CATRAME 8 mg
Sono su una terrazza.
Quarto piano di un edificio in rovina.
Sono a Follonica ma anche nell’africa sub-sahariana (nonché nella foresta nera a cercare more per le marmellate che lui preparerà)
La terrazza è senza ringhiera.
Mi hanno issato su con una fune di vetro.
Mi hanno detto che qui si usa così per le proteste della pazzia.
Sconto la pena o manifesto la mia protesta. Dubbio irrisolto.
Qualcosa faccio: scrivo.
Mi hanno passato ago e canovaccio
fori stretti che non possono fornirmene molte di queste tele grossolane e con le trame fitte si risparmia spazio
– questo mi è parso di sentire : voce cauta e di miele denso _ d’acacia, ripeti con me acacia.
Era una vecchina col pizzo o una scimmia senza coda, forse un vaso parlante o mio padre truccato da donna.
Comunque sia, mettiamo che abbia ragione.
Dalla mia terrazza sulla vita altrui, ho iniziato a sporgermi poco alla volta.
Un po’ per curiosità e un po’ per gasarmi con me stessa della gran fica coraggiosa che sono.
Mi sono acconciata i capelli con le mani.
Con l’indice intinto in acqua oligominerale mi sono pettinata le sopracciglia ho provato qualche sorriso fingendone mille altri e poi da vera show-woman della stupidità – arpionandomi in maniera attenta alle mie catene di seta rossa spessa - mi sono sporta.
Che meraviglia non trovarci che tre cani in attesa delle mie ossa.
La fossa era pronta 87 m più ad occidente. Fossa grande la mia. Blu o verde – oggi grigia e torbida, si sa le correnti. Il mare è la mia fossa.
Non si sta male quassù.
Le luci del Gilda ogni 68 secondi vengono proiettate nell’unico pezzo di cielo che io posso vedere. Si inanellano fra nuvole e stelle e spariscono girando mentre culi tonici saettano su pedane scivolose, lunghe braccia squadrano un’ aria pulita e condizionata.
Il sesso vero è sulla spiaggia, me ne sono convinta ora.
Nascosti fra due sdraio appoggiate ad un ombrellone arancione e bianco – circondati da uno zefiro irreale in quella tenda per gnomi , due tredicenni e il primo bacio.