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un dichiarazione d'amore tanto paga l'italiano coglione

Post n°55 pubblicato il 13 Marzo 2010 da lombardia88

un dichiarazione d'amore tanto paga l'italiano coglione

ma noi rispondiamo così a queste dichiarazioni d'amore, non s'ha da fare perchè i soldi sono i nostri ed alfano si deve dimettere perchè npon difende i nostri interessi ma quelli privati del berlusca, alfano vergognati di esistere, dimettiti

manifestazione.jpgminacce di B: se non ci riuscite è una barzelletta, dovreste dimettervi. Il garante: per me ci sei solo tu.

Post n°58 pubblicato il 13 Marzo 2010 da lombardia88

Masi, l’Agcom e la lettera
per fermare Santoro

13 marzo 2010
Le minacce di B: se non ci riuscite è una barzelletta, dovreste dimettervi. Il garante: per me ci sei solo tu.

Berlusconi chiede – esplicitamente – ai suo fedelissimi dell’Agcom di elaborare una “strategia” per fermare Santoro. E l’Agcom si attiva. Non soltanto l’Authority: si muovono i vertici della Rai, si attiva l’intervento del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, e viene coinvolto persino un membro del Csm. È di “strategia” che parla anche il direttore generale della Rai, Mauro Masi, quando si confronta con il commissario dell’Agcom, Giancarlo Innocenzi, sul tema Santoro: una “strategia” che il Fatto Quotidiano oggi è in grado di rivelare e che vede il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, costantemente informato, giorno dopo giorno, passo dopo passo, di ogni mossa predisposta o da predisporre. Il fattore scatenante si manifesta nel novembre 2009: s’è sparsa la voce che Santoro intende trasmettere una puntata sul “caso Mills”. Berlusconi è stato informato dal direttore di Libero, Maurizio Belpietro, che a sua volta l’ha saputo da Santoro, che l’ha invitato in trasmissione. E il premier non ci sta: si lamenta pesantemente con Innocenzi. Questa puntata gli risulta insopportabile. Chiede a Innocenzi d’intervenire pubblicamente. Gli suggerisce di esprimersi in maniera dura. Molto dura. Lo sollecita a spingersi fino a criticare l’Authority per cui lavora – l’Agcom – accusandola di immobilismo. Innocenzi annuisce. È talmente consenziente da chiedere , a Berlusconi, il permesso di poter spingere l’acceleratore fino in fondo. Berlusconi non ha titoli per concedere – a un membro dell’Agcom – simili permessi. Ma il permesso viene richiesto. E il permesso viene accordato. Anzi – conclude il premier – fammi sapere la “strategia” che avrai elaborato. Ed ecco il sistema: la “strategia” può ruotare intorno a una “lettera”. Dovrebbe firmarla il capo dell’Agcom, Corrado Calabrò, per poi spedirla al direttore generale della Rai, Mauro Masi. A sua volta, Masi, ricevuta la lettera, potrebbe promuovere dei provvedimenti su Santoro. Serve una “lettera” efficace, però, e a consigliarne il contenuto è proprio Masi. È Masi che indica a Innocenzi la strada maestra per intralciare Santoro e Annozero. Siamo al paradosso: il direttore generale della Rai, che dovrebbe tutelare l’azienda, indica all’Agcom la via per incastrare un giornalista della stessa Rai e uno dei programmi di punta dell’azienda. Tra l’altro, parlando con Innocenzi, è lo stesso Masi che rivendica: la Rai è stata “aggiustata”. Non tutta. Ma quasi. Mettiamo il caso di RaiTre: il direttore Ruffini non c’è più.

