Creato da teologo76 il 19/12/2008
 

L'amore di Dio

Ricorda che per quanto tu possa avere commesso i più gravi peccati, Gesù è sempre pronto a perdonarti. Non esiste peccato che Dio non perdoni. Coraggio! Gli occhi di Dio, sono sempre fissi su di te, perchè ti ama. Vivi nella gioia, poichè Dio veglia su di te.

 

 

LA FORZA DELLA PREGHIERA

Post n°124 pubblicato il 24 Maggio 2013 da teologo76

 
 
 

IL SIGNORE E' SEMPRE CON NOI

Post n°123 pubblicato il 24 Maggio 2013 da teologo76

 
 
 

IL CUORE COME UN GIARDINO FIORITO

Post n°122 pubblicato il 24 Maggio 2013 da teologo76

 
 
 

IL PERDONO

Post n°121 pubblicato il 23 Maggio 2013 da teologo76

 
 
 

Dio ci è sempre vicino

Post n°120 pubblicato il 19 Maggio 2013 da teologo76

     

 
 
 

Il potere dell'amore

Post n°119 pubblicato il 19 Maggio 2013 da teologo76

    

 
 
 

L'amore è la migliore risposta al male

Post n°118 pubblicato il 19 Maggio 2013 da teologo76

                          

 
 
 

La croce: compagna di vita

Post n°117 pubblicato il 05 Maggio 2013 da teologo76




L'esperienza della croce per molti è drammatica e al tempo stesso
 misteriosa. Personalmente, in quel legno, in cui si esprime la sofferenza
 del genere umano, ho trovato il senso della mia vita. Potrebbe sembrare
 assurdo, ma non lo è. Ai piedi di essa, ho ritrovato più volte me
 stesso. Nel quotidiano vivere, possiamo smarrire la giusta strada
 per esaltare la nostra identità di uomini, in quanto siamo spesso
 attaccati su tutti i fronti da ogni genere di armi, come la malvagità,
 le tentazioni, le passioni, gli inganni e così via. Corriamo il pericolo
 di soccombere o peggio ancora di condividere le modalità di
 pensiero di vita, che prima ci sembravo contrarie al nostro modo
 di intenderla. Le seduzioni del mondo sono veramente dannose
 per la vita di un uomo, che desidera essere fedele a Cristo.
 Nei momenti in cui, decidiamo di assecondare i pensieri
 contrari ed opposti agli insegnamenti di Cristo, smarriamo noi stessi.
 Sotto la croce, invece, possiamo ritrovarci. Posso dire con gioia
 che Gesù ha scelto per me una vita irta di piccole e grandi croci
 quotidiane, affinchè io non smarrisca la strada che conduce a Lui.
 Senza queste, mi sarei già perso. Non enfatizzo, ma dico il vero,
 in quanto più volte ho potuto toccare con mano, la presenza di
 Dio in ogni singolo istante della mia vita, attraverso le prove
 più o meno faticose che ha pensato per il mio bene.  Dio con
 me agisce in questo modo: quando soffro, trovo conforto
 nell'abbracciare il dolore e quando mi sento solo e gli dico
 che mi basta Lui solo, sento che ha gradito il mio gesto d
i affidamento. Questo non significa che non provi dolore, ma che
 in me avverto la sensazione che Egli mi sta ancora più vicino di prima.
 Dio soffrendo ci consola, quando soffriamo noi, consoliamo Dio. 
 E' uno scambio d'amore fra me e Lui. Quando accettiamo la croce,
abbiamo il potere di consolare Dio e le nostre lacrime di dolore,
 sono per Lui come gocce di soave profumo che riparano le
 offese ricevute dagli uomini crudeli. Sì, sotto la croce, troviamo
 noi stessi e la nostra vocazione, ossia la vocazione alla santità.
 Non dobbiamo avere timore di abbracciarla, poichè Gesù stesso
 ci darà la grazia di potarla fino in fondo. Lui camminerà con noi.

 
 
 

COSA PENSA LA CHIESA DEGLI OMOSESSUALI ( FACCIAMO CHIAREZZA )

Post n°116 pubblicato il 06 Marzo 2013 da teologo76











CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE

 

LETTERA AI VESCOVI DELLA CHIESA CATTOLICA
SULLA CURA PASTORALE DELLE PERSONE OMOSESSUALI

 

 

1. Il problema dell'omosessualità e del giudizio etico sugli atti omosessuali è divenuto sempre più oggetto di pubblico dibattito, anche in ambienti cattolici. In questa discussione vengono spesso proposte argomentazioni ed espresse posizioni non conformi con l'insegnamento della Chiesa Cattolica, destando una giusta preoccupazione in tutti coloro che sono impegnati nel ministero pastorale. Di conseguenza questa Congregazione ha ritenuto il problema così grave e diffuso da giustificare la presente Lettera sulla cura pastorale delle persone omosessuali, indirizzata a tutti i Vescovi della Chiesa Cattolica.

2. Naturalmente in questa sede non può essere affrontata una trattazione esaustiva di tale complesso problema; si concentrerà piuttosto l'attenzione sul contesto specifico della prospettiva morale cattolica. Essa trova conforto anche in sicuri risultati delle scienze umane, le quali pure hanno un oggetto e un metodo loro proprio, che godono di legittima autonomia.

La posizione della morale cattolica è fondata sulla ragione umana illuminata dalla fede e guidata consapevolmente dall'intento di fare la volontà di Dio, nostro Padre. In tal modo la Chiesa è in grado non solo di poter imparare dalle scoperte scientifiche, ma anche di trascenderne l'orizzonte; essa è certa che la sua visione più completa rispetta la complessa realtà della persona umana che, nelle sue dimensioni spirituale e corporea, è stata creata da Dio e, per sua grazia, chiamata a essere erede della vita eterna.

Solo all'interno di questo contesto, si può dunque comprendere con chiarezza in che senso il fenomeno dell'omosessualità, con le sue molteplici dimensioni e con i suoi effetti sulla società e sulla vita ecclesiale, sia un problema che riguarda propriamente la preoccupazione pastorale della Chiesa. Pertanto dai suoi ministri si richiede studio attento, impegno concreto e riflessione onesta, teologicamente equilibrata.

3. Già nella « Dichiarazione su alcune questioni di etica sessuale », del 29 dicembre 1975, la Congregazione per la Dottrina della Fede aveva esplicitamente trattato questo problema. In quella Dichiarazione si sottolineava il dovere di cercare di comprendere la condizione omosessuale, e si osservava come la colpevolezza degli atti omosessuali dovesse essere giudicata con prudenza. Nello stesso tempo la Congregazione teneva conto della distinzione comunemente operata fra condizione o tendenza omosessuale e atti omosessuali. Questi ultimi venivano descritti come atti che vengono privati della loro finalità essenziale e indispensabile, come « intrinsecamente disordinati » e tali che non possono essere approvati in nessun caso (cf. n. 8, par. 4).

Tuttavia nella discussione che seguì la pubblicazione della Dichiarazione, furono proposte delle interpretazioni eccessivamente benevole della condizione omosessuale stessa, tanto che qualcuno si spinse fino a definirla indifferente o addirittura buona. Occorre invece precisare che la particolare inclinazione della persona omosessuale, benché non sia in sé peccato, costituisce tuttavia una tendenza, più o meno forte, verso un comportamento intrinsecamente cattivo dal punto di vista morale. Per questo motivo l'inclinazione stessa dev'essere considerata come oggettivamente disordinata.

Pertanto coloro che si trovano in questa condizione dovrebbero essere oggetto di una particolare sollecitudine pastorale perché non siano portati a credere che l'attuazione di tale tendenza nelle relazioni omosessuali sia un'opzione moralmente accettabile.

4. Una delle dimensioni essenziali di un'autentica cura pastorale è l'identificazione delle cause che hanno portato confusione nei confronti dell'insegnamento della Chiesa. Tra esse va segnalata una nuova esegesi della Sacra Scrittura, secondo cui la Bibbia o non avrebbe niente da dire sul problema dell'omosessualità, o addirittura ne darebbe in qualche modo una tacita approvazione, oppure infine offrirebbe prescrizioni morali così culturalmente e storicamente condizionate che non potrebbero più essere applicate alla vita contemporanea. Tali opinioni, gravemente erronee e fuorvianti, richiedono dunque speciale vigilanza.

