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Articolo di Libero sulla psichiatria

Post n°162 pubblicato il 16 Gennaio 2011 da coccoystracciatella
 

Malati? Solo agli occhi dei dottori. Viaggio nei reparti psichiatrici. Video 

Sabato 15.01.2011 16:23

 

Dieci giorni di extra-ordinaria follia, a cui ho assistito all'interno di un reparto ospedaliero di Psichiatria. Raccolgo notizie e dati, da cui ricavo che i “malati” ragionano, i medici urlano e prescrivono ad ognuno almeno 4 pastiglie al dì, farmaci che inducono in uno stato di pericolosa dipendenza, così al terzo giorno di terapie l'effetto si vede: ogni “malato” è disorientato e sbaglia camera, ma non urla né piange, tante salme dormienti che non disturbano...

In un altro ospedale la Psichiatria è mista. Uomini e donne nello stesso spazio, forse per legge appena ristrutturato con file di lucine colorate, spie dei vari impianti accese giorno e notte. Chi c'è entrato associa l'immagine alla pista di un aeroporto. In un altro reparto ancora, i medici si riuniscono in una stanza da cui vedono attraverso un vetro antisfondamento l'interno di una camera. Dalla camera si vede la stanza dove gli psichiatri decidono - mentre sanno di essere visti - il nome del paziente da dimettere, che viene scritto su una lavagna. Nella camera con vista sugli psichiatri i “malati” si accalcano contro la vetrata per scrutare le espressioni di chi ha in mano i loro giorni. L'edificio è circondato da una cancellata. La cancellata è protetta da una recinzione. Alla sommità della recinzione c'è una rete che chiude lo spazio verso il cielo, agganciata con cavi alla facciata. La rete impedisce che qualcuno scappi arrampicandosi sugli alberi. Dev'essere un postaccio, se prevedete che esseri umani tramortiti da psicofarmaci diventino scimmioni così disperati da lanciarsi dall'alto della cancellata rischiando l'osso del collo. Siamo in una regione governata dalla sinistra.

Entrare in un reparto psichiatrico è più facile di quel che s'immagini. Ho ricevuto informazioni e verificato. Età tra i 30 e 60 anni. Le “malate” più anziane vengono tutte dimesse prima delle altre nello stato evidente in cui sono state ricoverate. Classe sociale: bassa. Solitudine tra familiari distratti, o anagrafica dopo la morte dei genitori. Anni di cure. Perché ritornano? La terapia non stava approdando a nulla. Qualche parente, non troppo paziente, alza il telefono e sollecita un nuovo ricovero per un depresso, noioso, molto noioso.

 Imparo che una una volta che una persona è stata “malato” psichiatrico - non necessariamente psicotico, problemi alimentari o depressione bastano – per qualunque motivo cerchi cure al pronto soccorso dal computer salta fuori il nome associato alla Psichiatria ed il “malato” sarà ricoverato lì. Succede anche a D. Stava acquistando una ricarica telefonica, le sue gambe hanno ceduto. Sola. Il tabaccaio ha chiamato l'ambulanza. D. avverte i volontari della pubblica assistenza di aver assunto un farmaco che, tra gli effetti collaterali, provoca il tremore. I militi si occupano di trasporto, le rispondono che lo dirà al medico dell'ospedale. Al pronto soccorso nessuno le crede e si prende la responsabilità di tenerla in osservazione. Chiedono se c'è posto nel reparto donne della Psichiatria. Funziona così. Rifletto sul pregiudizio che il “malato” psichiatrico deve subire la coercizione a vita.

Uno psichiatra conferma: “Ha ragione, esiste lo stigma della Psichiatria”. Ragiono: se i medici lo sanno, lo chiamano “stigma” - e gli psichiatri dovrebbero usare sempre parole appropriate -, perché si compiacciono di un marchio che nell'antichità s'imprimeva sulla fronte ai delinquenti o agli schiavi? Il significato, che non sfugge ad uno che di lavoro fa lo psichiatra, è spregiativo. Un segno distintivo, caratteristico. Se lo sapete... perché non far progredire la vostra intelligenza al fine di cancellare lo “stigma”?