Anche Tg1 e Tg2 stanno dando un messaggio diverso rispetto al passato. Persino il Tg3 sarebbe in qualche modo cambiato. Per Santoro , però – dice Masi – la questione è diversa. Nella prima fase della strategia Innocenzi sceglie una strada: non si possono fare “processi” in tv soprattutto se, questi processi, sono in corso nelle aule dei tribunali. Anche le docufiction – che poi saranno bloccate – rappresentano un problema. Ci sarebbe un preciso precedente giuridico sui processi in tv. Insomma: la via intravista da Innocenzi lascia presumere che, in base a questo indirizzo – e all’opportuna “lettera” scritta da Masi e firmata da Calabrò – si possa placcare Santoro e Annozero “prima” che vada in onda. Berlusconi si fa risentire: Innocenzi garantisce che sta lavorando alla “strategia” e che incontrerà, per metterla a punto, persino un membro del Csm. Ma la strada indicata da Innocenzi – quella sui processi in tv – non è adeguata. È il segretario generale dell’Agcom Viola ad accorgersene: parliamo del braccio destro del presidente Calabrò. La situazione si chiarisce quando Innocenzi richiama Masi: ha una busta. Dentro c’è qualcosa di scritto. Gliela lascia in un posto dove Masi può leggerla. Anche in questo caso, Berlusconi, viene tempestivamente informato. Prima, però, il Cavaliere inonda Innocenzi dei soliti improperi: il presidente Calabrò dovrebbe lasciare il suo posto, insieme con tutta l’Agcom, che dovrebbe dimettersi in blocco, visto che è una sorta di “barzelletta”.

Innocenzi prende la sua dose quotidiana di rimproveri e poi rasserena il presidente del Consiglio: Masi ha una copia della bozza della lettera. E redarguisce Innocenzi: questa “lettera”, per come è stata elaborata, può servire dopo le trasmissioni. Non prima. Insomma: se Santoro non sbaglia – e la trasmissione su Mills non è ancor andata in onda – non lo si può sanzionare. Non avverrebbe neanche nello Zimbabwe. E quindi: bisogna ricominciare da zero. Masi offre ancora i suoi consigli: la vicenda va inquadrata pensando al passato. Per esempio, la trasmissione sul caso di Patrizia D’Addario, aveva offerto molti spunti. E in effetti – nei suoi primi “consigli” a Innocenzi – Masi aveva chiesto di portargli tutto il materiale che l’Agcom aveva raccolto su Santoro e Annozero nei mesi precedenti. La “strategia” si evolve fino a questo punto: una lettera, debitamente compilata e poi firmata da Calabrò, potrebbe mettere Masi nelle condizioni di dire a Santoro che, se dovesse infrangere le direttive, la Rai potrebbe pagare una multa pari al 3 per cento del suo fatturato.

Calabrò – che non cederà alle pressioni – sembra intenzionato a non scrivere testi di questo tenore. Innocenzi – per intervenire su Calabrò – chiama persino Gianni Letta, che si dice disponibile a rintracciarlo. Niente da fare. Calabrò non firma. Masi invierà comunque la lettera e il tormentone ricomincerà la settimana successiva. Sempre a ridosso dell’ennesima puntata di Annozero. Berlusconi s’inalbera e Innocenzi sopporta. Esibendo ancora una volta la sua obbedienza al Cavaliere: lo rassicura spiegando che, per lui, “esiste” soltanto una persona. L’ha confidato anche a un suo collega. E quella persona – s’intende – è Silvio Berlusconi.

La strategia del premier per imbrigliare la Rai nel disegno di Emanuele Fucecchi

 
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ci sei solo tu.................................ma da ridere alla faccia nostra

Post n°54 pubblicato il 13 Marzo 2010 da lombardia88

minacce di B: se non ci riuscite è una barzelletta, dovreste dimettervi. Il garante: per me ci sei solo tu.

Post n°58 pubblicato il 13 Marzo 2010 da lombardia88

Masi, l’Agcom e la lettera
per fermare Santoro

13 marzo 2010
Le minacce di B: se non ci riuscite è una barzelletta, dovreste dimettervi. Il garante: per me ci sei solo tu.

