Creato da thomasthf il 20/02/2011

LA SCIENZA PER TUTTI

Questo blog nasce dalla personale voglia di capire meglio l’universo che ci circonda e di trasmetterla alle altre persone attraverso quella che viene definita in modo generico la scienza. Il mio blog ha come obiettivo quello di diffondere la passione per le materie scientifiche e di far capire a tutti che se l’universo è di tutti anche la scienza è di tutti e per tutti!

 

 

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SCIENZA E POESIA!

Post n°29 pubblicato il 13 Maggio 2011 da thomasthf
 

 

 

Questo post ha come unico ma importante obiettivo, quello di raccogliere commenti/opinioni riguardo al contenuto del filmato (davvero la poesia e la scienza sono molto distanti?) e soprattutto riguardo alle frasi riportate alla fine del video (se pochissime canzoni o poesie trattano tematiche scientifiche, possiamo realmente affermare di essere nell'era della scienza e tecnologia?)

 

 

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Commenti al Post:
mmcapponi
mmcapponi il 13/05/11 alle 00:16 via WEB
Beh, sarà difficile trovare un Lucrezio che scrive in versi il "De Rerum Natura" (per la gioia degli studenti che poi devono tradurlo), ma anche, molto più semplicemente, un Alberto Cavaliere, autore di una celeberrima "Chimica in versi" (tra l'altro ri-edita anche in tempi recenti dalla Mursia nel 2004, sotto il titolo: "H2O, famosa formula"). Qualche accento di lirismo scientifico si ascolta ne "Il chimico" di De André... "guardate l'idrogeno tacere nel mare, guardate l'ossigeno al suo fianco dormire...". così su due piedi non mi viene in mente nient'altro. Forse la prosa poetica del "Sistema periodico" di Levi, ma i titoli son sempre quelli. In realtà nella musica contemporanea si trovano titoli "scientifici", dalla "Ionisation" di Edgard Varèse alle "Fluorescenze" di Penderecki... ma sono pagine riservate a pochi. Tempo fa avevo trovato (e pubblicato sul mio blog) un filmato con la Elements' song, ottima per sorridere... boh! E poi passando dalla musica al teatro c'erano commedie interessanti... "Ossigeno" è stata scritta da Roald Hoffmann e Carl Djerassi; oppure "I fisici" di Durrenmatt (e guarda caso i fisici finiscono in manicomio: mai luogo fu più azzeccato per la categoria...). Mi fermo qua che stò sproloquiando troppo e, come al solito, inutilmente!!! Thomas, ti auguro come sempre tante cose belle, come le desideri. A presto! MC
 
thomasthf
thomasthf il 13/05/11 alle 09:56 via WEB
Ciao Marco, grazie mille per il commento... Come giustamente hai sottolineato, esistono alcuni esempi di poesie/canzoni/opere teatrali che parlano di tematiche scientifiche, seppur in maniera molto generale, ma sono casi abbastanza rari e confinati.Io tenderei ad appoggiare la tesi di Feynman : "non siamo ancora nell'era della scienza e tecnologia". Tanti saluti e a presto....Thomas
 
 
mmcapponi
mmcapponi il 13/05/11 alle 12:15 via WEB
Se s'intende che la scienza debba dialogare con la cultura ed essere anche fonte di ispirazione per essa, allora sono d'accordo: non siamo ancora pienamente nell'era della scienza. Perché? Da un lato il fardello di vecchie superstizioni e modi di porsi di fronte alla realtà e alla conoscenza, dall'altro l'atteggiamento di taluni uomini di scienza che ne fanno una cosa per iniziati: fin che continuiamo su questa strada non sarà possibile conciliare troppo presto scienza e cultura in modo costruttivo. La chimica poi detiene il record di impatto negativo: inquina, è sporca, puzza, esplode... la fisica si perde tra stringhe e spaghetti (e certo non contribuiscono i docenti di fisica a fartela amare... anzi: te la fanno amara!!!): guarda quanti testi divulgativi o sedicenti tali propugnano vaghe teorie sull'universo, sui buchi neri, sulla materia oscura... autentiche superstizioni vendute come scienza (e la gente che compra quei libri non sa nemmeno calcolare una radice quadrata). Non parliamo della biologia, della botanica, della mineralogia: scienze belle e "abbordabili" anche per chi vuol coltivarle al di fuori di un ambito professionale, ma troppo bistrattate e bastonate. Meglio l'ufologia selvaggia o la previsione dei terremoti, in questi ultimi tempi tanto di moda; meglio la cristallo-terapia o i fiori di Bach, gli oroscopi cinesi o atzechi (ormai il vecchio zodiaco tradizionale ha stufato). Che dici? Avrò i bioritmi scompensati per scriverti tutte queste scemenze?
 
