

ascoltare anche quello che l’altro non sa più dire a se stesso

per riportarlo a se stesso

e così anche per l’altro sarà più facile ritornare da noi,

a quel primo incontro,

a quello sguardo penetrante e rassicurante,

dove le parole potevano anche andare a dormire

e rimaneva la sensazione di essere

due cuori in un Cuore più grande

del cielo e di tutte le stelle dell’universo messe insieme.

 

Siamo noi,

si proprio noi che possiamo riprendere in mano

le redini della nostra vita e imparare a “voler bene”:

a noi, agli altri, alla vita.

Se siamo qui non è un caso; niente è un caso per l’uomo che

crede nel significato e nel senso dell’esistenza

e se non ci crediamo è solo perché lo abbiamo smarrito;

forse troppo presto, quando eravamo dei piccoli fiori

nel grande prato della vita

e qualche violenta tempesta ci ha spazzato via

dalla primavera dei mille colori e tenere emozioni,

lasciandoci a morire di freddo

in inverno di solitudine e di tristezza.

Ma per quanto sia rigido e freddo,

un inverno custodisce nel suo profondo

il segreto della vita che silenziosamente

si rinnova e si prepara

ad una nuova ancora più splendente primavera!

 

E se questo viaggio sta per incominciare

è perché la primavera sta bussando

alle porte nel nostro cuore.

Finalmente è arrivato quel momento tanto atteso,

e tanto desiderato:

il momento del ritornare a essere “noi stessi”

con tutti i nostri magnifici limiti

e le nostre grandi potenzialità.

Riconoscere i limiti non è grandioso?

È riconoscere che da soli non ce la possiamo fare,

che abbiamo sempre qualcosa da imparare,

che possediamo dei limiti umani da rispettare,

e che dunque non dobbiamo tenete tutto sotto controllo,

che non dipende tutto da noi,

che non siamo onnipotenti,

né in dovere di far sì che tutto sia perfettamente perfetto.

 

O Dio,

che meraviglia è vivere,

accettando e scoprendo i propri limiti!

Che vello è lasciarci aiutare dagli altri,

aver bisogno del conforto,

dell’incoraggiamento,

delle tirate d’orecchio,

dei richiami

e soprattutto dell’amore degli altri!

Come siamo fragili

quando non vogliamo accettare i nostri limiti!

E come siamo forti,

quando accettiamo e benediciamo i nostri limiti!

 

Ma il bello è scoprire che possiamo andare oltre…;

sì, oltre i nostri limiti,

valorizzando le meravigliose opportunità del crescere

attraverso il dono delle nostre potenzialità,

tutte così diverse e tutte così necessarie per costruire

il senso dell’unità e della vera fraternità!

 

E se i nostri limiti si uniscono alle nostre potenzialità

alleandosi ai limiti e alla potenzialità altrui,

che meraviglia delle meraviglie potrà mai venirne fuori?

 
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