Sul fondo dell'Oceano Pacifico, a circa 1.600 km a est del Giappone, è stato scoperto un vulcano grande più o meno quanto l'Italia: secondo uno studio appena pubblicato su Nature Geoscience si tratta del vulcano più grande della Terra e di uno dei più grandi del sistema solare. Finora si era creduto che il vulcano gigante, chiamato Massiccio Tamu, fosse costituito da un insieme di strutture più piccole, ma ora sembra che gli scienziati debbano mettere in discussione nozioni di geologia marina acquisite da tempo. "La scoperta che si tratti di un unico enorme vulcano contrasta con le nostre convinzioni" - dice William Sager, professore di geologia alla University of Houston in Texas che ha condotto lo studio, "È allo stesso livello dell'Olympus Mons che si trova su Marte, considerato il più grande vulcano del sistema solare", dice Sager. Il Massiccio Tamu ha una cima arrotondata che si trova circa 2.000 m sotto la superficie dell'oceno e misura circa 450 per 650 km, per un totale di oltre 250.000 km quadrati, più o meno quanto l'Italia peninsulare. La base si estende fino a 6.400 m di profondità. In confronto al Massiccio Tamu il vulcano attivo più grande sulla Terra, il Mauna Loa delle Hawaii, che misura circa 5.200 km quadrati, risulta minuscolo. Costituito di basalto, il Massiccio Tamu è la parte più antica e grande della Shatsky Rise, una serie di rilievi sottomarini che si trova nella parte nord-occidentale dell'Oceano Pacifico. L'area totale del rilievo è confrontabile con quella del Giappone o della California. Sager aveva cominciato a studiare il Massiccio Tamu una ventina di anni fa. Il nome Massiccio Tamu è proprio un'abbreviazione di Texas A&M University, dove lo scienziato lavorava allora. L'esistenza della Shatsky Rise è nota fin dall'inizio del Novecento: "Sapevamo che si trattava di una grande catena montuosa, ma non sapevamo quale fosse la sua struttura o come si fosse formata", dice Sager. Il Massiccio Tamu, aggiunge lo scienziato, è diverso dalle classiche montagne sottomarine, tra cui decine di migliaia di vulcani che si innalzano dal fondo dell'oceano. Il Tamu è infatti molto più grande, con una pendenza molto minore rispetto alle classiche montagne sottomarine. Sulla cima del Massiccio Tamu la pendenza è di circa un solo grado, continua Sager. Più in basso, lungo il fianco, la pendenza è di mezzo grado, e vicino alla base è anche minore (per avere un'idea, si pensi che la pendenza media di una scala è di 40°, e quella di una pista da sci facile è intorno ai 10°). "Se ci trovassimo in cima al massiccio, sarebbe difficile sapere quale strada porta giù", conclude Sager. Gli scienziati pensavano che l'enorme Shatsky Rise si fosse formata nel corso del tempo come un insieme di diversi vulcani cresciuti insieme, in un processo simile a quello che ha prodotto l'isola di Hawaii, la maggiore dell'arcipelago, creata dalle effusioni di cinque diversi vulcani molto vicini. Ma quando Sager e i suoi colleghi hanno analizzato i dati sismici che riguardavano il Massiccio Tamu, sono rimasti sorpresi: "Abbiamo visto flussi di lava che uscivano dal centro del vulcano in tutte le direzioni, senza una sorgente secondaria", dice Sager. Effettuando analisi geochimiche su campioni prelevati dal massiccio, gli scienziati hanno poi scoperto che l'enorme struttura sembrava costituita tutta della stessa roccia, risalente alla stessa epoca. In questo modo hanno potuto concludere che il Massiccio Tamu era stato creato da un unico vulcano, e probabilmente in un periodo di tempo relativamente breve, di pochi mln di anni. Il vulcano si è "estinto", cioè è diventato inattivo, poco dopo la sua formazione, aggiunge Sager, probabilmente in un periodo che va dal Tardo Giurassico al Primo Cretaceo, intorno ai 145 mln di anni fa. "Se quello che affermano è vero, si tratta proprio di un vulcano imponente", dice Brian Jicha, geologo della University of Wisconsin che ha ricevuto fondi da National Geographic per studiare la formazione delle Isole Aleutine. "Esistono molti di questi altopiani oceanici, per cui, se alcuni di loro sono davvero vulcani, questa ricerca potrebbe cominciare a cambiare il modo in cui crediamo che questi altopiani - e forse anche alcuni degli altopiani di basalto continentali - si siano formati", dice Jicha, non coinvolto nello studio. Anche Sager ritiene che servano ulteriori ricerche su altri altopiani oceanici, perché "ci potrebbero essere circa