Oggi, per la rubrica "I buoni consigli dei buoni filosofi", parleremo del concetto filosofico "a priori - a posteriori".
L'origine della distinzione tra "a priori" e "a posteriori" è intimamente connessa al riconoscimento di una diversità insita tra l'ordine dell'essere in sé e l'ordine del sapere empirico. Aristotele, sempre lui, fu il primo a introdurre le due espressioni per indicare ciò che è anteriore e più noto per natura (a priori) e ciò che è anteriore e più noto per l'uomo (a posteriori).
Quindi, partendo dalla definizione aristotelica, possiamo affermare che la dimostrazione "a priori" (propter quid o perfetta) è quella che procede dalle cause agli effetti, da ciò che è primo secondo natura a ciò che è primo per l'essere umano.
Esempio: se la vostra partner non è contenta del vostro materiale anatomico può accadere che ella vi tradisca.
Al contrario la dimostrazione "a posteriori" (quia o imperfetta) procede dagli effetti alle cause, da ciò che è primo per l'uomo a ciò che è primo secondo natura.
Esempio: se la vostra partner vi tradisce è molto probabile che dipenda dal fatto che ella sia una ninfomane giocherellona.
Quale dei due approcci epistemologici è più corretto? Sperimentateli e mi saprete dire.
Inviato da: quantumtull
il 24/05/2012 alle 15:17
Inviato da: meninasallospecchio
il 24/05/2012 alle 10:54
Inviato da: quantumtull
il 15/05/2012 alle 15:01
Inviato da: meninasallospecchio
il 15/05/2012 alle 10:49
Inviato da: quantumtull
il 14/05/2012 alle 13:09