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(ASCA) - Napoli, 22 mag - ''Con grande soddisfazione ho appreso dello sblocco dei pagamenti del Programma di Sviluppo Rurale da parte del ministro De Girolamo che, con un decreto ministeriale, da' piena attuazione alla delibera del Cipe per il riallineamento delle quote di cofinanziamento''. Lo scrive in una nota, Daniela Nugnes, assessore all'Agricoltura della Regione Campania. Un atto, quello del ministro ''atteso da tempo che - aggiunge Nugnes - solo nel nostro territorio, consentira' la ripresa delle erogazioni sospese in favore di oltre duemila beneficiari, tra soggetti pubblici e privati, per un importo di oltre 36 milioni di euro. Si tratta, indubbiamente di una boccata di ossigeno per i tanti operatori del comparto''. ''Rivolgo un ringraziamento al ministro De Girolamo, a cui avevo gia' fatto presente la necessita' di intervenire, perche' in tempi rapidissimi si e' fatta carico del problema. Il ministro ha dimostrato, ancora una volta, attenzione alle esigenze degli imprenditori agricoli che, proprio grazie al Psr, riescono a fare fronte al delicato momento di crisi'', conclude la Nugnes.
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Roma, 22 mag. - (Adnkronos) - Il consumo di suolo procede a ritmo spedito, la raccolta differenziata dei rifiuti arranca su numeri molto al di sotto dei limiti di legge, il trasporto pubblico e' sempre meno competitivo rispetto all'auto privata e le aree pedonali sono le stesse del 2003. E non solo: le fonti rinnovabili sono infatti ancora poco diffuse. E' questa la fotografia scattata dal dossier 'Roma negli anni attraverso i dati di Legambiente'. Un'indagine che fornisce un'attenta analisi delle performance ambientali di Roma negli ultimi nove anni (2003-2011), estratti dagli ultimi Rapporti di Ecosistema Urbano. Sono questi in sintesi i punti critici della Capitale che, secondo Legambiente, dovranno essere affrontati dal vincitore delle amministrative 2013 di qualsiasi partito.
Una sfida impegnativa perche' il Sindaco che verra' dovra' colmare i ritardi di questi anni, risolvendo prima di tutto le emergenze che continuano a strangolare la citta' come smog, traffico, rifiuti urbani e consumo di suolo. I dati degli ultimi nove anni parlano chiaro: per quanto riguarda le polveri sottili (Pm10) a Roma la situazione resta difficile nonostante i piccoli miglioramenti. Se nel 2003 i valori medi annui erano 47 microgrammi al metrocubo e 48,3 microgrammi/mc nel 2004; nel 2011 la media si attesta a 36,5 microgrammi al metro cubo.
Un miglioramento del dato medio annuo dovuto anche al fatto che sono state modificate piu' volte le ubicazioni delle centraline di monitoraggio. Dato negativo riguarda, invece, il fatto che al 2012 (dati Arpa Lazio) restano con limiti fuori legge 4 centraline su dieci. I rifiuti urbani sono e restano un settore critico per la Capitale, che dai 653 kg prodotti per abitante all'anno del 2003, arriva a 709,2 del 2005, per poi cominciare a scendere in occasione della crisi economica a 646,3 del 2008 e ai 645,7 del 2011. Per quanto riguarda la media nazionale della percentuale di raccolta differenziata dei rifiuti nel 2003 era al 18,3%, e nel 2011 si attesta su una media (ponderata) di 37,9%.
Ma l'obbiettivo normativo del 35% di Rd, fissato per il triennio 2003-2006, e' ancora oggi 'mancato' da 42 capoluoghi di provincia. Invece l'obbiettivo di legge fissato per il 2011 al 60% di raccolta differenziata dei rifiuti e' stato raggiunto solo da 12 citta' capoluogo. Roma e' ancora lontana da entrambi gli obbiettivi di legge attestandosi nel 2011 al 24,2% di rifiuti raccolti in maniera differenziata. Nel 2003 pero' era ferma al 10,5% e dal 2008 (quando era al 19,5% di Rd) e' cresciuta meno del 5%. C'e' poi tutta l'emergenza della discarica di Malagrotta, un invaso di 240 ettari che smaltisce da trent'anni i rifiuti della Capitale (circa 4mila tonnellate al giorno), e dopo numerose proroghe, e' ormai in via di esaurimento.
Quanto al consumo di suolo, negli ultimi quindici anni (1993-2008) a Roma i suoli destinati a usi urbani sono aumentati del 12%, per un totale di 4.800 ettari trasformati. I suoli piu' urbanizzati sono stati quelli agricoli (4.384 ettari persi), a seguire boschi e vegetazione riparia (416 ettari). Nonostante questi dati, analizzando i Piani Regolatori vigenti le previsioni risultano ancora piu' negative. In pratica e' previsto un ulteriore consumo di oltre 6.700 ettari nel Comune di Roma, prevalentemente agricoli.
Si tratta in valori assoluti di cifre raddoppiate rispetto a quanto si e' consumato tra il 1993 ed il 2008, con un consumo di suolo totale pari al 45% dell'intero territorio di Roma. Anche il trasporto pubblico e' uno dei talloni d'Achille di Roma. Negli ultimi anni sono calati i passeggeri trasportati dal sistema di Tpl romano: se nel 2009 erano 541 viaggi per abitante all'anno, nel 2011 sono a passati a 519. Negativi anche i dati sui metri quadrati di suolo destinati ai pedoni romani, fermo dal 2003 ad un ridicolo 0,14 mq per abitante.
