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IL BURLESQUE - LA NOBILE ARTE DELL'EROTISMO

Post n°12 pubblicato il 21 Novembre 2009 da burlesco
 
Foto di burlesco

Nel XIX secolo, negli USA e in Gran Bretagna, il burlesque era uno spettacolo che parodiava il mondo, le abitudini e i passatempi dell’aristocrazia e dei ricchi industriali, per divertire le classi meno abbienti. C’era una trama, per quanto esile; delle canzoni, dei numeri di ballo, tanta comicità. Ma, per mantenere vivo l’interesse del pubblico, già negli anni ’60 dell’800 i fautori degli spettacoli non si facevano scrupoli a mettere sul palco anche qualche donna poco vestita. Ovviamente con le dovute proporzioni rispetto a oggi.

Nonostante un po’ di scandalo, i primi burlesque americani di Broadway fecero, per il tempo, numeri da capogiro, divenendo a tutti gli effetti un fenomeno di massa e contribuendo a “svezzare” il pubblico. Tra gli show più famosi: The Black Crook, che è ricordato soprattutto per l’esibizione di ballerine in succinte calzamaglie; ma soprattutto Ixion che, messo in scena dalla compagnia inglese British Blondes di Lydia Thompson, divenne lo spettacolo più chiacchierato, nonché uno dei più visti, del tempo. Questo show ebbe un clamoroso successo a New York, spostandosi poi a Chicago, New Orleans, Saint Louis, Cincinnati e altre grandi città statunitensi. Il morbo, dalla “Grande Mela”, cominciò a diffondersi ovunque.

Ormai i produttori avevano capito bene quale ingrediente rendeva infallibile la ricetta del successo; quindi non fecero altro che aumentarne le dosi. Le trame si fecero più esili, rimasero i numeri comici – ma solo come contorno -, aumentarono le presenze femminili e diminuirono gli abiti.

A questo tipo di spettacolo si fuse anche la danza del ventre, grazie soprattutto alla Chicago World’s Columbian Exposition del 1893, che vide esibirsi Little Egypt: una ballerina armena (a dispetto del nome d’arte), che infiammò la platea con la sensualità dei suoi movimenti.

In questa fase, le artiste del burlesque erano poco vestite, ma non si spogliavano. La novità dello striptease arrivò col tempo. Per quanto non esista una data realmente documentata per la nascita di questo tipo di performance, in molti affermano che il primo striptease avvenne per caso. Si racconta che nel 1917, nello spettacolo dei fratelli Minsky – che per un certo periodo furono i re del burlesque – si esibisse la ballerina Mae Dix; una sera, durante un’esibizione, a causa di un piccolo incidente tecnico, la signorina Dix finì col perdere in scena buona parte del suo abito: il pubblico fu entusiasta e l’”incidente” divenne parte integrante dello spettacolo.

Il crescente successo del burlesque portò la stampa, guidata da influenti benpensanti, a scagliarsi violentemente contro questa peccaminosa forma di spettacolo. In un primo tempo questo fu inutile e non fece altro che aumentarne la popolarità e il numero di biglietti venduti.

A gettare benzina sul fuoco ci fu anche l’avvento di un fenomeno che, almeno parzialmente, era alla base del successo commerciale degli spettacoli della Thompson: la scoperta che le donne non erano solo corpi da mostrare, ma erano anche esseri pensanti. Lo dimostrò ampiamente Mae West: scrittrice, autrice di canzoni, produttrice, attrice teatrale e poi cinematografica, l’artista si distinse per uno stile basato sì sulla sua prorompente femminilità, ma soprattutto su testi arguti e sagaci battute a doppio senso (che, nel 1927, a causa del suo show intitolato esplicitamente Sex, la portò a passare qualche giorno in prigione).

In molti seguirono l’esempio delle prime compagnie e il morbo si diffuse rapidamente, originando anche prodotti scadenti. Poi, negli anni ’20, la moda si esaurì. I teatri impiegati per anni nel burlesque, lentamente, chiusero tutti e i relativi proprietari incontrarono seri problemi: difficilmente i loro locali potevano essere riconvertiti in sedi per il vaudeville (sempre varietà, ma più casto) o per forme di teatro tradizionale. A questo punto, visto che non si poteva tornare indietro, l’unica soluzione sembrò quella di percorrere la strada fino in fondo e buttarsi nello striptease.

Al tempo praticare lo striptease era come camminare su un campo minato: spingersi troppo in là poteva avere conseguenze devastanti per l’artista, l’impresario e il proprietario del teatro, che rischiavano di finire in prigione per corruzione della morale pubblica. Si fece quindi di necessità virtù: si cominciarono ad usare i tanga (in inglese G-strings) e i “puntini” (pasties), per coprire il corpo quel tanto da non incorrere in problemi con la legge e, al contempo, quel poco da risultare interessante per gli spettatori, che ormai erano solo uomini. Le artiste più abili, inoltre, cominciarono a puntare anche al cervello del pubblico, condendo le proprie esibizioni con tocchi artistici o battute di spirito. Ma, a dire la verità, si trattava di casi isolati: il burlesque era diventato perlopiù uno show di semplici spogliarelli, inframmezzati da qualche comico da strapazzo.