Berlusconi chiede – esplicitamente – ai suo fedelissimi dell’Agcom di elaborare una “strategia” per fermare Santoro. E l’Agcom si attiva. Non soltanto l’Authority: si muovono i vertici della Rai, si attiva l’intervento del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, e viene coinvolto persino un membro del Csm. È di “strategia” che parla anche il direttore generale della Rai, Mauro Masi, quando si confronta con il commissario dell’Agcom, Giancarlo Innocenzi, sul tema Santoro: una “strategia” che il Fatto Quotidiano oggi è in grado di rivelare e che vede il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, costantemente informato, giorno dopo giorno, passo dopo passo, di ogni mossa predisposta o da predisporre. Il fattore scatenante si manifesta nel novembre 2009: s’è sparsa la voce che Santoro intende trasmettere una puntata sul “caso Mills”. Berlusconi è stato informato dal direttore di Libero, Maurizio Belpietro, che a sua volta l’ha saputo da Santoro, che l’ha invitato in trasmissione. E il premier non ci sta: si lamenta pesantemente con Innocenzi. Questa puntata gli risulta insopportabile. Chiede a Innocenzi d’intervenire pubblicamente. Gli suggerisce di esprimersi in maniera dura. Molto dura. Lo sollecita a spingersi fino a criticare l’Authority per cui lavora – l’Agcom – accusandola di immobilismo. Innocenzi annuisce. È talmente consenziente da chiedere , a Berlusconi, il permesso di poter spingere l’acceleratore fino in fondo. Berlusconi non ha titoli per concedere – a un membro dell’Agcom – simili permessi. Ma il permesso viene richiesto. E il permesso viene accordato. Anzi – conclude il premier – fammi sapere la “strategia” che avrai elaborato. Ed ecco il sistema: la “strategia” può ruotare intorno a una “lettera”. Dovrebbe firmarla il capo dell’Agcom, Corrado Calabrò, per poi spedirla al direttore generale della Rai, Mauro Masi. A sua volta, Masi, ricevuta la lettera, potrebbe promuovere dei provvedimenti su Santoro. Serve una “lettera” efficace, però, e a consigliarne il contenuto è proprio Masi. È Masi che indica a Innocenzi la strada maestra per intralciare Santoro e Annozero. Siamo al paradosso: il direttore generale della Rai, che dovrebbe tutelare l’azienda, indica all’Agcom la via per incastrare un giornalista della stessa Rai e uno dei programmi di punta dell’azienda. Tra l’altro, parlando con Innocenzi, è lo stesso Masi che rivendica: la Rai è stata “aggiustata”. Non tutta. Ma quasi. Mettiamo il caso di RaiTre: il direttore Ruffini non c’è più.

Anche Tg1 e Tg2 stanno dando un messaggio diverso rispetto al passato. Persino il Tg3 sarebbe in qualche modo cambiato. Per Santoro , però – dice Masi – la questione è diversa. Nella prima fase della strategia Innocenzi sceglie una strada: non si possono fare “processi” in tv soprattutto se, questi processi, sono in corso nelle aule dei tribunali. Anche le docufiction – che poi saranno bloccate – rappresentano un problema. Ci sarebbe un preciso precedente giuridico sui processi in tv. Insomma: la via intravista da Innocenzi lascia presumere che, in base a questo indirizzo – e all’opportuna “lettera” scritta da Masi e firmata da Calabrò – si possa placcare Santoro e Annozero “prima” che vada in onda. Berlusconi si fa risentire: Innocenzi garantisce che sta lavorando alla “strategia” e che incontrerà, per metterla a punto, persino un membro del Csm. Ma la strada indicata da Innocenzi – quella sui processi in tv – non è adeguata. È il segretario generale dell’Agcom Viola ad accorgersene: parliamo del braccio destro del presidente Calabrò. La situazione si chiarisce quando Innocenzi richiama Masi: ha una busta. Dentro c’è qualcosa di scritto. Gliela lascia in un posto dove Masi può leggerla. Anche in questo caso, Berlusconi, viene tempestivamente informato. Prima, però, il Cavaliere inonda Innocenzi dei soliti improperi: il presidente Calabrò dovrebbe lasciare il suo posto, insieme con tutta l’Agcom, che dovrebbe dimettersi in blocco, visto che è una sorta di “barzelletta”.

