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La famiglia sempre meno "sacra"
Post n°2046 pubblicato il 25 Novembre 2008 da Tatianna
"La violenza sulle donne è la violazione dei diritti umani più diffusa nel mondo", come dichiarato da Irene Khan – segretaria generale di Amnesty International). Non è necessario recarsi in un altro continente o uscire dai confini nazionali per incontrare delle donne che hanno subito violenza. In Italia, secondo dati Istat, un terzo delle donne di età compresa tra i 16 e i 70 anni ha subito violenza fisica o sessuale. Sei milioni di donne sono vittime di abusi. Due milioni sono vittime di stalking da parte di ex fidanzati o ex mariti. Oltre il 60% delle donne vittime di stupri ha subito violenza dal proprio partner o ex partner. Neanche l’8% denuncia e solo il 2,8% si rivolge ai centri antiviolenza. In 6 casi su 10, il delitto di omicidio in famiglia è subito da una donna. Il dato incoraggiante, ma assolutamente non esaustivo, è che sono in aumento le denunce; nel 2001 sono stati 4224 i delitti denunciati e 4571 nel 2004, con 1530 condanne a fronte di un numero consistente di autori ignoti. La piaga della violenza contro le donne, la spiccata declinazione nelle forme della violenza domestica e della violenza sessuale nel nostro paese e anche nella nostra città, per quanto sintomi di un problema culturale sono la base di partenza per interventi di sensibilizzazione, sostegno e prevenzione. Da non trascurare è anche il fenomeno della tratta - 382 arresti a fronte dei 3215 denunciati nel 2005 secondo i dati della Direzione Centrale della Polizia Criminale – che in Italia riguarda 50 mila donne di cui una su tre minorenne, per un giro di affari pari a 5/7 miliardi di euro (V Relazione al Parlamento del Comitato Interministeriale dei Diritti Umani del 2003). Il primo traguardo è quello della visibilità degli episodi di abuso al di fuori delle mura domestiche o dei luoghi in cui si consuma, e dunque la riconoscibilità del problema. Per incoraggiare le donne vittime di violenza a denunciare è necessario creare un contesto sociale sensibile, libero dal pregiudizio, in cui gli strumenti di tutela siano noti e accessibili. di Anna Foti |
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