La legge ebbe ragione di diversi teatri, che dalla metà degli anni ’20 e per tutto il decennio successivo, riuscì a chiudere praticamente tutti i burlesque di New York, anche grazie all’inflessibilità del sindaco LaGuardia. Visto che ormai persino la parola “burlesque” era diventata fuorilegge, i gestori trasformarono i teatri che fino ad allora avevano ospitato questo tipo di spettacolo in semplici cinema. La maggior parte delle artiste finì nei nightclub, mentre le più fortunate ottennero qualche particina a Hollywood. Gli artisti che lavoravano con loro (tra cui, ricordiamolo, c’erano anche Jackie Gleason, W.C. Fields, Red Skelton, e Bob Hope) ripiegarono su radio, tv e cinema. Ma non tutto era perduto.

Le riviste maschili più osé proseguirono a mostrare le eroine del burlesque, anche se solo su carta. La popolarità delle migliori stripteaser non calava, tanto che negli anni ’40 molte di esse riuscirono a crearsi proprie compagnie ambulanti dei cosiddetti “girl show”, mentre alcuni nightclub divennero burlesque club. Visto che la maggior parte dello spettacolo stava, ormai, nella sola esibizione delle artiste, le nuove leve si resero conto che occorreva aumentare l’originalità, l’inventiva, la stravaganza delle performance. Si poteva così assistere all’esibizione di Dixie Evans che, nelle vesti di una Marilyn Monroe ancora più generosa dell’originale, ballava con un pupazzo di Joe DiMaggio!

Le cose stavano cominciano a cambiare rapidamente: negli anni ’60 nacquero i go-go club: locali in cui si esibiva contemporaneamente un intero corpo di artiste, sul modello delle Folies Bergère. Ma la liberazione sessuale era dietro l’angolo e i tempi erano ormai maturi per la pornografia. Nel giro di pochi anni, il pubblico preferì ai casti burlesque le ben più sfacciate novità dei film a luce rossa.

Dal ’65 in poi, il burlesque venne trattato come un reperto del passato. Lo spettacolo filologico di Ann Corio This Was Burlesque (1965 e 1981) e quello di Ann Miller e Mickey Rooney intitolato Sugar Babies (1979), non erano più altro che dei divertiti revival.

Poi, col passare degli anni, accadde qualcosa.

IL NEO-BURLESQUE

Alcune cose accadono per caso, altre per la volontà delle persone. Ma nella maggior parte c’è una presenza di entrambe le componenti. Jennie Lee “The Bazoom Girl, artista di una certa notorietà nel periodo d’oro del burlesque, iniziò per caso a raccogliere materiale inerente a questa forma di spettacolo. Col passare degli anni la collezione raggiunse dimensioni ragguardevoli, tanto da occupare buona parte del ranch californiano dove la donna trascorse l’ultimo periodo della sua vita. Dopo la sua morte, l’amica Dixie Evans decise di trasformare il ranch in un museo del burlesque: l’Exotic World Home of the Movers & Shakers’ Burlesque Museum and Striptease Hall of Fame. Per pubblicizzarlo, l’ex stripteaser istituì nel 1992 il premio Miss Exotic World. Possiamo dire che da qui partì la grande rinascita del burlesque.

La cocktail generation degli anni ’90 s’innamorò di questa cultura: ne riscoprì i personaggi, elevò Bettie Page a oggetto di culto e diede origine a migliaia di emuli. Il mercato seguì i desideri del pubblico: le musiche che accompagnavano gli striptease vennero ristampate su CD, si recuperarono i filmati di esibizioni girate in studio negli anni ’50, si diffusero i libri con le fotografie dell’epoca d’oro, nacquero nuove pubblicazioni. In più cominciarono a fioccare gli eventi legati al burlesque: dalle serate nei club ai party nelle discoteche, fino a spettacoli, convention, concorsi e quant’altro.

Negli anni si è creata una comunità mondiale di nomi ricorrenti: Dirty Martini, Dita Von Teese, Angie Pontani and the World Famous Pontani Sisters, Jo “Boobs” Weldon, The World Famous *BOB*, la compagnia Velvet Hammer… Questo considerando solo gli USA. Ma Canada e Australia non sono da meno, come anche buona parte dell’Europa. Le iniziative e i festival si moltiplicano: Tease-O-Rama e The NY Burlesque Festival non sono che due nomi tra i tanti. E anche la TV non è rimasta indifferente: This or That! America’s Favorite Burlesque Game Show” è il titolo di un irriverente gioco televisivo in cui due concorrenti vengono sottoposti a imbarazzanti prove che li lasciano sempre più svestiti, con la complicità di alcune star del burlesque (non lontano dal nostrano Colpo Grosso di decenni fa). Intanto, come tutto lascia presupporre e sperare, una nuova generazione di amanti del burlesque sta scaldando i tassel

Ora, a più di un decennio di distanza dall’inizio della riscoperta, possiamo dire che il neo-burlesque non è una moda. Molte stripteaser si sono affrancate dalle prime esibizioni che copiavano spudoratamente il look e il gusto del passato, aggiungendo tocchi di novità, instaurando dialoghi e giochi di scambi con molte subculture come il punk, il gothic, il rockabilly, elaborando i propri striptease e avvicinandoli, talvolta, alle performance degli artisti d’avanguardia.