thomasthf
thomasthf il 13/05/11 alle 12:26 via WEB
Caro Marco, fino a quando queste materie saranno emarginate e poco conosciute non si potrà parlare di era della scienza. La chimica è concepita da molti come una fonte di inquinamento e disastri.....solo quando queste idee saranno tramontate si potrà realmente parlare di progresso scientifico-culturale. Purtroppo il senso e la cultura comune non vanno pari passo con la scienza e i suoi progressi. Saluti...Thomas
 
 
mmcapponi
mmcapponi il 13/05/11 alle 15:07 via WEB
Sai... il termine "materie" le confina troppo dentro l'ambito scolastico... preferirei parlare più genericamente di "saperi" o di "ambiti dello scibile": vanno oltre gli anni di scuola e chiedono di essere considerate sempre. Ovvio che è impossibile un approfondimento puntiglioso di tutto, ma l'importante è che rimanga la curiosità e molto spesso questa viene travolta da altre preoccupazioni. Non sai quanto mi ritengo fortunato, alla mia età, di poter ancora studiare e spero di farlo ancora per molti anni. Mi pagassero per studiare, sarei la persona più felice di questo mondo. Non chiederei altro!
 
thomasthf
thomasthf il 13/05/11 alle 15:17 via WEB
Condivido quanto hai scritto e soprattutto la parte finale (se mi pagassero per studiare sarei anch'io molto contento...mai disperare) Ciao...Thomas
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
anto56 il 13/05/11 alle 17:13 via WEB
Cari ragazzi, io direi che più che parlare di era della scienza/tecnologia, bisognerebbe parlare di era della razionalità o dell'irrazionalità. Dopo l'illuminismo, si è allargata l'area dell'agire e del pensare razionale, che è quella propria della scienza; purtroppo, la razionalità è difficile, complessa, e ti pone davanti ai problemi chiaramente. Molto più comodo vivere senza una grande razionalità : l'uomo lo ha fatto per millenni, almeno la gran parte di essi... Ora la razionalità cozza contro un ostacolo, quello del mercato e del consumo, del potere e del privilegio di casta (politica od economica o di classe sociale o etnica) . Risultato : la razionalità sta passando di moda, e si sta ritornando a superstizioni e/o fedi agite in modo superstizioso (qualcuno ascolta mai Radio Maria ? impossibile sfuggirla !). Insomma, se Silviosi dice faccia i miracoli, pensate davvero che questo post abbia un senso ? Anto In definitiva, secondo me, se mai ci siamo entrtati, in quell'era, ci stiamo uscendo alla grande !
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Veronica il 13/05/11 alle 18:15 via WEB
Ciao! Passo giusto per lasciare un rapido commento a proposito del post... Molto interessante e direi che qui la popolazione dei poeti e artisti si dividerebbe a metà tra progressisti e tradizionalisti, per così dire. Da una parte sarebbe certamente innovativo includere la scienza nell'arte (intesa come comprendente un po' tutto: poesia, musica, arte figurativa, ecc). Dall'altra dubito che sarebbe alla portata di un pubblico molto vasto, da un lato perchè la cultura media di un individuo non include forse la scienza, per lo meno non in modo abbastanza approfondito da poterla comprendere; da un altro lato, esiste ancora la concezione (forse un po' tradizionalista, ma non del tutto errata) che l'arte deve lasciare spazio all'immaginazione, e di solito non è che scienza e immaginazione/irrazionale vadano poi così d'accordo. D'altra parte tentar nuove strade non nuoce... Veronica
 
