Carpe diem

Scoperta la stella più vecchia: ha 13,6 miliardi di anni


La stella più vecchia dell'universo sarebbe lei: è quella che porta la sigla SMSS J 031300.36-670839.3. E' stata scoperta di recente e, d'altra parte, che possa essere la più antica dell'universo lo dimostra la sua età: 13,6 mld di anni, una cifra molto vicina all'età di inizio e formazione dell'universo, così come buona parte degli astrofisici e cosmologi ci hanno confermato dopo la straordinaria mappatura effettuata di recente dal satellite europeo Planck. Questa stella è stata scoperta da un gruppo di astronomi della Australian National University e, secondo i loro calcoli (che naturalmente necessiteranno di conferme) lo studio di questa stella potrebbe portare a nuove teorie sul Big Bang e sull'evoluzione dell'universo. La stella, che si trova a circa 6.000 anni luce dalla Terra, si sarebbe formata circa 100 mln di anni dopo il Big Bang, quindi all'inizio della formazione dell'universo, che gli scienziati stimano sia avvenuta 13.7 mld di anni fa. La scoperta di questa stella è considerata un caso fortuito: secondo Stefan Keller, che guida il team dei ricercatori che hanno effettuato la scoperta, ci sarebbe stata soltanto una possibilità su 60 mln di scovarla. L'equipe di studiosi guidata da Keller dell'Università Nazionale Australiana, comprende anche il fisico Brian Schmidt, premio Nobel 2011 per la scoperta riguardante l'accelerazione dell'universo; il team di astronomi australiani, per individuare la stella ha usato il telescopio ottico Sky Mapper a Siding Spring presso Coonabarabran, nell'entroterra di Sydney, un osservatorio ottico da 1,35 m ad angolo largo. Il lavoro, è stato pubblicato sulla rivista di lavori scientifici Nature. Ma com'è fatta questa stella? Si pensa che abbia avuto la sua origine da una sorta di «supernova primordiale». A stabilire la sua età (con relativa certezza) è stata l'analisi della sua composizione. La stella, infatti, sarebbe formata da materiali ferrosi, originatisi appunto da una supernova, cioé una stella esplosa, di quelle ad alta energia: "Il livello di ferro nell'Universo aumenta con ogni nuova generazione di stelle - ha spiegato Stefan Keller - Possiamo usarlo come una specie di orologio per determinarne l'età: in questa stella il ferro compare in misura nettamente minore che in tutte le altre stelle conosciute. Quindi deve essere per forza più antica". "Gli astrofisici riescono a spiegare la lunga vita delle stelle solo con la liberazione di energia nucleare - ci spiega Piero Galeotti, professore di fisica sperimentale e ricercatore in astrofisica - in particolare con il bruciamento dell'idrogeno e, in seguito, dell'elio. Il processo di bruciamento prosegue poi con i successivi elementi chimici e si arresta quando la temperatura interna della stella non è più in grado di fondere elementi chimici più pesanti". La stella fa parte della seconda generazione, formatasi 100 mln di anni dopo il Big Bang, che segnò la nascita del cosmo 13,7 mld di anni fa. In termini astronomici è (abbastanza) vicina alla nostra galassia, la Via Lattea, ed è una fra i 60 mln di stelle fotografate dalla grande fotocamera digitale dello Sky Mapper. Sembrava una stella tradizionale, ma l'analisi della sua luce ne ha rivelato una composizione chimica molto particolare. Con sorpresa degli scienziati, non aveva livelli percepibili di ferro, e questo ne ha rivelato l'età: "I livelli di ferro nell'universo continuano a salire. Se troviamo una stella che ha una quantità minima di ferro, vuol dire che è molto vecchia", aggiunge Keller. "Alla fine dell'evoluzione - aggiunge Galeotti - la maggior parte delle stelle terminano la loro esistenza con un processo esplosivo che distribuisce nello spazio gli elementi chimici che ha sintetizzato nel suo interno; per questo motivo, le stelle giovani si formano da nubi arricchite di elementi chimici pesanti. Quindi, solo le stelle molto vecchie, come quella osservata, sono composte prevalentemente di elementi chimici leggeri e sono prive di elementi, come i metalli, che si osservano invece nelle stelle più giovani, come il Sole". Piero Galeotti, ha svolto attività di ricerca per l'INFN e il CNR, ed è stato tra i ricercatori che assistettero, tramite strumenti, all'esplosione della supernova del 1987, quella della Nube di Magellano: "Proprio l'assoluta mancanza di elementi pesanti - aggiunge il docente e ricercatore torinese - se confermata, potrà indicare la "vecchiaia" di questa stella, ma sarà necessario ottenere anche altre informazioni scientifiche di diversa natura tra cui, per esempio, le caratteristiche del suo moto nella Galassia. Infatti, se la sua età fosse veramente di 13,6 mld di anni, questa stella si sarebbe formata quando la Galassia non aveva ancora raggiunto la forma spirale di ora, e il suo moto non sarebbe sul piano galattico, come avviene, per esempio, per il Sole". E comunque, una prima conferma della scoperta in realtà c'è già stata. Ed arriva dal telescopio Magellano, in Cile, le cui osservazioni indicano che la stella è composta solo di idrogeno, elio, carbonio, magnesio e calcio, mentre la maggior parte delle stelle contiene anche tutti gli altri elementi. In pratica, questa stella appena scoperta, offre agli scienziati "la prima 'impronta digitale' di una stella di prima generazione" ha detto Keller. Le primissime stelle si formarono infatti dalla condensazione di idrogeno, elio e litio, i soli elementi presenti subito dopo il Big Bang. "Questa scoperta - conclude Galeotti - a mio parere è molto importante per capire cosa avvenne all'inizio dell'Universo, anche se sono necessari altri dati per avere informazioni più precise e sicure". La Stampa - Antonio Lo Campo 10.02.14