Quando il “malato” viene trasportato alle ore 23 la psichiatra E.T., reperibile a casa, entra in reparto lamentandosi a voce alta di essere dovuta venire per convalidare un ricovero. E' intuitivo che persone insicure e fragili restino turbate nella notte dalle urla di un medico. Di fatto la convalida significa firmare moduli, lo specialista se ne va prima che la “malata” sia fisicamente in reparto. Il sabato mattina è peggio: pochi i medici di turno, tutti gli infermieri litigano tra loro: la sigla PDR diventa ossessiva, si deduce che c'entrano i turni di lavoro e la prenotazione della vacanza a Sharm di una collega. Dopo quattro ore la prenotazione si fa, e chissenefrega della reperibilità. Tutto il reparto è stato costretto ad ascoltare e non esulta. La “malata” I. osserva: Qui non si danno pensiero di parlare a voce bassa sapendo che ci sono persone che non stanno bene in salute. Quid pro quo, dottore?

Chi è sano sta al di qua o al di là dei vetri antisfondamento? Qui siamo in uno Stato con le frontiere chiuse come porte e finestre, dove tutto il potere è nella mente dei medici. Tra le “malate” non ci sono criminali. Forse tentano di esserlo, immaginano di esserlo. Nessuna è nata criminale, è stata resa “malata” da anni di sistematiche violenze psicologiche o fisiche, o entrambe. Ascolto le loro storie nei rari momenti, poco prima della manciata di farmaci, in cui nel corpo resta forza per parlare. Dentro sono morte. Il loro problema è che hanno bisogno di trarre più divertimento dalla vita.

 Se cerchi il dialogo, gli specialisti di Qui lo sfrutteranno dicendo che tu hai perso la sanità mentale. La “malata” B. m'illumina: i medici Qui vogliono vedere che sei sottomessa. B. è arrivata di notte con lo “stigma”. Dal giorno della morte della sorella, sua madre ripete che vuole morire. B. è diventata bulimica ed anoressica. Da dieci anni è in cura nello studio di una psichiatra che lavora Qui. B. non voleva venire in ospedale, i vigili urbani l'hanno gettata di peso a spintoni nel reparto di Psichiatria con un TSO, sigla del terribile “Trattamento sanitario obbligatorio”. Trascorre una notte nella camera chiusa a chiave dall'esterno, all'indomani il TSO di B. viene trasformato dai medici in “ricovero volontario”.

Nella mente degli psichiatri “ricovero volontario” ha un significato contorto. Il “malato” ragiona: ho firmato per entrare, dovrei poter firmare per farmi dimettere. Gli psichiatri rispondono: no, tu hai firmato affidandoti a noi, quindi lo decidiamo noi quando puoi andartene. E decidono: non sei ancora pronta. L'oppressione psicologica provoca regressione infantile. Bisogna chiedere qualsiasi cosa, come bambine insicure. Più spesso è un mendicare. Le domande vanno ripetute, ricordate. Medici ed infermiere hanno altri pensieri.

 

Non ho un'adeguata preparazione in materia. Me la farò uscendo da Qui. Al cinema “malate” e psichiatri hanno una vitalità che nella realtà manca. All'inizio pensavo che le “malate” restassero a letto perché non esiste altro modo per trascorrere le giornate. Scordatevi i momenti di ricreazione in “Ragazze interrotte”, con Angelina Jolie e Winona Ryder. Efficace una battuta: “Certo che, portarci a prender il gelato con un metro di neve, viene da dubitare chi sia il vero suonato qui”.

Impossibili le partite a carte, il Monopoli, le gite in pullman di “Qualcuno volò sul nido del cuculo”. Assolutamente vere la forzata consegna delle sigarette in Infermeria, dove saranno razionate, ed il sottofondo sonoro, misto di urla e di una base musicale – nel film un disco in vinile, Qui un canale radiofonico a caso con musica rock e gingles pubblicitari -, che a Jack Nicholson, premio Oscar per l'interpretazione, fa dire: “Io non riesco nemmeno a pensare con tutto questo casino”. Chi fuma lo fa in modo compulsivo. Tira un terzo di sigaretta, la spegne e ne accende un'altra. Questo ambiente alimenta la paura.