thomasthf
thomasthf il 13/05/11 alle 19:54 via WEB
Innanzitutto ringrazio entrambi per il passaggio sul blog. Rispondo per ordine. Caro professore, questo post è nato appositamente per raccogliere commenti/testimonianze dalle varie persone. Ho letto e apprezzato molto i contenuti del suo commento....credo che non esista un modo univoco per trattare questo tema, e come accade spesso, la verità sta nel mezzo...a volte il contrario di una verità è un'altra verità. Parlare di era della razionalità o dell'irrazionalità credo sia una delle tante "chiavi di lettura", per guardare e inquadrare il problema. Non so se l'era della razionalità era veramente stata raggiunta..certo è che quest'ultima è stata rimpiazzata dall'era del consumismo e di tutto ciò che ne consegue (anche a causa della globalizzazione).Se il trend non viene invertito, corriamo il serio rischio di sperperare tutto quello che ci è stato lasciato dalle generazioni precedenti, e non mi riferisco al debito pubblico, ma a certi valori e a certi modi di affrontare i seri problemi della vita... Cara Veronica, ho letto molto volentieri anche il tuo commento, e devo dire che a mio modo di vedere l'arte (musica,poesia,teatro etc...) possa convivere tranquillamente con la scienza e possa raggiungere (con quel tocco di razionalità) una vera e propria forma di completezza. Nessuno chiede ad un poeta o ad un musicista di trattare la sintesi di diazoto-complessi (spero che il prof mi perdoni, ma è la prima cosa che ho trovato girandomi verso la scrivania), ma di mettere in luce ciò che la scienza ha fatto di positivo e anche in negativo. E' altrettanto vero, che come l'arte si deve avvicinare alla scienza, anche quest'ultima le deve andare incontro. Credo che le scoperte scientifiche e le modalità geniali che portano alle stesse,in qualche modo siano una forma di arte... Tanti saluti e sempre disponibile per commenti/aggiornamenti....Thomas
 
mmcapponi
mmcapponi il 13/05/11 alle 20:41 via WEB
Dunque: razionalità vs irrazionalità... è la legge dell'Enantiodromia di Jung! A riguardo di Radio Maria: l'eccessivo fervore di P. Livio sono noti e guardati con profondo imbarazzo anche all'interno della stessa istituzione per cose che riguardano l'istituzione stessa. Basti pensare all'ora di preghiera dove si mescolano vespri, adorazione eucaristica e rosario: un brodo di devozioni, pietà popolare e liturgia che magari tiene compagnia a qualche anziana sola e dimenticata nella cucina di casa sua, ma che certo sortisce l'effetto contrario a quello voluto se a prestarvi attenzione è un ascoltatore attento e critico. Non vado oltre a questo: e comunque continuo a dire che si lascia troppo spazio a una scienza lontana dal vissuto della gente. Troppe stringhe, troppa materia oscura nei libri divulgativi e poca pratica: la conoscenza è figlia dell'esperienza, non degli autocompiacimenti mentali. C'è gente che si laurea in chimica senza aver mai visto dello zolfo o del fosforo rosso o del glucosio (non parlo del Roentgenio o del Praseodimio...): questo non può accadere nel XXI secolo. E non è un problema di scienza, ma di pedagogia e di didattica della scienza, troppo dominate da tante chiacchiere e da pochissimi fatti (esperimenti o altro). Dove sono le lezioni popolari di Faraday sulla chimica di una candela? Le riunioni della Royal Society... ritratte un tempo anche sulle figurine Liebig, con Davy che faceva gli esperimenti dimostrativi e tentava una spiegazione comprensibile anche ai non addetti ai lavori di fenomeni sperimentabili, non di conturbamenti sull'origine o sul destino dell'universo o sull'immortalità o meno dell'anima del barboncino a cui si è affezionata la suocera di non so chi... eh! E il binomio scienza/arte: dove son finiti gli artisti che conoscevano i materiali che usavano e discutevano con competenza di pigmenti e di supporti, al punto di essere in grado di prepararli manipolando le materie prime? O di musicisti che sapevano costruire gli strumenti, facendo i relativi calcoli sulla lunghezza delle corde piuttosto che delle canne d'organo? Ricordando che un tempo musica, matematica, geometria e cosmologia erano unite nel Quadrivium, mi fermo e ribadisco la mia posizione: d'accordo con l'analisi di Anto sul razionale/irrazionale (e sui relativi risvolti sociologici), guardo più che alla scienza nei suoi contenuti alle gravi mancanze nella pedagogia e didattica della scienza. In questo ambito, almeno in Italia, c'è molto, molto e ancora molto da fare.
 