5. È vero che la letteratura biblica è debitrice verso le varie epoche, nelle quali fu scritta, di gran parte dei suoi modelli di pensiero e di espressione (cf. Dei Verbum, n. 12). Certamente, la Chiesa di oggi proclama il Vangelo a un mondo che è assai diverso da quello antico. D'altra parte il mondo nel quale il Nuovo Testamento fu scritto era già notevolmente mutato, per esempio, rispetto alla situazione nella quale furono scritte o redatte le Sacre Scritture del popolo ebraico.

Dev'essere tuttavia rilevato che, pur nel contesto di tale notevole diversità, esiste un'evidente coerenza all'interno delle Scritture stesse sul comportamento omosessuale. Perciò la dottrina della Chiesa su questo punto non è basata solo su frasi isolate, da cui si possono trarre discutibili argomentazioni teologiche, ma piuttosto sul solido fondamento di una costante testimonianza biblica. L'odierna comunità di fede, in ininterrotta continuità con le comunità giudaiche e cristiane all'interno delle quali le antiche Scritture furono redatte, continua a essere nutrita da quelle stesse Scritture e dallo Spirito di Verità di cui esse sono Parola. È egualmente essenziale riconoscere che i testi sacri non sono realmente compresi quando vengono interpretati in un modo che contraddice la Tradizione vivente della Chiesa. Per essere corretta, l'interpretazione della Scrittura dev'essere in effettivo accordo con questa Tradizione.

Il Concilio Vaticano II così si esprime al riguardo: « È chiaro dunque che la Sacra Tradizione, la Sacra Scrittura e il Magistero della Chiesa, per sapientissima disposizione di Dio, sono tra loro talmente connessi e congiunti da non poter indipendentemente sussistere, e tutti insieme, secondo il proprio modo, sotto l'azione di un solo Spirito Santo, contribuiscono efficacemente alla salvezza delle anime » (Dei Verbum, n. 10). Alla luce di queste affermazioni viene ora brevemente delineato l'insegnamento della Bibbia in materia.

6. La teologia della creazione, presente nel libro della Genesi, fornisce il punto di vista fondamentale per la comprensione adeguata dei problemi posti dall'omosessualità. Dio, nella sua infinita sapienza e nel suo amore onnipotente, chiama all'esistenza tutta la realtà, quale riflesso della sua bontà. Egli crea a sua immagine e somiglianza l'uomo, come maschio e femmina. Gli esseri umani perciò sono creature di Dio, chiamate a rispecchiare, nella complementarietà dei sessi, l'interiore unità del Creatore. Essi realizzano questo compito in modo singolare, quando cooperano con lui nella trasmissione della vita, mediante la reciproca donazione sponsale.

Il cap. 3 della Genesi mostra come questa verità sulla persona umana quale immagine di Dio sia stata oscurata dal peccato originale. Ne segue inevitabilmente una perdita della consapevolezza del carattere di alleanza, proprio dell'unione che le persone umane avevano con Dio e fra di loro. Benché il corpo umano conservi ancora il suo « significato sponsale », ora questo è oscurato dal peccato. Così il deterioramento dovuto al peccato continua a svilupparsi nella storia degli uomini di Sodoma (cf. Gen 19, 1-11). Non vi può essere dubbio sul giudizio morale ivi espresso contro le relazioni omosessuali. In Levitico 18, 22 e 20, 13, quando vengono indicate le condizioni necessarie per appartenere al popolo eletto, l'Autore esclude dal popolo di Dio coloro che hanno un comportamento omosessuale.

Sullo sfondo di questa legislazione teocratica, San Paolo sviluppa una prospettiva escatologica, all'interno della quale egli ripropone la stessa dottrina, elencando tra coloro che non entreranno nel regno di Dio anche chi agisce da omosessuale (cf. 1 Cor 6, 9). In un altro passaggio del suo epistolario egli, fondandosi sulle tradizioni morali dei suoi antenati, ma collocandosi nel nuovo contesto del confronto tra il Cristianesimo e la società pagana dei suoi tempi, presenta il comportamento omosessuale come un esempio della cecità nella quale è caduta l'umanità. Sostituendosi all'armonia originaria fra il Creatore e le creature, la grave deviazione dell'idolatria ha condotto a ogni sorta di eccessi nel campo morale. San Paolo trova l'esempio più chiaro di questa disarmonia proprio nelle relazioni omosessuali (cf. Rom 1, 18-32). Infine, in perfetta continuità con l'insegnamento biblico, nell'elenco di coloro che agiscono contrariamente alla sana dottrina, vengono esplicitamente menzionati come peccatori coloro che compiono atti omosessuali (cf. 1 Tim 1, 10).

7. La Chiesa, obbediente al Signore che l'ha fondata e le ha fatto dono della vita sacramentale, celebra nel sacramento del matrimonio il disegno divino dell'unione amorosa e donatrice di vita dell'uomo e della donna. È solo nella relazione coniugale che l'uso della facoltà sessuale può essere moralmente retto. Pertanto una persona che si comporta in modo omosessuale agisce immoralmente.

Scegliere un'attività sessuale con una persona dello stesso sesso equivale ad annullare il ricco simbolismo e il significato, per non parlare dei fini, del disegno del Creatore a riguardo della realtà sessuale. L'attività omosessuale non esprime un'unione complementare, capace di trasmettere la vita, e pertanto contraddice la vocazione a un'esistenza vissuta in quella forma di auto-donazione che, secondo il Vangelo, è l'essenza stessa della vita cristiana. Ciò non significa che le persone omosessuali non siano spesso generose e non facciano dono di se stesse, ma quando si impegnano in un'attività omosessuale esse rafforzano al loro interno una inclinazione sessuale disordinata, per se stessa caratterizzata dall'autocompiacimento.

Come accade per ogni altro disordine morale, l'attività omosessuale impedisce la propria realizzazione e felicità perché è contraria alla sapienza creatrice di Dio. Quando respinge le dottrine erronee riguardanti l'omosessualità, la Chiesa non limita ma piuttosto difende la libertà e la dignità della persona, intese in modo realistico e autentico.

8. L'insegnamento della Chiesa di oggi è quindi in continuità organica con la visione della S. Scrittura e con la costante Tradizione. Anche se il mondo di oggi è da molti punti di vista veramente cambiato, la comunità cristiana è consapevole del legame profondo e duraturo che la unisce alle generazioni che l'hanno preceduta « nel segno della fede ».

Tuttavia oggi un numero sempre più vasto di persone, anche all'interno della Chiesa, esercitano una fortissima pressione per portarla ad accettare la condizione omosessuale, come se non fosse disordinata, e a legittimare gli atti omosessuali. Quelli che, all'interno della comunità di fede, spingono in questa direzione, hanno sovente stretti legami con coloro che agiscono al di fuori di essa. Ora questi gruppi esterni sono mossi da una visione opposta alla verità sulla persona umana, che ci è stata pienamente rivelata nel mistero di Cristo. Essi manifestano, anche se non in modo del tutto cosciente, un'ideologia materialistica, che nega la natura trascendente della persona umana, così come la vocazione soprannaturale di ogni individuo.

I ministri della Chiesa devono far in modo che le persone omosessuali affidate alle loro cure non siano fuorviate da queste opinioni, così profondamente opposte all'insegnamento della Chiesa. Tuttavia il rischio è grande e ci sono molti che cercano di creare confusione nei riguardi della posizione della Chiesa e di sfruttare questa confusione per i loro scopi.

9. Anche all'interno della Chiesa si è formata una tendenza, costituita da gruppi di pressione con diversi nomi e diversa ampiezza, che tenta di accreditarsi quale rappresentante di tutte le persone omosessuali che sono cattoliche. Di fatto i suoi seguaci sono per lo più persone che o ignorano l'insegnamento della Chiesa o cercano in qualche modo di sovvertirlo. Si tenta di raccogliere sotto l'egida del Cattolicesimo persone omosessuali che non hanno alcuna intenzione di abbandonare il loro comportamento omosessuale. Una delle tattiche usate è quella di affermare, con toni di protesta, che qualsiasi critica o riserva nei confronti delle persone omosessuali, delle loro attività e del loro stile di vita, è semplicemente una forma di ingiusta discriminazione.

