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Un odioso delitto d’onore in Iraq
Post n°1690 pubblicato il 28 Aprile 2008 da Tatianna
A 17 anni non pensava mai di morire per mano di suo padre. La sua colpa? Quella di essersi innamorata di un soldato britannico, cattolico. Un’onta da lavare con il sangue, e nel sangue è finita la vicenda di Rand Abdel-Qader, un'adolescente che di era innamorata di un ragazzo inglese poco più grande di lei, in Iraq per distribuire aiuti agli sfollati. La tragica fine di Rand, giovane studentessa di inglese all'Università di Bassora, morta il 16 marzo scorso – uccisa a coltellate dal padre – l’ha raccontata ieri l’Observer: la ragazza aveva confidato alle amiche di essersi innamorata subito di Paul, poco più di un’infatuazione innocente, fatta di semplici conversazioni con il 22enne britannico: ma sufficienti al padre per soffocarla e accoltellarla per "ripulire il suo onore". Un destino comune a133 donne solo lo scorso anno e nella sola Bassora. Di queste 47 per i cosiddetti 'delitti d'onore' e solo in tre casi i responsabili sono stati condannati per omicidio. Da gennaio le donne assassinate sono state 36. Anche per questo caso, c’è la forte probabilità che l’assassino possa farla franca. Infatti, il padre di Rand è stato rilasciato dalla polizia poche ore dopo l’assassinio, perché, spiegano fonti della polizia locale, “non c'e' molto da fare quando ci troviamo di fonte a un 'delitto d'onore'. In una società musulmana le donne dovrebbero vivere secondo le regole religiose". Parole che lasciano l’amaro in bocca, perché così Rand è morta tre volte: Per una sepoltura senza cerimonia, perché ritenuta impura, per gli sputi con cui gli zii hanno sfregiato la tomba per punirla della vergogna gettata sulla famiglia, perché non avrà mai giustizia. Troppe affinità con la tragica vicenda di Hiina, e il dolore riaffiora. Informato da un amico, il padre di Rand - racconta al domenicale britannico Observer la madre della ragazza, Leila Hussein – si è precipitato in casa aveva gli occhi iniettati di sangue e fremeva. Non è servito a nulla cercare di farlo ragionare. “Lui l'ha afferrata per i capelli e ha cominciato a picchiarla. Io ho urlato e ho chiamato i suoi due fratelli perché intervenissero per fermare il padre, ma quando hanno saputo il motivo, invece di salvarle la vita lo hanno aiutato a ucciderla". Due settimane dopo la morte della figlia, Leila ha lasciato il marito e ha presentato richiesta di divorzio. "Sono stata picchiata e mi ha rotto un braccio - ha raccontato - nessun uomo può accettare di essere abbandonato da una donna in Iraq. Ma preferisco morire piuttosto che dormire nello stesso letto di un uomo che è stato capace di fare quello che ha fatto a sua figlia, che per anni lo ha amato in maniera incondizionata". Oggi, Leila collabora con un'organizzazione di donne che si batte contro i delitti di onore. Fonte: Delt@ |
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