Il tempo scorre solo agli orari delle terapie, 7.30-14-21.30, distribuite in Infermeria. Le “malate” mi ringraziano quando parlo coi medici di quel che non pare giusto a me, e neppure a loro, che dicono di avere gli stessi pensieri ma non la forza di esprimerli. I discorsi s'interrompono dopo una o due frasi. Ho provato su di me l'effetto dei farmaci e so descriverlo. Gli psichiatri sono sicuri che soffro di disturbo bipolare, che è una conseguenza di due genitori anafettivi. Dovrei avere violenti sbalzi di umore, che nessuno tra familiari e parenti mi riconosce. Agli specialisti di Qui non importa ciò che hanno da riferire, chiudono l'argomento con “non sono medici”. I medici psichiatri mi riferiscono che tre famosi personaggi “malati” - un attore, un politico, un giornalista - hanno ricevuto per tutta la vita la terapia di litio. Saranno i miei amici al telefono a domandarsi se è davvero necessario: è un farmaco che comporta uso prolungato nel tempo e richiede costanti esami del sangue poiché può essere molto tossico.

Quei “malati” sono davvero famosi, considero che tanto bene sono mai stati. Non mi piace la violazione della loro privacy, anche fosse avvenuta nelle confidenze tra medici in occasione di qualche convegno. Lo scrittore Thomas Harris, autore della saga sullo psichiatra e psicopatico Hannibal Lecter, coglie genialmente il tratto caratteriale rigido di questi specialisti. “Il silenzio degli innocenti”, in cui Jodie Foster interpreta il ruolo dell'agente di polizia Clarice, pone allo psichiatra l'interrogativo: “La sua analisi è chiara. Ma è abbastanza forte da rivolgere su se stesso questa potente intuizione? Che ne dice, perché non si guarda dentro e scrive quello che vede. O devo pensare che le fa paura?”

Il primo farmaco che ho ricevuto al mattino ha rallentato i miei riflessi al punto che mi manca il fiato per emettere suoni, la lingua si arrotola in gola. Con tanta buona volontà mi sono trascinata in Infermeria. Nessuno ha chiamato un medico. A fine pomeriggio non sono in grado di tenere il busto eretto. Supplico che facciano qualcosa. La dottoressa I. L. prescrive una flebo. Solo domandando ricevo l'informazione su che cosa mi stanno iniettando in vena: un antidoto al farmaco precedente. Sto male, ma lei sparisce. Mi dò coraggio concentrando l'attenzione sul flacone appeso, quando 150 ml del contenuto sono nel mio sangue la lingua inizia a distendersi sotto il palato. Ho atteso una giornata affinché fosse possibile.

In dieci giorni gli psichiatri pretendono che il mio cervello funzioni cambiando sette farmaci diversi. Dubito che sia razionale procedere nevroticamente per tentativi. Sul sito info@terzocentro.it - il Terzo Centro di Psicoterapia è stato fondato nel 1996 da un gruppo di psicoterapeuti, tra i quali Antonio Semerari, psichiatra e psicoterapeuta, past president della sezione italiana di Society for Psychotherapy Research - si legge: “La terapia con litio richiede particolari attenzioni dal momento che questo farmaco è potenzialmente molto tossico; innanzitutto prima di iniziare un trattamento è necessario eseguire esami che valutino la funzionalità renale e tiroidea, un elettrocardiogramma con una visita cardiologia, un emocromo con dosaggio degli elettroliti plasmatici.” Il trattamento è iniziato prima degli esami. Voi Qui non sapete che cosa state facendo.

 Benedetta Glori


Il testo è stato raccolto su fatti e persone vere. Per rispetto della Privacy, le iniziali dei protagonisti ed alcuni tratti biografici sono stati modificati al fine di non renderli riconoscibili.

