San Francesco di Assisi

fratello Sole e Sorella Luna

Altissimu, onnipotente bon Signore, Tue so' le laude, la gloria e l'honore et onne benedictione. Ad Te solo, Altissimo, se konfano, et nullu homo ène dignu te mentovare. Laudato sie, mi' Signore cum tucte le Tue creature, spetialmente messor lo frate Sole, lo qual è iorno, et allumeni noi per lui. Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore: de Te, Altissimo, porta significatione. Laudato si', mi Signore, per sora Luna e le stelle: in celu l'ài formate clarite et pretiose et belle. Laudato si', mi' Signore, per frate Vento et per aere et nubilo et sereno et onne tempo, per lo quale, a le Tue creature dài sustentamento. Laudato si', mi' Signore, per sor Aqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta. Laudato si', mi Signore, per frate Focu, per lo quale ennallumini la nocte: ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte. Laudato si', mi' Signore, per sora nostra matre Terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba. Laudato si', mi Signore, per quelli che perdonano per lo Tuo amore et sostengono infirmitate et tribulatione. Beati quelli ke 'l sosterranno in pace, ka da Te, Altissimo, sirano incoronati. Laudato si' mi Signore, per sora nostra Morte corporale, da la quale nullu homo vivente po' skappare: guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali; beati quelli ke trovarà ne le Tue sanctissime voluntati, ka la morte secunda no 'l farrà male. Laudate et benedicete mi Signore et rengratiate e serviateli cum grande humilitate. (Cantico delle creature di San Francesco d'Assisi)

 

SINDONE

 

La figura di Goffredo de Charny, signore di Lirey, in Champagne, sembra uscire direttamente da un racconto cavalleresco. È tra le mani di questo eroico cavaliere che la Sacra Sindone fa ufficialmente la sua apparizione in Francia. Dopo una vita di avventure improntate ai più alti ideali della cavalleria medievale (ed intorno alle quali il nostro scriverà un libro di buon successo, sorta di manuale del perfetto Chevalier), nel 1355 viene incaricato dal re di portare il suo stendardo di battaglia.
È un grande riconoscimento, e il cavaliere non lo disonora: l'anno successivo muore eroicamente nella battaglia di Poitiers, nella strenua difesa dell'Orifiamma, la lingua di tessuto rosso fiammante simbolo del potere supremo e dell'onore di Francia. Come sia giunta, la Sacra Sindone, all'eroico vessillifero di Francia, rimane un mistero. Vediamo le ipotesi che sono state fatte in proposito. La Sacra Sindone potrebbe essere stato un bene di famiglia pervenuto a Goffredo tramite matrimonio o amicizia. Stretti legami collegano Goffredo ai discendenti di Otto de la Roche, feudatario francese e primo duca di Atene, ai tempi in cui proprio ad Atene della Sacra Sindone abbiamo avuto l’ultima segnalazione. La Sacra Sindone avrebbe potuto fare parte dei tesori di famiglia; Goffredo di Charny sposò una diretta discendente di Otto, che avrebbe potuto portargli la reliquia in dote,e fu grande amico di Gautier IV de Brienne, conestabile di Francia e fedele compagno d’armi, anche lui caduto a Poitiers. Se anche non fosse stata materialmente in loro possesso, Gautier IV de Brienne o la stessa consorte potrebbero aver rivelato all'indomito cavaliere il nascondiglio della Sacra Sindone in Oriente: questo spiegherebbe il rapido viaggio di Goffredo oltremare, fino a Smirne nel 1345, ufficialmente compiuto al seguito del Delfino. Ecco il possibile anello mancante della catena che, da Atene, porta il sudario direttamente nelle mani di un cavaliere francese del Trecento. La "pista templare" sostiene che la Sacra Sindone fosse stata affidata a Goffredo durante un periodo di prigionia in Inghilterra, nel castello di Goodrich. Qui essa sarebbe stata portata da quei Cavalieri Templari che scamparono ai roghi e alle carceri di Francia. In contrasto con i fitti misteri dei secoli precedenti, la storia "europea" del Sacro Tessuto, dopo la riapparizione in mano ai de Charny, è sufficientemente documentata: nel 1453 la reliquia viene ceduta da Margherita, ultima erede degli Charny, al duca Ludovico di Savoia. Le travagliate vicende del ducato dei Savoia porteranno in seguito la Sacra Sindone, a più riprese, da Chambéry, in Piemonte, in altre città della Francia e dell'Alta Italia, fino alla traslazione definitiva nella città di Torino nel 1578. La Sacra Sindone, di proprietà di Casa Savoia per oltre mezzo secolo, è stata assegnata, in un lascito testamentario del capo della Casata ed ultimo Re d'Italia S.A.R. Umberto II di Savoia, al Sommo Pontefice. Il re in esilio è morto a Ginevra nel 1983, anno dal quale la Sacra Sindone è divenuta, dunque, di proprietà pontificia.

 

IN FEDE

 

ANTICA SEDE

 

Nel  1102, il Re di Gerusalemme Baldovino II, concesse hai cavalieri di Cristo la custodia del Tempio di Salomone e la residenza nel  monastero fortificato di Nostra Signora di Sion situato a finaco al Tempio, con il passare degli anni il numero dei cavalieri aumentò, cosicchè dovettero trasferirsi a pochi metri, andando ad occupare tutta l'area di quella che era la spianata del Tempio di Salomone, ossia l'area fra la Moschea della Roccia e la Moschea di Al-Aqsaa. A questo punto il loro nome fu cambiato in "Ordine dei Cavalieri di Cristo a Cavalieri del Tempio di Gerusalemme". 

 

 

GOFFREDO DI BUGLIONE

BALDOVINO I

 

templari in Terrasanta

 

 

  


 

 

 

Il Krak dei cavalieri , così chiamato, imponente ancor oggi nonostante i millenni, sorge su un colle di 750 metri , conquistato nel 1109 da Tancredi di Antiochia; fu ceduto in seguito all’ordini cavallereschi. È un castello quasi senza fine, robusto; solo lo spessore della prima cerchia di mura è di 24 metri, la seconda cerchia domina la prima ed infine vi è un robusto mastio che controlla tutte e due; in pratica compongono il krak tre castelli costruiti uno sull’altro ed indipendenti tra loro. Il Krak era considerato il castello più grande tra le tante fortezze -forse il più bello del mondo-, nella valle della Becaa. Il suo nome in arabo significa dunque fortezza, “Karak”, cardine della difesa del porto di Tripoli e della valle d Becaa, inserito come un anello in una collana tra le cui maglie splendevano i castelli della Santa Milizia Templare.
 La fortezza KARAK come la chiamavano gli arabi-. KARAK è un palindromo, cioè una parola che si legge uguale sia da Occidente, sinistra a destra, che da Oriente, destra a sinistra. In sumero significa ‘anima (KA) Sole (sia RA che AR)’. KAR è la ‘forza dell’anima’ [Il nome Carlo ß KAR LU ‘soggetto forza’ comprova].

 

templari lungo la via Francigena

 
La presenza dei Templari in Italia riguardava tanto le regioni settentrionali (ad esempio lungo la via Francigena, una delle arterie principali lungo le quali i pellegrini dalla Francia giungevano a Roma), quanto nelle regioni meridionali e, tra queste, un sicuro ruolo di preminenza fu svolto dalla Puglia per la posizione strategica occupata da questa regione da sempre crocevia tra Occidente ed Oriente. La causa dell'espansione dei Templari in Italia è da ricondurre a due motivazioni principali: la viabilità terrestre e la possibilità di adoperare i porti, in modo speciale quelli della costa pugliese (Manfredonia, Barletta, Trani, Molfetta, Bari, Brindisi), per l'imbarco verso la Terra Santa dei pellegrini e dei Crociati ed il loro rientro, nonché per la spedizione di vettovagliamento e derrate alimentari alle guarnigioni templari in Outremer. L'espansione dell'Ordine (tra la seconda metà del XII secolo sino alla fine del XIII secolo) avveniva secondo una logica ben precisa tendente a privilegiare in primo luogo le località costiere per poi procedere verso l'entroterra. Secondo una stima approssimata per difetto, in Italia erano presenti almeno 150 insediamenti appartenenti all'Ordine del Tempio, di questi meno di un terzo si trovavano nella parte meridionale della penisola.
La maggiore concentrazione di domus templari, molto probabilmente, era nella terra di Puglia ove, tra l'altro, avevano diverse sedi. Gli insediamenti dei Templari erano chiamati in Italia "precettorie" o "mansioni" a seconda della loro importanza, mentre in Francia prendevano il nome di "Commanderies". Anche in Puglia l'espansione sul territorio delle case templari seguì la dinamica sopra esposta: dagli avamposti sul mar Adriatico i Templari cominciarono a penetrare all'interno del territorio pugliese e, in particolare, nelle fertili pianure della Capitanata nell'entroterra garganico e della Murgia in Terra di Bari.I Cavalieri Templari sovente alloggiavano in chiese minori, oratori, cappelle dipendenti da episcopi o cattedrali o in monasteri cui spesso erano annessi ospizi per l'accoglienza dei pellegrini. Grazie all'intervento dei pontefici il Tempio riusciva ad ottenere in concessione perpetua o temporanea immobili appartenenti ad Enti ecclesiastici dietro pagamento di un censo annuo. A volte erano gli stessi Templari a costruire delle chiese, anche se in Italia tale attività sembra essere alquanto ridotta. Ma è soprattutto alle donazioni e ai lasciti dei benefattori che il patrimonio templare vide una rapida crescita sia nelle città che nelle campagne. Le domus templari italiane raramente erano isolate e sovente facevano parte di ecclesiae, con le quali finivano per confondersi. Le domus erano anche costituite nell'ambito delle mansiones, composte nella forma più elementare da un ricovero per i viaggiatori ed una stalla per i cavalli. Le domus-mansiones erano collocate nei centri di transito o confluenza delle principali correnti di traffici e pellegrinaggi che percorrevano l'Italia. La funzione assistenziale era altresì svolta con le domus con annessi degli hospitales.

 

Templari in Puglia

Castel del Monte

All'interno del cortile c'era una vasca ottagonale monolitica che serviva per contenere l'acqua; sotto il cortile vi era una cisterna grandissima. Su cinque delle otto torri c'erano cinque cisterne pensili collocate proprio su quelle torri dove c’erano i servizi igienici. Le cisterne raccoglievano l’acqua e quando erano troppo piene c’era un troppo pieno che scaricava fuori. Il terrazzo del castello è fatto a dorso d’asino: l’acqua che scorreva verso l’esterno riempiva queste cisterne, l’acqua che scorreva verso l’interno riempiva la cisterna situata sotto. Ciò dimostrerebbe che Castel del Monte non è un castello di difesa ma un edificio costruito come un Tempio.Fedeico II, Ordina la costruzione del castello nel gennaio del 1240 e muore nel 1250: c'erano dieci anni di tempo per terminare la costruzione del castello. Alla costruzione del castello hanno lavorato maestranze altamente qualificate come dimostrato dalla costruzione architettonica che è un gioiello di matematica. Le pareti del piano superiore erano tutte rivestite di marmi preziosi che sono stati rubati assieme a sculture e bassorilievi. In quel momento storico particolare in Puglia vi era una presenza molto massiccia dei Cavalieri Templari, i monaci guerrieri i quali erano padroni di tutta la Puglia come dimostrano le numerose testimonianze dal Foggiano al Leccese. La Puglia era una delle dieci province dei Cavalieri Templari disseminate dal centro Europa fino al medio Oriente e in più la Puglia a quel tempo era la cerniera tra oriente e occidente.

 

RE RUGGERO II

Jolly Roger". La tradizione vuole che questo vessillo venisse utilizzato anche a bordo delle navi dei "Poveri Soldati di Cristo e del Tempio di Salomone", come i Templari erano conosciuti originariamente. I Templari combattevano le loro battaglie anche in mare, abbordando ed affondando le navi nemiche: di qui l'analogia coi Pirati e l'adozione della bandiera col teschio e le ossa, la bandiera usata da  re Ruggero II di Sicilia (1095-1154). Ruggero era un famoso Templare e di una flotta di seguaci dell'Ordine si separò in quattro unità indipendenti, quindi era una eredità, e le sue ossa incrociate rappresentavano un chiaro riferimento al logo templare della croce rossa con le estremità ingrossate.sempre legata ai Cavalieri Templari. La notte del 13 Ottobre 1307, prima dell'arresto di massa, in gran segreto, 18 galee templari navigarono lungo la Senna e presero il mare, dirette a La Rochelle, dov'era pronta una flotta templare. I Templari, segretamente avvertiti del tranello teso nei loro confronti dal Re Filippo il bello di Francia, avevano portato in salvo il loro Tesoro e le reliquie più preziose. Le loro vele erano state annerite con del catrame per non essere visti nella notte. Durante il viaggio in mare, i Templari superstiti si riunirono in consiglio per decidere sotto quale segno avrebbero navigato, non potendo più utilizzare la classica croce rossa in quanto ormai bandita. Al termine, fu decisa l'adozione dell'antico simbolo di pericolo, il teschio con le tibie incrociate, con il fondo mutato in nero in riferimento al colore delle vele.