È pertanto in atto in alcune nazioni un vero e proprio tentativo di manipolare la Chiesa conquistandosi il sostegno, spesso in buona fede, dei suoi pastori, nello sforzo volto a cambiare le norme della legislazione civile. Il fine di tale azione è conformare questa legislazione alla concezione propria di questi gruppi di pressione, secondo cui l'omosessualità è almeno una realtà perfettamente innocua, se non totalmente buona. Benché la pratica dell'omosessualità stia minacciando seriamente la vita e il benessere di un gran numero di persone, i fautori di questa tendenza non desistono dalla loro azione e rifiutano di prendere in considerazione le proporzioni del rischio, che vi è implicato.

La Chiesa non può non preoccuparsi di tutto questo e pertanto mantiene ferma la sua chiara posizione al riguardo, che non può essere modificata sotto la pressione della legislazione civile o della moda del momento. Essa si preoccupa sinceramente anche dei molti che non si sentono rappresentati dai movimenti pro-omosessuali, e di quelli che potrebbero essere tentati di credere alla loro ingannevole propaganda. Essa è consapevole che l'opinione, secondo la quale l'attività omosessuale sarebbe equivalente, o almeno altrettanto accettabile, quanto l'espressione sessuale dell'amore coniugale, ha un'incidenza diretta sulla concezione che la società ha della natura e dei diritti della famiglia, e li mette seriamente in pericolo.

10. Va deplorato con fermezza che le persone omosessuali siano state e siano ancora oggetto di espressioni malevole e di azioni violente. Simili comportamenti meritano la condanna dei pastori della Chiesa, ovunque si verifichino. Essi rivelano una mancanza di rispetto per gli altri, lesiva dei principi elementari su cui si basa una sana convivenza civile. La dignità propria di ogni persona dev'essere sempre rispettata nelle parole, nelle azioni e nelle legislazioni.

Tuttavia, la doverosa reazione alle ingiustizie commesse contro le persone omosessuali non può portare in nessun modo all'affermazione che la condizione omosessuale non sia disordinata. Quando tale affermazione viene accolta e di conseguenza l'attività omosessuale è accettata come buona, oppure quando viene introdotta una legislazione civile per proteggere un comportamento al quale nessuno può rivendicare un qualsiasi diritto, né la Chiesa né la società nel suo complesso dovrebbero poi sorprendersi se anche altre opinioni e pratiche distorte guadagnano terreno e se i comportamenti irrazionali e violenti aumentano.

11. Alcuni sostengono che la tendenza omosessuale, in certi casi, non è il risultato di una scelta deliberata e che la persona omosessuale non ha alternative, ma è costretta a comportarsi in modo omosessuale. Di conseguenza si afferma che essa agirebbe in questi casi senza colpa, non essendo veramente libera.

A questo proposito è necessario rifarsi alla saggia tradizione morale della Chiesa, la quale mette in guardia dalle generalizzazioni nel giudizio dei casi singoli. Di fatto in un caso determinato possono essere esistite nel passato e possono tuttora sussistere circostanze tali da ridurre o addirittura da togliere la colpevolezza del singolo; altre circostanze al contrario possono accrescerla. Dev'essere comunque evitata la presunzione infondata e umiliante che il comportamento omosessuale delle persone omosessuali sia sempre e totalmente soggetto a coazione e pertanto senza colpa. In realtà anche nelle persone con tendenza omosessuale dev'essere riconosciuta quella libertà fondamentale che caratterizza la persona umana e le conferisce la sua particolare dignità. Come in ogni conversione dal male, grazie a questa libertà, lo sforzo umano, illuminato e sostenuto dalla grazia di Dio, potrà consentire ad esse di evitare l'attività omosessuale.

12. Che cosa deve fare dunque una persona omosessuale, che cerca di seguire il Signore? Sostanzialmente, queste persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita, unendo ogni sofferenza e difficoltà che possano sperimentare a motivo della loro condizione, al sacrificio della croce del Signore. Per il credente, la croce è un sacrificio fruttuoso, poiché da quella morte provengono la vita e la redenzione. Anche se ogni invito a portare la croce o a intendere in tal modo la sofferenza del cristiano sarà prevedibilmente deriso da qualcuno, si dovrebbe ricordare che questa è la via della salvezza per tutti coloro che sono seguaci di Cristo.

In realtà questo non è altro che l'insegnamento rivolto dall'apostolo Paolo ai Galati, quando egli dice che lo Spirito produce nella vita del fedele: « amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza e dominio di sé » e più oltre: « Non potete appartenere a Cristo senza crocifiggere la carne con le sue passioni e i suoi desideri » (Gal 5, 22. 24).

Tuttavia facilmente questo invito viene male interpretato, se è considerato solo come un inutile sforzo di auto-rinnegamento. La croce è sì un rinnegamento di sé, ma nell'abbandono alla volontà di quel Dio che dalla morte trae fuori la vita e abilita coloro, che pongono in Lui la loro fiducia, a praticare la virtù invece del vizio.

Si celebra veramente il Mistero Pasquale solo se si lascia che esso permei il tessuto della vita quotidiana. Rifiutare il sacrificio della propria volontà nell'obbedienza alla volontà del Signore è di fatto porre ostacolo alla salvezza. Proprio come la croce è il centro della manifestazione dell'amore redentivo di Dio per noi in Gesù, così la conformità dell'autorinnegamento di uomini e donne omosessuali con il sacrificio del Signore costituirà per loro una fonte di autodonazione che li salverà da una forma di vita che minaccia continuamente di distruggerli.

Le persone omosessuali sono chiamate come gli altri cristiani a vivere la castità. Se si dedicano con assiduità a comprendere la natura della chiamata personale di Dio nei loro confronti, esse saranno in grado di celebrare più fedelmente il sacramento della Penitenza, e di ricevere la grazia del Signore, in esso così generosamente offerta, per potersi convertire più pienamente alla sua sequela.

13. È evidente, d'altra parte, che una chiara ed efficace trasmissione della dottrina della Chiesa a tutti i fedeli e alla società nel suo complesso dipende in larga misura dal corretto insegnamento e dalla fedeltà di chi esercita il ministero pastorale. I Vescovi hanno la responsabilità particolarmente grave di preoccuparsi che i loro collaboratori nel ministero, e soprattutto i sacerdoti, siano rettamente informati e personalmente ben disposti a comunicare a ognuno la dottrina della Chiesa nella sua integrità.

La particolare sollecitudine e la buona volontà dimostrata da molti sacerdoti e religiosi nella cura pastorale per le persone omosessuali è ammirevole, e questa Congregazione spera che essa non diminuirà. Tali ministri zelanti devono nutrire la certezza che stanno seguendo fedelmente la volontà del Signore, allorché incoraggiano la persona omosessuale a condurre una vita casta, e ricordano la dignità incomparabile che Dio ha donato anche ad essa.

14. Considerando quanto sopra, questa Congregazione desidera chiedere ai Vescovi di essere particolarmente vigilanti nei confronti di quei programmi che di fatto tentano di esercitare una pressione sulla Chiesa perché essa cambi la sua dottrina, anche se a parole talvolta si nega che sia così. Un attento studio delle dichiarazioni pubbliche in essi contenute e delle attività che promuovono rivela una calcolata ambiguità, attraverso cui cercano di fuorviare i pastori e i fedeli. Per esempio, essi presentano talvolta l'insegnamento del Magistero, ma solo come una fonte facoltativa in ordine alla formazione della coscienza. La sua autorità peculiare non è riconosciuta. Alcuni gruppi usano perfino qualificare come « cattoliche » le loro organizzazioni o le persone a cui intendono rivolgersi, ma in realtà essi non difendono e non promuovono l'insegnamento del Magistero, anzi talvolta lo attaccano apertamente. Per quanto i loro membri rivendichino di voler conformare la loro vita all'insegnamento di Gesù, di fatto essi abbandonano l'insegnamento della sua Chiesa. Questo comportamento contraddittorio non può avere in nessun modo l'appoggio dei Vescovi.

15. Questa Congregazione incoraggia pertanto i Vescovi a promuovere, nella loro diocesi, una pastorale verso le persone omosessuali in pieno accordo con l'insegnamento della Chiesa. Nessun programma pastorale autentico potrà includere organizzazioni, nelle quali persone omosessuali si associno tra loro, senza che sia chiaramente stabilito che l'attività omosessuale è immorale. Un atteggiamento veramente pastorale comprenderà la necessità di evitare alle persone omosessuali le occasioni prossime di peccato.

