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Ah, la storia, che fastidio!

Post n°21 pubblicato il 12 Agosto 2015 da rss55mrz

Vecchi e sclerotici accademici che hanno guadagnato e consolidato la loro cattedra universitaria facendo l'apologia del Risorgimento, ora vedendosi scavalcati da nuovi e approfonditi studi storici, che mettono in discussione le loro tesi, si arroccano sulle loro non più difendibili posizioni. E ancora, come allora, affermano l'unità nazionale come se essa fosse stata un ideale, il traguardo agognato e raggiunto da tutti gli Italiani seri. Poiché ovviamente sono seri solo gli Italiani liberali o tutti coloro che la pensano come loro. Che storici d'accatto! Ancora credono all'eroica impresa dei Mille e ancora ammirano il grande tessitore. Sulla storia d'Italia è quasi meglio leggere gli autori stranieri.
In fondo li capisco: essi sono come certe persone che nella loro vita hanno appreso due o tre cosette appena, che presto sono risultate utili (poiché tutti i filistei hanno l'occhio lungo per scoprire ciò che serve per far carriera), quindi comode e rassicuranti, e che soprattutto rispecchiavano la loro mentalità limitata; e a queste due o tre ideuzze rimangono attaccati saldamente per sempre, per cui finiscono per negare o odiare tutto ciò che possa metterle in discussione. E' una condizione intellettuale in cui volutamente e per pigrizia si decide di ignorare l'altrui pensiero. Ecco come sono questi storici nostrani (ma ci sono delle grandi eccezioni), che pur di non rivedere il proprio sapere - potrebbe essere faticoso o pericoloso - assumono toni arroganti e parlano ex cathedra condannando come falsi gli altrui studi senza conoscerli. Non hanno il coraggio e la convenienza per cambiare opinione; del resto disturba e destabilizza parecchio la psiche.
E' vero che nessuno storico può essere "veritiero", ma almeno il confronto, potrebbero farlo. No, nemmeno questo, preferiscono ignorare. Allora siamo migliori noi poveri docenti liceali che, raccontando il Risorgimento, facciamo un confronto tra ciò che si trova in decine di manuali scolastici e gli altri studi storici sulla questione meridionale; senza essere filo-borbonici ma nemmeno filo-savoiardi. Oppure fa bene quel nostro collega che salta a piè pari il Risorgimento, per non essere costretto a raccontare le balle scritte sui testi in adozione.
Certo, hanno difeso e continuano a difendere l'unità nazionale solo coloro che con essa hanno guadagnato qualcosa: la cricca tosco-padana e i suoi lacché meridionali. E l'aspetto pietoso di questa faccenda è che tra le fila di questi storici ci sono molti meridionali: intellettuali ben pensanti, certo, perfettamente integrati nell'efficiente Nord, di cui apprezzano ricchezza e pulizia, forse a tal punto da capire puree sostenere le ragioni di una questione settentrionale! A questi sublimi perfetti patrioti consiglio di studiare.
Solo oggi diventa possibile e necessaria la difesa dell'unità nazionale (anzi dello Stato italiano), in una situazione storica in cui per l'insipienza (non credo per sbadataggine) e il tradimento di alcuni uomini politici italiani - che hanno fatto strame della nostra Costituzione - la sovranità nazionale è stata c e d u t a alla criminale Unione europea.
E che cosa deve fare il Sud, ora che è diventato una colonia elevata al quadrato?

 
 
 
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