 

 

Portogallo tomar

ORDINE SUPREMO del CRISTO

 E’ il più prestigioso fra gli Ordini Equestri Pontifici, riservato solo ai Sovrani ed ai Capi di Stato, di fede cattolica, che si siano resi particolarmente benemeriti verso la Santa Sede. L’ Ordine venne creato da Dionigi I re del Portogallo ( 1279 - 1325) e dedicato a Cristo, riunendo in tale Ordine tutti i cavalieri del Tempio ( templari ) . Alla nuova istituzione rimase la stessa regola dei Templari, quella Cistercense, come parimenti identici restarono il mantello e la croce patente di rosso, con la sola aggiunta di una piccola croce latina di bianco, caricata sulla prima, in cuore. L’Ordine ebbe l’approvazione del Sommo Pontefice Giovanni XXII il 14 marzo 1319, riservando lo stesso Papa anche alla Santa Sede, oltre che ai Sovrani portoghesi, la facoltà di conferire tale ambitissima distinzione cavalleresca. L’Ordine, con la destinazione di tutti i beni dei cavalieri del Tempio presenti in Portogallo e con lo scopo di difendere il Regno d’Algarve contro gl’infedeli scrisse, nella penisola iberica stupende pagine di eroismo e di gloria, nella dura e sanguinosa lotta contro i Mori. La sede originaria dell’istituzione cavalleresca era situata a Castro Marino, nell’Algarvia ed in seguito venne invece spostata a Tomar, nel vecchio convento dei templari, ribattezzato Monastero del Cristo, per meglio respingere gli assalti dei Mori. Il Sommo Pontefice Eugenio IV ( 1431 - 1455 )

 
Creato da: knighttemplar il 18/05/2008
RICERCHE STORICHE

 

 

CENNI STORICI DEL GLORIOSO ORDINE TEMPLARE

Post n°139 pubblicato il 30 Maggio 2011 da knighttemplar

 

Arrivati a tal punto, però, una domanda sorge spontanea: perché i cavalieri templari intervennero nella battaglia di Bannockburn soltanto il 24 giugno e non prima? Quel particolare giorno, infatti, per i templari, secondo recentissimi studi, era un giorno sacro perché si festeggia il giorno di "San Giovanni Battista". Recentissime ricerche, non ancora del tutto accettate dalla maggioranza degli esperti, dicono, in buona sostanza, che i templari a un certo punto della loro storia decisero di sposare, in gran segreto, la "Religione Mandea" . I mandei credono ancora oggi, infatti, non specificamente nella figura di Gesù Cristo ma negli insegnamenti e nella spiritualità di San Giovanni Battista. Il loro credo si è sviluppato nella zona della Mesopotamia e la loro presenza sia in Iraq sia in Iran è accertata ancora oggi. Questa setta religiosa è stata fortemente osteggiata e combattuta sia dal credo islamico sia dalla chiesa cattolica. Il Vaticano, infatti, è fortemente convinto che i "cristiani di San Giovanni" (sono chiamati anche così), nascondano ancora molti segreti sulle origini del cristianesimo. Il nostro contingente militare di stanza a Nassyria tra le altre cose ha avuto il compito di indagare in tal senso e di trovare qualsiasi prova archeologicamente rilevante. I mandei, o Nazorei che dir si voglia sempre secondo questi studi sono stati gli artefici di documenti che, in seguito scoperti nelle rovine del "Tempio di Erode", hanno permesso ai cavalieri templari, superstiti della persecuzione di "Filippo il Bello", di andarsene in America. Questi coraggiosi uomini, però, nel loro lungo pellegrinare, portarono con loro, fin dalla fine della "Prima Crociata", come abbiamo già posto in luce, molti scritti contenenti parecchie indicazioni concernenti il "Perfetto Metodo di Costruzione". Questo particolare insieme di regole permise all’ordine templare e ai propri "Mastri-Costruttori" di concepire e creare, in tempi relativamente brevi, "Opere d’Alto Livello Ingegneristico" per certi versi avveniristiche per quell’epoca. Una di queste opere, secondo molti esperti, si trova nell’isola d’Oak Island in territorio canadese. L’opera in questione è uno strano pozzo scoperto nel 1795 da alcuni ragazzi che giocavano alla "Caccia del Tesoro". I tre ragazzi in questione erano Daniel McGinnis, John Smith e Anthony Vaughan. Essi, dopo qualche giorno, si misero allegramente a lavorare: Forse un tesoro, dopo tutto, esisteva veramente! Ciò che trovarono, però, li meravigliò e, almeno all’inizio, li scoraggiò anche. Due piedi sotto la superficie, infatti, trovarono uno strato di pietre da lastrico che coprivano la buca. 10 piedi, (in altre parole 3 metri), più in basso s’imbatterono in uno strato di tronchi di quercia distesi lungo la buca. Ancora a venti e a trenta piedi essi trovarono la stessa cosa, uno strato di tronchi. Non essendo in grado di continuare da soli da questo punto, tornarono a casa, ma con il progetto di tornare a cercare ancora. Otto anni più tardi, i tre amici furono aiutati da una società chiamata "Onslow Company" posseduta da Simeon Lynds, (un ricco uomo d’affari del continente), che aveva creato questa particolare "Società per Azioni", proprio per seguire i "Lavori di Scavo" del pozzo. Gli operai, una volta iniziato, arrivarono molto velocemente al punto in cui erano, anni prima, i tre giovani. I lavori continuarono scendendo, ancora di più, in profondità, arrivando prima a quaranta e poi a novanta piedi e cioè a 27 metri più giù, dove trovarono una pietra con una "Misteriosa Iscrizione" che sembra essere redatta con uno "Strano CodiceMatematico" che assomiglia molto, lo so che appare una presa in giro, ma a me sembra così, alla "Lingua di Krypton". Esso, infatti, è per molti ancora indecifrabile. L’unico che afferma di aver compreso la "Chiave di Lettura" è lo studioso Halifax. Questa traduzione, però, secondo il mio modesto parere, è completamente illogica. Esiste, infatti, miei cari amici e amiche, la possibilità che delle persone costruiscano un’opera, che a tutt’oggi varrebbe svariati miliardi per riprodurla.  I "Cavalieri Templari dopo essere scappati dalla Francia, si rifugiarono, almeno in parte, nella "Scozia del Nord". Qui furono accolti e protetti da una "Nobile Famiglia Locale", molto potente, chiamata Sinclair. I Sinclair avevano un membro della famiglia nell'Ordine Templare, tuttavia il massimo esponente di questo "Imperante Clan", per quella "Turbinosa Epoca", era Henry Sinclair. Quest’ultimo era, tra le altre cose, anche un carissimo amico di Robert Bruce, "Principale Pretendente" al "Trono Scozzese". La "Cavalleria Templare", infatti, per rafforzare ancora di più i saldi legami con i Sinclair, dovette partecipare alla "Grande Battaglia di Bannockburn". I due contendenti di questa "Sanguinosa Partita", erano "Edoardo II- Re d’Inghilterra" e, come abbiamo già posto in luce, Robert Bruce. Le "Forze Scozzesi" erano composte, almeno in apparenza, soltanto da 500 "Cavalieri Leggeri", 6000 "Picchieri delle Highland" e da 2000 "Uomini delle Highland"; mentre, invece, l’"Esercito Inglese" era formato da 2000 "Cavalieri Pesanti", 15.000 "Fanti" e da 10.000 Arcieri". Qualsiasi "Stratega Militare", a tal punto, direbbe senza indugio, che i "Vincitori della Giornata", furono sicuramente gl’inglesi. La grande disparità di forze in campo, però, in questi casi non è mai l’unico elemento da considerare. L’esercito inglese, infatti, a causa della sua superbia, non aveva studiato, in precedenza, il "Campo di Battaglia" e infine non aveva ciò che tutti gli "Eserciti Moderni" hanno necessariamente: spie nello "Schieramento Avverso". La zona di Bannockburn, infatti, è un luogo pieno di "Acquitrini", confinante con una "Fitta Boscaglia". Edoardo, infatti, quando vide, l’esercito scozzese presentarsi con formazioni in ordine sparso, pensò bene d’attuare una "Manovra Aggirante". L’esercito inglese, in buona sostanza, nonostante l’"Eroica Resistenza Scozzese", stava quasi per vincere. 24 giugno 1314, (secondo giorno della battaglia), però, all’improvviso uscì dalla boscaglia un "Folto Squadrone di Cavalleria Templare" che si avventò sugl’inglesi come una "Belva Famelica" assetata di sangue. Quel "Provvidenziale Arrivo", al "Culmine della Sanguinosa Disputa", significò la vittoria dello "Schieramento Scozzese" e l’indipendenza, almeno per un certo periodo di tempo, della loro patria. Questa "Particolarissima Tattica Militare", non so a voi, però, a me ricorda qualcosa! La tattica usata dal " Faraone Thutmosis III" nella "Grande Battaglia di Kadesch", infatti, si potrebbe dire che sia, naturalmente con qualche variazione, molto simile a quella adoperata a Bannockburn. La domanda, arrivati a questo punto, sorge spontanea: Tutto ciò è il semplice frutto di una coincidenza o è il risultato di una sorta di analisi del "Bottino Archeologico", recuperato da qualche parte in Egitto dall’"Ordine Templare", tanto decantato da alcuni studiosi? Come ho già affermato in un mio precedente articolo, infatti, le coincidenze sono solo circostanze non ancora chiarite. Ora, però, torniamo alla vicenda di cui ci stavamo occupando. I Sinclair, per ringraziare i templari del loro "Prezioso Aiuto", non soltanto aiutarono alcuni di loro a trasferissi in America, ma costruirono, alcuni decenni dopo, per loro un’"Intera Cappella": la "Cappella di Rosslyn". La struttura si caratterizza, ancora oggi, in modo particolare per le intense e bellissime decorazioni presenti sulle colonne, inoltre è presente anche una strana decorazione sul soffitto, secondo alcuni quest’ultima è una specie di codice che però nessuno finora è mai riuscito a decifrare. All’interno della chiesa si trovano anche due colonne particolari denominate la "Colonna del Maestro" e la "Colonna dell’Apprendista". Lo stesso Sinclair aveva disegnato una colonna molto elaborata e di forma molto originale. Si narra che il maestro scalpellino non fosse in grado di realizzare la colonna voluta da Sinclair, ma l’apprendista ebbe in sogno i segreti per poterla creare a perfezione e ci riuscì. Il maestro per invidia creò così un’altra colonna, ma quest’ultima, anche se particolare, non arrivò mai alla bellezza di quella dell’apprendista. Il maestro, infatti, poco dopo, in un impeto di rabbia uccise l’allievo. L’atmosfera è notevolmente incisiva, dentro la Cappella appare bianca e pura, decadente, ma anche enigmatica. 

Su un paio di colonne si riconoscono alcune sculture di "Cactus Americani" e "Mais", sconosciute in Europa prima della scoperta dell’America.

Altri quindi, prima di Colombo, legati in qualche modo ai St. Clair, sbarcarono sulle coste americane?

In conformità a alcuni scritti di Henry St. Clair, s’ipotizza che a sbarcare in America fu Henry stesso, insieme ad un gruppo di Templari rifugiatisi in Scozia alla soppressione dell’Ordine.

Tale gruppo avrebbe raggiunto sul finire del 14° secolo, con una piccola flotta di navi,il Nord Ovest dell’attuale Canada, oggi chiamata non a caso "Nuova Scozia", stabilendo un presidio a New Poss, a poco più di 30 km da quell’"Oak Island" dove si pensa sia stato sepolto il tesoro, o parte di esso (se è mai esistito), dei Templari. La scelta delle "Coordinate Geografiche Terresti" per la disposizione, sia della cattedrale di Chartres, sia del cosiddetto "Casino di Caccia" di "Federico II di Svevia", (Castel del monte), è forse anche per quello delle tre piramidi di Giza, dimostra con certezza, che gli architetti di queste grandi opere avessero già, da molto tempo, quantomeno, una vaga concezione della reale forma del globo terreste. Un altro elemento di prova molto importante, sempre a sostegno di questa particolare tesi, sono i risultati di un’analisi approfondita di un’antica mappa geografica d’origine turca. Scoperta nel 1929 a Istanbul, in Turchia, durante i lavori di ristrutturazione del "Palazzo Topkapi", destinato a diventare un importante "Museo di Antichità Turche", il direttore del Museo Nazionale, Halil Edem, infatti, rinvenne questi importanti documenti in una sezione del palazzo che un tempo era stato destinato a essere un "Harem". Queste due rappresentazioni topografiche, realizzate con la "Pelle di Gazzella", portavano la firma di Piri Ibn Haji Mehmet, "Ammiraglio della Flotta Turca" vissuto ai tempi di "Solimano il Magnifico" (ovvero nella prima metà del XVI secolo). L’etimologia dell’appellativo "Re’is", infatti, in turco significa ammiraglio. Questi sorprendenti documenti topografici possono essere considerati d’inestimabile valore poiché su di essi sono raffigurate, in maniera pressoché perfetta l’"America Meridionale" e l’Africa nella giusta longitudine relativa, in un periodo in cu queste terre non erano conosciute (almeno non sino a quel punto). Tutto ciò, però, non è tutto. Le coste del Sudamerica, oltre a essere mostrate nella giusta posizione, raffigurano anche luoghi non ancora noti all’epoca del Reis, come la "Terra del Fuoco" o le "Isole Falkland"; luogo scoperto, secondo la "Storiografica Ufficiale", soltanto nel 1592. Secondo alcuni infine, nelle carte dell’ammiraglio turco, s’intravede addirittura il profilo del "Continente Antartico", una terra ufficialmente conosciuta solo dal 1818. Il mistero s’infittisce, ulteriormente, se teniamo conto delle sorprendenti affermazioni attribuite all’autore delle mappe che sosteneva di essersi basato, per la realizzazione delle medesime, su una ventina di rappresentazioni topografiche molto antiche e di differente provenienza. Esse, sempre secondo il Reis, infatti, risalirebbero, persino, all’epoca di "Alessandro Magno". Quest’ultime descrivevano tutto il mondo conosciuto inoltre, il Reis si sarebbe ispirato anche a una mappa dello stesso Cristoforo Colombo per la compilazione delle coste e delle isole caraibiche. Il riferimento al navigatore genovese lo troviamo anche su una delle mappe sulla quale vi è un’iscrizione in arabo che così è stata tradotta: "Si ha notizia che un Infedele Genovese, di nome Colombo, scoprì questi luoghi". Sempre secondo quanto posto in luce dal Reis, infatti, "Un Libro capitò fra le mani del suddetto infedele, ed egli trovò che in questo libro si diceva che alla fine del Mare Occidentale c’erano Coste e Isole e Metalli di ogni genere e anche Pietre Preziose". Il mistero delle mappe di Piri Reis consiste, in realtà, però, nella pretesa che esse siano state realizzate grazie a conoscenze cartografiche precedenti a quelle sviluppate nella nostra era. Conoscenze alle quali, secondo l’ammiraglio turco, avrebbe attinto a piene mani perfino Cristoforo Colombo.