Vanno incoraggiati quei programmi in cui questi pericoli sono evitati. Ma occorre chiarire bene che ogni allontanamento dall'insegnamento della Chiesa, o il silenzio su di esso, nella preoccupazione di offrire una cura pastorale, non è forma né di autentica attenzione né di valida pastorale. Solo ciò che è vero può ultimamente essere anche pastorale. Quando non si tiene presente la posizione della Chiesa si impedisce che uomini e donne omosessuali ricevano quella cura, di cui hanno bisogno e diritto.

Un programma pastorale autentico aiuterà le persone omosessuali a tutti i livelli della loro vita spirituale, mediante i sacramenti e in particolare la frequente e sincera confessione sacramentale, mediante la preghiera, la testimonianza, il consiglio e l'aiuto individuale. In tal modo, l'intera comunità cristiana può giungere a riconoscere la sua vocazione ad assistere questi suoi fratelli e queste sue sorelle, evitando loro sia la delusione sia l'isolamento.

16. Da questo approccio diversificato possono derivare molti vantaggi, non ultimo la constatazione che una persona omosessuale, come del resto ogni essere umano, ha una profonda esigenza di essere aiutato contemporaneamente a vari livelli.

La persona umana, creata a immagine e somiglianza di Dio, non può essere definita in modo adeguato con un riduttivo riferimento solo al suo orientamento sessuale. Qualsiasi persona che vive sulla faccia della terra ha problemi e difficoltà personali, ma anche opportunità di crescita, risorse, talenti e doni propri. La Chiesa offre quel contesto del quale oggi si sente una estrema esigenza per la cura della persona umana, proprio quando rifiuta di considerare la persona puramente come un « eterosessuale » o un « omosessuale » e sottolinea che ognuno ha la stessa identità fondamentale: essere creatura e, per grazia, figlio di Dio, erede della vita eterna.

17. Offrendo all'attenzione dei Vescovi tali chiarificazioni e orientamenti pastorali, questa Congregazione desidera aiutare i loro sforzi volti ad assicurare che l'insegnamento del Signore e della sua Chiesa su questo importante tema sia trasmesso a tutti i fedeli in modo integro.

Alla luce di quanto ora esposto, gli Ordinari del luogo sono invitati a valutare, nell'ambito della loro competenza, la necessità di particolari interventi. Inoltre, se ritenuto utile, si potrà ricorrere ad una ulteriore azione coordinata a livello delle conferenze episcopali nazionali.

In particolare i Vescovi si premureranno di sostenere con i mezzi a loro disposizione lo sviluppo di forme specializzate di cura pastorale per persone omosessuali. Ciò potrebbe includere la collaborazione delle scienze psicologiche, sociologiche e mediche, sempre mantenendosi in piena fedeltà alla dottrina della Chiesa.

Soprattutto i Vescovi non mancheranno di sollecitare la collaborazione di tutti i teologi cattolici, i quali, insegnando ciò che la Chiesa insegna e approfondendo con le loro riflessioni il significato autentico della sessualità umana e del matrimonio cristiano nel piano divino, nonché delle virtù che esso comporta, potranno così offrire un valido aiuto in questo campo specifico dell'attività pastorale.

Particolare attenzione dovranno quindi avere i Vescovi nella scelta dei ministri incaricati di questo delicato compito, in modo che essi, per la loro fedeltà al Magistero e per il loro elevato grado di maturità spirituale e psicologica, possano essere di reale aiuto alle persone omosessuali, per il conseguimento del loro bene integrale. Tali ministri respingeranno le opinioni teologiche che sono contrarie all'insegnamento della Chiesa e che quindi non possono servire da direttive in campo pastorale.

Inoltre sarà conveniente promuovere appropriati programmi di catechesi, fondati sulla verità riguardante la sessualità umana, nella sua relazione con la vita della famiglia, così come è insegnata dalla Chiesa. Tali programmi forniscono infatti un ottimo contesto, all'interno del quale può essere trattata anche la questione dell'omosessualità.

Questa catechesi potrà aiutare anche quelle famiglie, in cui si trovano persone omosessuali, nell’affrontare un problema che le tocca così profondamente.

Dovrà essere ritirato ogni appoggio a qualunque organizzazione che cerchi di sovvertire l'insegnamento della Chiesa, che sia ambigua nei suoi confronti, o che lo trascuri completamente. Un tale appoggio, o anche l'apparenza di esso, può dare origine a gravi fraintendimenti. Speciale attenzione dovrebbe essere rivolta alla pratica della programmazione di celebrazioni religiose e all'uso di edifici appartenenti alla Chiesa da parte di questi gruppi, compresa la possibilità di disporre delle scuole e degli istituti cattolici di studi superiori. A qualcuno tale permesso di far uso di una proprietà della Chiesa può sembrare solo un gesto di giustizia e di carità, ma in realtà esso è in contraddizione con gli scopi stessi per i quali queste istituzioni sono state fondate, e può essere fonte di malintesi e di scandalo.

Nel valutare eventuali progetti legislativi, si dovrà porre in primo piano l'impegno a difendere e promuovere la vita della famiglia.

18. Il Signore Gesù ha detto: « Voi conoscerete la verità e la verità vi farà liberi » (Gv 8, 32). La Scrittura ci comanda di fare la verità nella carità (cf. Ef 4, 15).

Dio che è insieme verità e amore chiama la Chiesa a mettersi al servizio di ogni uomo, donna e bambino con la sollecitudine pastorale del nostro Signore misericordioso. In questo spirito la Congregazione per la Dottrina della Fede ha rivolto questa Lettera a voi, Vescovi della Chiesa, con la speranza che vi sia di aiuto nella cura pastorale di persone, le cui sofferenze possono solo essere aggravate da dottrine errate e alleviate invece dalla parola della verità.

 

Il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, nel corso dell'Udienza accordata al sottoscritto Prefetto, ha approvato la presente Lettera, decisa nella riunione ordinaria di questa Congregazione e ne ha ordinato la pubblicazione.

 

Roma, dalla Sede della Congregazione per la Dottrina della Fede, 1° ottobre 1986.

 

Joseph Card. Ratzinger
Prefetto

+ Alberto Bovone
Arc. tit. di Cesarea di Numidia
Segretario

 


 
 
 

I CATTOLICI CHE HANNO VOTATO GRILLO: LEGGETE E MEDITATE

Post n°115 pubblicato il 06 Marzo 2013 da teologo76




Caro direttore, i risultati elettorali e la grottesca rincorsa a Grillo stanno rendendo balbettanti intellettuali e commentatori di grandi testate. Per schiarirsi le idee, sarebbe utile che riflettessero su queste considerazioni (del 1986) di J. Ratzinger. Alla domanda, che si pone, «che cosa minaccia oggi la democrazia?» risponde: «C’è innanzitutto la incapacità di fare amicizia con l’imperfezione delle cose umane: il desiderio di assoluto nella storia è il nemico del bene che è nella storia. L’idea che la storia passata sia stata una storia di non libertà si afferma sempre di più; e che finalmente ora, o tra poco, si potrà o si dovrà costituire la società giusta».

IL MONDO PERFETTO NON ESISTE. «Io penso che noi oggi dobbiamo con ogni decisione chiarirci che né la ragione né la fede promettono, a nessuno di noi, che un giorno ci sarà un mondo perfetto. Esso non esiste. La sua continua aspettativa, il gioco con la sua possibilità e prossimità, è la minaccia più seria che incombe sulla nostra politica e sulla nostra società, perché di qui insorge fatalmente l’onirismo anarchico. Per la consistenza futura della democrazia pluralistica e per lo sviluppo di una misura umanamente possibile è necessario riapprendere il coraggio di ammettere l’imperfezione ed il continuo stato di pericolo delle cose umane».

IL MORALISMO È IMMORALE. «Sono morali solo quei programmi politici che suscitano questo coraggio. Immorale è al contrario quell’apparente moralismo che mira ad accontentarsi solo del perfetto. Sarà quindi necessario anche un esame di coscienza nella predicazione morale della Chiesa o vicina alla Chiesa, le cui ipertese esigenze e speranze spingono alla fuga dal piano morale a quello utopico».


Tratta da: http://www.tempi.it/il-mondo-perfetto-non-esiste-tutti-i-grillini-dovrebbero-leggere-questo-testo-di-ratzinger#.UTcf2hxrjD4


 
 
 

L'ULTIMO MERAVIGLIOSO DISCORSO DI BENEDETTO XVI

Post n°114 pubblicato il 28 Febbraio 2013 da teologo76

 

 BENEDETTO XVI

UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro
Mercoledì, 27 febbraio 2013

 

Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Presbiterato!
Distinte Autorità!
Cari fratelli e sorelle!

