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flamenco....

Post n°118 pubblicato il 03 Gennaio 2009 da carpedani
 

Le origini
Il flamenco nasce come espressione elitaria, privilegio di pochi, sviluppandosi nella bassa Andalusia (il triangolo formato dalle province di Jerez de La Frontera, Cordova e Siviglia) dall’incontro tra la musica popolare andalusa (ricca di valenze orientaleggianti dovute alla lunga dominazione araba su territorio spagnolo) ed il patrimonio espressivo dei gitani, stanziatisi nella penisola iberica a partire dal 1500. Si tratta dunque di arie popolari già presenti in Andalusia, rielaborate e reinterpretate dai gitani, secondo quel particolarissimo e virtuosistico modo d’interpretare proprio degli zingari di tutto il mondo.
L'origine della parola "flamenco" è incerta: per alcuni deriva dalla parola araba Fellahmengu che significa "contadino senza terra"; per altri “Los Flamencos” significa “I Fiamminghi” ovvero coloro che avevano combattuto ai primi del 600 nell’esercito delle Fiandre, ricoprendosi di gloria; altri da Flamencos, ovvero fenicotteri, in riferimento ai colori vivacissimi delle loro piume che li accomunano alle tinte sgargianti che indossano i gitani.

I gitani raccontano nel flamenco la loro storia, l’odissea di un popolo alternativamente perseguitato e privilegiato. Dopo un primo periodo idilliaco in Spagna, in cui si facevano passare per condottieri cristiani, cominciarono le persecuzioni, le espulsioni e le torture (dovevano abbandonare i loro usi e costumi pena il taglio delle orecchie). Ecco perché nel flamenco sentiamo quei tipici lamenti (ahy… ahy…) così particolari e caratteristici solo di questa musica che la rendono inconfondibile ed allo stesso tempo così accattivante. Risulta difficile non sentirsi coinvolti da melodie che narrano di amori non corrisposti, di famiglie spezzate, di lavori forzati, di anni di reclusione lontano dai propri cari.
Per questo forse il flamenco sembra racchiudere in sé una contraddizione inspiegabile, quasi magica: è un’espressione d’élite, solo per pochi (i gitani si considerano i soli depositari di questa arte, che ritengono di aver creato) ma in grado però di catturare l’attenzione, di ipnotizzare qualsiasi pubblico, in qualsiasi parte del mondo.
Oltre alla teoria della nascita del flamenco in Andalusia, come "Cante Jondo” (canto grande, profondo), alcuni studiosi ne fanno derivare l’origine dal ben più antico Kathak indiano, una vigorosa danza orientale portata in Spagna dai Gitani attraverso l'Egitto, attorno al 1420. Effettivamente tra le due danze vi sono alcune importanti somiglianze: i piedi danno il ritmo, rappresentano uno strumento di percussione, i passi sono scattanti, mentre le braccia si muovono con eleganza. A differenza del Kathak indiano, nel flamenco si usano scarpe chiodate nella suola e nel tacco e le danzatrici usano sollevare i lembi del costume; vengono usati ventaglio e nacchere per amplificare i gesti delle braccia e le mani per "marcare" tempo e controtempo.
Il flamenco ed i payos (= i non gitani)
Se il primo periodo di elaborazione e gestazione del Flamenco è essenzialmente gitano, la seconda tappa - che ha permesso un’estensione considerevole del suo repertorio ed uditorio - è soprattutto paya (non gitana) o andalusa. Dunque, potremmo affermare che la trasmissione di un certo numero di canti e soprattutto di uno stile d’interpretazione e di un modo di vivere il Flamenco in seno ad alcune famiglie gitane è una realtà incontestabile; non possiamo però dimenticare il ruolo svolto da artisti geniali come l’italiano Silverio Franconetti (1839-1889), Antonio Chacon (1869-1929), Pepe Marchena e molti altri (tutti non gitani), senza i quali quest’arte minoritaria – anche nella sua patria – non avrebbe mai assunto la dimensione universale raggiunta oggi.
Il Flamenco oggi è presente nel cinema, grazie a registi quali Pedro Almodovar e Carlos Saura o ad attori come Antonio Banderas o Penelope Cruz; nella musica, con Paco de Lucia, Manolo Sanlucar, Tomatito ed altri grandi chitarristi ha varcato da tempo i confini nazionali; le rumbe di Peret, dei “Gipsy Kings” e del gruppo “Los del Rio” (autori della famosissima “Macarena”) hanno fatto ballare pressochè tutto il mondo. Nella danza flamenca, invece, il più conosciuto è senza dubbio Joaquìn Cortès il quale è riuscito - come molti altri per altro meno noti - a creare un connubio perfetto tra ritmi e movenze di matrice squisitamente flamenca, ed altre sonorità e contaminazioni ad esso apparentemente estranee (salsa, jazz, contemporaneo, classico, tip tap, ecc.).
I ritmi del flamenco (palos)
Ai non esperti, la musica flamenca può apparire piuttosto simile, dal momento che si basa in realtà su alcune “melodie di base” (che prendono normalmente il nome dalla zona di nascita: Sevillanas di Siviglia, Alegria di Cadice, Buleria di Jerez, Fandango di Huelva, ecc.) che costituiscono un codice di riferimento comune sul quale gli interpreti (chitarristi, cantanti e ballerini) si esprimono liberamente, ma usando tutti uno stesso linguaggio. Queste “melodie di base” o “generi” (= i palos) sono almeno un cinquantina, ognuno con un suo ritmo specifico. Si va dai ritmi semplici (3/4, 4/4 ecc. ) a quelli composti. Caratteristica del flamenco sono le sonorità musicali tipiche del modo musicale frigio dominante. Su questi ritmi gli artisti improvvisano, con una base comune prestabilita; è importantissimo dunque che tutti gli interpreti siano in grado di dominare questo codice comune che governa l’esecuzione, basato sul compàs (il ritmo) che accorda il battito delle mani (palmas), la sequenza ritmica dei piedi (zapateado), con la chitarra (guitarra) e la voce (cante.
Per altre info, vedi la voce “Informazioni”, in questa stessa sezione).
La musica zingara
Tutte le musiche professionali degli Zingari rivelano differenze in funzione delle abitudini imposte dalle culture musicali autoctone, ma presentano singolari similitudini e una certa aria di famiglia, dovuta al temperamento zingaro dei musicisti, che fa riconoscere immediatamente l’interprete, qualunque strumento o musica suoni. Questa matrice zingara è forse la cosa più difficile da definire. Nella musica strumentale, è una virtuosità diabolica da togliere il fiato, mai meccanica ma sempre animata da un’angoscia dionisiaca. Nei movimenti lenti è il languore esacerbato, la melanconia più dolce e più amara, la nostalgia più tenera e più crudele. Nei voli rapidi è la foga, scatenamento dei sensi, parossismo che unisce in unica fiamma ardente la cantante di Mosca e la danzatrice di Siviglia, i musicisti di Ankara e i cantaores di Jerez. Nella musica zingara, conta non il suono puro e leccato imposto dall’accademismo dei conservatori, ma l’espressività ad oltranza, un suono troppo umano per essere percepito senza uno sconvolgimento totale dell’essere.
Il duende
Nel flamenco, una voce non deve essere bella, ma fare male: non deve piacere, ma ferire come un pugnale, un grido straziante che sorge dalle viscere e proietta l’ascoltatore nell’estasi sacra del duende.
Il duende: “potere misterioso che tutto il mondo sente e che nessuna filosofia spiega … un potere e non un modo di fare, una lotta e non un pensiero… non è questione di capacità, ma di stile vivente, di una vecchissima cultura, creazione in atto… non è nella gola, sale all’interno a cominciare dalla pianta dei piedi ” (Federico Garcia Lorca).