Innocenzi prende la sua dose quotidiana di rimproveri e poi rasserena il presidente del Consiglio: Masi ha una copia della bozza della lettera. E redarguisce Innocenzi: questa “lettera”, per come è stata elaborata, può servire dopo le trasmissioni. Non prima. Insomma: se Santoro non sbaglia – e la trasmissione su Mills non è ancor andata in onda – non lo si può sanzionare. Non avverrebbe neanche nello Zimbabwe. E quindi: bisogna ricominciare da zero. Masi offre ancora i suoi consigli: la vicenda va inquadrata pensando al passato. Per esempio, la trasmissione sul caso di Patrizia D’Addario, aveva offerto molti spunti. E in effetti – nei suoi primi “consigli” a Innocenzi – Masi aveva chiesto di portargli tutto il materiale che l’Agcom aveva raccolto su Santoro e Annozero nei mesi precedenti. La “strategia” si evolve fino a questo punto: una lettera, debitamente compilata e poi firmata da Calabrò, potrebbe mettere Masi nelle condizioni di dire a Santoro che, se dovesse infrangere le direttive, la Rai potrebbe pagare una multa pari al 3 per cento del suo fatturato.

Calabrò – che non cederà alle pressioni – sembra intenzionato a non scrivere testi di questo tenore. Innocenzi – per intervenire su Calabrò – chiama persino Gianni Letta, che si dice disponibile a rintracciarlo. Niente da fare. Calabrò non firma. Masi invierà comunque la lettera e il tormentone ricomincerà la settimana successiva. Sempre a ridosso dell’ennesima puntata di Annozero. Berlusconi s’inalbera e Innocenzi sopporta. Esibendo ancora una volta la sua obbedienza al Cavaliere: lo rassicura spiegando che, per lui, “esiste” soltanto una persona. L’ha confidato anche a un suo collega. E quella persona – s’intende – è Silvio Berlusconi.

La strategia del premier per imbrigliare la Rai nel disegno di Emanuele Fucecchi

di Antonio Massari da Il Fatto Quotidiano del 13 marzo 2010
 
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la dastra se ne va

Post n°52 pubblicato il 07 Marzo 2010 da lombardia88
Foto di moderafollia

calo per la destra, finalmente era ora
Post n°54 pubblicato il 07 Marzo 2010 da lombardia88

Foto di lombardia88


sono contenta, magari mi bannate pure questo blog, ma per il governo calano i consensi, noi italiani non siamo ritardati mentali come ci tratta berlusconi, capezzone ecc,la legge è eguale per tutti, non per il tacco da arcore buona e per noi cattiva, si rassegni alle prossime politiche sparisce, e se poi il prossimo governo si mettesse a legiferare per punire, farebbe bene,io a berlusconoi consiglio, di andare in libia, con gheddafi suo sosia, lì potraà finire la sua bella vita, fatta di leggi a persona per evitare la galera, addio berlusca sei stato peggio di mussolini
mi spiace per la lega che potrebbe essere un buon partito, ma così fine pure per lei

Cala il consenso per il governoProsegue la diminuzione di popolarità: 39 per cento.
Crollo tra chi vota Lega

L'OSSERVATORIO

Cala il consenso per il governo

Prosegue la diminuzione di popolarità: 39 per cento.
Crollo tra chi vota Lega

Come in molti avevano previsto, le convulse vicende di questi giorni riguardo alla presentazione delle liste per le regionali, hanno finito con l'influire negativamente sul grado di popolarità del Governo. Facendolo ulteriormente calare — dopo la diminuzione già rilevata il mese scorso— di altri 4 punti. E assestando l’indice di consenso poco sotto il 39%, quando, a dicembre scorso, subito dopo l'aggressione al Cavaliere in Piazza del Duomo a Milano, esso aveva superato il 50%. Siamo giunti dunque ad uno dei livelli più bassi mai registrati per l'esecutivo guidato da Silvio Berlusconi. Il calo più consistente di popolarità non si è manifestato tra gli elettori di centrosinistra (ove, ovviamente, i giudizi positivi sul Governo sono già molto bassi e non possono decrescere più di tanto), ma, specialmente nel cuore dei segmenti che tradizionalmente sostengono la coalizione del centrodestra. In particolare, tra gli stessi elettori del Pdl la quota di chi esprime un’opinione positiva sull' operato del Governo è scesa dal 93% di inizio febbraio al 76% di inizio marzo, con una diminuzione del 17%.