thomasthf
thomasthf il 13/05/11 alle 20:57 via WEB
Sono contento che da un breve filmato e qualche riga siano scaturite così tante idee e episodi per spiegare la propria posizione. Caro Marco, ti devo per questo ringraziare (sei stato il "catalizzatore" della discussione)e condivido a pieno quanto hai riportato... le mancanze che si incontrano in Italia per quanto riguarda la divulgazione delle materie scientifiche è davvero marcata e soprattutto non si trasmette la voglia agli studenti di intrapprendere una carriera in ambito scientifico.La scienza viene riservata a poche persone e tenuta lontana dalla popolazione comune. Fino a quando non ci sarà un'adeguata informazione e un'adeguata ricompensa ai tanti ricercatori e professori che lavorano in questi ambiti, i discorsi fatti fino ad ora non avranno nessun peso. Saluti..Thomas
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
anto56 il 13/05/11 alle 21:56 via WEB
Ragazzi ! Posso dire come sia incredibbile (l'ho scritto apposta !) poter tenere con voi e con tutti i membri della comunità un dialogo di tale alto livello ? Non sto prendendo nessuno in giro, eh ! Allora, secondo me stiamo tutti dicendo cose giuste : Marco centra perfettamente un punto. In questo paese, la scienza e la tecnica non sono MAI state digerite dal potere, che ha sempre visto nel lavoro manuale degli scienziati sperimentali e dei tecnici un degradarsi rispetto alle altezze delle teorie e della teologia. D'altra parte, la scienza per svilupparsi necessita di libertà: che dire di un paese nel quale ancora 150 anni fa un Papa denunciava "la perniciosa opinione che gli uomini possano essere liberi", e che ha avuto 20 anni di dittatura ? Nessuno ha mai tra voi notato come la modernità sia figlia dei paesi della Riforma, mentre quelli della Controriforma sono rimasti fermi fino a ieri (le Filippine ancora oggi) ? Per Marco : molti anni fa lessi un libro di Pierre Boulle, quello del "Ponte sul fiume Kway", su un futuro ipotetico nel quale gli scienziati prendevano il potere e governavano il mondo con la razionalità. Si finiva con le folle che reclamavano "panem et cicenses e spettacoli sanguinari teletrasmessi : la ggente non vuole razionalità, vuole emozioni per soddisfare i suoi istinti. Un tantinello pessimista! Poi mi spiega quella cosa di Young ? Anto
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
anto56 il 13/05/11 alle 22:00 via WEB
Ah, dimenticavo : la divulgazione scientifica e la didattica delle scienze fanno schifo qui in Italia. Mi sa che gli ultimi anni li dedicherò proprio allo studio della didattica della chimica, almeno i miei studenti saranno + contenti... Anto
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Veronica il 13/05/11 alle 23:14 via WEB
@Marco: Condivido appieno il fatto che stia ormai scomparendo la figura dell'artista/scienziato, se così la vogliamo definire (aggiungerei anche un "/artigiano"). L'intellettuale che si occupa di scienza, arte, musica e letteratura è stato mano a mano sostituito dall'intellettuale "specializzato" in solo una o due discipline particolari. Parte colpa del progresso che ai musicisti fornisce gli strumenti già pronti e fatti e agli artisti i pigmenti preconfezionati, parte colpa di una vita che scorre troppo veloce al ritmo frenetico odierno, parte colpa delle richieste di mercato del lavoro. Non aggiungo altro già detto. A proposito di strumenti, mi hai fatto venire in mente un concerto che ero andata ad ascoltare al teatro Toniolo... L'avevano eseguito con strumenti "d'epoca", ovviamente meno potenza come suono, ma timbro molto più caratteristico e pieno. Avevano suonato la sinfonia n.41 di Mozart se non erro... strabiliante. Saluti e buon week end a tutti. Veronica P.S.: perdonate eventuali errori di battitura, ogni tanto scambio la tastiera del mio computer per quella del mio pianoforte e batto troppo veloce e troppo forte...
 