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Roma, 22 mag. (Adnkronos/Labitalia) - "Per strada, al supermercato, in banca, dal medico, ma anche leggendo una notizia sul giornale, guardando uno spot in televisione o navigando sul web: la quotidianita' dei consumatori e' piena di 'cose da non credere'". Con queste parole Massimiliano Dona, segretario generale dell'Unione Nazionale Consumatori, lancia "Cose da non Credere", l'evento che si terra' a Roma il 23 maggio dedicato proprio alla consapevolezza dei consumatori. "Da sempre la nostra missione -spiega Dona- fa leva su due pilastri: da un lato l'instancabile impegno nell'educazione del consumatore, dall'altro una costante e dialettica relazione con l'impresa: 'Cose da non credere' nasce con l'ambizione di far dialogare queste due anime. Cosi (NasdaqGM: - ) ' alla presenza di autorevoli rappresentanti delle istituzioni, delle imprese e del mondo della comunicazione rifletteremo sul grado di consapevolezza dei consumatori, nella convinzione che accrescere la loro fiducia sia essenziale per rilanciare i consumi". Per avere maggiori informazioni sull'evento, gli ospiti e i temi e' possibile consultare il sito www.cosedanoncredere.it e partecipare alla discussione su Twitter utilizzando l'hashtag #cosedanoncredere. "Visitate il sito e divertitevi con noi a raccontare le vostre cose da non credere -conclude Massimiliano Dona- ma affrettatevi ad accreditarvi, i posti per l'evento sono limitati!".
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L’Italia perde giorno dopo giorno un pezzo della sua industria: quello che non viene comprato da stranieri per molto meno di un piatto di lenticchie viene spostato dai proprietari all’estero. E’ il caso di FIAT (Milano: - ) che ha deciso di spostare la sede di FIAT Industrial (Other OTC: - ) (che si occupa di produrre trattori, ruspe, ecc..) nel Regno Unito. Una bella botta per il fisco italiano che solo l’anno scorso ha incassato più di 500 milioni di euro solo da questo ramo di attivit della FIAT. Ed è proprio questo il problema: FIAT è stanca di pagare le imposte a livelli folli che ci sono in Italia e preferisce trasferirsi nel Regno Unito, non in un paradiso fiscale a tasse zero: in Gran Bretagna si paga comunque il 23,5% di imposta sul reddito anche se il governo, per reagire alla crisi, ha deciso di tagliare per il futuro e arrivare fino al 20%.
Gli azionisti FIAT probabilmente sono felici perché incasseranno qualche centinaia di milioni di euro un più all’anno. Molto meno i contribuenti italiani che saranno chiamati a sborsare, in un modo o nell’altro, 500 milioni di euro in più all’anno per coprire la voragine aperta dal trasloco di FIAT Industrial. E immaginiamoci cosa succeder quando anche le auto lasceranno l’Italia, questa volta probabilmente con destinazione USA.
Il nostro sistema economico è devastato per l’incapacit assoluta della politica, per lo strapotere delle caste che non lasciano scendere il livello della spesa pubblica e che quindi determinano l’elevatissima pressione fiscale. E la pressione fiscale distrugge la competitivit e costringe le aziende a lasciare l’Italia.
Un bel quadro, il governo strepita (almeno la sua ala sinistra) ma non fa nulla per cambiare le condizioni al contorno che costringono le aziende ad andarsene.
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Roma, 22 mag. - (Adnkronos) - La crisi colpisce le famiglie e stravolge le abitudini di vita. Il potere d'acquisto delle famiglie e' diminuito nel 2012 del 4,8%, certifica l'Istat nel suo rapporto annuale. Si tratta, evidenzia, di "una caduta di intensita' eccezionale che giunge dopo un quadriennio caratterizzato da un continuo declino. A questo andamento hanno contribuito soprattutto la forte riduzione del reddito da attivita' imprenditoriale e l'inasprimento del prelievo fiscale".
Per far fronte al calo del reddito disponibile, le famiglie hanno ridotto dell'1,6% la spesa corrente per consumi: cio' corrisponde a una flessione del 4,3% dei volumi acquistati, la piu' forte dall'inizio degli anni Novanta. Parallelamente, e' diminuita la propensione al risparmio, che si attesta ormai su livelli sensibilmente inferiori rispetto a quella delle famiglie tedesche e francesi, piu' vicina alla propensione al risparmio del Regno Unito, tradizionalmente la piu' bassa d'Europa. Nel 2012 aumenta al 62,3% il numero di famiglie che hanno adottato strategie di riduzione della quantita' e/o qualita' dei prodotti alimentari acquistati (quasi nove punti percentuali in piu' rispetto all'anno precedente). Le (Parigi: - ) tipologie familiari che nel 2012 hanno modificato maggiormente i comportamenti di consumo alimentare in senso restrittivo sono le coppie con figli, le famiglie di monogenitori e le famiglie con membri aggregati (piu' del 64% di tali famiglie).
Nel 12,3% dei casi le famiglie scelgono per gli acquisti alimentari gli hard discount, soprattutto al Nord. Nel Mezzogiorno sale al 73% la quota di famiglie che riduce la quantita' e/o qualita' degli acquisti alimentari dal 65,2% del 2011. Al Nord tale strategia coinvolge il 55,5% delle famiglie (con un incremento di quasi 10 punti percentuali), al Centro il 61,8%.
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