 

Il viaggiatore genovese, in realtà, era riuscito ad’acquisire, le necessarie conoscenze per le sue "Spedizioni Trans-Atlantiche", (secondo fonti molto accreditate), grazie a una "Fortunata Strategia Matrimoniale". Egli, infatti, forse non a caso, si sposò con Filipa Moniz, figlia di Bartolomeo Perestrello, governatore del territorio delle Azzorre e "Gran Maestro" dell’"Ordine dei Poveri Cavalieri di Cristo", filiazione diretta dei Templari in Portogallo dopo la loro soppressione nel 1312. I superstiti dell’ordine templare, però, non confluirono tutti nella nuova "Conformazione Politico-Militare Portoghese". Forti indizi, infatti, inducono molti studiosi a credere che, nella notte tra il 12 e il 13 aprile 1307, alcune delle navi partite dal "Porto di La-Rochelle", siano arrivate fino in Scozia e da lì addirittura#, come si è già avuto modo d’accennare, in America. I nuovi, interessanti dati intorno all’origine del nome "America", infatti, pongono in luce che la radice di questo particolare termine, non sia nata da una semplice storpiatura dell’"Appellativo Cristiano" del "Fornitore Marittimo" Amerigo Vespucci, ma bensì da ciò che i "Padri Fondatori" dell’ordine templare, trovarono sotto le Rovine del Tempio di Erode". In tali documenti, in primo luogo, vi era evidenziato che i cosiddetti "Mandei" sono i direttidiscendenti dei "Nazorei", (ma di tutto ciò ne parleremo meglio prossimamente), in secondo luogo, si è posto in luce che in questi antichissimi papiri, (grazie anche a recentissimi studi), c’era un chiaro accenno alla "Mistica Terra" dislocata nella parte occidentale del globo terreste sotto la stella chiamata "Merica". Tutto ciò può farci comprendere che tra le debolezze della "Storiografia Tradizionale" vi è sicuramente quella di studiare i differenti "Eventi Storici" come tanti "Pacchetti a sé Stanti"; come se per poter analizzare in maniera consona, un determinato "Insieme di Circostanze Significative", si debba necessariamente cristallizzarlo entro "Confini Cronologici" molto stretti e ben tracciati.

Un altro mistero molto importante sembra legato ai luoghi in cui sono state costruite le cattedrali gotiche dell’Ile-De-France. Le "Antiche Popolazioni Celtiche", infatti, com’è stato già accennato, professavano in questa particolare parte del nord della Francia, sia il "Culto della Dea Madre", sia il "Culto della Dea Iside". Queste due particolari dee erano rappresentate con delle statue di donne nere. Esse, nel Medioevo, con l’aumento della religione cristiana, sono state trasformate in Madonne. In tutte le cattedrali dell’Ile-De-France si adorano, infatti queste Madonne. Un altro mistero è legato specificamente alla Cattedrale di Chartres. La navata centrale della costruzione, infatti, è lunga settantaquattro metri. Essa, a un certo punto del suo sviluppo si va a incrociare con il braccio trasversale del medesimo palazzo che sono lungo trentasette metri. La somma di questi importantissimi numeri è centoundici. Questo particolare numero è fondamentale anche per un’altra costruzione del Medioevo, ovvero "Castel Del Monte", di cui parleremo prossimamente. Un’altra cosa molto interessante legata a questa misteriosa numerazione è che trentasette e settantaquattro sono rispettivamente un terzo e due terzi di centoundici. L’ultima grande prova che simboleggia l’unione tra Cielo e Terra sta nel fatto che tutte le costruzioni dell’Ile-De-France che abbiamo esaminato sono disposte in maniera tale da formare sulla carta geografica l’"Immagine Speculare della Costellazione della Vergine". La cattedrale di Chartres, Castel Del Monte e la grande "Piramide di Cheope" che si trova a Giza, sono state tutte costruite in luoghi che hanno la stessa latitudine di ventuno gradi ciascuno. Un altro importante indizio che lega i Cavalieri Templari all’arte Gotica è che entrambi scompariranno insieme all’inizio del trecento, dopo aver imperato per circa centocinquanta anni su tutto il Mediterraneo. Tutto ciò può darci un’idea concreta di quello che i Templari trovarono in Terra Santa. La visione d’insieme, che questo particolare gruppo di eletti, ebbe, dalla scienza che ricavarono dagli antichi documenti scoperti sotto le rovine del tempio di Salomone, permise l’evoluzione silenziosa ma inesorabile, del mondo moderno; il quale, molto probabilmente, non iniziò con la scoperta di Cristoforo Colombo dell’ America ma, come vedremo prossimamente, cent’ anni prima. Alcuni studiosi infatti hanno ipotizzato che i Templari conoscessero la rotta delle americhe. Il navigatore genovese mise sulle sue caravelle delle semplici vele raffiguranti, non a caso, delle croci rosse su un campo bianco, raffigurazioni, in buona sostanza, del tutto simili alle divise dei cavalieri Templari. Un altro aspetto molto misterioso sembra legato al fatto che l’"Ordine del Cristo", filiazione diretta dei Templari in Portogallo dopo la loro soppressione nel 1312, aveva un ruolo tutt’altro che secondario nella scoperta dell’America. L’ Ordine del Cristo, infatti, fu uno tra i maggiori promotori d’ importanti scoperte geografiche, dall’Africa, all’Asia, alle Americhe; geografi e cartografi, soprattutto di origine ebrea si trovavano da tempo in Portogallo e in Spagna, uomini che da secoli conoscevano i segreti della navigazione in mari che per altri dovevano risultare completamente ignoti. Diciamo subito che l’esistenza di un altro continente al di là dell’oceano non solo era stata ipotizzata da vari uomini di scienza, seppur segretamente per non incorrere nelle grinfie dell’"Inquisizione Spagnola" era, però, cosa certa per alcuni popoli dell’Europa. I vichinghi colonizzarono il Nord America con sicurezza, date le prove archeologiche, divenute ormai inconfutabili, tanto che in Groenlandia vi era addirittura una sede episcopale. Quindi ragioniamo: se i Templari, come è certo, risiedevano in Scandinavia e gli scandinavi conoscevano la rotta per le Americhe, è possibile di conseguenza che anche i nostri cavalieri fossero a conoscenza del nuovo continente? La cosa sembra plausibile. Un altro aspetto misterioso è legato alla sparizione della flotta templare al momento dell’ordine d’arresto: nel "Porto Militare di La Rochelle", sull’Atlantico, un luogo apparentemente decentrato rispetto alla mappa dei possessi templari, erano ancorate decine di navi battenti la croce del Tempio. Forse che i Templari in fuga si diressero verso luoghi che solo essi potevano dichiarare di conoscere? Esistono alcune prove archeologiche, portate da Jacques de Mahieu, che testimonierebbero la presenza dei monaci in luoghi addirittura del "Sud America". Steven Sora pensa che il famoso e leggendario tesoro dei Templari, mai stato trovato, sia stato nascosto, secondo una leggenda degl’ultimi anni, in un posto segreto della Nuova Scozia, dagli eredi Templari della famiglia dei Sinclair.  dell’arrivo dei Templari in America.

 