thomasthf
thomasthf il 14/05/11 alle 13:37 via WEB
Perdonatemi la rindondanza, ma vi devo ringraziare per questo dibattito molto coinvolgente e interessante! Posso solo aggiungere che la scienza e la sua divulgazione passa anche attraverso questi blog....! Saluti..Thomas
 
mmcapponi
mmcapponi il 14/05/11 alle 16:05 via WEB
Ho provato a rispondere agli ultimi commenti (anche ad Anto sull'Enantiodromia di Carl Gustav Jung), ma il messaggio è andato perso all'atto dell'invio. Pazienza! Evidentemente è destino che ogni tanto debba star zitto... buon weekend e buona domenica!
 
thomasthf
thomasthf il 14/05/11 alle 16:27 via WEB
Ciao Marco, mi dispiace...è successo anche a me ieri....purtroppo son cose che succedono. Buon fine settimana anche a te!
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
anto56 il 15/05/11 alle 10:52 via WEB
Cari amici, il tema di questo post è così vasto da "porre mano a cielo e terra". Vorrei condividere con voi una mia riflessione, forse confusa, che si incrocia anche con un post recente di Marco. Insomma, vorrei una volta pensare ad alta voce (cosa molto "femminile" e destabilizzante, lo so). Mi sembra che il rapporto tra scienza e poesia ci richiami alle nosdtre radici molto, più di quel che appare. La scienza moderna è nata come ultimo esito dell'umanesimo, che era per l'appunto una espansione dell'uomo. L'umanista doveva esere "completo", scienziato ma artista, pittore ma anatomista, ingegnere ma poeta, matematico ma linguista etc. Insomma un uomo "integrale", una sagra del "ma anche". Chiarisco che non sto parlando di miei colleghi, vengo da una devastante tornata di colloqui con i professori delle superiori di mio figlio, parlo di docenti di materie scientifiche vs materie letterarie. A me sembra che il modello moderno che stiamo seguendo (quello dell'efficienza anglosassone "liberista"), ci abbia fatto perdere il valore delle nso radici, ovvero l'iperspecialiozzazione ci ha portato ad avere dei docenti di materie varie (tecniche, scientifiche, ma anche giuridiche, economiche, etc) che, con il mito dell' iperspecializzazione, sono magari dei buoni esperti nel loro settore, ma dei perfetti cretini al di fuori di esso, ovvero specialmente nel lato "umano", incapaci di relazionarsi con gli altri, di avere un minimo di empatia etc. Loro chiamano questa "professionalità", in realtà l'unico risultato che ottengono è quello di far odiare la loro persona e di riflesso la loro materia, impedendone la giusta considerazione di valore da parte dei loro studenti. Così abbiamo diplomati al liceo scientifico che NON si iscrivono a materie tecnico-scientifiche, o di scuole tecniche che dirottano sul giuridico etc. Insomma, non ritenete che questo sia (anche) un problema di vuoto culòturale ? Ho colleghi che, alla domande : "..hai visto ?..hai letto?..hai ascoltato?" ti rispondono che hanno di meglio e più importante da fare, cioè leggere di chimica, le riviste, gli articoli, le review... Che ne dite ? Non limita questo le loro doti umane, la capacità di relazionarsi, soprattutto le doti di comprendere e capire le persone con le quali interagiscono, causando infinite conflittualità e difficoltà di relazione, gestione dei conflitti, etc etc etc ? Non ci sarebbe bisogno di un pò più di profondità, che sarà anche una dote caratteriale innata, ma va pure coltivata con la Cultura, quella con la C maiuscola ? In questo panorama si salvano, appunto, spesso i docenti di materie umanistiche (letteratura etc) proprio per il "vantaggio" delle loro materie di competenza, così quelli di materie scientifico-tecniche fanno ancor peggiore figura, comparativamente. Che dire, allora, del rapporto tra le due culture (come si diceva ai miei ahimè lontani) tempi ? Scusate lo sfogo, Anto
 
