Storie e non storie.

Angeli e demoni.


 La stanza era illuminata solamente dalla luce argentea della luna piena,l ’uomo entrò trattenendo unsorso di saliva che, come un evaso che è stato catturato, non voleva ritornare in quella golaprigione. Una lampadina che pendeva dal soffitto attaccata ad un vecchio portalampade in ceramica ondeggiava amezz’aria come uno di quei trapezi a cui l‘uomo era ormai abituato e descriveva una traiettorialeggermente ondulata che, sommata all’argentea luce dei raggi lunari, dava quasi una sensazionevertiginosa. La donna lo guardò con occhi bassi e la sua pelle candida rifletteva i raggi del satellite come ilvetrino di un orologio riflette la luce solare, l’uomo era allo stesso tempo impacciato ecomplice, impacciato per l’infinita eccitazione e complice di quel pudore che la donna esternava purtrasmettendo una voglia ed un desiderio infiniti. -Vuoi qualcosa da bere?-Chiesse la donna con voce soffice e strozzata da una sensazione che non provava da lunghissimotempo e l’uomo senza dire una parola, forse per paura che il suono della sua voce potesse fartrasparire quella sensazione di smarrimento che avvertiva, si versò un dito di Jack Daniel’s evitando diincrociare lo sguardo di lei che sentiva ormai sua come una qualunque parte del suo goffo corpo. Tutto dopo il primo sorso si svolse in quella penombra da mille e una notte, la donna lo avvolse inun abbraccio che gli fece mancare il respiron e lui, con una sinuosità di cui aveva dimenticato diessere dotato, andò con le labbra a cercare quelle di lei mentre le sue mani accarezzavano quel corpofantasticamente grande che pareva non finire mai. Le mani della donna allora sbottonarono la pattadei pantaloni dell’uomo avvolgendo con dolcezza e timida sensualità quel sesso che bramava ogniattenzione che gli venisse dedicata. L’uomo,così preso da quella donna-angelo-diavolo, senza fermarsi a pensare, con un movimentosimile a quello di una biscia, si divincolò e fece sprofondare il suo viso, leggermente macchiato ditrucco, tra quelle cosce che sembravano due immensi cuscini di seta,; e più sprofondava e piùcresceva la sua eccitazione; e più aumentava quell’eccitazione e più l’uomo cercava di affondare ilviso, per un attimo aveva pensato e desiderato di sprofondare completamente fin dentro quel sessocaldo e generoso che ora si schiudeva sotto le sue labbra come un bocciolo si schiude all’aria diun’alba maggese. Il corpo della donna era scosso da dolcissimi e violenti brividi che la facevano godere fino a farlacommuovere, le provocavano delle sensazioni che per un lunghissimo tempo erano state assopitesotto tutta quella carne che adesso stava avvolgendo il corpo magro e leggermente scolpitodell’uomo. Ora l’uomo era pronto; pronto per entrare finalmente dentro quella grotta; pronto finalmente peresplorare quella caverna;  pronto per impossessarsi di quel tesoro che per tanto tempo avevaimmaginato suo tra applausi e fischi. Non esisteva più niente per lui, ormai c’era solo la donna, quelladonna i cui occhi lo guardavano bramosi di lussuria; quella donna le cui mani cercavano affamateogni parte del suo corpo; quella donna la cui anima pura era scappata cedendo il posto all’altra partedella luna. Il momento era arrivato con una dolcezza che solo un uomo della sua sensibilità poteva avvertire, siappoggiò addosso alla donna e fece scivolare la sua virilità all’interno di quell’antro umido e caldoallo stesso tempo e senza allontanare lo sguardo da quello di lei iniziò a a farla completamente sua. Era molto piùbello di tutto quello che l’uomo aveva immaginato nella sua vita, era ancora più meraviglioso di tuttii sogni meravigliosi che lui avesse fatto. Si sentiva forte, potente, invincibile, quella meravigliosa donna-casa era sua. L’amava. La venerava, masoprattutto finalmente la possedeva, voleva che quell’istante non fisse mai, vedeva negli occhi delladonna tutta la voluttà e il desiderio di chi desidera ed è desiderato e con mesta fierezza si rendevaconto che l’artefice di quella meravigliosa e dolcissima giostra di sensi era lui. La donna dal canto suo non riusciva a ricordare l’ultima volta che si fosse sentita così donna, tutto ilsuo passato era svanito nello stesso istante in cui l’uomo l’aveva baciata, adesso sarebbe anchepotuta morire, non gli importava, non gli importava, non gli importava di niente, voleva solo sentirel’uomo che la inondava di piacere e la riempiva d’amore, lo voleva, lo voleva più di qualunque cosaavesse desiderato in tutta la sua misera e onesta vita, voleva solo lui, nient’altro chelui, semplicemente lui.L’uomo si lasciò andare in una tempesta che come una valanga travolse ogni parete di quellagrotta, e più si lasciava andare e più si sentiva morire, e più si sentiva morire e più era disposto alasciarsi andare, ogni spasmo era una gioia e un dolore, gioia per quelle meravigliose sensazioni edolore per il rammarico che anche un altro istante di felicità se ne andava e travolto da una tormentache proveniva dalla parte più profonda di quell’antro fino a qualche ora prima a lui sconosciuto. Sisentì quasi morire di piacere e spinse ancora più forte che poteva, fino a quando non crollò su quelcorpo-nave che lo avvolse completamente.Epilogo. L’uomo e la donna si svegliarono illuminati da un timido raggio di sole che entrava nella stanza e siposava tra le immense mammelle di lei, tutto era svanito con le luci del mattino, ora potevanotornare alla realtà, ora potevano rientrare in quei panni che per una immensa notte avevanoabbandonato, ora lentamente, si rivestivano e si incamminavano verso quel tendone che li aveva fattiincontrare e innamorare,ora potevano ritornare ad essere semplicemente il clown e la donnacannone.