IL CROLLO FRA I LEGHISTI - Tra i votanti per la Lega il calo è ancora più sensibile: dall’83% del mese scorso al 57% di oggi. Ciò significa che circa un elettore del Carroccio su quattro ha in qualche misura maturato in quest’ultimo periodo una qualche delusione nei confronti dell’esecutivo sostenuto dal suo partito. Non a caso, dal punto di vista territoriale, la zona che maggiormente manifesta una crescita di sfiducia è il nord est, una delle roccaforti del partito del Premier e della Lega. Gli strati sociali che più si sono allontanati dal sostegno al Governo sono quelli cui sin qui quest'ultimo si è maggiormente appoggiato: le casalinghe (-13% di valutazioni positive), gli imprenditori e i lavoratori autonomi. Ma anche nel settore cruciale degli indecisi—l'ambito da convincere in vista delle prossime elezioni regionali — il decremento di consenso è significativo e pari a circa il 10%. A questo andamento negativo ha certo contribuito moltissimo l’immagine di «pasticcione» e di approssimativo offerta dal Pdl nella vicenda delle firme da sottoporre per l'ammissione alle elezioni amministrative. Ma questo triste episodio non ne è l'unica causa. Come sempre accade, il formarsi delle opinioni non è determinato da un solo motivo, ma dal sedimentarsi progressivo delle impressioni ricavate nel tempo da più episodi e accadimenti.

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GLI SCANDALI - Così, hanno certo «contato» nel trend sfavorevole al Governo gli scandali e le vicende delle ultime settimane, che hanno visto coinvolti esponenti del PDL o comunque legati alla maggioranza. Ancora, può aver avuto un effetto sul calo di popolarità del Governo, il dissenso verso alcune decisioni che sono apparse comunque legate a quest’ultimo. Ad esempio, il divieto imposto dalla Rai (con il voto dei consiglieri di maggioranza, perlopiù espressione dei partiti di centrodestra) alla messa in onda dei talk show più importanti sino alla data delle elezioni ha incontrato una forte disapprovazione nella popolazione. Quasi il 60% degli italiani dichiara di non condividere questa decisione: il dissenso è ovviamente maggiore tra gli elettori del centrosinistra, ma si trova in dimensione cospicua anche nel seguito del centrodestra, ove grossomodo il 40% esprime la propria contrarietà al provvedimento. Nell'insieme, il clima di opinione appare dunque sempre più negativo per l'esecutivo. Senza che, però, l'opposizione ne guadagni più di tanto in termini di popolarità. Ciò che emerge prevalentemente è, come già si è avuto modo di sottolineare, un clima di sfiducia generalizzato verso la politica e le sue istituzioni. È l'intero sistema che appare sempre più fragile e messo sotto accusa da strati crescenti di cittadini. Ciò potrà avere un effetto nel comportamento di voto alle prossime elezioni. Non solo con il possibile calo di consensi per il Pdl, anticipato peraltro dai sondaggi più recenti, ma, forse, con un incremento delle astensioni.

Renato Mannheimer

 
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busi un grande

Post n°51 pubblicato il 06 Marzo 2010 da moderafollia

intervista con Aldo Busi è maturata lentamente: dal messaggio di Michele, che il 4 settembre ci chiedeva un contatto con lo scrittore per sottoporgli alcune domande che riguardavano il romanzo Vendita galline km2. Nel frattempo c'è stata la presentazione dell'ultimo libro dello scrittore, Manuale della perfetta mamma, (Mondadori 2000), bisognava attendere. Michele, che partecipa alla Redazione Virtuale, ha portato a termine la sua recensione e ha contribuito alla redazione di un altro articolo: Impossibile non darsi alla scrittura.