Il duende ha il potere di far trionfare la materia più povera, la cantante senza fiato o senza voce, la danzatrice più grassa o più vecchia. Il duende riesce a superare i limiti dell’incomunicabilità. Ha del miracolo. Non si raggiunge mai senza rischi da una parte e dall’altra. Non si ripete mai e non s’impara. E’ celato nel sangue, dicono i gitani.

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io nn mi accntento....

nn cedo alla rassegnazione ed alla mediocrità- nn mi adeguo pur di nn....qualunque cosa! nn è facile. ma prediligo l'autenticità e la vitalità. rifiuto l'accomodamento e l'apatia.. i cmpromessi sono indispensabili, ma nn cntengono in sè, l'alienazione.
 

troppo.....

troppa dolcezza, troppa disponibilità, troppa intelligenza, troppa generosità, troppa trasparenza, troppa semplicità, troppa autenticità, troppa coerenza, troppa sensibilità, troppa cnsapevolezza, troppa capacità d donarsi, donare, ricevere, troppo....... fanno scappare le persone, le impauriscono, le disorientano. triste vigliakkeria? incapacità d Vivere? scudo d superficiale egoismo? è così.
 

saggezza senza tempo

Per noi i guerrieri non sono quello che voi intendete. Il guerriero non é chi combatte, perché nessuno ha il diritto di prendersi la vita di un altro. Il guerriero per noi é chi sacrifica se stesso per il bene degli altri. E' suo compito occuparsi degli anziani, degli indifesi, di chi non può provvedere a se stesso e soprattutto dei bambini, il futuro dell'umanità. Toro Seduto
 

la consapevolezza....

quanta consapevolezza di sè ci vuole per sentirsi centrati, per trovare il proprio equilibrio? come si avverte la leggerezza di vivere? è lasciandosi andare sull'onda degli attimi che si rincorrono? senza annaspare per rimanere a galla e godendosi il dondolio delle onde? ...........................lasciarsi vivere senza farsi travolgere?
 