Vi ringrazio di essere venuti così numerosi a questa mia ultima Udienza generale.

Grazie di cuore! Sono veramente commosso! E vedo la Chiesa viva! E penso che dobbiamo anche dire un grazie al Creatore per il tempo bello che ci dona adesso ancora nell’inverno.

Come l’apostolo Paolo nel testo biblico che abbiamo ascoltato, anch’io sento nel mio cuore di dover soprattutto ringraziare Dio, che guida e fa crescere la Chiesa, che semina la sua Parola e così alimenta la fede nel suo Popolo. In questo momento il mio animo si allarga ed abbraccia tutta la Chiesa sparsa nel mondo; e rendo grazie a Dio per le «notizie» che in questi anni del ministero petrino ho potuto ricevere circa la fede nel Signore Gesù Cristo, e della carità che circola realmente nel Corpo della Chiesa e lo fa vivere nell’amore, e della speranza che ci apre e ci orienta verso la vita in pienezza, verso la patria del Cielo.

Sento di portare tutti nella preghiera, in un presente che è quello di Dio, dove raccolgo ogni incontro, ogni viaggio, ogni visita pastorale. Tutto e tutti raccolgo nella preghiera per affidarli al Signore: perché abbiamo piena conoscenza della sua volontà, con ogni sapienza e intelligenza spirituale, e perché possiamo comportarci in maniera degna di Lui, del suo amore, portando frutto in ogni opera buona (cfr Col 1,9-10).

In questo momento, c’è in me una grande fiducia, perché so, sappiamo tutti noi, che la Parola di verità del Vangelo è la forza della Chiesa, è la sua vita. Il Vangelo purifica e rinnova, porta frutto, dovunque la comunità dei credenti lo ascolta e accoglie la grazia di Dio nella verità e nella carità. Questa è la mia fiducia, questa è la mia gioia.

Quando, il 19 aprile di quasi otto anni fa, ho accettato di assumere il ministero petrino, ho avuto la ferma certezza che mi ha sempre accompagnato: questa certezza della vita della Chiesa dalla Parola di Dio. In quel momento, come ho già espresso più volte, le parole che sono risuonate nel mio cuore sono state: Signore, perché mi chiedi questo e che cosa mi chiedi? E’ un peso grande quello che mi poni sulle spalle, ma se Tu me lo chiedi, sulla tua parola getterò le reti, sicuro che Tu mi guiderai, anche con tutte le mie debolezze. E otto anni dopo posso dire che il Signore mi ha guidato, mi è stato vicino, ho potuto percepire quotidianamente la sua presenza. E’ stato un tratto di cammino della Chiesa che ha avuto momenti di gioia e di luce, ma anche momenti non facili; mi sono sentito come san Pietro con gli Apostoli nella barca sul lago di Galilea: il Signore ci ha donato tanti giorni di sole e di brezza leggera, giorni in cui la pesca è stata abbondante; vi sono stati anche momenti in cui le acque erano agitate ed il vento contrario, come in tutta la storia della Chiesa, e il Signore sembrava dormire. Ma ho sempre saputo che in quella barca c’è il Signore e ho sempre saputo che la barca della Chiesa non è mia, non è nostra, ma è sua. E il Signore non la lascia affondare; è Lui che la conduce, certamente anche attraverso gli uomini che ha scelto, perché così ha voluto. Questa è stata ed è una certezza, che nulla può offuscare. Ed è per questo che oggi il mio cuore è colmo di ringraziamento a Dio perché non ha fatto mai mancare a tutta la Chiesa e anche a me la sua consolazione, la sua luce, il suo amore.

Siamo nell’Anno della fede, che ho voluto per rafforzare proprio la nostra fede in Dio in un contesto che sembra metterlo sempre più in secondo piano. Vorrei invitare tutti a rinnovare la ferma fiducia nel Signore, ad affidarci come bambini nelle braccia di Dio, certi che quelle braccia ci sostengono sempre e sono ciò che ci permette di camminare ogni giorno, anche nella fatica. Vorrei che ognuno si sentisse amato da quel Dio che ha donato il suo Figlio per noi e che ci ha mostrato il suo amore senza confini. Vorrei che ognuno sentisse la gioia di essere cristiano. In una bella preghiera da recitarsi quotidianamente al mattino si dice: «Ti adoro, mio Dio, e ti amo con tutto il cuore. Ti ringrazio di avermi creato, fatto cristiano…». Sì, siamo contenti per il dono della fede; è il bene più prezioso, che nessuno ci può togliere! Ringraziamo il Signore di questo ogni giorno, con la preghiera e con una vita cristiana coerente. Dio ci ama, ma attende che anche noi lo amiamo!

Ma non è solamente Dio che voglio ringraziare in questo momento. Un Papa non è solo nella guida della barca di Pietro, anche se è la sua prima responsabilità. Io non mi sono mai sentito solo nel portare la gioia e il peso del ministero petrino; il Signore mi ha messo accanto tante persone che, con generosità e amore a Dio e alla Chiesa, mi hanno aiutato e mi sono state vicine. Anzitutto voi, cari Fratelli Cardinali: la vostra saggezza, i vostri consigli, la vostra amicizia sono stati per me preziosi; i miei Collaboratori, ad iniziare dal mio Segretario di Stato che mi ha accompagnato con fedeltà in questi anni; la Segreteria di Stato e l’intera Curia Romana, come pure tutti coloro che, nei vari settori, prestano il loro servizio alla Santa Sede: sono tanti volti che non emergono, rimangono nell’ombra, ma proprio nel silenzio, nella dedizione quotidiana, con spirito di fede e umiltà sono stati per me un sostegno sicuro e affidabile. Un pensiero speciale alla Chiesa di Roma, la mia Diocesi! Non posso dimenticare i Fratelli nell’Episcopato e nel Presbiterato, le persone consacrate e l’intero Popolo di Dio: nelle visite pastorali, negli incontri, nelle udienze, nei viaggi, ho sempre percepito grande attenzione e profondo affetto; ma anch’io ho voluto bene a tutti e a ciascuno, senza distinzioni, con quella carità pastorale che è il cuore di ogni Pastore, soprattutto del Vescovo di Roma, del Successore dell’Apostolo Pietro. Ogni giorno ho portato ciascuno di voi nella preghiera, con il cuore di padre.

Vorrei che il mio saluto e il mio ringraziamento giungesse poi a tutti: il cuore di un Papa si allarga al mondo intero. E vorrei esprimere la mia gratitudine al Corpo diplomatico presso la Santa Sede, che rende presente la grande famiglia delle Nazioni. Qui penso anche a tutti coloro che lavorano per una buona comunicazione e che ringrazio per il loro importante servizio.

A questo punto vorrei ringraziare di vero cuore anche tutte le numerose persone in tutto il mondo, che nelle ultime settimane mi hanno inviato segni commoventi di attenzione, di amicizia e di preghiera. Sì, il Papa non è mai solo, ora lo sperimento ancora una volta in un modo così grande che tocca il cuore. Il Papa appartiene a tutti e tantissime persone si sentono molto vicine a lui. E’ vero che ricevo lettere dai grandi del mondo – dai Capi di Stato, dai Capi religiosi, dai rappresentanti del mondo della cultura eccetera. Ma ricevo anche moltissime lettere da persone semplici che mi scrivono semplicemente dal loro cuore e mi fanno sentire il loro affetto, che nasce dall’essere insieme con Cristo Gesù, nella Chiesa. Queste persone non mi scrivono come si scrive ad esempio ad un principe o ad un grande che non si conosce. Mi scrivono come fratelli e sorelle o come figli e figlie, con il senso di un legame familiare molto affettuoso. Qui si può toccare con mano che cosa sia Chiesa – non un’organizzazione, un’associazione per fini religiosi o umanitari, ma un corpo vivo, una comunione di fratelli e sorelle nel Corpo di Gesù Cristo, che ci unisce tutti. Sperimentare la Chiesa in questo modo e poter quasi toccare con le mani la forza della sua verità e del suo amore, è motivo di gioia, in un tempo in cui tanti parlano del suo declino. Ma vediamo come la Chiesa è viva oggi!