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CENNI STORICI DEL GLORIOSO ORDINE TEMPLARE

Post n°138 pubblicato il 30 Maggio 2011 da knighttemplar

Un altro elemento molto importante della cattedrale di Chartres si trova, ancora una volta, nella parte esterna dell’edificio; si tratta, infatti, di un bassorilievo che ha fatto versare “Fiumi d’Inchiostro” per ciò che ha inciso sopra. In questa particolare “Rappresentazione Scultoria”, infatti, vi è raffigurata Melchisedek, in altre parole la “Regina di Saba”, insieme a re Salomone. La “Leggendaria Sovrana” è intenta a porgere, all’“Augusto Collega Israeliano”, una particolare coppa su cui campeggia un’“Enigmatica Frase” in latino che dice: “Hic Amititur Archa Cederis”. La frase, con questo particolare costrutto, sembrerebbe priva di significato. Una delle possibili alternative potrebbe essere, infatti, “Hic Amicitur Archa Foederis”, in buona sostanza, “Qui è nascosta l’arca dell’alleanza”. L’accostamento tra Re Salomone e Melchisedek, la regina di Saba e il Graal, indipendentemente dal significato della frase in se, è presente in maniera profonda nel mosaico con un simbolismo più criptico simile, ancora una volta, a quello precedente. Nel mosaico, infatti, ritorna la doppia funzione dell’immagine di Salomone che è allo stesso tempo Re di Salem (Jerusalem o “Città della Pace” con etimologia ebraica) ma anche Re di Giustizia (essendo egli stesso il simbolo massimo della giustizia e della saggezza). L’etimologia del nome della regina di Saba, allo stesso tempo, però, anch’essa è rappresentativa della “Giustizia Regale”. Il cosiddetto “Mosaico di Otranto”, quindi, potrebbe essere considerato, secondo il mio modesto parere a ragion veduta, come uno degli emblemi di quella particolare “Teologia Cosmopolita Gnostica Templare” di cui abbiamo già parlato in precedenza e che i “Membri dell’Ordine del Tempio”, avrebbero creato ispirandosi a ciò che, secondo alcuni, hanno avuto la possibilità di scoprire in terra santa. Tutto ciò, però, non è altro che una piccola parte dei misteri che circondano quest’imponente edificio. Il “Grande Lastrone Rettangolare” che è stato posizionato di traverso sul pavimento dell’“Ala Ovest del Transetto Sud”, in sostanza, è un altro di questi “Oscuri Enigmi”. Nessuno sa, infatti, perché sia stato posto lì, nessuno sa quale sia la sua funzione; in quel particolare punto della costruzione, però, a mezzogiorno del cosiddetto “Solstizio d’Estate”, è illuminato da un raggio di sole che filtra attraverso il “Vetro Trasparente” della finestra a pannelli decorati colorati di “Sant’Apollinare” (oggi, con gli spostamenti astronomici ciclici e con l’ora legale ciò accade verso le 14). Tutto ciò è una misteriosa realtà da quasi 900 anni. La pianta della Cattedrale, inoltre, è stata concepita su “Precise Regole Matematiche” derivanti dalla regola del cosiddetto “Numero Aureo 1,618”. Le distanze tra le “Varie Istallazioni Interne”, (colonne, transetti, il coro, ma anche della navata stessa), infatti, sono tutte derivate da “Precisi Calcoli” basati sul Numero Aureo. Nelle intenzioni dell’“Architetto”, del “Vetraio”, del “Tagliapietre” e dell’“Astronomo”, dobbiamo chiederci, quale “Scopo Recondito”, c’era? Possiamo fare soltanto delle semplici congetture, nulla più, e anche piuttosto banali: un “Calendario Astrale” per segnare ogni l’inizio dell’estate? Questa, per adesso, sembrerebbe essere la soluzione più plausibile. In un quadro come quello della Cattedrale di Chartres, però, (è necessario dirlo), nulla è immediato, chiaro e scontato. Un altro importante enigma, che si trova sempre all’interno della cattedrale di Chartres, è il “Labirinto”. Questo particolare dedalo, secondo gli esperti, rappresenterebbe un “Percorso di Rinascita Spirituale” che l’uomo deve, necessariamente compiere per poter arrivare a un livello di conoscenza e di consapevolezza superiore. Esso può anche rappresentare, a seconda delle proprie convinzioni, un “Cammino di Fede”. I pellegrini, in visita a Chartres, dovevano necessariamente attraversare, il labirinto in ginocchio per riuscire a purificarsi. Essi, in sostanza, dovevano fare l’intero percorso, partendo dall’esterno fino al centro di questa particolare figura. Questo complesso meandro scultorio, inoltre, secondo alcuni, potrebbe simboleggiare il “Ciclo Gestazionale della Donna”. Il numero delle mattonelle che compongono, questo “Complesso Disegno Concentrico”, è pari al numero dei “Mesi di Gestazione della Donna”. Nel medioevo, l’“Imponente Figura del Drago”, secondo la “Cultura Alchemica Medioevale”, simboleggiava, sia il fuoco, sia l’“Immane Potenza della Natura”, le cosiddette “Correnti Terresti”, o per meglio dire l’“Energie Telluriche” che devono essere domate dall’uomo, per essere infine, incanalate a favore del suo lavoro. L’immagine del drago, in buona sostanza, era importante nella costruzione delle cattedrali perché essa, rappresentando in maniera imprescindibile l’“Energia Tenebrosa Terreste”, era strettamente legata con l’“Apposizione della Prima Pietra” di questa particolare tipologia di edificio sacro. Gli “Antichi Costruttori Gotici”, infatti, inspirandosi alle “Teorie Alchemiche” appena poste in luce, fidandosi di “Complicati Calcoli Astronomici” compiuti dagli esperti, conficcavano in un punto preciso del terreno, dove poi, sarebbe stata apposta la cosiddetta “Pietra Angolare”, un picchetto. Nell’antichità, infatti, la terra era considerata come un “Enorme Essere Vivente”, la cui “Grande Energia Potenziale”, era situata nella testa di questo particolare animale gigantesco che, a seconda delle tradizioni, avrebbe dovuto essere un “Serpente” o un “Drago”. La penetrazione di questo particolare cavicchio nel terreno, sul quale si sarebbe poi iniziata la costruzione di una determinata cattedrale, non era altro che la ritualizzazione della sconfitta del drago, (personificazione del male), da parte dell’“Arcangelo Michele”. Questa particolare perforazione del terreno in questione, infatti, avrebbe permesso, sempre secondo la “Tradizione Alchemica”, di bloccare la testa del cosiddetto drago e a far incanalare la sua tenebrosa energia verso il cielo. La “Mitologia Alchemica Medioevale”, infatti, assegnava alla testa del drago il compito di reggere il peso dell’“Intero Universo Terreste”. Nell’Europa mediterranea, ci sono molti santuari dedicati a “San Michele”; tra questi, ricordiamo in particolare, quello che si chiama, per l’appunto, “Mont Saint Michel” e che si trova in Francia. Questo determinato edificio, infine, come tutti gl’altri santuari dedicati a questo particolare santo del resto, è situato su una altura vicino all’acqua. Una delle più importanti cattedrali gotiche del mondo rimane sempre è comunque la cattedrale di “Notre-Dame de Chartres”. Questo particolare santuario e considerato, da tutti gli esperti, come l’emblema dell’arte gotica. Chartres fu costruita nel 1135 dai circestensi che, come abbiamo già appurato, sono stati i “Padri Costituenti”, per cosi dire, dell’ordine templare. Essa fu edificata sopra alcune rovine galliche è celtiche. I “Druidi” sacerdoti della Gallia e della Britannia, infatti, avevano scelto questo determinato luogo perché esso era ritenuto in possesso di un forte “Campo Magnetico”. Questa particolare condizione permetteva, infatti, di creare un “Particolare Cerchio di Menhirs” in grado di sprigionare delle forze positive da far confluire al cosiddetto “Dolmen Principale”, posto all’interno di alcuni “Cerchi Magici”, che si trovavano dove ora è stata collocata l’altare. I visitatori di questo particolare luogo, infatti, prima di entrare nell’edificio devono necessariamente togliersi le calzature per poter sentire l’“Energia Tellurica” che passa sotto le fondamenta del santuario. La cattedrale è arricchita nel complesso da 2000 figure scolpite, che formano un quadro iconografico di compiutezza senza eguali; le oltre 150 finestre compongono le vetrate che risalgono al 13° secolo, attraversano le quali si può ammirare il cosiddetto “Blu di Chartres”, che rese famosa la produzione locale. Una delle statue che creano, il sopra evidenziato quadro iconografico di Chartres, è la cosiddetta “Vergine Nera”. Essa, in realtà, è molto più antica della stessa cattedrale. I primi cristiani, infatti, trovarono questo particolare “Monumento Votivo”, nel luogo in cui poi sarebbe nata la cattedrale. Tale scultura era annerita dal tempo. I nuovi abitanti, del luogo che poi si sarebbe chiamata Chartres, adorarono quella determinata immagine come la “Madonna Nera”. Il settore specifico in cui era stata individuata la statua fu chiamata la “Grotta dei Druidi” è fu inglobata nella “Cripta” della cattedrale. Quest’immenso edificio fu costruito in soli trent’anni. In questo brevissimo arco di tempo, muratori, vetrai, scultori, geometri, astronomi e altri esperti e artigiani riuscirono a creare un santuario così straordinario che, secondo alcuni, molte perone entrando ne possono rimanere commossi: le proporzioni, l‘orientamento, la posizione e il simbolismo, tutto sembrerebbe concepito per risvegliare la psiche e ritemprare lo spirito. Un’altra particolarità della cattedrale di Amiens si trova nella struttura del “Portone Frontale”. Esso è stato strutturato come una grande “Bibbia di pietra”; in esso, infatti, è stata rappresentata, grazie alla “Riproduzione scultoria”, una piccola parte del libro sacro dei cristiani. In questo particolare settore della struttura, assieme alle molte “Scene Campestri” e alle “Immagini Familiari”, ci sono anche alcuni “Bassorilievi Ermetici”, che in buona sostanza, rappresentano lo stretto legame esistente tra architettura gotica e “Alchimia”, studiato da un esperto dell’epoca post-moderna chiamato Fulcanelli. Uno di questi bassorilievi rappresenta una “Cittadella” nella quale c’è una massiccia porta sbrancata affiancata da alcune “Torri Merlate” tra le quali ci sono “Due Piani di Costruzione”. Il basamento di questo specifico settore è ornato da uno spiraglio munito di grata. Tutto ciò potrebbe, quindi, essere una concreta espressione dell’“Esoterismo Filosofico Sociale, Morale, Religioso”, spiegato e ampliato negli altri centoquindici quadrifogli che compongono la struttura. Questo particolare ornamento, comunque stiano le cose, rappresenta una vera è propria “Dimora Regale” che, avendo un aspetto imponente, simboleggia una reale effige di forza e d’inespugnabilità costruita per custodire un grande tesoro o qualche importante segreto. Un altro importante “Geroglifico di Pietra”, di tal genere, si trova esattamente sotto a quello appena esaminato. Quest’ultimo è stato composto da “Immagini Naturalistiche” in cui si distinguono bene alcuni alberi morti con i rami nodosi, torti e avviticchiati tra loro e un cielo consunto; dove, però, si individuano ancora il sole, la luna e alcune stelle. Questo particolare soggetto, inoltre, s’ispira, in maniera diretta, alle “Materie Prime” dell’arte gotica che, secondo i cosiddetti “Filosofi Alchemici del medioevo”, provenivano, dai cosiddetti “Pianeti Metallici”, la cui morte, sarebbe stata causata dal fuoco e dall’“Inerzia di Fusione” a cui sono stati sottoposti. Essi, infatti, sono ormai privi di ogni “Potere Vegetativo”, proprio come sono gl’alberi durante l’inverno. Tra le varie allegorie rappresentate nel santuario di Amiens, segnaliamo anche quella in cui è stato rappresentato il cosiddetto “Fuoco di Rota” in cui c’è un anziano signore con il gomito appoggiato sul ginocchio destro che sembra vegliare o meditare. Un altro bassorilievo, molto interessante, è quello che si trova sull’angolo in alto a sinistra del portone rispetto all’immagine della “Vergine Madre”. Esso raffigura, infatti, un anziano maestro intento a mostrare, a tre suoi discepoli, la “Stella Polare dei Filosofi” e la nascita di un “Figlio del Sole”. Il “Capolavoro Piccardo”, quindi, rimarrà, forse per sempre, uno dei più grandi e magnifici templi dell’arte gotica. Esso, grazie anche ai suoi restauratori, che riuscirono a mantenere la struttura originaria pressoché invariata, mantenendo in sostanza, anche tutte le decorazioni che abbiamo esaminato e molto altro ancora. La cattedrale di Amiens, in buona sostanza, uno dei “Documenti Artistici”, più puri e integri, che il medioevo ci abbia lasciato. Tutto ciò dimostra, lasciando solo pochissimi dubbi, che esiste, come abbiamo già posto in luce, un’antica scienza segreta insita in questo tipo d’architettura. Gotico, quindi, significa: “Imitazione del Creato” e “Imitazione del Divino”. Molte cattedrali gotiche hanno, nella loro struttura, rappresentate anche delle “Creature Fantastiche” che si trovano nella mitologia umana in generale. Queste imponenti immagini scultorie, nella maggior parte dei casi, rappresentano “Draghi” o “Gargoyle”. Fin dagli albori dei tempi, i miti e le leggende sono state popolate di mostri incantati, dalla forza sovrannaturale. I più potenti erano i draghi: creature con il corpo di serpente, le zampe da lucertola, gli artigli da aquila, le fauci di un coccodrillo, i denti di un leone, le ali di un pipistrello. I draghi avevano incredibili poteri sovrannaturali e, soprattutto, erano malvagi e distruttivi. In ogni mito, in ogni leggenda occidentale, il drago fa la parte del cattivo. L’origine dei draghi si perde nei meandri della storia dell’uomo: infatti compaiono nelle leggende di popoli del passato, sia europei che orientali, ma la loro concezione è notevolmente differente; mentre nelle zone occidentali i draghi erano considerati l’incarnazione del male, portatori di distruzione e morte, in oriente erano visti come potenti creature benefiche. I draghi sono sempre stati descritti come delle creature simili a enormi serpenti, con grandi arti anteriori e posteriori, dotati di fauci enormi e artigli taglienti. Normalmente venivano descritti con il corpo pieno di squame protettive e capaci nella maggior parte dei casi di sputare fuoco e di volare grazie a grandi e potenti ali. Nelle leggende, i draghi sono visti come creature prodigiose: si riteneva che le ossa, così come il loro sangue, potessero avere elevate proprietà curative. Il loro sviluppo poteva durare molti secoli prima di raggiungere la piena maturità, si narrava che un uovo di drago impiegasse non meno di un secolo per schiudersi; inoltre solo dopo altre centinaia di anni il drago raggiungerà il suo massimo sviluppo con la crescita sulla testa di lunghe corna ramificate. Naturalmente, grazie alla loro grande longevità, queste creature, che è estremamente riduttivo chiamare semplicemente “Animali”, acquisivano una conoscenza e una saggezza senza pari. Il Drago, infatti, ha anche un’intelligenza superiore a quella dell’uomo! Perché dunque si è giunti all’idea del drago come di incarnazione del caos, come creatura che distrugge e non crea? Questo tipo di pensiero risale anch’esso agli albori del tempo; in un periodo, quindi, di “Buia Ignoranza”. La cosa più importante nell’architettura gotica era non fare nessun “Rimaneggiamento”, (nessuna ristrutturazione), per non creare, per cosi dire, una barriera tra l’“Osservatore” e la “Volontà dell’Architetto” che aveva costruito, quel determinato edificio, con quella particolare tecnica. In tutta Europa, ci sono molte cattedrali gotiche; soltanto pochissime, però, hanno, nel corso del tempo, mantenuto la loro, “Struttura Originaria”. Una di queste è la “Cattedrale di Laon”. Un’altra cattedrale, rimasta essenzialmente com’era un tempo, è quella di Amiens, vicino a Parigi. Questo determinato edificio differisce dagl’altri santuari di tal genere, per un particolare, che agl’occhi di un “Profano”, potrebbe sembrare insignificante. Essa, infatti, ha la parte interna del rosone a forma di “Pentagono Rovesciato”. Nella perenne lotta, fra la cosiddetta “Grande Luce” e le “Potenti Forze Oscure”, le “Prime Comunità Cristiane”, avevano bisogno di “Potenti Simboli” che gli proteggessero dal male. Un simbolo, considerato particolarmente potente per quei tempi, era, per l’appunto, il pentagono. Gli esperti di “Esoterismo” ritengono, che in origine, esso fosse una stella. L’origine della sua Storia, infatti, è individuabile nella cosiddetta “Mitologia Elfica”; non c’è dubbio, in buona sostanza, che fosse uno dei tanti potenti emblemi della cultura dei cosiddetti “Signori del Crepuscolo”. La cultura cristiana del cosiddetto “Alto-Medioevo”, invece, vedeva, in queste “Cinque Punte”, una rappresentazione delle “Cinque Piaghe del Corpo di Cristo”. Le persone, infatti, in questo particolare periodo di “Buia Ignoranza”, per difendersi dalle molte “Creature del Male”, disegnarono sulla porta della propria abitazione, questo particolare marchio. Nel 19° secolo un sedicente mago, ex prete, Eliphas Levi, disegnò un “Demone dalla Testa Caprina”, con un “Grande Pentagono Rovesciato” sulla fronte e che chiamò “Baphomet”. Levi morì il 31 marzo 1875, in quello stesso anno nacque uno dei più grandi occultisti del 20° secolo, Aleister Crawley. Quest’ultimo, sosteneva con ardore, di essere la “Reincarnazione” di Levi, Cagliostro e di molti altri “Importanti Occultisti” dei secoli passati. Egli, in nome di questa sorta di “Discendenza Spirituale”, volle adottare la suddetta stella a cinque punte, nel cui c’era la testa di Baphomet, per fondare un nuovo tipo di “Religione Occultistica-Anticristiana”, chiamata dallo stesso Aleister, “Argenteum Astrum”, che in buona sostanza, spingeva l’uomo all’edonismo più sfrenato. La “Nuova Filosofia Edonistica” di Crawley, in realtà, non era cosi innovativa come si tendeva a credere; essa, però, ebbe un grande successo, soprattutto tra le “Nuove Generazioni” degl’anni sessanta, che ascoltavano la musica dei “Beatles” e i “Rolling Stone”. Molti “Satanisti”, infatti, in particolar modo di quel periodo, hanno adottato il pentagono rovesciato in onore di Crawley. La Storia di questo particolare emblema, però, nasconde in se un altro mistero; un segreto, che forse, si cela nell’etimologia del nome Baphomet. Questa particolare denominazione, infatti, assomiglia, in modo incredibile, all’appellativo dato al “Presunto Idolo” adorato dai templari chiamato, per l’appunto, “Bafometto”.

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CENNI STORICI DEL GLORIOSO ORDINE TEMPLARE

Post n°136 pubblicato il 30 Maggio 2011 da knighttemplar

 

Gli accusatori dell’ordine templare, avevano individuato, questa particolare "Divinità", in una "Testa Barbuta" dagli "Occhi di Carbonchio"; dal punto di vista etimologico, la spiegazione, più plausibile sembra essere la corruzione della parola "Maometto", perché le moschee erano chiamate "Baphomeris". Tale idolo potrebbe essere un chiaro richiamo pagano come dimostra il Bafometto sul "Portale della Chiesa di Saint-Merry" a Parigi e su quello della chiesa di "Sainte-Craix a Provins": un grazioso diavolo barbuto, con corna, alato, con artigli ed ermafrodita.