 

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Commenti al Post:
ottimistasempreecomu
ottimistasempreecomu il 16/01/11 alle 11:50 via WEB
Ero giovane, quando scoppiò il caso Basaglia, la scuola di Trieste...il "qualcuno volò sul nido del cuculo", e tante altre lotte...non è cambiato molto da allora...forse perchè non è cambiato molto nella nostra educazione, preparazione, sensibilità...Un bacione...serena domenica!
 
 
coccoystracciatella
coccoystracciatella il 16/01/11 alle 17:06 via WEB
Qualcosa è cambiato.Con la legge Basaglia sicuramente,ma anche perchè la vecchia mentalità circa il paziente psichiatrico se n'è andata insieme ai sanitari che sono andati in pensione.La legge Basaglia è stata un'ottima legge,ma tutt'ora esistono delle realtà di residui manicomiali.Questo perchè esistono ancora i pazienti psichiatrici di allora,ormai vecchi stanchi e cronici,ma esistono.In alcune realtà sembra nn sia neppure passata questa legge,perchè ormai i pazienti sono stati rovinati in gioventù da trattamenti manicomiali vari.E solo di quello riescono a "vivere".Ma per le "giovani leve psichiatriche"per fortuna la realtà è diversa.Nn scordiamoci che prima della legge Basaglia le persone finivano in manicomio solo perchè avevano un carattere fuori dalle righe,o ancora peggio perchè stavano strette ai familiari.Fortunatamente oggi nn sono più i familiari a decidere,e chi ha un carattere sopra le righe viene semplicemente tollerato.Buona domenica a te!^___^
 
dolores.87
dolores.87 il 16/01/11 alle 11:53 via WEB
E' affascinante come questa donna sia diventata una dottoressa in materia in 10 giorni, e abbia capito che psichiatri e psicologi siano dei mostri assetati di sangue, e i pazienti non siano come Angelina Jolie in ragazze interrotte!! Mah. Io ho letto solo pagine piene di ipocrisia scritte da una donna che si improvvisa psichiatra partendo da ciò che vede nei film, quindi assolutamente non pronta ad affrontare dei pazienti a tutto tondo. Io direi che il prossimo articolo lo può scrivere sulla polizia. Le consiglio i film di Bruce Willis..
 
 
coccoystracciatella
coccoystracciatella il 16/01/11 alle 17:07 via WEB
Sì,ecco,appunto...-:(((
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
dommy il 30/01/11 alle 13:01 via WEB
Cara dolores 87,è quasi probabile che tu appartenga al settore,in questo caso,come operatore, immagino altrimenti non avresti fatto quella cavalcata difensiva alla grande psichiatria pubblica in italia. Ti garantisco che situazioni cosi' sono all'ordine del giorno essendo io stesso ospite di questi grandi ambienti terapeutici,e ho constatato e e confermato gli stessi bei aneddoti che la scrittice ha pubblicato. Orgoglio(spesso nel non accettare la propria incompetenza e portare i pazienti avanti inutilmente per anni solo a peggiorare),denaro e potere(simil dittatoriale sulle vite dei pazienti che non hanno la forza e sono assoggettati),solo questi tre elementi dettano spesso l'operato degli psichiatri nelle strutture pubbliche in italia oggi,altro che amore e dedizione per alleviare le sofferenze di questi malati. Ovviamente ci sono eccezioni,ma ultimamente anche credendo che finalmente ne avevo trovata una ,mi sono amaramente dovuto ricredere.
 
   
coccoystracciatella
coccoystracciatella il 30/01/11 alle 15:54 via WEB
Nn so dommy...anch'io sono una frequentatrice di questi ambienti,nn di certo come sanitaria,ma la mia esperienza è opposta alla tua.Io nn chiedo amore e dedizione,chiedo e trovo professionalità!un bacio-:)
 
donata_57
donata_57 il 16/01/11 alle 12:37 via WEB
Ciao Alessia, un pò fortino l'articolo. Io sono assolutamente ignorante in materia ..non mi resta che dire la solita fresetta..quali interessi ci sono sotto?
 
 
coccoystracciatella
coccoystracciatella il 16/01/11 alle 17:09 via WEB
Sull'articolo?Credo Libero abbia voluto lanciare lo scoop,in mancanza di gossip polposo...
 