In questi ultimi mesi, ho sentito che le mie forze erano diminuite, e ho chiesto a Dio con insistenza, nella preghiera, di illuminarmi con la sua luce per farmi prendere la decisione più giusta non per il mio bene, ma per il bene della Chiesa. Ho fatto questo passo nella piena consapevolezza della sua gravità e anche novità, ma con una profonda serenità d’animo. Amare la Chiesa significa anche avere il coraggio di fare scelte difficili, sofferte, avendo sempre davanti il bene della Chiesa e non se stessi.

Qui permettetemi di tornare ancora una volta al 19 aprile 2005. La gravità della decisione è stata proprio anche nel fatto che da quel momento in poi ero impegnato sempre e per sempre dal Signore. Sempre – chi assume il ministero petrino non ha più alcuna privacy. Appartiene sempre e totalmente a tutti, a tutta la Chiesa. Alla sua vita viene, per così dire, totalmente tolta la dimensione privata. Ho potuto sperimentare, e lo sperimento precisamente ora, che uno riceve la vita proprio quando la dona. Prima ho detto che molte persone che amano il Signore amano anche il Successore di san Pietro e sono affezionate a lui; che il Papa ha veramente fratelli e sorelle, figli e figlie in tutto il mondo, e che si sente al sicuro nell’abbraccio della vostra comunione; perché non appartiene più a se stesso, appartiene a tutti e tutti appartengono a lui.

Il “sempre” è anche un “per sempre” - non c’è più un ritornare nel privato. La mia decisione di rinunciare all’esercizio attivo del ministero, non revoca questo. Non ritorno alla vita privata, a una vita di viaggi, incontri, ricevimenti, conferenze eccetera. Non abbandono la croce, ma resto in modo nuovo presso il Signore Crocifisso. Non porto più la potestà dell’officio per il governo della Chiesa, ma nel servizio della preghiera resto, per così dire, nel recinto di san Pietro. San Benedetto, il cui nome porto da Papa, mi sarà di grande esempio in questo. Egli ci ha mostrato la via per una vita, che, attiva o passiva, appartiene totalmente all’opera di Dio.

Ringrazio tutti e ciascuno anche per il rispetto e la comprensione con cui avete accolto questa decisione così importante. Io continuerò ad accompagnare il cammino della Chiesa con la preghiera e la riflessione, con quella dedizione al Signore e alla sua Sposa che ho cercato di vivere fino ad ora ogni giorno e che vorrei vivere sempre. Vi chiedo di ricordarmi davanti a Dio, e soprattutto di pregare per i Cardinali, chiamati ad un compito così rilevante, e per il nuovo Successore dell’Apostolo Pietro: il Signore lo accompagni con la luce e la forza del suo Spirito.

Invochiamo la materna intercessione della Vergine Maria Madre di Dio e della Chiesa perché accompagni ciascuno di noi e l’intera comunità ecclesiale; a Lei ci affidiamo, con profonda fiducia.

Cari amici! Dio guida la sua Chiesa, la sorregge sempre anche e soprattutto nei momenti difficili. Non perdiamo mai questa visione di fede, che è l’unica vera visione del cammino della Chiesa e del mondo. Nel nostro cuore, nel cuore di ciascuno di voi, ci sia sempre la gioiosa certezza che il Signore ci è accanto, non ci abbandona, ci è vicino e ci avvolge con il suo amore. Grazie!


 
 
 

BENEDETTO XVI NON E' SCESO DALLA CROCE, MA L'HA ABBRACCIATA.

Post n°113 pubblicato il 14 Febbraio 2013 da teologo76

Si sente dire che sua santità Benedetto XVI abbia lasciato il soglio pontificio
 perchè a differenza del suo predecessore Giovanni Paolo II, non ha
 voluto restare sulla croce fino alla fine.  Questa visione è tipica di chi non
 è in grado di leggere oltre le apparenze o di chi, per abitudine, è
 facile a giudizi troppo frettolosi.  Il sommo pontefice non ha agito
 per codardia, ma per umiltà, ovvero per un atto di consapevolezza
 dei suoi limiti fisici. Immagino la sua sofferenza morale e la fatica
 di una scelta così impegnativa di portata storica. Ritengo che dietro
 a questa sofferta scelta, ci sia stata molta preghiera e un
 attento esame di coscienza. Egli che ha servito la Chiesa con
 grande sapienza e spirito di abnegazione, ha ritenuto
opportuno, rimettere la cose nella mani di Dio che regge, guida
 e governa la Chiesa. La sua fiducia in Dio è veramente eroica
 e questo lo abbiamo notato più volte nei suoi discorsi, nulla
 ha lasciato alla mediocrità o alla negligenza, ma in tutto si è
sempre rimesso nelle mani di Dio e della sua Madre. Si è certamente
 reso conto che la sua dimissione, davanti a Dio, non gli
 reputa alcuna grave responsabilità, anzi che l'Altissimo ne sia
 rimasto compiaciuto. La fede di questo papa è di esempio per
 tutti noi per la sua capacità di porsi davanti a Dio con tanta
 fiducia, rispetto e familiarità , conscio che a Dio nulla è impossibile
e che al suo posto metterà un altro uomo degno di essere successore
 di Pietro. Dalle sue parole, traspare come le preghiere del popolo di
 Dio, lo abbiano aiutato nella sua difficile scelta. La croce non l'ha
abbandonata, ma abbracciata. Non va dimenticato che il Signore per
 ognuno di noi ha un disegno d'amore diverso e che per questo
 papa, la volontà di Dio, era questa e lui con la divina grazia e con
 le nostre preghiere, è stato capace di comprenderla. La sua
 santità è fuori discussione. Dobbiamo imparare a osservare le cose
con gli occhi della fede e non del nostro egoismo. Basta con
 pronostici sul perchè abbia fatto tale scelta. Questo modo di agire
 non è da cristiani, ma da persone di mondo che hanno lo spirito
 pieno di sè e non di Spirito Santo. Un uomo di fede e di preghiera
non scade in questi giudizi così stolti e superficiali.

 
 
 

UN GRANDE UOMO E UN GRANDE PONTEFICE

Post n°112 pubblicato il 11 Febbraio 2013 da teologo76



Il santo padre Benedetto XVI si è dimesso e sinceramente la notizia mi ha sconvolto. Ho sempre ritenuto Joseph Ratzinger una grande persona, un grande uomo di fede e di cultura. Il suo papato mi è piaciuto molto per l'eleganza delle sue parole, la fermezza delle sue idee sempre coerenti con il magistero della Chiesa e soprattutto per la sua saggezza nell'affrontare le difficili questioni etiche che stiamo vivendo in questi giorni. Diventare successore di Pietro subito dopo la scomparsa del beato Giovanni Paolo II non è stato affatto facile, in quanto sapeva che la gente avrebbe fatto molto fatica ad abituarsi ad una nuova figura sul soglio pontificio. Nonostante questo, si è dimostrato un uomo all'altezza delle aspettative, anzi si è presentato un papa umile e aperto al dialogo. Devo ammettere che ciò che più mi ha fatto soffrire è stato constatare l'attacco di molte persone verso la sua persona. Ho visto il santo padre commuoversi durante una cerimonia , in cui un cardinale rivolgendosi a lui, lo confortava con parole di speranza e lo spronava a non arrendersi e che la Chiesa lo sosteneva con la preghiera. Navigando su internet , mi sono imbattuto in alcuni social network come facebook e twitter, e lì ho visto la malvagità delle persone. Ebbene, ho potuto leggere i link in cui si calunniava il papa e lo si accusava di essere un nazista, foto truccate in cui lo si vedeva in atteggiamento di fare il saluto nazista, link in cui veniva definito pedofilo, approfittatore, ladro e così via. Attacchi di ogni genere, ma ciò che più mi ferisce è vedere alcune persone dichiararsi cattoliche e poi aggredire il nostro amato papa con affermazioni cattive. Persone che criticano i suoi discorsi , senza averli  letti o sentiti per intero; i mass-media che nei tg trasmettono solo una parte del discorso che il papa tiene solitamente durante l'angelus o durante l'udienza generale del mercoledì e ovviamente così facendo gli ascoltatori corrono il pericolo di capovolgere il senso delle sue parole. Abile mossa per far dire al papa ciò che non ha detto. Tutto questo è una vergogna. La gente che crede ciecamente a tutto quello che viene detto, senza informarsi dei fatti realmente accaduti e di conseguenza riferiscono la cosa sentita, ma non verificata ad altre persone, provocando così una catena interminabile di false dicerie sulle cose dette dal papa. In tutto questo vedo solo una grande ignoranza o meglio la comodità di esserlo e a dare ragione a questa mia teoria è il fatto che vedi tali persone informatissime su altre questioni e che si danno da fare a verificare l'attendibilità di dette notizie. Questo avviene perchè fa comodo essere informati sulle cose che a loro convengono. Come insegnante, mi occupo di educare i miei alunni a non agire in questo modo e di conseguenza ad usare la testa in modo critico per non imitare questi stolti. Benedetto XVI è e resta un grande papa, un papa che ha saputo leggere la storia alla luce del Vangelo, un papa che ha promosso il dialogo tra la fede e la scienza, un papa che ha saputo codificare le esigenze della società con l'amore, un papa che ha valorizzato la famiglia ,i giovani e i sofferenti ed infine un papa che ci ha fatto conoscere la persona di Dio che ama teneramente l'umanità. La sua scelta non è un atto da rimproverare e da accusare , ma da capire e rispettare. La sua età di certo si fa sentire ed influisce sul suo impegnativo ministero. Ritengo che la sua scelta sia secondo la volontà di Dio e che se l'annuncio sia coincidente con la festa della Madonna di Lourdes, significa che anche la Vergine Maria lo avrà certamente aiutato nella sua difficile scelta. Dio è il Signore della storia e ad ogni epoca storica, dà alla sua Chiesa il suo pastore. L'uomo dimentica che essere papa non è un potere, ma un servizio che il pontefice presta alla Chiesa di Cristo per il bene dell'umanità. Non va dimenticato che subito dopo l'elezione, il candidato scelto a succedere al papa predecessore, viene sottoposto ad una domanda in cui gli viene chiesto se vuole diventare papa. La sua risposta affermativa è segno della sua consapevolezza di diventare servo  ( come Gesù che si mise a lavare i piedi ai suoi apostoli ) e non comandante della Chiesa. Personalmente mi vanto di possedere tutte le sue opere che sono moltissime e sono un capolavoro di teologia e di filosofia , ma soprattutto frutto non solo del suo sapere, ma del suo amore per Cristo e per la Chiesa. 