Ermafrodita è la figura presente nella grotta dei Cavalieri Templari (presso Padova) costruita in funzione d’iniziazioni con battesimi dell’acqua e del fuoco. Una figura androgena, dal sesso maschile e seno ben sviluppato testimonia il dualismo esistente nell’universo: maschile/femminile, cielo/terra. I Cavalieri Templari avevano stretto rapporti con la "Setta degli Assassini", un "Gruppo Iniziatico Ismailita" che adorava una "Misteriosa divinità" chiamata Bafometto. Per alcuni il Bafometto altro non sarebbe stato che il "Santo Graal". Alcuni lo indicarono come una testa d’uomo conservata mediante trattamento a base d’erbe e aromi, con la caratteristica di poter concedere oracoli una volta interpellata. I Cavalieri Templari, quindi, secondo i loro accusatori, avrebbero adorato il "Profeta della Religione Islamica". Per quest’accusa le prove furono che alcuni frati serventi e monaci ignoranti avevano sicuramente visto delle teste barbute venerate dai loro confratelli, ma si trattava probabilmente di teste di santi raccolte in appositi reliquiari. In alcuni sigilli dei Cavalieri Templari sono raffigurate alcune teste barbute che, con tutta probabilità, si riferiscono al volto di Cristo; in una deposizione, il "Templare Raynier de Larchant", interrogato il 20 ottobre 1307, affermò di aver visto il Bafometto una dozzina di volte e che prima dell’arresto dei Cavalieri Templari era conservato presso il "Tempio di Parigi". L’idolo fu descritto come una "Testa Barbuta", tutti i cavalieri l’avrebbero "Baciata, Adorata e Chiamata Salvatore", anche se non si comprende se fosse un’effigie dipinta, una scultura o una "Testa Vera Imbalsamata". I membri dell’ordine, molto probabilmente adoravano il "Volto del Cristo" e sembra certo che in alcune "Precettorie" si conservassero copie dell’impronta sul lenzuolo, sull’esempio dell’"Acherotipa di Edessa" e della stessa Sacra Sindone, portata in Occidente, come abbiamo già avuto modo di porre in luce, dai Cavalieri Templari. Furono trovate alcune raffigurazioni che sono tuttora inspiegabili e possono generare ipotesi di culti di tipo gnostico praticati segretamente da alcuni Cavalieri Templari. Altre figure, in alcune sculture hanno caratteri tipicamente androgini. Essi, in sostanza, avevano il Sesso Maschile e seno abbondantemente sviluppato, a testimoniare ancora una volta il dualismo esistente nell’universo, il maschile e il femminile, il cielo e la terra, e la "Stessa Androginità del Creatore", al tempo stesso uomo e donna. Un altro capo d’accusa contro i Cavalieri Templari, fu quello di praticare la "Sodomia". Cosa che in quel periodo storico era praticata da una buona parte del clero e dei monaci. Inoltre se alcuni Cavalieri Templari praticavano la sodomia non per questo, era colpevole tutto l’Ordine. Inoltre il bacio dato sul fondo schiena, non aveva nulla di blasfemo. Nelle religioni orientali è proprio in quel punto che trova posto la "kundalini" il "Centro delle Forze Vitali dell’uomo". È probabile dunque che il bacio dato in quel punto avesse un carattere simbolico. Per quanto riguardava l’accusa di rinnegare Cristo e sputare sulla croce prima di essere ammessi nell’Ordine bisogna dire che anche il "Gran Maestro Jacques de Molay" dichiarò che al momento della sua ammissione il "Fratello Humert" fece "portare una Croce di Bronzo su cui era la figura del Crocefisso e m’ingiunse di Rinnegare il Cristo rappresentato su quella Croce". Hugues de Pairaud ammise circostanze analoghe. Egli, infatti, disse: "Poi il fratello Giovanni mi mostrò una croce con l’immagine di Gesù Cristo e mi disse di rinnegare colui che era raffigurato in tal modo e di sputare sulla croce…"; anche Goffredo de Charney, "Precettore di Normandia", che morì sul rogo con Jacques de Molay, disse: "mi fu recata una croce con l’Immagine di Gesù Cristo e il fratello Almarico mi disse di non credere in colui che vi era rappresentato, poiché era un falso profeta e non Dio". Analoghe dichiarazioni furono fatte anche da Goffredo di Gonneville, "Precettore di Aquitania" e Poitou, e da Rinaldo di Tremelay, "Priore del Tempio di Parigi. E’ di massima importanza comprendere il fatto che, sempre secondo gl’interrogatori, non era rinnegata la croce in se stessa, ma piuttosto, colui che era rappresentato su di essa. I Cavalieri Templari, in buona sostanza, secondo le testimonianze raccolte, avrebbero distinto, tra un Cristo, indubbiamente di origine divina, da un altro, evidentemente umano, mandato a morire sulla croce. Ugo De-Pagani e i suoi compagni, nei sotterranei del Tempio di Salomone, trovarono qualche documento che raccontava una "Verità Inconfessabile" sulla "Vera Natura" del loro Dio. I Cavalieri Templari, infatti, proprio grazie a tutto ciò, devono aver avuto, profonde conoscenze nel "Campo dell’Occulto" che usarono anche per costruire le immense cattedrali gotiche. La società medievale, infatti, aveva ben due livelli d’"Espressione Esoterica": uno più basso e popolare e un altro più elevato, dove, solamente chi possedeva certe nozioni poteva arrivare a comprendere il "Complesso Messaggio Teologico" o le "Tacite Allegorie Morali". Questo simbolismo fu espresso tanto nelle piccole chiese dei Cavalieri Templari come nelle grandiose cattedrali gotiche. È chiaro, quindi, che i Cavalieri Templari ebbero il proprio esoterismo. Il pentagono rovesciato, quindi, cosi come il demone Baphomet, (Bafometto), potrebbero essere il retaggio di un’"Antica Scienza Segreta", ostracizzata dallo strapotere della "Chiesa Romana", perché, spiega ancora oggi, verità troppo scomode.

L’origine dell’"Architettura Gotica", in altre parole lo stile architettonico, che maggiormente servì per costruire i cosiddetti "Libri di Pietra", (di cui abbiamo già parlato), è, in realtà, un punto controverso. Questa "Particolare Tipologia di Costruzione", infatti, differentemente dallo "Stile Romanico", che fu una "Tecnica Policentrica"; senza, quindi, una "Precisa Patria d’Origine", ha il "Suo Principale Luogo di Fioritura", nel nord della Francia. La costruzione dell’"Abazia di Saint-Denis", ad’opera dell’"Abate Sugerio" intorno al 1140, è considerata, infatti, assieme alla "Cattedrale di Sens", il "Primo Vagito" di questo "Nuovo Movimento Artistico" che, molto rapidamente, si diffuse, prima nel cosiddetto "Ile-De-France", poi in tutta Europa. Esso, però, incontrerà, significative resistenze, come abbiamo già visto, soltanto in Italia con la basilica di colle-maggio. L’"Arte Gotica", cosi come quella romanica, anch’essa era caratterizzata dalla "Volta A-Crociera" dall’"Arco A-Sesto Acuto"; a differenza, però, dello stile romanico, questi elementi erano inseriti in un sistema più logico e coerente. Quali sono stati i mezzi, è necessario chiedercelo, di un "Semplice Abate" per ristrutturare, in maniera cosi maestosa, il "Coro" della propria abazia? Sugerio, secondo delle fonti molto accreditate e già citate in precedenza, molto probabilmente, ebbe contatti con i templari di ritorno dalla terra santa. Quest’ultimi, infatti, avrebbero portato segretamente alcuni documenti molto importanti, che come si già posto in luce, erano nascosti sotto le rovine del tempio di Salomone e che traccerebbero il "Perfetto Metodo di Costruzione" con il quale si sarebbe edificato anche il suddetto tempio. La perfetta fusione tra questo metodo e la cosiddetta "Arte Circestense", infatti, potrebbe aver fatto nascere, secondo gli esperti, l’architettura gotica. L’"Apparentamento" tra i circestensi e i templari, è dimostrato, principalmente, anche dal medesimo tipo d’"Ordine Gerarchico" e dal fatto che uno dei membri più importanti dell’"Ordine Circestense", "Bernando da Chiaravalle", nel 1127, scrisse la "Regola dei Templari" e la presentò al "Concilio di Troyes". Un anno dopo questo particolare evento, per l’"Ordine dei Cavalieri del Tempio", inizierà il consolidamento e l’espansione del loro "Grande Potere" in tutto il mediterraneo.  Nel 1191, infatti, "Innocenzo III", disse di loro: "Consacrati al Servizio dell’Onnipotente, vanno Considerati parte della Cavalleria Celeste". I progettisti dell’arte gotica, infatti, sembrerebbe proprio per simboleggiare, la particolare connotazione dei loro più grandi ispiratori, costruirono delle opere che fossero una sorta di ponte tra cielo e terra. In questa tecnica costruttiva, infatti, completamente innovativa per quei tempi, nulla era lasciato al caso. Tutto ciò è dimostrato dal fatto che ogni cosa, in questa determinata espressione artistica, segue un preciso ordine basato, principalmente, su "Particolari Sinergie", soprattutto di luci, che sono prodotte dal proiettarsi del sole sulle molte vetrate di questi nuovi edifici dal carattere monumentale. Un’altra caratteristica fondamentale, di questa nuova tipologia di costruzioni, sono le molte inconsuete "Allegorie Bibliche" ottenebrate nelle strutture di tal genere. La differenza più sconvolgente del gotico rispetto al romanico è determinata dalla scomparsa delle enormi e spesse "Masse Murarie", tipiche dello "Stile Romanico". Il peso della "Struttura Gotica", infatti, era completamente distribuito, su una "Intrigata Serie" di "Strutture Secondarie", che complicarono secondo una precisa logica, l’"Aspetto Esterno" degli edifici; nacquero, così, le cosiddette "Pareti di Luce", create ad’arte da "Magnifiche Vetrate" che, come si è già detto, creavano un "Bellissimo Gioco di Luci". La complessa composizione delle vetrate, era corrisposta all’esterno, da un intrigato sistema di "Elementi Portanti". Tale sistema era formato, principalmente, dai cosiddetti "Pilastri a Fascio", altrimenti chiamati, "Polistili". Essi erano un tipo di sostegno della struttura a "Sezione Complessa", spesso "Polilobata". Il pilastro appariva composto da un insieme di colonnette sottili. Nell’architettura gotica, dov’era largamente utilizzato, spesso alcune di queste colonnette proseguivano senza soluzione di continuità fino al soffitto, raccordandosi con i "Costoloni" degli "Archi Trasversali" delle "Volte a Crociera". Questi particolari piloni, in sostanza, si dipanavano in un complesso reticolato di contrafforti completamente differente, anche perché più ampio, da quello romanico. Gli "Archi Rampanti", i "Pinnacoli", gli "Archi di Scarico", i "Piloni Esterni" sono, infatti, tutti "Elementi Strutturali" che supportavano e indirizzavano le strutture di tal genere spingendole dal basso verso l’alto e scaricavano, al suolo, il peso dell’intero edificio. Questa nuova tipologia di costruzione, infatti, per riuscire ad’eliminare progressivamente, tutti i cosiddetti "Muri di Riempimento", sfruttava la forza delle suddette strutture secondarie che si collocavano ai lati della parte principale del santuario in questione. La straordinaria capacità degl’"Architetti Gotici", però, non si esauriva in una "Mera Struttura Statica".

I nuovi edifici, infatti, liberati dall’"Ingombrante Presenza" dei muri di riempimento, si svilupparono, come si è già accennato, tutti verso l’alto fino ad’arrivare a toccare altezze, per quell’epoca, inimmaginabili. Lo sviluppo in verticale di edifici religiosi, in realtà, si era già verificato in Inghilterra e in Normandia. Un altro elemento molto importante, nelle strutture gotiche, era il cosiddetto "Rosone".

 

Il rosone era collocato, sia all’interno della struttura romanica, sia in quella gotica. Esso, ancora oggi, è un "Elemento Decorativo" molto importante; posto, solitamente, su uno dei lati della "Navata Centrale", è un tipo di grande finestrone a forma circolare che ha il compito d’irradiare la luce solare verso l’altare. Il termine rosone deriva dalla parola "Rosa". Questo particolare elemento, infatti, non è altro che una "Riproduzione Stilizzata" di questo particolare fiore che, fin dall’epoca degli greci, è stata sempre associata alla "Bellezza Femminile". In epoca cristiana il "Simbolo della Rosa" si è spiritualizzata ed è diventata associabile all’immagine della cosiddetta "Vergine Maria" e alle "Litanie del Rosario". Le tipologie di rose o di rosoni, ovviamente possono essere differenti; esistono, infatti, rose con più petali. Nel caso di "Sei Petali", la rosa diventa associabile anche al cosiddetto "Santo Graal" e per tale motivo con i templari.

 

La costruzione di luoghi, per la "Pratica dei Culti Religiosi", nel corso della "Storia Umana", è stata sempre, fin dall’antichità, una "Questione Prioritaria" per qualsiasi tipo di governo; perché, come diceva, nei suoi scritti, Karl Marx: "La Religione è l’Oppio dei Popoli". La "Continua Somministrazione", di questo particolare tipo di "Droga", ha sempre imposto, infatti, la "Consacrazione" di "Nuovi Luoghi" preposti per l’"Adorazione" dell’"Idolo" di turno. L’evoluzione della "Civiltà Umana", in sostanza, così lenta ma inesorabile, esigette, man mano che si realizzava, "Santuari" sempre più grandi e imponenti. Questi particolari luoghi, infatti, dapprima, erano soltanto delle "Semplici Costruzioni di Legno" o magari dei "Semplici Simulacri" attorno a un semplicissimo albero; inseguito, con un profondo consolidamento della "Piramide Sociale", iniziarono ad’essere costruiti veri e propri "Edifici Religiosi" con "Antiche Tecniche di Costruzione" di cui, molto fortunatamente, ne possiamo godere, ancora oggi, i "Bellissimi Risultati" in tutto il mondo. Nell’edificazione di queste "Enormi Costruzioni", i vari popoli della terra, sfruttarono, com’è sempre accaduto nella Storia, tutta la loro cultura. Tutti i cosiddetti "Edifici Sacri", di "Antica Fattura", infatti, non sono altro, che una "Riproduzione Tangibile" della cultura umana e religiosa di un determinato popolo. Molte volte, però, le varie generazioni di artefici, di questi "Magnifici Monumenti Culturali", si sono ispirate per le loro creazioni, al medesimo retroterra culturale. Esse, infatti, sono state in grado di comprendere l’"Essenza Profonda" delle esperienze del passato e di usarle per creare qualcosa di completamente nuovo e meraviglioso. Gli "Antichi Romani", per esempio, si sono ispirati alla "Civiltà Greca" e a quella etrusca; si dice, infatti, che "La Grecia Conquistata, Conquistò Roma".