  Domenica 5 novembre Dora, stanca di aspettare, ha preso il toro per le corna e ha chiamato direttamente la casa di Busi e, dopo una conversazione molto più intima e sincera di quello che ci si potrebbe aspettare da due persone che fino a quel momento non si sono mai viste ne’ conosciute, ha strappato la promessa di una risposta via fax a tre sole domande. Che donna.

Nell’intervista che segue, Busi parla della sua solitudine, dell’isolamento che sente di subire ad opera del mondo della cultura; dei pericoli che, un intellettuale non schierato e non protetto come lui, corre di fronte all’irrascibilità del potere politico; delle influenze letterarie che, nel corso degli anni hanno contribuito ad arricchire il suo stile inconfondibile.

Chi ha letto i suoi libri, è aduso al suo linguaggio e ai suoi atteggiamenti estremi. Chi procede oltre questa riga, dunque, lo fa a suo rischio e pericolo e non si accettano responsabilità. Se siete minorenni, non parlatene con la mamma.

Quel che ci preme, nella sostanza, è che Busi ci abbia rilasciato un ritratto di se stesso, da cui traspare una giusta dose di egotismo e di insofferenza (e chi non ha le proprie idiosincrasie al giorno d'oggi?), ma nel complesso esprima delle opinioni equilibrate (proprio lui, autore sbilanciato per antonomasia), e soprattutto sincere, sull'essere intellettuale e scrittore a modo suo, nell'odierna società italiana.

Gliene siamo grati e ve lo proponiamo

D: Scrittore: un mestiere solitario?

Busi: Non è giusto il mestiere del mio (sottolineo mio) essere scrittore a essere solitario, è la mia vita stessa che è all'insegna dell'auto-emarginazione, dell’accidia, della non voglia di partecipare se non per mandare affanculo, patteggiare se non per denunciare il tentativo di corruzione (subito e subìto); non aspiro né a consenso né a dissenso, in sé, e la ricezione della mia persona e delle mie opere mi è indifferente, una lode mi lascia freddo quanto un insulto, appartengono all'altro, raramente c’entro qualcosa io; scrivo e non voglio nient’altro, non voglio vedere nessun altro a parte i miei personaggi; sono incapace di ogni diplomazia e mediazione, anche se mi picco di essere infinitamente più generoso che avido (come esigerebbe da me la mia vera natura) e quindi devo essere generoso con metodo; se scrivessi in un altro paese, e non in questo paese di bigotti dove anche Dio è cattofascista o cattocomunista, forse mi godrei un poco la vita, andrei in giro, avrei voglia di incontrare qualcuno; incontrare un italiano, per me, ormai significa incontrare un bidone, il solito intimista con la sua stracca mozione dei (suoi) sentimenti e dei suoi bisognini (sempre mitici); io ho bisogno di amore intellettuale, di partecipazione attiva e in prima persona; ho bisogno di altro coraggio, non posso sempre e soltanto produrmelo da me. Sono bravo a raccontare le barzellette, anche di seicento pagine, perchè so che non posso mai essere io a ridere un solo istante, e mi sta bene, non mi lamento; ma quelle rare volte che esco da casa e entro in Italia - a cena, al cinema, nei negozi, in un giornale, in una televisione, in un dibattito o in un letto - vorrei essermi amputato le gambe prima di farlo. Io non ho nessuno con me, nemmeno un animale (pantegane nell’orto a parte), non ho amici, non ho affetti se non feticistici (privi di comune sentire, ideologicamente e culturalmente distantissimi da me e quindi affetti per abitudine e non certo per una loro vitalità e energia, i miei affetti mi pesano, mica mi alleggeriscono), non ho legami sessuali ne' sentimentali stabili, insomma: invecchio in modo che più splendido non si può.