 
 
 

«Il matrimonio è da abolire», hanno detto per anni gli attivisti gay. Perché ora vogliono sposarsi?Leggi di Più: Matrimonio gay

Post n°111 pubblicato il 08 Febbraio 2013 da teologo76






«La completa rivoluzione sessuale delle persone non può esistere
 a meno che le istituzioni sociali non siano abolite», era uno degli
 slogan del movimento per i diritti omosessuali che si organizzò
 sfilando per la prima volta nel 1969 a New York.
 «Il matrimonio è un’istituzione malata e oppressiva», recita
 un manifesto gay pubblicato nel 1970. «Siamo uomini e
 donne che, sin dal tempo dei nostri primi ricordi, ci siamo
 ribellati alla struttura del ruolo dei sessi e a quella del
 nucleo familiare», scrive nel 1972 Martha Shelley, una delle
 attiviste lesbiche più note di quegli anni.

CAMBIO DI STRATEGIA? Perché lo stesso
 movimento sembra aver tradito i suoi scopi?
 A chiederselo, a ridosso del voto inglese,
 è Brendan O’Neill, editorialista del quotidiano
 inglese The Telegraph. Scrive il giornalista:
 «Il movimento gay, nel passare dal disgusto
 per il matrimonio al desiderio di viverlo (…)
 ha avuto un mutamento senza precedenti
 anche per la politica radicale moderna».
 Prima gli attivisti omosessuali chiedevano
 allo Stato di essere lasciati in pace,
 rivendicavano autonomia, sottolinea l’editorialista,
 «affinché la morale della maggioranza uscisse
 dalle loro vite e permettesse loro di fare
 tutto ciò che volevano». Ora chiedono di entrare
 «nelle loro esistenze e di dare la benedizione al
loro stile di vita e alle loro relazioni, perché
dica a tutti gli effetti: “Il tuo modo di vivere
 è valido. Lo accettiamo”». Perché si passa
 dall’«autonomia all’omologazione»? Si chiede
 il giornalista. Che la richiesta in fondo sia la
 stessa travestita dalla parola matrimonio?
Che il cambiamento sia solo strategico?
 E si usino mezzi migliori per ottenere lo stesso obiettivo?
Fa riflettere, continua O’Neill, il fatto che «persino
 il principale nucleo di rivoluzionari, nominato “Stonewall”
 dopo la marcia di New York del 1969, stia ora usando
 tutte le sue energie nel combattere per il diritto
di entrare in una istituzione che i suoi stessi
membri volevano distruggere». 

Articolo tratto da " Tempi "

 
 
 

Basta col male gratuito

Post n°110 pubblicato il 06 Febbraio 2013 da teologo76





Mi sto rendendo conto che purtroppo esistono persone che vivono solo per causare male agli altri. Lo fanno con maligna consapevolezza, al fine di provare gusto, piacere fine a sè stesso. Piacere nel progettare il male! Che squallore! Com'è possibile che l'uomo provi soddisfazione nel vedere i propri fratelli, gemere per il male ricevuto? Com'è possibile che si possa concepire il male con tanta leggerezza e soprattutto senza senso ci colpa? E ancora: com'è possibile che un uomo di fronte al dolore altrui, resti impassibile? Sono del parere che il silenzio sia tanto responsabile quanto l'atto compiuto per compiere il male, in quanto permette ad esso di potersi liberamente esprimere senza trovare opposizione. Questo è sbagliato! Il silenzio permette il perpetuarsi del male. Bisogna avere il coraggio di combattere queste cattiverie gratuite. Bisogna essere fermi e risoluti e ovviamente saggi e prudenti sul come agire. 

 
 
 

MATRIMONIO GAY

Post n°109 pubblicato il 04 Febbraio 2013 da teologo76























Il riconoscimento del matrimonio gay in Francia è segno tangibile del decadimento morale di questo contesto storico. Il cardinal Bagnasco, giustamente, ha definito questo fatto come uno sprofondamento verso il baratro. Per i cristiani, questo atto è uno schiaffo alla morale cattolica o meglio per tutte le confessioni cristiane. Questo attacco alla Chiesa è segno della completa ignoranza di quello che insegna la Bibbia, circa l'omosessualità; non solo, si dimostra una grande ignoranza di tutto ciò che il magistero insegna in merito all'essere omosessuali. La Chiesa non li ha mai condannati, anzi ha più volte sollecitato i fedeli alla comprensione e all'ascolto, in quanto sono nostri fratelli e figli di Dio. La Sacra Scrittura, insegna che Dio non condanna mai il peccatore, ma il peccato, per cui la Chiesa non li condanna e non li guarda con ribrezzo. Per loro dimostra comprensione e vicinanza. Esistono associazioni gay cattolici che si muovono in linea con quanto insegna il santo padre e cercano di vivere la loro condizione in modo da essere coerenti con quello in cui credono. La Chiesa, non minimizza o ridicolizza lo stato sentimentale che essi sperimentano verso persone del loro stesso sesso, ella desidera educarli ad una corretta interpretazione della propria sessualità. Questo vale per omosessuali ed eterosessuali, in quanto la sessualità è dono di Dio e come tale va vissuto secondo la sua volontà. Ora, noi sappiamo che il suo volere, si manifesta attraverso la sua Parola e in essa, soprattutto nelle lettere paoline, si legge che la sessualità mal usata è punita da Dio ( sodomiti, rapporti contro natura, fornicazione, adulterio ecc ). La Chiesa non fa altro che mantenere inalterato ciò che ha ricevuto dagli apostoli e garantire l'osservanza degli insegnamenti biblici. La Chiesa, deve quindi essere dolce, ma nel contempo anche ferma e risoluta. La Chiesa l'ha voluta Cristo stesso e lo Spirito Santo , la regge e governa, affinchè ogni disposizione magisteriale sia secondo la sua volontà. Un conto è l'operato di alcuni sacerdoti, un conto è quello che insegna. Non dimentichiamo che la Chiesa è ricca di sacerdoti e suore santi che lavorano per il bene dell'umanità e il calendario ne è un esempio. Impegnamoci a pregare per essa, piuttosto che attaccarla ed aggredirla.  Ritornando al discorso iniziale, la Chiesa non potrà mai accettare una cosa che la Bibbia insegna diversamente, sarebbe un rinnegare la propria identità. Essa è fedele a Cristo e ai suoi insegnamenti. La famiglia è fatta da un uomo e da una donna e la compatibilità sessuale-genitale lo rende più che palese. Definire "famiglia" una coppia gay, è contraddire l'ordine naturale.  Nessuno , nega il fatto che gli omosessuali sperimentino amore, ma non può costituire una famiglia, propriamente detta. Sì, alla famiglia così come la conosciamo
.

