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Un teatro sul fiume

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"Quanto mi piacerebbe provare"

Post n°29 pubblicato il 24 Novembre 2009 da teatrotello
 

"Se avessi tempo ..."

"Se non fossi così timido!" "Se potessi ... lo farei!"

 

Non conto più oramai quante volte ho sentito queste frasi, tutte le volte che i miei interlocutori, più o meno sconosciuti, venivano a sapere che frequentavo una scuola di teatro ... ed io li vedo da come mi guardano con gli occhi luccicanti e sognanti, come mi immaginano o si vedono sulle tavole di un grande palcoscenico a declamare qualcosa di memorabile, immortale, magari dentro ad un sontuoso vestito di scena … Ed io tutte le volte mi chiedo se disilluderli, ma così verrei meno alla mia innata volontà di far proselitismo teatrale, o se far credere loro che veramente recitare significa questo. A volte lo scambio di battute con questi ipotetici, “vorreimanonposso” futuri attori è troppo breve per spiegare loro cosa veramente è fare teatro, o almeno cosa significa per me.

 

E qui comincia il difficile, perché così, all’impronta, non so nemmeno io. O meglio, lo so, ma si tratta di tante cose insieme e ognuna importante e ogni volta che cerco di focalizzarle, tutte si affollano, si accavallano nella mia mente per essere le prime a venir fuori!

 

Ma ORDINE, dunque!

 

Domanda: perché sono andata alla scuola di teatro Petite Ecole?

 

Risposta: perché mi piaceva stare sul palco, più che in platea; perché fin da quando ero bambina i personaggi delle favole mi parlavano, ognuno con una voce diversa e anch’io volevo farlo; perché volevo essere altro da me; perché volevo essere tutti quei personaggi che mi sento dentro; perché volevo dare voce al lupo cattivo che c’è in me (e che nella realtà non sta tanto bene fare) ma anche alla Cappuccetto Rosso che c’è in me (e questa nella realtà è proprio meglio non esserlo mai) e magari essere anche Willy il Coyote per provare tutte le sfighe del mondo e in un momento di follia voler essere Beep Beep e vergognarsi sotto sotto di essere così spregevole.

 

Insomma: è mettersi alla prova, sempre. E’ passare tanti noiosi momenti in solitudine per imparare la parte e ti chiedi “ma chi me l’ha fatto fare” e questa frase poi si ripresenta tutte le volte che devi entrare in scena e tocca a te.

 

E poi è “provare”, sul serio, tante e tante volte con i tuoi compagni, nella confusione dei primi giorni di prove!

 

Ritrovarti in mezzo a tante persone che magari non hai mai visto e dover imparare a conoscere i loro gesti, pause, silenzi … Ecco, a pensarci bene, fare teatro significa voler imparare ad ascoltare se stessi, quello che ci urla dentro o che per troppo tempo lasciamo sopito, e ad ascoltare gli altri, come si rapportano con noi, quanto ci possiamo dare in sentimenti, calore, disponibilità, varietà di emozioni.

Milena Gregori

 
 
 
 
 

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