Creato da ornellaornella65 il 09/12/2008

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Mille euro al mese, meta lontana dei trentenni alle prese con la crisi

Post n°55 pubblicato il 30 Aprile 2009 da ornellaornella65
Foto di ornellaornella65

«Ah, se potessi avere mille euro al mese!» L'antico - ma aggiornato - adagio risuona beffardo. «Milleuristi? Magari» sembrano, dire i trentenni, interrogati circa il fenomeno mediatico che fra film, saggi, romanzi, cartoons spot e quant'altro li sta rendendo protagonisti del momento (Generazione 1000 euroGiovani e belli. Un anno fra i trentenni italiani all'epoca di Berlusconi). «Siamo l'unica generazione che starà peggio dei propri padri» afferma, malinconica, Cristina. Trentatreenne, team builder in un call center. A fine giornata avrebbe bisogno lei d'esser tirata su e per questo, dice, «mi sono messa con un matematico». Già, perché le statistiche, specie quelle sui cicli economici dovrebbero «rassicurare l'animo». Del tipo che «deve passare la nottata» o cose simili. Ovvero, anche la crisi passerà. Intanto, però, il potere d'acquisto dei milleuristi è stato drasticamente eroso dalla crisi in atto. Come in un dibattito critico ci si ritrova a domandarsi se ha ancora senso l'ottimistica definizione data e, come tale, accettata: "Milleuristi". Perché? «Sicuramente non andrò a vederlo, il film - dice Nicola, una laurea in psicologia utile solo ad ornare la modesta parete dell'appartamento che condivide con altri suoi simili e tanto tempo libero a disposizione – se spenderò quei 7 euro per il cinema, non sarò più un milleurista, poiché il mio budget, a quel punto, consisterà in soli 993 euros!» Una generazione che ama ridere di sé, parrebbe di capire. Del resto, non dimentichiamolo, è stata cresciuta a pane, cartoons e sitcom.
Una generazione in fermento. L'Happy hour come mensa della Caritas, ma in versione fashion. Gioventù liquida e, al tempo stesso, insolvente.
«Perché se ne parla? Forse perché si sono esauriti gli argomenti» dice Dario, ingegnere precario che per racimolare i fatidici mille euro con cui pagare a malapena affitto e bollette, è obbligato ad arrotondare come apprendista fabbro a domicilio. «Sono i primi effetti della rivoluzione tecnologica in atto. Il web.2 ha sdoganato la comunicazione universale e i principali artefici nonché fruitori ne siamo noi trentenni» è il lucido commento di Federico, tuttologo laureato al DAMS («che equivale a senza una laurea», sottolinea) sempre connesso grazie alla bonaria rete wireless del vicino, la quale non solo è sempre più verde, ma va pure a venti mega. Andrea invece fa lo psichiatra, «specializzando a vita». Una sostituzione qua e la, con la gente che «con la crisi di noi ha sempre più bisogno». E ancora, «mi capitano sempre più spesso pazienti stressate da shopping compulsivo». Problema che «non posso certo pormi a livello personale, con il mutuo che non arriva mai e la casa da comprare che resta un sogno, ho rimandato il matrimonio per la seconda volta. E' anche paura delle responsabilità» ammette poi senza tanti giri. Una generazione (auto)critica? «Preferisco fare il dog sitter a Londra, si guadagna di più e si vive meglio» sostiene Massimo, veterinario romano che è diventato un'istituzione tra gli intrattenitori di quadrupedi del jet set di Chelsea, sfoderando la dignità del professionista. Segue le vicende italiane e le commenta con un distacco – per noi – impensabile. «So solo che a Roma, per guadagnare quello che qui realizzo in un week end, ci volevano quattro settimane da stakanovista, risucchiato nel traffico capitolino e senza più tempo per me.» Coi denari messi da parte durante il suo quadriennio britannico, Massimo vorrebbe aprire un ristorante italiano in Messico - in riva al mare - e portarci sua madre. Questo prima della crisi. E adesso?
Sogni spezzati di una generazione che, comunque, non deve smettere di crederci.
Lui si definisce "libero professionista". E non si tratta solo di ostentazione di gusto per l'estetica della nomenclatura. Piuttosto è una presa di coscienza, critica.

 
 
 

Zoccolette e zoccoletti: in mostra l’estetica delle “corna”

Post n°54 pubblicato il 24 Aprile 2009 da ornellaornella65
Foto di ornellaornella65

Se pensate che sia meglio non fidarsi delle donne colte in flagrante fedeltà perché, in fondo, oggi sono fedeli a voi, e domani a un altro uomo, fate un salto alla Biokip Gallery, in viale Stelvio 52 a Milano dove dal 16 al 30 aprile va in scena Zoccolette e Zoccoletti, una multi-performance d’avanguardia dove il pezzo forte (ideato da Marcello Mencarini e realizzato dall’artista-performer Kelù) è un inno all’estetica delle “corna” e alle uniche femmine che, non avendovi promesso nulla, vi rimarranno sempre fedeli: quelle che si fanno pagare. Una serie di slide (con una citazione per Fabrizio De André) proiettate sul corpo flessuoso e seminudo di una peformer con le ali d’angelo ma anche un invito a riflettere per chi, maschi o femmine, maritate o single, crede ancora all’esclusività dell’amore. Per essere sincero, suggeriscono i due artisti, l’amore deve essere per forza disonesto e bugiardo. Perché, adattando Kark Kraus ai tempi che corrono, se volete evitare le corna, un rimedio c’è: non fidanzarsi affatto.