 
 
 

L'AMORE

Post n°107 pubblicato il 11 Settembre 2012 da teologo76

Ieri è trascorso. Domani deve ancora venire. Noi abbiamo solo l'oggi.
Se aiutiamo i nostri figli ad essere ciò che dovrebbero essere oggi,
avranno il coraggio necessario per affrontare la vita con maggior amore. 

( Madre Teresa di Calcutta )

 

E' sempre l'amore a per dare un senso e un valore alle nostre azioni.
Senza di esso, l'uomo non è tale, in quanto egli vive perchè è un essere
in relazione, ovvero fatto per amare ed essere amato. La vocazione di
ogni uomo e donna è l'amore. Vocazione universale che chiama in
causa tutte le persone del mondo e quindi chiama in causa la nostra
libertà e volontà. L'amore è un atto libero e responsabile , infatti
l'uomo ama non in virtù di un comando imperativo, ma da un atto
libero e volontario. Qui madre Teresa, innamorata dell'amore, mette
in luce questo aspetto che è intrinseco all'umana natura e come
tale deve essere vissuto con impegno e costanza, consapevoli
che l'uomo si esalta nell'atto stesso del donarsi per esaltare colui
che riceve.

 

 

 
 
 

IL TUO CUORE COME GIARDINO FIORITO

Post n°105 pubblicato il 08 Settembre 2012 da teologo76

 

 Il tuo cuore come un giardino fiorito

Il cuore di ogni uomo è comeun giardino e più esso è curato e maggiormente le persone che ci circondano,riescono a respirare la fragranza e il profumo dei fiori che lo compongono.Perchè esso possa essere sempre così è necessario che impariamo a diventare deibravi giardinieri e soprattutto costanti e vigili, poichè l'erbaccia, insetti,animali e tanto altro, potrebbero guastare il nostro caro e prezioso giardino.Per essere un bravo giardiniere occorre essere armati di buona volontà e grandedesiderio di conoscere a fondo tutti quei principi che ti permettono ditrattare con massimo profitto la terra. La terra se viene trattata e quindilavorata come dovrebbe, i risultati si manifesterebbero con il nascere e ilcrescere di piante e fiori al massimo del loro splendore. Così è anche ilnostro cuore, se non stiamo bene attenti e non vigiliamo, molti pericolosiinsetti e animali potrebbero guastarne la sua buona natura e corromperla consentimenti contrari ed opposti alla giusta e corretta morale cristiana. Lepersone che ci circondano, devono respirare i profumi delle virtù, dei buonipropositi, delle rette intenzioni e così via. Dobbiamo essere testimonidell'amore vero che si trasmette con l'esempio di vita e nel modo in cuiesponiamo le nostre idee che devono essere sempre in linea con moralecristiana. Il cuore è il sacrario dell'uomo e va custodito con molta accortezzaed è quello che Dio vuole da noi. Il male dell'uomo è solo il peccato.

 

 
 
 

MA DOVE STA LA VERITA'

Post n°103 pubblicato il 10 Luglio 2012 da teologo76

                                     

 

Guardando i social nework mi sono reso conto di come molte persone ignorino l'importanza dell'informazione. Con questo intendo dire che molte persone scrivono notizie prive di ogni fondamento e di veridicità storica. Quante persone approfittano dell'ingenuità di altre per far passare i propri pregiudizi verso la tal cosa e/o la tal persona e situazione. L'informazione viene così spogliata della sua natura. Chi legge la notizia, rischia di accettare  per "vero" il suo contenuto, anche quando non lo è. Lo scopo è quello di condizionare l'opinione pubblica e indirizzarla verso il proprio modo di pensare. Questo modo di procedere è assolutamente scorretto e non rispetta l'identità della persona che vorrebbe conoscere la realtà in cui vive. L'informazione si deve fermare alla mera speculazione ed analisi dei fatti, senza che questi siano contaminati del giudizio personale del giornalista o di chi diffonde la notizia. Chi dopo aver annunciato l'accaduto, aggiunge - come spesso capita - un suo punto di vista, condiziona l'analisi del mittente  e questo non è giusto. Il giudizio finale, deve essere emesso dal singolo sulla base di prove che confermino la verità della vicenza, per non scadere nella calunnia e nella diffamazione che spesso rovinano e segnano per sempre la vita della persona protagonista della storia. La reputazione è un diritto che deve essere salvaguardato e difeso! La superficialità di molti nell'emettere sentenze su cose, fatti e persone ha dello scandoloso.  In Facebook, circolano dei link  che  cozzano col buon senso e l'uso "sano" della ragione. Questi, sono spesso diffamatori, inesatti quando riportano fatti storici e volgari, ma la cosa che mi lascia attonito è constatare come molti ci credano e condividano, dando per certo quello la cosa scritta. Marx sosteneva che la religione è l'oppio dei popoli, in realtà la malattia della società è l'ignoranza . Essa porta a vivere la propria esistenza nella qualunquismo, nell'individualismo, nell'arrivismo e nel relativismo. L'uomo vive la propria vita condizionato dal giudizio altrui e il terrore di perdere la reputazione a volte spinge a non agire. L'agire morale viene così "bloccato" dall'opinione altrui. Il santo invece quando compie un'azione, non guarda in faccia all'opione pubblica, poichè l'unico giudizio a cui tiene è quello di Dio. I santi sono l'esempio più lampante di uomini e donne che hanno ricevuto accuse, calunnie, diffamazioni, attacchi e vita difficile perchè non hanno avuto "paura" del giudizio altrui e poi la storia ci ha insegnato di come l'uomo cambia sovente il proprio giudizio verso gli altri. Un giorno sei un mito , il giorno dopo non sei più nessuno, per questo non bisogna fermarsi quando si agisce. Attenzione però: il santo agiva ma usava anche la seggezza e la sana e giusta scaltrezza per non danneggiare nessuno. Bisogna insegnare ed educare le persone a non essere troppo "creduloni" , ma essere capaci di indagare e accertarsi che le cose stiano veramente così, prima di dare un giudizio che possa ledere la reputazione dell'altro.

 
 
 

CHI SEI O UOMO?

Post n°101 pubblicato il 20 Maggio 2012 da teologo76

 

 

 

Chi sei o uomo? Perchè esisti? Qual è il tuo compito su questa terra?
O uomo che vivi non solo per te stesso, ma per anche per gli altri per
dare un significato nella vita altrui, hai dunque compreso qual è il tuo fine?
Sei consapevole di cosa tu rappresenti per l'altro? Michelangelo, in questo
dipinto della cappella Sistina, esprime una grande verità, ovvero il primato
dell'uomo nella creazione. Dio e Adamo, si guardano negli occhi, si
comprenetrano a vicenda per dire l'unità tra loro. L'uomo è e sarà , l'unico
essere che Dio ha creato capace di Lui, di dialogare con Lui, di rapportarsi
con Lui, di stare di fronte ad un "Tu" per amare. O uomo , non sei ancora in
grado di comprendere che sei un essere prezioso, unico, irripetibile, reso un
prodigio agli occhi di Dio perchè fatto a sua immagine e somiglianza?
Perchè uccidi? Perchè schiacci e calpesti il tuo fratello? Perchè lo sfrutti per
i tuoi fini egoistici? Perchè metti sempre al primo posto te stesso?
Perchè mai, ritieni gli animali superiori all'uomo?
Recupera la tua identità di persona creata per amare ed essere amata.
Rifletti su queste verità che convolgono l'esistenza di ogni individuo,
finchè mondo esisterà. Ama!

 
 
 
 

       

 

              

Una candela per le anime del purgatorio. Le anime del purgatorio, traggono molto sollievo dall'ardere di una candela benedetta, in quanto costituisce per loro una sorte di luce in mezzo alle tenebre in cui si trovano, prima di andare in cielo ove vi è luce che è Dio stesso.

 

FACEBOOK

 
 
 
Template creato da STELLINACADENTE20