primodisette
primodisette il 16/01/11 alle 14:09 via WEB
Sono contro gli psicofarmaci, gli psichedelici, i sonniferi, gli oppiacei. Ho gia' tirato fuori tre persone dal vortice di quello che i dottori definiscono terapia riabilitativa e rieducazionale e del loro effetto devastante che riduce a larve persona che altrimenti sono ne' piu' ne' meno come noi. Le turbe psichiche sono tutte diverse una dall'altra, ma devono essere curate in base al loro percorso, non in base ad uno standard o a una tabella... Usare medicine alternative e comunque meno possibile, potrebbe forse ridurre drasticamente il numero di pazienti. Buon pomeriggio, un bacio, Renato.
 
 
coccoystracciatella
coccoystracciatella il 16/01/11 alle 17:20 via WEB
Scusa Renato ma io conosco una realtà diversa.Le turbe psichiche da quel che so io vengono decisamente trattate in modo diverso l'una da l'altra e cmq sulla stessa disgnosi ogni singolo paziente viene trattato in singolo modo,in base a tante altre sfaccettature della persona che vanno al di là di una diagnosi.Anch'io sono contro gli psicofarmaci,e contro tutto il resto da te elencato,ma farei un grosso distinguo.Prendere i farmaci per dormire può essere sbagliato,ma se nella situazione personale,emotiva di una persona nn ci sono le basi per riuscire a prendere sonno (persone angosciate,ansiose,piene di paura)gli psicofarmaci nn sono che l'unica via,abbinata alla psicoterapia,per riuscire a dormire.C'è gente che smette di prendere i farmaci di colpo,nel giro di una settimana son già due notti che nn dormono...hai idea l'umore e la percezione delle cose,nonchè i riflessi che si arriva ad avere senza dormire?Chiaro che prendere farmaci senza contemporaneamente affrontare il problema base nn serve a niente,ma spesso son più necessari di quanto si creda.Nn sono d'accordo con quei medici che prescrivono farmaci per dormire a chi magari dorme solo un pò meno del solito,ma se la cosa è debilitante sì.Questo per fati un esempio.Mi dispiace,ma nn sono mai staa curata con le terapie di cui parli ti;tutt'ora prendo psicofarmaci e seguo le terapie,e nn mi sembra di essere una larva,ma semplicemente più forte ,più equibrata ,più serena e più sicura di me stessa rispetto a quando nn seguivo nessuna terapia.Io la vedo così.Un bacione-:)))
 
gioia58_r
gioia58_r il 17/01/11 alle 13:26 via WEB
che tristezza:(
 
 
coccoystracciatella
coccoystracciatella il 17/01/11 alle 13:28 via WEB
cosa?cioè,sei d'accordo con l'articolo o che tristezza l'articolo???
 
pgmma
pgmma il 17/01/11 alle 14:03 via WEB
6 specializzata in qualcosa per postare un pistolotto così lungo ? Un medico di quel genere , a fare bene il suo mestiere, dovrebbe comportarsi come un MISSIONARIO .....rischiando il coinvolgimento totale, uno si è suicidato per questo. I Matti a volte son solo più sensibili ai conflitti affettivi e sociali, un tempo venivano eliminati. Oggi questi disadattati , e le statistiche parlano di numeri ben più alti di quello che crediamo, sono il segno, con altri indicatori, di una società in disfacimento; mentre un tempo, da noi , era il segno di condizioni di vita disumane.
 
 
coccoystracciatella
coccoystracciatella il 17/01/11 alle 16:18 via WEB
pgamma,se hai letto il titolo del post ciò che ho riportato nn è che un articolo scritto su libero.La mia posizione in tal proposito la trovi nel post precedente-:)
 
c.t.intrepido
c.t.intrepido il 17/01/11 alle 17:23 via WEB
....forse ciò accade...proprio per la tipologia di malattia stessa..(mentale..)...!!??..voglio dire...non son proprio loro..i più abbandonati...dai familiari stessi...in un certo qual modo.!!??..e volete..se ne prenda cura...un estraneo...in quanto sistema...anche se è dovuto??..suvvia...ragioniamo un attimo....
 
