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Riflettevo sui distacchi, i pianti nel lasciare, i pianti nel ritrovare...
La partenza, il ritorno...
La valigia carica di sogni, di buone speranze, di antidoti contro la malinconia, la distanza, la mancanza...
Si percepisce la partenza come un distacco. Il cordone ombelicale che si frantuma. Una porta aperta sulla vita.
E poi via... Verso il punto d'arrivo.
Riflettevo, appunto, sulla meta di arrivo. Non dovremmo considerlo in quanto tale. Lo trovo perfettamente sbagliato. Il viaggio, il raggiungimento di una meta è solo una fase.
Il punto di arrivo diventa una nuova fase di partenza.
Quella valigia piena di noi, colma di casa, è sempre pronta per essere di nuovo afferrata.
Un nuovo viaggio...
Il raggiungimento di un porto con la nostra nave vita... non è un porto definitivo. Attraccheremo in esso per un breve istante della nostra esistenza. Ma da lì ripartiremo.
Allora dove sta la differenza fra partenza e arrivo?
Se la partenza è un arrivo e l'arrivo diviene partenza, la nostra vita è un continuo viaggio.
Un viaggio verso quella meta chiamata...
Un mio amico scrive così... trovo affascinanti queste parole...
http://blog.libero.it/matte1/view.php?reset=1&id=matte1
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