una dozzina di questi vulcani enormi sotto il mare". Sager sottolinea che, nonostante al momento sembri che il Massiccio Tamu sia il più grande vulcano sulla Terra, esistono complessi vulcanici ancora più grandi, come le Siberian Traps, che potrebbero racchiudere altri misteri. Probabilmente si formarono da roccia fusa proveniente da diverse sorgenti, dice, a differenza della formazione del Massiccio Tamu. Secondo Sager, i dettagli su come si sia formato il Massiccio Tamu sono ancora oggetto di studio. Secondo lo studioso, è probabile che quel punto sul fondo del mare avesse il giusto mix di elementi, tra i quali un confine tra tre placche tettoniche, una crosta sottile e, al di sotto di questa, una sorgente di magma bollente in grado di far arrivare bolle fino in superficie. La roccia fusa sgorgò fuori formando, via via che si raffreddava, un rilievo dalla base molto ampia e dalla pendenza graduale. Il modo in cui il magma sia giunto fino alla superficie è una questione aperta. Forse una massa informe di roccia si surriscaldò e fu spinta verso l'alto. Oppure, si aprirono crepe nella crosta da cui fuoriuscì la roccia fusa. Il prossimo passo sarà lavorare per capire quale sia stata la sorgente del magma, dice Sager, che punta a tornare sul posto a bordo di un battello equipaggiato con GPS per misurare le proprietà magnetiche della roccia. I dati raccolti, sostiene, forniranno un'idea più chiara di come la lava si sia diffusa. Jicha aggiunge che "se si tratta di un solo vulcano, e la tesi è abbastanza convincente, la quantità di magma che è passata attraverso la crosta della litosfera è veramente inaudita". "Non solo il Massiccio Tamu ci sorprende come vulcano gigante, ma getta anche nuova luce su uno dei modi in cui si sono formati i rilievi oceanici", prosegue Sager. Il vulcano darà informazioni utili anche allo studio dell'Olympus Mons, il gigante marziano? Sager non ne è sicuro: "in realtà - dice - osservare la superficie di Marte è più facile che studiare il fondo dell'oceano". Il Massiccio Tamu, conclude, "è rimasto nascosto per 145 mln di anni perché ha trovato un buon posto per nascondersi".Brian Clark Howard - National geographic 06.09.13
Scoperto sul fondo del Pacifico il vulcano più grande del mondo
Sul fondo dell'Oceano Pacifico, a circa 1.600 km a est del Giappone, è stato scoperto un vulcano grande più o meno quanto l'Italia: secondo uno studio appena pubblicato su Nature Geoscience si tratta del vulcano più grande della Terra e di uno dei più grandi del sistema solare. Finora si era creduto che il vulcano gigante, chiamato Massiccio Tamu, fosse costituito da un insieme di strutture più piccole, ma ora sembra che gli scienziati debbano mettere in discussione nozioni di geologia marina acquisite da tempo. "La scoperta che si tratti di un unico enorme vulcano contrasta con le nostre convinzioni" - dice William Sager, professore di geologia alla University of Houston in Texas che ha condotto lo studio, "È allo stesso livello dell'Olympus Mons che si trova su Marte, considerato il più grande vulcano del sistema solare", dice Sager. Il Massiccio Tamu ha una cima arrotondata che si trova circa 2.000 m sotto la superficie dell'oceno e misura circa 450 per 650 km, per un totale di oltre 250.000 km quadrati, più o meno quanto l'Italia peninsulare. La base si estende fino a 6.400 m di profondità. In confronto al Massiccio Tamu il vulcano attivo più grande sulla Terra, il Mauna Loa delle Hawaii, che misura circa 5.200 km quadrati, risulta minuscolo. Costituito di basalto, il Massiccio Tamu è la parte più antica e grande della Shatsky Rise, una serie di rilievi sottomarini che si trova nella parte nord-occidentale dell'Oceano Pacifico. L'area totale del rilievo è confrontabile con quella del Giappone o della California. Sager aveva cominciato a studiare il Massiccio Tamu una ventina di anni fa. Il nome Massiccio Tamu è proprio un'abbreviazione di Texas A&M University, dove lo scienziato lavorava allora. L'esistenza della Shatsky Rise è nota fin dall'inizio del Novecento: "Sapevamo che si trattava di una grande catena montuosa, ma non sapevamo quale fosse la sua struttura o come si fosse formata", dice Sager. Il Massiccio Tamu, aggiunge lo scienziato, è diverso dalle classiche montagne sottomarine, tra cui decine di migliaia di vulcani che si innalzano dal fondo dell'oceano. Il Tamu è infatti molto più grande, con una pendenza molto minore rispetto