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Post n°7 pubblicato il 21 Maggio 2006 da TATOMATO
"...più celeste sembri già...ora che riemergo dall'oscurità...raggio di sole puoi far luce su noi. Scoprirò la verità, e un amore che non da tranquillità...raggio di sole puoi far luce su noi...profumo di te che sei così vicina ormai...profumo di te che mi darai qualche cosa che può far male...e tu che vivi in me nemmeno lo sai...e tu che vivi in me nemmeno lo sai...E non so come mai sei tu, oh se davvero m'amerai di più..." Pochi giorni prima del suo rientro da Praga trovò anche il modo di scrivere una mail ai suoi genitori, raccontando loro il suo desiderio di trascorrere un paio di giorni con me prima che iniziasse la stagione lavorativa invernale. Mi inviò copia della loro risposta. L'accusarono di averli messi di fronte al fatto compiuto circa la mia presenza a Praga, e le dissero che dopo due mesi di distanza doveva rientrare a casa, disapprovando così qualunque intento. E così fu. Il 18 dicembre l'aspettai all'aereoporto dove potei riabbracciarla. Ancora una volta il suo entusiasmo fu al di sotto delle mie aspettative, ma oramai ci avevo fatto l'abitudine. Passammo qualche ora assieme e poi la portai a casa, con una certa amarezza. Ma era oramai una questione di tempo. Presto avrebbe conseguito la laurea e poi, come tante volte ci eravamo detti, avremmo potuto pensare ad una vita assieme più da vicino, con la possibilità di potersi svincolare da un contesto famigliare troppo limitativo. Lei si legò a quella sorta di abitudine a non avermi lì. La cosa divenne consuetudine, come se desse adito al proverbio "lontano dagli occhi, lontano dal cuore". Non sapeva comprendere il bisogno di ricevere un segnale, piccole dimostrazioni che c'eravamo ancora e che nonostante tutto l'intenzione di andare avanti c'era. Ne parlai con una sua amica, quella presso cui abitava durante gli studi. Anche secondo lei mancavano delle dimostrazioni efficaci. Una volta mi confidò di una accesissima discussione che ebbe con i genitori circa la mia presenza a Praga, e per il fatto che quindi apparisse evidente che la sua verginità era oramai compromessa, anche se non fu certo per "mano mia", visto che già non lo era. Ciò che mi dispiacque di più fu che più volte, sospettoso dell'influenza diretta o indiretta dei suoi, le avevo chiesto se fossero mai venuti in discorso, e lei aveva sempre negato. Saperlo per tempo mi avrebbe dato modo di atteggiarmi con maggior comprensione. Ma la pazienza continuava a non mancarmi, e la fiducia su un futuro assieme, per quanto duramente provata da quella sua politica di rinvio ad affrontare qualsiasi problema, continuava a sopravvivere piena di speranze. La sessione di marzo, per la sua laurea, le svanì per una manciata di giorni. Tutto fu rimandato a luglio. Nel frattempo mi prodigai in discorsi, fatti e rifatti, sull'importanza di raggiungere piano piano un'indipendenza psicologica che le permettesse di far valere i suoi desideri, la sua volontà di operare determinate scelte. Ma rimaneva per lo più ancorata lì, ferma sulla linea di partenza...lasciandomi alla stazione di un treno che, non essendo partito, non sarebbe nemmeno arrivato.
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