 
coccoystracciatella
coccoystracciatella il 17/01/11 alle 18:31 via WEB
E' vero che molto più di quanto si pensi i familiari se la svignano...a volte anche si comportano in modo insopportabile verso il malato...ma sempre meno.La malattia psichiatrica è un pochetto più accettata di un tempo,anche se c'è molta strada da fare...ma io nn credo in questo articolo...l'esperienza personale diretta e indiretta mi ha fatto vedere realtà decisamente migliori.Come ho scritto nel prcedente post-:)ciao-:)))
 
   
coccoystracciatella
coccoystracciatella il 17/01/11 alle 18:32 via WEB
e cmq è anche vero che in tanti casi la malattia mentale è ingestibile a livello familiare...ricoveri o quant'altro diventano "obblligati"...
 
     
c.t.intrepido
c.t.intrepido il 17/01/11 alle 18:52 via WEB
....già..piccrè..., era proprio lì...dove io volevo andare a parare...: mentre per tutte le altre malattie..c'è sempre una forte aspettiva di miglioramenti...e si ha a che fare sempre o quasi..con "menti lucidi"..per cui gestibili per certi versi.., nella psichiatria invece...si è spesso..alquanto demotivati...lasciando spesso il campo...al libero arbitrio..dei cosiddetti..."addetti ai lavori"..i quali...molte volte..troppe volte..fanno il bello ed il cattivo tempo..insieme!!!
 
semprepazza
semprepazza il 17/01/11 alle 21:45 via WEB
Non ci interessiamo quasi mai ad una problematica scomoda se non quando, in qualche modo ci tocca. e mi chiedo quali ricerche si facciano in questo campo, di cui si parla sempre poco e quali alternative ai farmaci pieni di controindicazioni ci siano.
 
 
coccoystracciatella
coccoystracciatella il 18/01/11 alle 12:12 via WEB
Nn lo so,ma credo le ricerche nn si sprechino...in fin dei conti,a dirla tutta,secondo me la psichiatria è una branca della medicina che nn fa "figo"...buona giornata diana
 
amoon_rha_gaio
amoon_rha_gaio il 18/01/11 alle 09:40 via WEB
Agghiacciante!Buona giornata cara
 
 
coccoystracciatella
coccoystracciatella il 18/01/11 alle 12:13 via WEB
Buona giornata a te amoon!!!!^___^
 
dolciss_mo
dolciss_mo il 18/01/11 alle 13:49 via WEB
ti leggo ale...anche se non commento..:-)
 
 
coccoystracciatella
coccoystracciatella il 18/01/11 alle 16:00 via WEB
va bene...-:)))
 
stelladanzanteforeve
stelladanzanteforeve il 18/01/11 alle 23:03 via WEB
problematica assai delicata.. ogni caso, credo sia particolare da trattare in maniera diversa, e credo che le diversità esistano anche tra le strutture, mi sembra difficile esprime un parere, non avendo toccato con mano la realtà delle dinamiche di un ospedale psichiatrico, credo inoltre che occorra anche una profonda conoscenza sulle patologie e sui trattamenti, ci sono molte cose credo che sfuggono agli occhi.. un caro saluto Ale, buona serata, Marie
 
 
coccoystracciatella
coccoystracciatella il 19/01/11 alle 08:59 via WEB
Sono pienamente d'accordo con te Marie ^___^buona giornata-:)))
 
caterita2008
caterita2008 il 19/01/11 alle 13:30 via WEB
Il fatto che, a volte, si abusi nella prescrizione di psicofarmaci non esclude assolutamente l'utilità di quest'ultimi, anzi, a volte, sono assolutamente indispensabili per fare in modo che il paziente continui ad avere un minimo di autonomia e di vita sociale. L'argomento è davvero difficile, e non si può generalizzare. Un saluto.
 
 
coccoystracciatella
coccoystracciatella il 19/01/11 alle 20:03 via WEB
Hai centrato il punto caterina...l'argomento è difficile e nn si può generalzzare,e di conseguenza trarre conclusioni di qualsiasi tipo esse siano...buona serata^____^
 
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