Sono restato nel tempo, come dire, io all’osso

«Non ho amici, non ho affetti se non feticistici , non ho legami sessuali ne' sentimentali stabili, insomma: invecchio in modo che più splendido non si può.».

D: A venticinque anni dalla morte di Pasolini, come è cambiato il rapporto tra gli intellettuali e la società?

Busi: Gli intellettuali non organici (a un potere, a un partito, a un’industria) non esistono più, non sono mai esistiti (non in Italia) a parte me (ed è anche per questo che la stampa ha decretato da un decennio il silenzio sulla mia persona, facendomi un onore enorme), e se un cittadino qualsiasi, quindi io compreso, si prova a parlare in pubblico di politica, di malaffare trasversale (a destra come a sinistra) non avendo quindi l’immunità parlamentare, rischia dieci querele in un colpo solo: io le prendo ma continuo a parlare (e gli avvocati me li pago io, non ho nessuno allle spalle, fatta eccezione per alcune cause, minori, in solido con editore). Però i giornali non riportano le mie opinioni e intorno alla mia persona circola un che di comodo maledettismo o di spocchia (di mezzecalze di lecchini di Stato e in particolare di questo Governo); ora c’è un sacco di gente che dice di ammirare le mie opere e che compera «laRepubblica» ma è solo un esempio tra tante testate montagnole di polistirolo fatto in casa fra i propri cari) perché crede che sia di sinistra: ebbene, «laRepubblica» non ha mai recensito i miei libri, lo credereste? E sapete perché, fra le altre cose? perché non ho mai firmato un manifesto pro Sofri in vita mia e penso che o deve chiedere la grazia o è bene che stia bene in galera. Il fatto è che non ci si può più chiedere se uno è di destra o di sinistra, ma quanto busiano è (anch’io, prima di diventare un busiano, seppur moderato, sono stato di sinistra). Pasolini: puzza troppo di sangue e sperma e peccato e mea culpa e acqua benedetta (ottima per i bidet della mistica che cade) per i miei gusti.

D: Tra gli scrittori che l’hanno maggiormente ispirata, quali hanno influito sul suo stile, quali sulla sua poetica e quali sulla sue scelte di vita?

Busi: Scelte di vita, nessuno; adoro l’uomo Oscar Wilde per la sua assoluta generosità e coraggio, molto meno per i suoi scritti; sono stato un lettore onnivoro sin da piccolino (e i libri dovevo conquistarmeli nelle case altrui, perché nella mia c’era solo il «Calendario di frate Indovino»; non credo, però, che ci sia stato un solo italiano che abbia avuto su di me una qualche influenza, Lucrezio e Petronio e Marziale e Giovenale a parte (dicono alcuni miei critici anche Sallustio e Seneca, ma perchè li hanno letti loro, non io); ammiro Sterne, Flaubert, Rimbaud, Melville, Hawthorne, Cervantes, Proust (non tutto: lo ammiro troppo per ammirarlo tutto, non è necessario non trovare un difetto per essere sicuri di essere di fronte al genio); uno stile non si può mediare da nessuno, non è questione di nascita, di suggestione, di pedagogia, di cultura: direi che è lo stile del proprio sangue. Io ne ho uno, solo perché il mio sangue, come la mia testa, è mio, e questa è affermazione che calzerebbe per pochi altri (suvvia, sono poche le teste che non sono avvitate sul collo di un altro): dico grazie a tutti quelli che vi hanno contribuito (anche con le dovute malattie veneree, bruscolini), ma la memoria vera dello scrittore sta nella sua gratitudine a pari passo con il suo sistematico oblio. Non credo neppure di poter lasciare «nipotini», il mio stile è tale, non credo si possa imitare, perchè, di sintagma in sintagma, resta una meraviglia imprevedibile per me per primo.

Non stancatevi di leggermi, anzi, cominciate: almeno essere stati italiani per qualcosa!

Aldo Busi
16.11.2000 Montichiari

 
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