alle classiche montagne sottomarine. Sulla cima del Massiccio Tamu la pendenza è di circa un solo grado, continua Sager. Più in basso, lungo il fianco, la pendenza è di mezzo grado, e vicino alla base è anche minore (per avere un'idea, si pensi che la pendenza media di una scala è di 40°, e quella di una pista da sci facile è intorno ai 10°). "Se ci trovassimo in cima al massiccio, sarebbe difficile sapere quale strada porta giù", conclude Sager. Gli scienziati pensavano che l'enorme Shatsky Rise si fosse formata nel corso del tempo come un insieme di diversi vulcani cresciuti insieme, in un processo simile a quello che ha prodotto l'isola di Hawaii, la maggiore dell'arcipelago, creata dalle effusioni di cinque diversi vulcani molto vicini. Ma quando Sager e i suoi colleghi hanno analizzato i dati sismici che riguardavano il Massiccio Tamu, sono rimasti sorpresi: "Abbiamo visto flussi di lava che uscivano dal centro del vulcano in tutte le direzioni, senza una sorgente secondaria", dice Sager. Effettuando analisi geochimiche su campioni prelevati dal massiccio, gli scienziati hanno poi scoperto che l'enorme struttura sembrava costituita tutta della stessa roccia, risalente alla stessa epoca. In questo modo hanno potuto concludere che il Massiccio Tamu era stato creato da un unico vulcano, e probabilmente in un periodo di tempo relativamente breve, di pochi mln di anni. Il vulcano si è "estinto", cioè è diventato inattivo, poco dopo la sua formazione, aggiunge Sager, probabilmente in un periodo che va dal Tardo Giurassico al Primo Cretaceo, intorno ai 145 mln di anni fa. "Se quello che affermano è vero, si tratta proprio di un vulcano imponente", dice Brian Jicha, geologo della University of Wisconsin che ha ricevuto fondi da National Geographic per studiare la formazione delle Isole Aleutine. "Esistono molti di questi altopiani oceanici, per cui, se alcuni di loro sono davvero vulcani, questa ricerca potrebbe cominciare a cambiare il modo in cui crediamo che questi altopiani - e forse anche alcuni degli altopiani di basalto continentali - si siano formati", dice Jicha, non coinvolto nello studio. Anche Sager ritiene che servano ulteriori ricerche su altri altopiani oceanici, perché "ci potrebbero essere circa una dozzina di questi vulcani enormi sotto il mare". Sager sottolinea che, nonostante al momento sembri che il Massiccio Tamu sia il più grande vulcano sulla Terra, esistono complessi vulcanici ancora più grandi, come le Siberian Traps, che potrebbero racchiudere altri misteri. Probabilmente si formarono da roccia fusa proveniente da diverse sorgenti, dice, a differenza della formazione del Massiccio Tamu. Secondo Sager, i dettagli su come si sia formato il Massiccio Tamu sono ancora oggetto di studio. Secondo lo studioso, è probabile che quel punto sul fondo del mare avesse il giusto mix di elementi, tra i quali un confine tra tre placche tettoniche, una crosta sottile e, al di sotto di questa, una sorgente di magma bollente in grado di far arrivare bolle fino in superficie. La roccia fusa sgorgò fuori formando, via via che si raffreddava, un rilievo dalla base molto ampia e dalla pendenza graduale. Il modo in cui il magma sia giunto fino alla superficie è una questione aperta. Forse una massa informe di roccia si surriscaldò e fu spinta verso l'alto. Oppure, si aprirono crepe nella crosta da cui fuoriuscì la roccia fusa. Il prossimo passo sarà lavorare per capire quale sia stata la sorgente del magma, dice Sager, che punta a tornare sul posto a bordo di un battello equipaggiato con GPS per misurare le proprietà magnetiche della roccia. I dati raccolti, sostiene, forniranno un'idea più chiara di come la lava si sia diffusa. Jicha aggiunge che "se si tratta di un solo vulcano, e la tesi è abbastanza convincente, la quantità di magma che è passata attraverso la crosta della litosfera è veramente inaudita". "Non solo il Massiccio Tamu ci sorprende come vulcano gigante, ma getta anche nuova luce su uno dei modi in cui si sono formati i rilievi oceanici", prosegue Sager. Il vulcano darà informazioni utili anche allo studio dell'Olympus Mons, il gigante marziano? Sager non ne è sicuro: "in realtà - dice - osservare la superficie di Marte è più facile che studiare il fondo dell'oceano". Il Massiccio Tamu, conclude, "è rimasto nascosto per 145 mln di anni perché ha trovato un buon posto per nascondersi".Brian Clark Howard - National geographic 06.09.13