 
 
 

Crisi: in Spagna si vendono organi online

Post n°53 pubblicato il 22 Aprile 2009 da ornellaornella65
Foto di ornellaornella65

Reni, polmoni e midollo con richieste che variano fra i 15mila e il milione di euro

Per sbarcare il lunario si vende di tutto, anche i propri organi. La crisi economica che in Spagna ha prodotto il più alto tasso di disoccupazione della zona euro spinge addirittura alcuni «disperati» a vendere su Internet i propri: è quanto denuncia sul suo sito un'associazione di consumatori spagnoli.

IMMIGRATI MA ANCHE SPAGNOLI - L'organizzazione, la Facua, afferma di aver rilevato ben «31 vendite di organi su internet», attraverso 13 siti e che le persone che lo fanno sono immigrati latinoamericani ma anche spagnoli. Ricordando come la pratica sia illegale, il sito della Facua dice che «si tratta di annunci di offerta di reni, polmoni e midollo fatte da persone che affermano di attraversare gravi difficoltà economiche e chiedono somme che variano fra i 15.000 e il milione di euro». Facua ricorda inoltre come coloro che pubblicano questi annunci «rischiano di finire vittime di organizzazioni criminali dedite al traffico di organi»

 
 
 

Tv: un insulto o un litigio ogni otto minuti

Post n°52 pubblicato il 20 Aprile 2009 da ornellaornella65
 
Foto di ornellaornella65

I momenti di rabbia incontrollata verbale o con gesti di prevaricazione e violenza all'interno dei programmi tv, denuncia uno studio di «Comunicazione Perbene», non rappresentano più un'eccezione, ma sembrano essere ormai la norma. Per otto esperti su dieci (83%), sono troppe le scene in cui dominano violenza fisica, parolacce e insulti. Comunicazione Perbene, associazione non profit che si batte per l'ecologia nella comunicazione con attenzione ai bambini, ha intervistato 130 esperti (psicologi, pubblicitari, sociologi) e monitorato le reti nazionali per individuare che spazio hanno litigi e risse nei programmi tv quotidiani.
LO STUDIO - Secondo l'analisi ogni 8-10 minuti su uno dei principali canali, si può ascoltare un insulto oppure vedere un dibattito che diventa rissa verbale o che si trasforma in lite. Il tutto aggravato dal fatto, come evidenzia il 75% degli esperti, che questo avviene anche in fascia protetta. Una situazione che giudicano molto rischiosa e che secondo il 64% potrebbe avere serie ripercussioni sui comportamenti quotidiani del pubblico, a partire da bambini e adolescenti che crescono convinti che aggredire e sopraffare gli altri sia normale.
LE CATEGORIE - Il monitoraggio ha individuato 4 macrocategorie di programmi in cui è più facile nascano risse mediatiche. Al primo posto sicuramente i reality show e i talent show, dove la rissa sembra sia un vero e proprio ingrediente: in media una ogni 8 minuti di trasmissione, che, se non provocata ad arte, pare fortemente ricercata. Sono poi queste, come evidenzia il 65% degli esperti, le trasmissioni dove dalle parole si passa spesso ai fatti. Quasi a pari merito i talk show e i programmi di informazione: se è raro lo scontro fisico come è accaduto con Alessandra Mussolini a Porta a Porta, la rissa è per lo più verbale e immancabilmente scoppia ogni 10-11 minuti di trasmissione. Terzo posto per quelle trasmissioni che un tempo erano considerate il simbolo della rissa Tv: le trasmissioni sportive. In media qui scoppia ogni 12-15 minuti e per la maggior parte si tratta di sopraffazione verbale, seguita da accuse e insulti personali. Quarti ed ultimi i programmi di intrattenimento, soprattutto i contenitori domenicali, dove la rissa scoppia ogni 18-20 minuti.

 
 
 

Costretta a licenziarsi per un film porno fa condannare i suoi ex datori di lavoro

Post n°51 pubblicato il 18 Aprile 2009 da ornellaornella65
 
Foto di ornellaornella65

La donna ha firmato le dimissioni, poi la denuncia. I due pagheranno una multa. Risarcimento deciso in sede civile

GROSSETO - Costretta a licenziarsi perché aveva girato un film porno, ha vinto la causa contro i suoi datori di lavoro. La commessa di un negozio a Grosseto, allora 27enne, aveva dovuto firmare una lettera di dimissioni, ma non si è data per vinta. Ha querelato i proprietari dell'esercizio per violenza privata e ha vinto: i due sono stati condannati a un mese di reclusione, pena convertita in 1.140 euro di multa, in attesa che venga quantificato il risarcimento danni, che sarà fissato attraverso un'altra causa.

RISARCIMENTO - La vicenda risale al 2005: la donna è stata convocata e le è stato mostrato il filmino hard. Lei ha negato di essere la protagonista bendata, ma ha accettato di firmare la lettera di dimissioni, per tutelare il buon nome del negozio. Poi la denuncia. Nel frattempo la donna ha cambiato città e lavoro ma ha chiesto un risarcimento di 40mila euro su cui dovrà pronunciarsi il giudice civile.

 
 
 

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