L’avvento dell’"Epoca Cristiana" fece diventare, molti cosiddetti "Templi pagani", con la "Semplice Aggiunta" di un crocifisso o magari di una statua, in "Chiese Cristiane". Molte "Comunità Cristiane", all’inizio della propria Storia, per riuscire a far avvicinare le persone alla "Nuova Religione", dovettero effettuare, necessariamente, accettare una particolare, ma inevitabile, tipologia di compromesso: fondere la "Cultura Giudaico-Cristiana" con elementi di "Religioni Pre-Cristiane". I risultati di questa "Particolare Sintesi Culturale" dipendevano, in buona parte anche, dal tipo di rapporto che c’era tra i "Luoghi di Nascita" della "Nuova Cultura Orientale" e quelli di innesto. Il tipo di forza di questo particolare tipo di legame determinava la conformazione di una qualsiasi opera. Tutte le differenti tipologie di edificio, per buona parte della nostra Storia, hanno, infatti, seguito il medesimo schema. La progettazione di gran parte degli edifici religiosi, dell’intero medioevo, infatti, non fa eccezione a questo tipo di regole. Questo "Particolare Canovaccio di Costruzione", dopo la "Prima Crociata", fu ampiamente approfondito grazie, soprattutto, alla scoperta, da parte dei cavalieri templari, di alcuni documenti riguardanti le "Leggi Divine dei Numeri, dei Pesi e delle Misure", che secondo alcune fonti storiche molto accreditate, erano stati trovati sotto le rovine del tempio di Salomone e consegnate, in gran segreto, ai "Fidati Maestri Costruttori di Cattedrali". Le "Grandi Cattedrali Gotiche", infatti, proprio per tale motivo, (forse), erano soprannominate i "Libri di Pietra". Questi grandi costruttori, sempre secondo fonti molto accreditate, avrebbero, com’è stato già precedentemente posto in luce, costruito anche la Città dell’Aquila che sarebbe la "Città Gemella" di Gerusalemme. Una prova a sostegno di questa particolare tesi sarebbe nella corrispondenza, della posizione geografica dell’Aquila, con la posizione geografica di Gerusalemme. Il cosiddetto "Monte del Tempio", infatti, che è situato a nord della cosiddetta "Città Santa", sempre secondo gli esperti, ha la stessa posizione geografica che ha l’altura, in cui è situata la "Chiesa di Santa Giusta", rispetto L’Aquila. Il "Monte degli Ulivi" di Gerusalemme, infine, può essere messo in relazione con la posizione geografica con il "Colle Aquilano" della "Basilica di Colle-Maggio". I "Misteri Aquilani", però, non finiscono qui. Essi, infatti, sembrano trovare il loro "Punto Focale", proprio, nella Storia della basilica di colle-maggio. Essa, infatti, sembra essere, sempre secondo gli studiosi, uno di quei libri di pietra di cui abbiamo già parlato prima. Questa particolare costruzione, infatti, è una delle opere architettoniche più grandiose del capoluogo abruzzese. Fatta costruire nel 1287 per volontà dell’"Eremita Pietro da Morrone", sul cui "Sacrato", fu incoronato papa il 29 agosto del 1294, risente fortemente dell’"Architettura Romano-Gotica Abruzzese" per il prevalere dei piani, soprattutto, nella facciata unitaria e imponente che costituisce la "Vera Sostanza Monumentale" di tutto l’edificio. La "Pietra Locale" di rivestimento bianca e rosa, in un gioco policromo e geometrico, incastona i tre portali con i rispettivi rosoni di raffinata fattura, tutti databili intorno al 1440. Di questi interessantissimi per varietà di composizione e decorazione sono il portale e il rosone centrale. Nel primo d’impostazione fortemente romanica, si riscontrano motivi gotici, dati dai timpani cuspidali dalle colonnine tortili e dai pinnacoli. Anche l’archivolto, a tutto senso, rigorosamente romanico, è scandito da cinque ritmi a semiluna realizzati in leggero stile gotico. La medesima tecnica di costruzione è stata usata per realizzare delle "Figure Angeliche", tortiglioni vagamente scanalati, foglie, fiori e animali; sotto la lunetta originale con affrescata la Madonna col Bambino. Il rosone, un vero delicato merletto, sta in posizione principe rispetto ai due laterali sulla facciata. Questa ripartita geometricamente da cornici e lesene, presenta una caratteristica peculiarità dovuta alle maestranze comacine che la realizzarono: la simmetria del terzo laterale sinistro più stretto rispetto a quello destro produce da lontano, l’"Effetto Ottico di Simmetria" altrimenti improponibile. Sul fianco sinistro della Basilica, dei caratteri spiccatamente romanici è situata la "Porta Santa", varcata da "Celestino V" il giorno della "Sua Consacrazione". Il "Nuovo Papa", non si sa ancora bene perché, istituì, dopo la sua incoronazione, la cosiddetta "Perdonanza": un atto per il quale chiunque entri nella "Basilica Aquilana", ancora oggi, ogni anno il 28 agosto, se sinceramente pentito e confessato, può ricevere il "Perdono dei Peccati". Nella città aquilana, infatti, dopo il corteo storico della "Perdonanza Celestiniana", la basilica apre ancora i battenti a una folta folla di penitenti. Costruita nella seconda metà del XIV secolo, presenta nella lunetta soprastante un singolare affresco degli ultimi del ‘300: in essa si riconosce la Vergine con il Figlio, S. Giovanni da un lato e dall’altro S. Pietro Celestino. L’interno solenne, si data alla metà del XIV secolo, quando cioè le originarie cinque navate furono tramutate in tre, allargando e allungando quella centrale. Il terremoto del 1703 la danneggiò gravemente: fu così ingabbiata da pesanti sovrastrutture barocche che nascondevano i poderosi pilastri ottagonali, le grandiose ogive e il soffitto a cassettoni, oggi tornati all’originario aspetto, dopo il restauro ultimo nel 1972.

Degni di nota sono: il pavimento cosmatesco con disegno geometrico in pietra bianca e rossa che richiama la facciata, lo "Stemma di Celestino V", sulla "Porta Maggiore", in data 1669 e in fondo alla navata destra, il mausoleo innalzato a S. Pietro Celestino da Girolamo da Vicenza nel 1517, che ne conserva le spoglie. In seguito ai lavori di ripristino sono riaffiorati affreschi di tre scuole: quella veneta (metà secolo XIV) nelle nicchie della parete longitudinale destra, raffiguranti la Madonna tra S. Agnese e S. Apollonia, l’"Assunzione" e l’"Incoronazione della Vergine" e una "Crocifissione". La "Scuola Tosco-Marchigiana", (secolo XVI) , si trova, invece, sulla parete retrostante la facciata; e, in una nicchia della parete laterale sinistra. La scuola "Umbro-Abruzzese" tenuta da "Francesco da Montereale", allievo del cosiddetto "Perugino", la cui "Madonna col Bambino e I Santi", risale alla prima metà del secolo XVI. Dalla Basilica o direttamente dal piazzale si accede nell’"Ex Convento Celestiniano"; elegante chiostro ad arcate ogivali con annesso l’antico refettorio affrescato. E’ questo il vano più bello e rappresentativo del complesso quattrocentesco dei "Frati Celestiniani": spartita da campane con volte a crociera e rafforzate da archi a tutto sesto, è affrescata su tutta la volta e sulle pareti di fondo probabilmente dalla mano di Saturnino Gatti (sec. XVI) mentre decorate a festoni sono le costolonature terminanti con chiavi di volta, dipinte anch’ esse e suddivise dal particolare motivo di quattro aquile con le ali spiegate. Di mano e stile differente, ma pressoché della stessa epoca, è l’ affresco della parete interna dell’ ingresso con "Deposizione dalla Croce". Ex refettorio, la "Sala Celestiniana" è oggi destinata a convegni e conferenze.

 
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RIFLESSIONI DI PASQUA

Post n°135 pubblicato il 22 Aprile 2011 da knighttemplar

In questi giorni che tutti si preparano alla Pasqua, spesso mi chiedo (ammessa la verità storica della figura di Cristo) chi principalmente abbia avuto interesse a far condannare Cristo alla crocifissione, se gli Ebrei del Sinedrio (con a capo i farisei ) oppure se si sia trattato di una specie di complotto dei Romani.
Le responsabilità precise in questa condanna non sono chiarissime, anche perchè Gesù, con la sua predicazione, poteva benissimo essere divenuto assai scomodo per i Romani, che avevano fondato il loro Impero su principi ben lontani dal cristianesimo;di conseguenza i governatori romani temevano che Cristo fosse un fomentatore di rivolte, un elemento pericoloso per la stabilità politica.
Dai Vangeli sembra però che la responsabilità cada più che alro sui vertici del Sinedrio (sommi sacerdoti e scribi ), ma ciò potrebbe anche essere il frutto di una polemica antigiudaica sorta molto dopo Gesù stesso, considerato anche che Cristo intratteneva anche rapporti abbastanza amichevoli con alcuni esponenti del Sinedrio.
Siccome i Vangeli risentono in parte dell'ambiente culturale romano, non sarebbe stato molto conveniente presentare Roma in una luce troppo negativa.
L'ipotesi più probabile i Romani, con i governatori che, accordandosi con alcuni esponenti del Sinedrio (Caifa in primis ), hanno progressivamente messo in cattiva luce Gesù, facendolo apparire come un personaggio pericoloso, fino a esercitare pressioni fortissime per farlo condannare.
A mio avviso senza l'ostilità romana Gesù non sarebbe stato processato.
Flavio e Tacito ed altri ci restituiscono un periodo storico in cui rivolte, guerriglie e insurrezioni erano all’ordine del giorno. Inoltre bisogna avere una precisa identificazione di Gesù e a quale fazione appartenesse.
Intanto di certo era un messianista, attendeva il regno di Dio, ma il messianismo era abbracciato da diversi ordini religiosi, da certa parte dei farisei, dagli esseni, gli zeloti erano ferventi messianisti, e non finisce qui. 
Qualche storico sostiene che Gesù, a motivo delle frange del vestito e di altre caratteristiche dottrinali fosse un fariseo, e negli stessi farisei vi era una fazione messianista in opposizione all’altra fazione. C’era chi predicava un tipo di dottrina più pura e più di sostanza contro i formalismi più legati a quelli del Tempio.
E anche per questo molte delle cose che Gesù dice nei confronti dei farisei lasciano pensare che fosse di questo fariseismo in opposizione (guardatevi dal lievito dei farisei, voi non fate come gli ipocriti, ed altri).
Dai Vengeli emerge che Gesù trovava sempre più affiliati e seguaci, tanto da diventare comunque pericoloso sia per chi deteneva il potere sacerdotale sia per i Romani che con questo avevano anche stipulato degli accordi per una pacifica convivenza col popolo dominato.
I sediziosi non erano molto ben visti nemmeno dalla popolazione locale che pur di avere un periodo di pace accettava la dominazione straniera, senza contare che al periodo i Romani erano talmente tolleranti verso gli altri culti che agli ebrei accordavano diverse cose per andare incontro alle loro esigenze di culto. Riguardo al sabato ad esempio rispettavano i loro usi, evitando di pretendere che impegnassero questo giorno in lavori o incombenze.
Accordarono diverse agevolazioni che ora non ricordo, comunque tra la popolazione c’era del malcontento. I briganti, gli zeloti, i sicari di cui racconta Flavio creavano disordini ed erano malvisti anche da altri ebrei.
Quindi se Gesù come sembra di capire fosse stato di una di queste fazioni messianiste, in opposizione alla casta sacerdotale del tempio e in cerca di pecorelle che si erano smarrite dietro la sempre più diffusa ellenizzazione e collusione col potere romano poteva avere anche diverse inimicizie tra il popolo, tra i romani e tra i sacerdoti. 
Anche se allo stesso tempo poteva godere di appoggi, a parte che tra i romani, tra gli stessi ambienti ebraici.
Chiunque poteva guardare a Gesù con la paura di vedersi sottrarre il potere, o come una persona che poteva aiutare a ribaltare il potere del periodo e prenderne il posto.
Gesù aveva presentato il suo programma nella sinagoga di Nazaret, servendosi di un testo di Isaia che parlava dei poveri, dei prigionieri, dei ciechi e degli oppressi (Is 61,1-2) e che rispecchiava la situazione della gente di Galilea al tempo di Gesù. In nome di Dio, Gesù prese posizione e definì la sua missione: annunciare la Buona Novella ai poveri, proclamare la liberazione ai prigionieri, la vista ai ciechi, restituire la libertà agli oppressi. Terminata la lettura, attualizzò il testo e disse: “Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi!” (Lc 4,21). Tutti i presenti rimasero ammirati (Lc 4,16-22ª). Però ci fu subito dopo una reazione di discredito. La gente nella sinagoga rimase scandalizzata e non ne volle sapere di Gesù. Diceva: “Non è il figlio di Giuseppe?” (Lc 4,22b) Perché rimasero scandalizzati? Qual è il motivo di quella reazione così inaspettata? 
• Perché Gesù citò il testo di Isaia solo fino a dove dice: "proclamare un anno di grazia del Signore", e taglia la fine della frase che dice: “e proclamare un giorno di vendetta del nostro Dio” (Is 61,2). La gente di Nazaret rimane meravigliata perché Gesù omette la frase sulla vendetta. Loro volevano che la Buona Novella della liberazione degli oppressi fosse un’azione di vendetta da parte di Dio contro gli oppressori. In questo caso, la venuta del Regno non era che un cambiamento superficiale, e non una mutazione o conversione del sistema. Gesù non accetta questo modo di pensare. La sua esperienza di Dio Padre lo aiuta a capire meglio il significato delle profezie. Toglie di mezzo la vendetta. La gente di Nazaret non accetta questa proposta e comincia a diminuire l’autorità di Gesù: “Non è costui il figlio di Giuseppe?”
• Luca 4,24: Nessun profeta è ben accetto in patria. La gente di Nazaret era gelosa dei miracoli compiuti da Gesù a Cafarnao, perché non ne aveva compiuti a Nazaret. Gesù risponde: “Nessun profeta è ben accetto in patria!” Nel loro intimo non accettavano la nuova immagine di Dio che Gesù comunicava loro mediante questa nuova interpretazione più libera di Isaia. Il messaggio del Dio di Gesù oltrepassava i limiti della razza dei giudei e si apriva per accogliere gli esclusi e tutta l’umanità.
• Luca 4,25-27: Due storie dell’Antico Testamento. Per aiutare la comunità a superare lo scandalo e a capire l’universalismo di Dio, Gesù si servì di due storie ben conosciute dell’Antico Testamento: una di Elia e l’altra di Eliseo. Mediante queste storie criticava la chiusura della gente di Nazaret. Elia fu mandato dalla vedova straniera di Sarepta (1 Re 17,7-16). Eliseo fu mandato ad occuparsi dello straniero della Siria (2 Re 5,14). 
• Luca 4,28-30: Volevano gettarlo dal precipizio, ma egli se ne andò. Ciò che Gesù disse non calmò gli animi, anzi! L’uso di questi due passaggi della Bibbia produsse ancora più rabbia. La comunità di Nazaret giunse al punto di voler uccidere Gesù. E così, nel momento in cui presentò il suo progetto di accogliere gli esclusi, Gesù stesso fu escluso! Ma lui manteneva la calma! La rabbia degli altri non riuscì a fargli cambiare strada. Luca indica così che è difficile superare la mentalità del privilegio e chiusa in se stessa. E mostrava che l’atteggiamento polemico da parte dei pagani esisteva già al tempo di Gesù. Gesù ebbe le stesse difficoltà che ebbero le comunità ebree al tempo di Luca.
Inoltre Cristo significa Messia e nulla vieta che il messianismo fosse reso in greco con cristianesimo, io sono di questo parere, i cristiani erano tutta quella parte di ebraismo, dagli zeloti (e tra i seguaci di Gesù ve ne erano almeno un paio) gli esseni (si ha credo la certezza che Giovanni il Battista lo fosse), dai farisei, che forse lo era lo stesso Gesù, i cristiani remavano con le buone e con le cattive per sovvertire l’ordine che si era creato, arruolando tra le propria fila gli scontenti e gli oppressi, e tra i nemici i beneficiati e i soddisfatti dello status quo.
Gesù fù condannato dai Ponzio Pilato anche per andare incontro alla richiesta di benessere da parte degli stessi ebrei Sacerdoti, Erode e affiliati. 
Successivamente altri messia continuarono a spuntare e continuarono a esser messi a morte, ma di quelli nessuno parlò più. 
La revisione in chiave paolina di un messia già venuto e morto per la salvezza di tutti sembrò essere anche la via d’uscita per queste continue lotte nei territori occupati dai Romani. 

