La Tana Del Drago

Siddharta


 Siddharta rimase dal barcaiolo e apprese a manovrare la barca, e se non c’era nulla da fare al traghetto, lavorava con Vasudeva nella risaia, andava per legna, faceva il raccolto delle banane. Imparò a fabbricare un remo e a riparare la barca, imparò a intrecciare ceste, ed era contento d’imparar tutte queste cose, e i giorni e i mesi gli passavano velocemente. Ma più di quanto Vasudeva potesse insegnarli, gli insegnava il fiume. Prima di tutto apprese da lui ad ascoltare, a porger l’orecchio con animo tranquillo, con l’anima aperta, in attesa, senza passione, senza desiderio, senza giudicare, senza opinioni.Viveva con affetto accanto a Vasudeva, e talvolta scambiavano qualche parola, poche e ben ponderate parole. Vasudeva non era amico delle parole, e raramente riusciva a Siddharta d’indurlo alla conversazione. Una volta gli chiese: «Hai appreso anche tu quel segreto del fiume: che il tempo non esiste?».Un chiaro sorriso si diffuse sul suo volto di Vasudeva. «Si, Siddharta» gli rispose. «Ma è questo ciò che tu vuoi dire: che il fiume si trova dovunque in ogni istante, alle sorgenti e alla foce, alla cascata, al traghetto, alle rapide, nel mare, in montagna, dovunque in ogni istante, e che per lui non vi è che presente, neanche l’ombra del passato, neanche l’ombra dell’avvenire?».«Si, questo» disse Siddharta. «E quando l’ebbi appreso, allora considerai la mia vita, e vidi che anch’essa è un fiume, vidi che soltanto ombre, ma nulla di reale, separano il ragazzo Siddharta dall’uomo Siddharta e dal vecchio Siddharta. Anche le precedenti incarnazioni di Siddharta non furono un passato, e la sua morte e il suo ritorno a Brahma non sono un avvenire. Nulla fu, nulla sarà: tutto è, tutto ha realtà e presenza».Siddharta - Cap. "Il Barcaiolo"