mmcapponi
mmcapponi il 16/05/11 alle 01:52 via WEB
Sul fatto che l’argomento sia vasto, non dubito. Il vero umanista doveva essere poliedrico e completo: ma non mitizziamo troppo il passato remoto piangendo la “bella età dell’oro” e guardiamoci attorno, in epoche più vicine a noi. Abbiamo molti esempi anche recenti di “umanisti completi”: scienziati che sono al tempo stesso musicisti, filosofi, pittori di talento, letterati. Planck, laico ma discendente di una lunga dinastia di pastori luterani, ha donato delle pagine bellissime sul rapporto tra religione e scienza (poco conosciute in Italia, tanto per cambiare) ed era un buon musicista; come Einstein (celebre esecutore al violino), Heisenberg (pianista e chitarrista di valore, oltre che conferenziere e divulgatore), Gerhard Ertl (un premio Nobel che accompagna al pianoforte e all’organo il coro della parrocchia!). Da notare che finora ho trovato tutti autori tedeschi, di nascita e di formazione. Chissà perché noi italiani abbiamo l’abitudine di copiare il peggio da inglesi e americani, come la riforma della scuola (la vecchia elementare che diventa primaria, come l’anglosassone primary school) e dell’università… Condivido l’analisi sull’iperspecializzazione e guardo con preoccupazione al fatto che (almeno un tempo) dell’iperspecializzato in un dato campo ci si poteva fidare e una minima cultura di base gli veniva garantita da un percorso formativo che non poteva rinunciare al raggiungimento di alcuni punti fondamentali (ho visto, quando ero scolaro, bambini bocciati all’esame di quinta elementare per “a” e “o” con “acca” e “senz’acca”). Oggi riscontro il pericolo di un grave cedimento: sotto la buccia dell’iperspecializzato - o se dicente tale – si corre il rischio che manchi la polpa o che, se presente, sia ancora troppo acerba senza possibilità di maturare (per i debiti formativi accumulati, più che per la mancanza di esperienza, farmaco non troppo efficace contro i primi mali). Al di là di questo ampio capitolo sul quale non mi dilungo ulteriormente, voglio spezzare una lancia a favore di qualche raro (ma presente!) docente di materie scientifiche interessato ad ambiti che potremmo definire umanistici: il contrario accade ancora più raramente (un’eccezione potrebbe essere il mio vecchio prof. di Lettere alle medie, grande amante e cultore dell’astronomia). Condivido anche l’analisi sulla “professionalità” o presunta tale che si trasforma in antipatia per la materia e la persona: è risaputo che più che per la preparazione o per i titoli, un docente è apprezzato dagli allievi per la sua capacità di suscitare empatia in essi. Senza empatia, nemmeno la persona più preparata a questo mondo riuscirebbe a trasmettere una virgola: e allora non resta altro che imporre nozioni seminando il terrore. “Non importa che mi odino, purché imparino”: quasi una parafrasi di Caligola (Oderint dum metuant)… io ho avuto un’insegnante così al liceo - fatalità, quella di scienze: e sono uno di quelli che, diplomatosi brillantemente al liceo scientifico, ha poi preferito optare per l’area umanistica, salvo rendermi conto poi non si può essere persone “di cultura” nel XXI secolo senza conoscere in modo non superficiale il progresso delle scienze (gli sviluppi più recenti della storia personale più o meno li conoscete; magari li “subite” anche). Ed è vero anche che molti, usciti nauseati dalle scuole tecniche magari non si indirizzano verso il ramo coltivato, ma lo potano per crescere in altro. Ne ho uno splendido esempio guardando alla classe di mio fratello, perito elettrotecnico. Lui ora fa il contabile, una sua compagna è psicologa, un altro è laureato Consulente del lavoro, un altro ancora insegna chitarra, un altro è maestro di sci… qualcuno si è iscritto a ingegneria civile. Indossare i paraocchi della professione e ignorare volutamente il resto depaupera certamente la persona nella sua Humanitas, fatta anche di relazioni con il mondo esterno alla vita professionale. Restare sbalorditi ascoltando una fuga di Bach o il canto di una cinciallegra, ammirando un tramonto piuttosto che una tela di Raffaello; indignarsi per gli scandali che travolgono persone che dovrebbero essere garanti della morale e del diritto è umano ed è doverosamente umano. L’homo faber è faber ma non pienamente homo. Certamente la professione in cui si esprime competenza e che esige aggiornamento è una componente della promozione della persona, ma non è la sola. Ai docenti di materie umanistiche è stato permesso di salvarsi fino a qualche tempo fa: diciamo che sono stati salvati da un’impostazione dell’istruzione (mi riferisco alla riforma di Gentile) e della cultura (in Italia, dominata dall’idealismo) che ha permesso loro di restare a galla. Non credo che questo “salvagente” possa sostenerli ancora per molto se non impareranno che oltre ad Ariosto o a Aleardo Aleardi bisogna leggere e conoscere anche Boyle, Redi o Cannizzaro. Ce lo insegnano Locke e Leopardi (guardate lo Zibaldone…), Goethe e (oltre a moltissimi altri) Cesare Cantù che nella sua Storia Universale ammoniva a non fermarsi a battaglie e condottieri, ma anche ad approfondire la Storia della Cultura, poiché essa è l’anima di un popolo. Vogliamo, noi italiani, continuare a dannare la nostra? (sapete che sono prolisso e questa volta mi son lasciato prendere la mano parecchio. Perdonerete il troppo e le troppe corbellerie, ormai mi conoscete. Sul tema era comparso qualcosa anche nel mio blog, stimolato da Mattia C. - mio compagno di corso - l'autunno passato).
 