a volte basta poco....

a volte basta poco,
quando meno te lo aspetti,
dalla persona più inaspettata,
lasciarsi andare al susseguirsi degli attimi,
farsi trasportare dalla musica ke suona in quel momento,
assecondarne il ritmo, improvvisando.
la sintonia si accresce,
l'alchimia cattura,
la spontaneità dilaga.
quando due anime libere e cnsapevoli si incontrano, anke solo per poki attimi,
sbocciano emozioni,
unike,
colorate di incredulità e gioia,
sfumate di vigore e vitalità!
la cnsapevolezza è libertà, libertà di lasciarsi andare e d cndividere!

 

per sempre.....

ieri ho visto una lucciola.....due lucciole, poi tre ......ho sorriso; mi sono lasciata invadere dall'emozione.....dai ricordi di quando ero bimba!

ho assaporato quelle sensazioni.....ho cercato d conservarle il + possibile.

nulla può finire, fin dove c'è il ricordo a tenerlo in vita!

e qualsiasi cosa merita d essere ricordata.....per la sua bellezza o anke per la sua malvagità!

ben vengano allora tutte le lucciole del mondo fin quando riusciranno a far affiorare un sorriso sulle labbra o una lacrima sugli okki.

 

parole ed emozioni

Artista: Negramaro
Album: La Finestra
Titolo: Neanche Il Mare
Quando vai via da me porta via quello che sei
sai che peso su di me la tua pelle se poi non c'è
tanto non mi importa quanto cielo dovrò strappare
per coprire e accarezzare quel sorriso
che neanche il mare sa di avere
e se sarai via da me io sarò quello che sei
tu sai che peso ha su di te la mia pelle se poi non c'è
tanto non m'importa quanto cielo dovrò strappare
per coprire e accarezzare quel sorriso
che neanche il mare sa di avere
e non mi importa se anche il cielo non sa aspettare
a lui io dirò
che neanche il mare pensa di avere grandezza uguale
e solo solo e niente perchè
non m'importa
neanche il cielo sa più guardare
ed io fra le stelle
vengo a cercare quel sorriso
che neanche il mare sa di avere
e non mi importa
quanto il cielo dovrà aspettare
a lui io dirò che neanche il mare pensa di avere grandezza uguale

 

apologize

Artista: Timbaland Titolo Originale: Apologize Titolo Tradotto: Chiedere Scusa Sono appeso alla tua corda mi tieni sospeso a tre metri dal suolo sto ascoltando quello che dici ma non riesco ad emettere alcun suono dici che hai bisogno di me poi vai via e mi stronchi ma aspetta... dici che ti dispiace non pensavi che mi sarei girato e avrei detto... che è troppo tardi per chiedere scusa, è troppo tardi ho detto che è troppo tardi per chiedere scusa, è troppo tardi ti darei un'altra possibilità, cadrei, prenderei colpi per te e ho bisogno di te come un cuore ha bisogno di battere ma questo non è niente di nuovo ti amavo con una passione rossa, ma ora è diventata blu e tu hai chiesto scusa come un angelo, nonostante il cielo non sia adatto a te ma ho paura che sia troppo tardi per scusarsi , è troppo tardi ho detto che è troppo tardi per scusarsi , è troppo tardi è troppo tardi per chiedere scusa, è troppo tardi ho detto che è troppo tardi per chiedere scusa, è troppo tardi ho detto che è troppo tardi per chiedere scusa ho detto che è troppo tardi per chiedere scusa sono appeso alla tua corda mi tieni sospeso a tre metri dal suolo...
 

la poesia delle piccole cose

i sogni sono come piume: se nella vita ne raccogli abbastanza, un giorno spikkerai il volo alla volta dei tuoi sogni, verso il tuo destino. raccogli una piuma ogni volta ke la vedi, xkè è scesa dal cielo, la meta a cui si deve anelare. s.bambaren da "la musica del silenzio"
 

dedicato a te....

un sorriso aperto e diretto, uno sguardo limpido e profondo, una bella voce calda e morbida, attenzioni a molti dettagli, ad alcune sfumature, desiderio d scambio, cndivisione, senso dell'umorismo, fascino..... una delizia....... il cassetto dei ricordi si arrikkisce d meravigliose emozioni, tenere compagne dei giorni da inventare!
 

all'improvviso....

all'improvviso t 6 affacciato nella mia vita..... e subito t 6 cnquistato un posto privilegiato nel mio cuore! sapendo già ke la tua comparsa era pari agli effetti della scia d una cometa. come interpretare questi fenomeni....? nn t dimentikerò, xkè le emozioni ke mi dai, brillano anke senza poter giore della tua presenza. forse è proprio x questo ke il loro effetto è tanto luminescente? .........
 
 
 

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