Creato da inchiostro.nero il 09/03/2009

Eternal Sunshine

Con un po' di fortuna si può dimenticare.

 

 

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Senza tante Parole. Senza fare [pił] Rumore.

Post n°2 pubblicato il 13 Marzo 2009 da inchiostro.nero

[26 Gennaio 2009]

Adesso come adesso la cosa che riesco ad associare di più al dolore sono due occhi asciuttiasciutti e tanto silenzio intorno - ma non solo intorno.
Credevo che il dolore fosse qualcosa che ti fa saltare in aria da dentro, che ti lacera da sotto la pelle e tu non.ci.puoi.fare.niente.punto. Punto.
Credevo che fosse qualcosa di molto più simile a un urlo che ti riesccheggia dentro che a al silenzio e basta. Basta.
Non so quale sia la visione più insana delle due.
Sta di fatto che adesso non c'è più un [noi] con cui *con*dividere.
Sta di fatto che adesso tu arrivi, mi abbracci come se fossi una bambola di pezza - di quelle vecchie a cui ci sei stato tanto affezionato sì, ma che adesso che ormai sei cresciuta e le considera veramente/sinceramente/completamente più?
E poi passi oltre come se nulla fosse.

Adesso c'è solo da fare i conti e /dividere/.

 

 

***

 

Io sono quella che non gira le pagine del calendario per far finta che il tempo non stia passando. Già.

 

 

 

Non servirà spiegarmi che il tempo non dà il resto mai.

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scrivisulmioblog il 13/03/09 alle 18:29 via WEB
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LA SOLITUDINE DEI NUMERI PRIMI.

Detestava che ogni sua azione dovesse sempre apparire così irrimediabile, così definitiva. Nella sua testa lo chiamava il peso delle conseguenze ed era sicura che quello fosse un altro ingombrante pezzo di suo padre, che negli anni le si era incarnito nel cervello. Desiderava con avidità la spregiudicatezza delle sue coetanee, il loro vacuo senso di immortalità. Desiderava tutta la leggerezza dei suoi quindici anni, ma nel cercare di afferrarla avvertiva la furia con cui il tempo a sua disposizione stava scivolando via. Così il peso delle conseguenze si faceva addirittura insopportabile e i suoi pensieri prendevano a girare sempre più veloci, in cerchi ancora più stretti.

 
 

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