mmcapponi
mmcapponi il 16/05/11 alle 13:43 via WEB
Ecco il link al post pubblicato sul mio blog: http://blog.libero.it/mmcapponi/9289243.html
 
thomasthf
thomasthf il 16/05/11 alle 22:13 via WEB
Mi scuso per il ritardo nel commento... Caro professore e caro Marco, condivido l'analisi riguardo al fatto che la specializzazione, se esagerata, porta a ottimi risultati nel campo d'interesse, ma allo stesso tempo mette in luce innumerevoli lacune in altri ambiti....uno tra tutti quella che viene definita cultura generale... Molto probabilmente, anche con una minore specializzazione, i risultati nell'ambito d'interesse potrebbero essere migliori in quanto alcuni problemi apparentemente ristetti al singolo ambito, si possono risolvere ispirandosi ad ambiti decisamente diversi. Avere più punti di vista porta, almeno statisticamente, ad un aumento di possibilità di risolvere un determinato problema.Trovo anch'io, che avere una preparazione generale di alto livello, e particolarmente spiccata nel proprio ambito possa essere una solida base per affrontare i problemi.....purtroppo l'Italia e la scuola italiana (in generale) tende a formare delle persone troppo specializzate e con scarsa cultura generale....l'attuale riforma a mio modo di vedere tende ad accentuare questo aspetto. Quel mondo irrazionale e del consumo del quale si è parlato fino ad ora, vuole figure altamente specializzate.....la cultura generale è utile ormai solo nei quiz televisivi ed è dimenticata dal mondo del lavoro...l'importante è produrre e far guadagnare il proprietario. Penso di essere stato un po' troppo pessimista...la cultura rende una persona ricca nella mente...molto meno economicamente!Tanti saluti...Thomas
 
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