 
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domus scriptorium "manoscritti templari"

Post n°134 pubblicato il 15 Febbraio 2011 da knighttemplar

 

 Tre manoscritti contenuti nell'archivio segreto templare di francia (dove sono catalogati come FM.P761/762/763;  si trova nel quaderno FM.Q888) aprono un'inaspettata prospettiva nello studio dei rapporti tra diversi movimenti millenaristi. Si tratta di tre lettere la cui autenticità è stata confermata dalle verifiche scientifici preliminari, e databili agli anni 1245, 1256 e 1270, scritte dal templare Roncelin de Fos al suo confratello Richard de Vichiers. La storia che raccontano e che sostanzialmente è confermata da molti indizi, suggerisce degli stretti collegamenti tra Catari, Templari  e perfino una lotta tra due fazioni politiche all'interno della direzione dei Templari. da queste lettere si deduce soltanto che sia il fratello del Gran Maestro Rinaldo (1250-1256) e si può supporre che abbia vissuto nella domus templare di Pieusse. Roncelin de Fos è invece ben noto: Maestro di Provenza fra 1248-1250, Maestro di Inghilterra (1251-1253), e di nuovo di Provenza (1260-1278); dalle sue lettere si deduce un continuo collegamento con Gerusalemme. Che il "Graal" fosse in mano dei Templari e soprattutto dei Catari è tesi che è stata sostenuta de Fos riferisce infatti che il Natale del 1243 Pierre Bonnet, uno dei diaconi dei Catari (su di lui cf. [Ro] passim) si sarebbe rivolto ai Templari di Pieusse chiedendo una scorta per recuperare dalla grotta di Niaux una loro reliquia e scortare il graal e sette donne catare fino a Gerusalemme; l'intenzione dei Catari apparentemente è di consegnare in custodia ai Templari. Va subito notato che questa curiosa storia ha già una conferma storica nella deposizione di Imbert de Salles che riferisce dell'evasione di due fratelli Catari col loro tesoro dal castello di Montsegure proprio intorno a Natale ([Ro], vol.IV, p.382-383) e dichiara che il tesoro era in "una grotte du Sabarhes tenue par Pons-Arnaud de Chateauverdun" uomo del conte di Foix una delle cui grotte fortificate è appunto Niaux. Questa testimonianza apre anche un'interessante prospettiva di ricerca: ricordandosi infatti che proprio a Pieusse si riunì il concilio cataro nel 1226 [Ro, vol. IV, pp.116-117] non è irrealistico ipotizzare una comunione di intenti tra i Catari e i Templari di Pieusse. Recuperata la Reliquia, le sette donne sono guidate da de Fos ad imbarcarsi nel porto templare di La Rochelle in direzione di Bari e di qui sbarcano ad Acri. È facilissimo datare la parte finale di questo viaggio: de Fos scrive: "Alcuni mesi dopo, nonostante la tragica notizia della caduta di Gerusalemme decidemmo di imbarcarci da Bari per la Terra Santa ma quando sbarcammo ad Acri sapemmo della tragedia: un mese prima le forze cristiane erano state massacrate a La Forbie, dove perì anche il Gran Maestro Armand, che Dio lo abbia in gloria; la speranza di recuperare Gerusalemma era perduta." La datazione è quindi elementare: i turchi irruppero a Gerusalemme l'11 luglio 1244 e la cittadella si arrese il 23 agosto, mentre la sconfitta di La Forbie a cui sopravvissero solo il patriarca di Gerusalemma e il Montfort, signore di Tiro è del 17 ottobre. ([Ru] pp.877-879) Giunti in Terra Santa, de Fos si rivolge al fratello del de Vichiers perché provvedesse ad occultare il graal; il de Vichiers coinvolge un altro Templare, il de Sonnac, Essi offrono come nascondiglio una tomba nelle rovine di Petra, azionata con un meccanismo segreto che viene rivelato alle sette custodi, ad ognuna delle quali consegnano anche un medaglione. Le donne si separano per ritornare in Europa ma una di loro viene catturata dal Signore di Tiro, Filippo Montfort (nipote del Simone che stava conducendo la crociata contro i catari). Apparentemente il Montfort avrebbe quindi scoperto il ruolo del de Vichiers e del de Sonnac in questo occultamento. Valga per quello che valga questa storia, essa sembra rivelare una spaccato politico inaspettato. Infatti alcune affermazioni del di Fos potrebbero offrire curiose prospettive di indagine. Si potrebbe quasi ipotizzare un conflitto interno tra i gruppi dirigenti della Terra Santa, o meglio due partiti occulti impegnati in una battaglia senza quartiere: da una parte un gruppo templare che fa riferimento ai Grandi Maestri Guillaume de Sonnac (1247-1250) e de Vichiers (1250-1256); dall'altra parte, il Signore di Tiro, Filippo Montfort, e il Gran Maestro Richard de Bures (1244-1247) che successe ad Armand de Perigord (1232-1244) defunto a La Forbie ([Ru] p.878). Dal modo in cui il de Fos descrive la situazione, sembra che il de Sonnac ed il de Vichiers gestissero all'interno del Tempio una fronda segreta che aveva degli stretti rapporti sia con i Catari tramite la casa di Pieusse ed il fratello del de Vichiers. In questa fronda segreta forse è entrato anche il de Fos e viene il sospetto che il suo contributo nel salvataggio del tesoro dei Catari giustifichi le sue promozioni: nel 1247 il de Sonnac diventa Gran Maestro e de Fos viene nominato Maestro di Provenza l'anno dopo; nel 1250 diventa Gran Maestro de Vichiers e affida a de Fos l'Inghilterra dove pare che egli abbia introdotto pratiche eteredosse ([Ou] p. 28). Quale potesse essere il tenore del loro credo è difficile immaginarlo; sicuramente molto eterodosso, se il de Sonac racconta la pia leggenda secondo la quale il Vecchio della Montagna avrebbe consegnato al fondatore dei Templari un "sigillo di grande potere" affinché questo la consegnasse a Bernardo di Chiaravelle!  e sostiene addirittura che San Bernardo in persona avrebbe affidato a loro il "compito segreto" di "proteggere, custodire e nascondere dai nemici di Dio e dai servi di Satana quegli oggetti potenti che non devono essere rivelati prima dall'ora designata." Quanto all'altra "ala", la possibilità di valutazione è ancora più scarsa: i Montfort sono sicuramente una mala genia, arrampicatori sociali quasi balzachiani (sorella mandata nel letto del re, matrimoni che garantivano l'accesso ai centri di potere, tradimenti, assassinii in chiesa...) ma l'immagine che ce ne offre il de Fos sembra quasi una caricatura: per riuscire ad interpretare la crociata contro gli albigesi come un tentativo per mettere la mani sul "graal di Giuseppe" e tutti gli scontri tra il Signore di Tiro ed i Gran Maestri come una vendetta per il loro aver occultato l'oggetto, bisogna essere davvero molto, ma molto paranoici (almeno quel tanto da poter credere davvero che si tratti del Graal!). Per poter leggere tutti gli avvenimenti senza la lente deformante della paranoia e l'ossessione per questo "oggetto di potere", basta del resto conoscere la "storia di famiglia": il comportamento del Montfort non è nient'altro che una banale occupazione dei centri del potere con tutti i mezzi leciti (e soprattutto illeciti). Le vittime, naturalmente, erano i Grandi Maestri del Tempio: se (come stiamo ipotizzando) essi erano i rappresentanti di spicco di questa frangia eteredossa, forse convinti di essere i custodi del "tesoro dei Catari" affidatogli da San Bernardo, è anche chiaro che essi si siano sentiti minacciati, abbiano fatto un patto comune ed attivato la paranoia di gruppo. Ma, pur facendo tutte le tare sulla testimonianza del de Fos, è evidente che a cavallo del 1250 queste due forze si sono combattute senza tregua. Il racconto del de Fos parte col massacro di La Forbie a cui muore tutta la classe dirigente del Regno, compreso il Gran Maestro Armand de Perigord; sopravvivono solo il Patriarca ed il Montfort; non è da scartare l'ipotesi che il sospetto del de Fos sia fondato e che il Montfort abbia approfittato della situazione per far nominare come Gran Maestro un suo fantoccio come il de Bures. Del resto il de Fos arriva a Gerusalemme e si mette subito in contatto con gli uomini di spicco di questa frangia eterodossa: la sua visione degli avvenimenti è quindi direttamente influenzata da quella del de Sonnac e del de Vichiers, ossia dei filo-catari convinti. Si fantastica oggi di un' "eredità dei Templari" tramandata esotericamente tramite la massoneria; è abbastanza affascinante notare che in questa "tradizione" i ventitre Gran Maestri dei Templari (per la cui lista si veda [De])sono ridotti a 22, ossia altrettanti quanti gli Arcani maggiori dei Tarocchi, e che in questa lista sia stato eliminato proprio il de Bures, il fantoccio del Montfort. Verrebbe voglia di fantasticare che l'ala filo-catara con i suoi interessi esoterici e la loro ossessione per "oggetti di potere" stia dietro questa tradizione e che, nelle sue esigenze numerologiche, abbia sacrificato il "traditore". Ma tornando dalla fantasia alla realtà, il de Bures muore nel 1247 senza lasciare nella storia neanche una nota a piè di pagina e l'ala filo-catara riprende il controllo dell'Ordine con la nomina a Gran Maestro del de Sonnac, ma l'anno dopo arriva in Terra Santa San Luigi, il nono re di Francia con quel nome. Il re costrinse le forze di Terra Santa nella disastrosa avventura di Damietta, dove il de Sonnac morì nella sconfitta di Mansura e fu sostituito dal de Vichiers. Tra il re e il Gran Maestro si giunse ben presto ad un incidente politico; opponendosi alla linea di trattative sviluppata dall'Ordine, il Re pretese che questa politica fosse sconfessata pubblicamente e che il Maresciallo Ugo di Jouy che aveva gestito le trattative venisse bandito dalla Terra Santa. Di conseguenza il Capitolo dell'Ordine decise di deporre il de Vichiers ([De], pg. 193; [Ru], pg. 905; [Bo], pg.148). La storia ben nota e raccontata dal Joinville è riferita nella sua seconda lettera dal de Fos che attribuisce questi avvenimenti allo zampino del Montfort; difficile valutare la sua testimonianza, quella di un uomo convinto che la sua setta esoterica avesse un incarico da parte di San Bernardo in persona, e probabilmente convinto che San Luigi sia stato mandato in Terra Santa "dai nemici di Dio e dai servi di Satana" per mettere le mani sull' "oggetto di potere". Allo stesso modo è impossibile valutare la sua affermazione secondo la quale l'uccisione del Montfort da parte degli Assassini, avvenuta il 17 agosto 1270 e il cui mandante secondo gli storici era il Sultano Baybars ([Ru], pg.968, [Le] pg. 151], rappresenterebbe veramente l'ultimo capitolo di uno scontro tra queste due fazioni all'interno del gruppo dirigente di Terra Santa. È comunque un dato di fatto che la sua uccisione liberava Baybars "dal più autorevole tra i nobili franchi" (Ru], pg.968) ed è quindi realistico supporre che questa sua posizione sia stata ottenuta anche grazie alla sua vittoria contro la fazione guidata dal de Vichiers ottenuta grazie all'intervento di San Luigi. Se la si sfronda dagli aspetti settari e non ci si lascia incantare dalla favolistica templare, il carteggio contenuto nell'archivio può essere il punto di partenza per un'analisi dei conflitti interni del gruppo dirigente di Terra Santa negli anni del declino iniziato dalla caduta di Gerusalemme e la morte del de Perigord e concluso con la caduta di Acri.

 

 

 

Mio caro fratello in Cristo,

qui ad Acri, posso oggi scriverti per riferirti il successo della missione che mi affidasti il giorno della nascita del Nostro Signore nell'anno 1243 quando il diacono dei Buoni Uomini, Pierre Bonnet, giunse alla nostra Casa e chiese il nostro aiuto per proteggere il loro Tesoro. Tu mi affidasti l'impegno di accompagnare e scortare le Buone Dame e la loro Reliquia al nostro Tempio e consegnarla segretamente a tuo fratello. Partii la sera stessa dalla nostra casa di Pieusse e fui guidato dal Buon Uomo Bonnet fino alla grotta fortificata di Niaux, dove protette da un Buon Uomo trovai sette Buone Dame. La notte stessa ci separammo: mentre i due Buoni Fratelli continuavano il loro cammino per nascondere il resto del loro tesoro, le dame viaggiarono, protette da me, su un carro con il santo graal di Giuseppe. Seguendo il tuo suggerimento, per confondere gli eventuali inseguitori non ci dirigemmo verso i nostri porti del Mediterraneo ma andammo fino a La Rochelle dove ci imbarcammo per Bari; ritenni infatti più prudente sbarcare in Terra Santa proveniente dalla Sicilia e non dalla Francia. Alcuni mesi dopo, nonostante la tragica notizia della caduta di Gerusalemme decidemmo di imbarcarci da Bari per la Terra Santa ma quando sbarcammo ad Acri sapemmo della tragedia: un mese prima le forze cristiane erano state massacrate a La Forbie, dove perì anche il nostro Gran Maestro Armand, che Dio lo abbia in gloria; la speranza di recuperare Gerusalemme era perduta. Arrivato, fortunatamente, seguii di nuovo il tuo consiglio: invece di rivolgermi al Gran Maestro mi rivolsi direttamente a tuo fratello Renaud e questi, quando seppe di cosa si trattasse, mi fece giurare di non farne parola al nuovo Gran Maestro, Richard de Bures, uomo molto amico (e secondo tuo fratello prezzolato) del signore di Tiro, Filippo Montfort, nipote di quel Simone che sta combattendo contro i Buoni Uomini. La crociata contro il conte di Tolosa, mi spiegò tuo fratello, è stata scatenata da forze malvagie per impossessarsi della Reliquia di Giuseppe e tuo fratello sospetta addirittura che la nomina del Gran Maestro sia stata favorita da queste forze per recuperare altri potenti oggetti che noi Templari proteggiamo, custodiamo e nascondiamo dai nemici perché non siano rivelati prima dall'ora designata. Tuo fratello si rivolse invece ad un altro fratello, Guillaume de Sonnac, di cui aveva assoluta fiducia; la tremenda situazione in cui si trovano oggi i cristiani sotto gli attacchi di Satana è dimostrata dal fatto che tuo fratello decise, con l'avvallo di Guillaume, di chiedere aiuto agli infedeli, ai seguaci del Saggio della Montagna. Per calmare i miei scrupoli per questa alleanza con i nemici, non solo mi convinse che il Saggio era più amico nostro che il Montfort, ma mi mostrò un documento straordinario: in esso il nostro fondatore racconta che alla sua morte il Saggio della Montagna gli aveva inviato un sigillo di grande potere magico chiedendogli di nasconderlo e proteggerlo dai seguaci di Satana; perplesso il nostro fondatore era partito per la Francia per consegnarlo al santo uomo che ha redatto la nostra regola. Ma il santo abate ebbe parole di onore per il Saggio e ordinò al nostro fondatore di custodire questo oggetto. Sappi che il sigillo e la documentazione alla morte del nostro Gran Maestro Armand, che Dio lo abbia in gloria, sono stati nascosti da tuo fratello e da Guillaume che temono le trame del Montfort. Tale sono gli intrighi di Satana che per difendersi bisogna essere "prudenti come serpenti". I seguaci del Saggio della Montagna, contattati da tuo fratello accompagnarono lui, me e le sette Buone Dame fino alla Valle di Mosè. Lì vidi una meraviglia che mi lasciò senza fiato: una montagna in cui sono stati scolpiti e scavati templi e palazzi e chiese e tombe. Lì i seguaci del Saggio ci guidarono ad un altare scavato sul fianco della montagna sulla cima del quale era inciso un simbolo che ti disegno: (Il disegno è quello del simbolo dell'infinito; ognuno dei due cerchi contiene il simbolo di un otto; ognuno dei quattro cerchi degli otto contiene un punto spesso. N.d.E.) I seguaci del Saggio ci mostrarono come l'altare può aprirsi: è necessario introdurre contemporaneamente in ognuno dei quattro buchi al centro dei cerchi un medaglione dalla foggia curiosa. Consegnarono quindi una di queste chiavi a ciascuna delle sette Buone Dame  dove nascondere le reliquie e il segreto del graal. Voglia Dio che resti per sempre nascosta e protetta dagli attacchi di Satana fino all'ora designata per la sua rivelazione, nonostante una possibile minaccia. Una delle sette Buone Dame fu infatti catturata dal signore di Tiro e torturata a morte, che Dio abbia pietà della sua anima. Il signore è venuto quindi in possesso di una delle chiavi ed è a conoscenza del ruolo di tuo fratello, mio e dei seguaci del Saggio a fargli perdere per sempre la reliquia per la quale la sua famiglia ha versato tanto sangue innocente.

 

A Richard de Vichiers da Roncelin de Fos

Mio caro fratello in Cristo,

devo scriverti notizie dolorose e che straziano il mio ed il tuo cuore.

Forse ti è già giunta la notizia della tragica morte di tuo fratello, che Dio lo abbia in gloria, insieme a malevoli commenti.

Sappi che tuo fratello è immune delle macchie di cui è accusato: la sua sola colpa è quella di aver seguito il compito che ci era stato affidato dal sant'uomo Bernando che scrisse la nostra regola e ci impose di proteggere, custodire e nascondere dai nemici di Dio e dai servi di Satana quegli oggetti potenti che non devono essere rivelati prima dall'ora designata.

Quando Re Luigi sbarcò a Cipro si crearono subito degli scontri nella gestione delle operazioni tra il Re che voleva agire immediatamente e i nobili locali (tra cui il nostro Gran Maestro Guilleume) che suggerirono prudenza. Lo scontro divenne più duro quando il re ordinò al Gran Maestro di cessare le trattative col sultano di Damasco.

La campagna in Egitto del Re, fu una follia militare e causò la morte del nostro Gran Maestro Guilleume, che Dio lo abbia in gloria, e si concluse con la cattura del Re.

Liberato il Re e tornato ad Acri, Luigi, istigato da Filippo Montfort, pretese che il maresciallo del Tempio, Ugo di Jouy, il quale aveva trattato col sultano per ordine del Gran Maestro Guilleume, venisse rimosso e bandito dalla Terra Santa. Tuo fratello fu costretto a cedere ed Ugo divenne maestro in Catalogna.

Quando il Re lasciò Acri e tornò (finalmente!) in Francia, Filippo Montfort colpì di nuovo: i suoi seguaci nel Capitolo, nel corso di una deliberazione segreta, deposero tuo fratello.

Due giorni dopo, tuo fratello fu trovato ucciso.

Non ho dubbi su chi abbia mosso la mano dei sicari.

Come non ho dubbi su chi ha fatto girare voci sui rapporti tra tuo fratello e i mussulmani.

È vero che tuo fratello da sempre ebbe stretta collaborazione con i seguaci del Saggio della Montagna, ma io, che fui il suo amico e il suo servitore, ti giuro che il suo obbiettivo in ciò era difendere la Terra Santa e seguire il compito segreto affidato a noi dal sant'uomo Bernardo.

E sappi che tuo fratello mi insegnò che noi, i Buoni Uomini e il Saggio della Montagna in questo santo compito siamo stati da sempre alleati.

Sappi dunque che tuo fratello è morto per compiere il nostro compito segreto ed è stato ucciso dall'uomo della stirpe che Satana ha generato sulla terra per recuperare quegli oggetti di potere che non devono essere rivelati prima dall'ora designata. 

 
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BRAY

 

 

Sceau (SIGILLO) de la baronnie de Bray

La baronnie de Bray s'étend le long d'axes stratégiques comme la Seine, la voie romaine de Sens à Meaux qui permet de passer le pont en marquant le c'ur de la châtellenie de la vallée de l'Oreuse, la limite du comté de Champagne et l'Yonne. Ses barons Henri le Libéral, comte de Champagne, puis Jacques, duc de Savoie, gèrent les territoires autour de dix places principales : Passy, Montigny, Bazoches, Les Ormes, Dontilly, la Villeneuve-du-Comte, Égligny, Vin-neuf, Courlon et Bray-sur-Seine.

 

 

CENNI STORICI SUL MIO CASATO BRAY

 Il casato BRAY-BRAI, cognome sembra essere derivante dal francese (e prima da quello, Celtico). Il nome proviene da diversi periodi storici nei paesi d'Europa. Contea Wicklow, l'Irlanda, vicino a Brayhead. Nelle annotazioni antiche il nome era Bree, preso dal vecchio bri o brigh irlandese, una collina. Questa parola è simile nelle vecchie lingue gaeliche e celtiche; In Inghilterra il nome è trovato applicato alle parrocchie in contee Devon e Berks. Molti città e distretti in Francia impiegano il Bray o certa forma del nome, come: Bray-sur-Somme, Bray-sur-Seine, Bre-Cotes-du-Nord, Bray-La-Campagne, Bray-Calvados e paga de Bray. Ci sono parecchi posti chiamati BRAY in Europa, la città Bray in Inghilterra è in Berkshire sul fiume di Tamigi vicino a Windsor, Bray in Irlanda è sul sud del litorale appena di Dublino in contea Wicklow e ci è un distretto chiamato paga de Bray vicino a Rouen e ad un villaggio Bray vicino a Parigi in Francia in Lilla."La gente normanna„ dal Re", condizioni il nome deriva da un posto denominato Bray vicino ad Evreux, Normandia; Milo de Brai 1064 era signore di Montlhéry a partire dal 1095 sua moglie era Lithuise figlia di Stephes conte di Blois e di Adela della Normandia, figlia di William il conquistatore ed il suo figlio dello stesso nome Milo II de Brai 1118 signore di Montlhéry e di Braye, visconte di Troyes 1096,  il figlio maggiore Trousseau de Brai, signore di Monthléry  sua figlia Elizabeth di Montlhéry nel 1103 sposò Philip, Conte di Mantes, figlio di Philip I della Francia e di Bertrada de Momtfort, parteciparono alla 1^ crociata nel 1096. Nel  1066, sir Guillaume de Brai, successivamente in inglese William de Bray e sir Thomas de Bray, parteciparono alla conquista dell'Inghilterra a fianco del Duca di Normandia William. Sul rotolo nell'abbazia i nomi di coloro che hanno partecipato alla battaglia di  hastings. Al Servizio dei Re d'Inghlilterra dal (1066 - 1485): In un villaggio vicino Berkshire Bray vi è una chiesa del XII secolo costruita da Bray, in cornovaglia. sir Richard Bray cavaliere della giarrettiera e Consigliere al servio di Henry VI e della sua moglie Joan Troughton. Nel Concistoro del 22 maggio 1262 fù nominato Cardinale Guillaume de Bray da Papa Urbano IV . Il casato si stabilì in Puglia in Gravina e nel salento. Nominis reliquiae supersunt planissime, Bibracte Galliae etiam nunc in Bray contrahitur, et non procul hinc Caesar Tamisim cum suis transmisit ...",

 

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Papa Benedictus XVI

Joseph Ratzinger


Il Santo Padre con il Vescovo di Ugento (LE) Mons. VITO DE GRISANTIS in occasione della visita a Santa Maria di Leuca (LE) "de finibus terrae"14 Giugno 2008


 

SIGILLUM MILITUM

 

A Troyes Francia nel 1127, i Cavalieri Templari adottarono il motto: "Non nobis Domine, non nobis, sed nomini Tuo da gloriam", ossia "Non a noi, Signore, non a noi, ma al Tuo nome da gloria". E’ facile immaginare come un simile motto potesse accendere gli animi.
San Bernardo da Chiaravalle inoltre trasmise ai cavalieri la devozione a Maria e il grande rispetto per la donna, la Regola infatti cita: "Maria presiedette al principio del nostro Ordine

 

INVESTITURE

 

Nel medioevo il cavaliere veniva istruito nell’uso delle armi; egli era sottoposto a studi che ingentilivano gli animi e di ordine morale. Altre caratteristiche della cavalleria erano: cortesia, difesa della giustizia, appoggio alla debolezza, omaggio alla bellezza, idealizzazione dell’amore come mezzo di elevazione morale. L’incontro con il soprannaturale, secondo le credenze d’epoca, avrebbe completato l’iniziazione del cavaliere.

Iniziazione cavalleresca
La vestizione - com’era chiamata l’iniziazione cavalleresca - era considerata già alla fine del XI -XII secolo con la fondazione degli Ordini un "ottavo sacramento". Il candidato vi si preparava con una notte di veglia in armi nella cappella di famiglia, inginocchiato davanti all’altare. Veniva poi purificato con un bagno rituale, confessato e comunicato. Seguiva una messa solenne, al termine della quale avveniva la vestizione vera e propria, che consisteva nella consegna da parte del sacerdote della spada consacrata, degli speroni, dello scudo, della lancia e delle varie parti dell’armatura, che appunto il giovane indossava.
La cerimonia si concludeva infine con l’accollata o palmata, cioè con un colpo inferto col palmo della mano dal padrino sulla nuca del neofita, o anche di piatto con la spada sulla spalla. Era consuetudine che il colpo fosse di una certa forza, tanto da far vacillare il ricevente.
 
Bisognava alimentare tra i cavalieri rapporti di solidarietà, lealtà, fratellanza, oltre che naturalmente di fedeltà incondizionata. Non importava che la compagnia fosse numerosa; importava che fossero saldi i legami al suo interno e che ne facessero parte, soprattutto, quei pochi vassalli davvero in grado - per valore, potere, prestigio personale - di controllare tutti gli altri.

 

 

RE CRISTIANI

 

 

CATTEDRALI GOTICHE

 

I Cavalieri Templari, si ritiene avessero rinvenuto documenti relativi alle "LEGGI DIVINE DEI NUMERI,DEI PESI E DELLE MISURE" sotto le rovine del Tempio di Salomone a Gerusalemme e li avrebbero forniti ai costruttori di cattedrali.

Le cattedrali gotiche sono dei veri e propri libri di pietra, per tramandare straordinarie conoscenze che solo poche persone iniziate a simboli ed a codici particolari, avrebbero potuto comprendere. Infatti la grandiosità, l'imponenza e tutta una serie di misteri non risolti hanno fatto diffondere attorno alle cattedrali gotiche numerose leggende legate a figure ed oggetti leggendari della storia del Cristianesimo, dai Cavalieri Templari al Santo Graal.

Furono costruite improvvisamente in Europa, intorno al 1128 (cattedrale di Sens), proprio dopo il ritorno dei Cavalieri Templari dalla Terrasanta, con una maestria costruttiva tecnica e architettonica completamente diversa dalle precedenti chiese romaniche. Una dopo l'altra, sorsero le cattedrali di Evreux, di Rouen, di Reims, di Amiens, di Bayeux, di Parigi, fino ad arrivare al trionfo della cattedrale di Chartres. I piani di costruzione e tutti progetti originali di esecuzione di queste cattedrali non sono mai stati trovati. Le opere murarie erano fatte con una maestria eccezionale. Per i tecnici, come gli architetti, ad esempio, possiamo vedere come i contrafforti esterni esercitano una spinta sulle pareti laterali della navata, e così facendo il peso, anziché gravare verso il basso, viene come spinto verso l'alto, e tutta la struttura appare proiettata verso il cielo. Le Cattedrali inoltre sono tutte poste allo stesso modo: con l’abside rivolto verso est (cioè verso la luce), sono tutte dedicate a Notre Dame, cioè alla Vergine Maria e se unite insieme formano esattamente la costellazione della Vergine.

Inoltre vennero costruite su luoghi già considerati sacri al culto della "Grande Madre", ritenuto il culto unitario più diffuso prima del Cristianesimo; molti di questi luoghi inoltre sono dei veri e propri nodi di correnti terrestri, ovvero punti in cui l'energia terrestre è molto forte (grandi allineamenti di megaliti). Hanno pianta a croce latina: la croce "é il geroglifico alchemico del crogiuolo" (Fulcanelli), ed è nel crogiuolo che la materia prima necessaria per la Grande Opera alchemica muore, per poi rinascere trasformata in un qualcosa di più elevato.

Sono adornate da un gran numero di statue o bassorilievi raffiguranti figure altamente simboliche e simboli magici ed esoterici, che poco hanno a che vedere con la loro funzione di chiese cristiane ed hanno un particolare orientamento in modo che il fedele, entrando nell'edificio sacro, cammini verso l'Oriente, ovvero verso la Palestina, luogo di nascita del Cristianesimo.

Ciascuna cattedrale è dotata di una cripta in cui secondo alcune tradizioni sarebbero nascosti degli oggetti sacri molto importanti (ad esempio si dice che in una delle cripte della Cattedrale di Chartres sia custodita l'Arca dell'Alleanza, e che quando questa cripta sarà scoperta la cattedrale crollerà al suolo). Ma le cripte sono legate ad un altro elemento molto misterioso: le "Vergini Nere", statue o bassorilievi, che raffigurano appunto la vergine Maria, con la particolarità della carnagione scura.

 

Francia Parigi

 

 

Notre Dame

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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