Ma non si cerchi per forza il messaggio o il contenuto: nel burlesque contemporaneo la caratteristica ironica si è fatta sì più forte che nel passato, ma non è più rivolta all’ambito sociale, bensì a sé stesso, finendo per essere totalmente autoreferenziale. La maggior parte delle artiste, soprattutto americane, ama proporre delle esibizioni che si rifanno sfacciatamente a quelle tradizionali degli anni ’20, ’30 e ‘40, parodiandole in tutti i modi: si parte dalla musica (a volte con i brani dell’epoca), passando dalle acconciature (parrucche cotonatissime e coloratissime), per arrivare ai vestiti e agli accessori. Si preme il pedale dell’eccesso grafico, ma non sul versante della nudità, bensì su quello dello spettacolo. Le parole d’ordine sembrano essere kitsch e camp: quanto più lontano dalla satira ci possa essere. Da un certo punto di vista, quindi, il burlesque è diventato un mondo chiuso in sé stesso, una riserva di disimpegno quasi totalmente priva di contatti con la realtà.

In certi casi possiamo dire che le caratteristiche delle esibizioni che, alle origini, accompagnavano gli striptease, siano infine state inglobate da questi ultimi: molte artiste contemporanee sono anche un po’ comiche, un po’ illusioniste, un po’ “fachire” (come la poliedrica Molly Crabapple, che si spoglia facendo la mangiafuoco)!

Altra fondamentale differenza dal passato è che il burlesque è diventato un mondo dominato dalle donne, e non solo in senso numerico. Molte artiste di oggi non si esibiscono per professione, bensì per puro divertimento, talvolta anche con finalità benefiche. La figura dell’impresario è praticamente scomparsa, perché le performer si gestiscono da sé. In più, sul palco si sono aggiunti anche degli uomini, che si esibiscono proprio come le colleghe, “puntini” compresi (tra gli artisti più conosciuti c’è l’incontenibile Tigger).

Quindi, nonostante la superficie sembri quasi la medesima, la sostanza del burlesque di oggi è decisamente diversa da quella del passato. È la sostanza di un puro, triviale divertimento.

da www.burlesque.it

 

 
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LE FEMMINE - PER BUTTAFUOCO

Post n°11 pubblicato il 18 Novembre 2009 da burlesco
 
Foto di burlesco

Comunicazione culturale. O consigli per gli acquisti. Vedete un pò voi.

In ogni caso, voglio consigliare un libro: "FIMMINI", di Pietrangelo Buttafuoco, ed. Mondadori.

Il libro non lo ancora letto a dir la verità. Ma Buttafuoco è una garanzia. Portatore sano di cultura e intelligenza, uno dei personaggi più preparati che esistano al momento in Italia. Sconosciuto ai più perchè non ama frequentare programmi trash, programmi che tentano invano di autoproclamarsi educativi, tv in generale. Ma genio riconosciuto da tutta l'èlite culturale, sia di destra sia di sinistra. Fatto eclatante di questi tempi, soprattutto se si parla di un sostenitore della destra sociale, legato ideologicamente ad un momento storico decisamente impopolare.

Ma quando uno è bravo è bravo. Lo riconoscono tutti. Lui è un saraceno, sempre controcorrente, mai banale, provocatorio, incredibilmente intelligente, colto, e soprattutto ironico. Un grande.

E questa volta parla di femmine. C'è da leccarsi i baffi.

PS. per chi volesse capire cl'argomento del libro (ovviamente non il riassunto), legga qui sotto:

La femme fatale e la malafemmina, la divina cantata nei versi del poeta e la virtuosa catanese che ammicca perle strade in giochi furbeschi di seduzione, Carla Bruni che per dote naturale sa prendersi i cuori migliori, ma anche Brigitte Bardot, la bionda belva di Saint Tropez, ed Edda Ciano che fa innamorare il bel partigiano. E sullo sfondo il secolo passato, così mondano e sensuale: immortalato nelle feste scatenate dì Porfirio Rubirosa, nei salotti di Gabriele D'Annunzio, nella strada che fu di Ava Gardner e Walter Chiari, nel fascino luccicante delle passerelle di Parigi, nella schiena di Nicole Kidman in una pubblicità di Chanel, nei flash postmoderni delle feste ai Parioli. Pietrangelo Buttafuoco, con l'ironia e la grazia del seduttore, compone un quadro dove i ritratti di donne si alternano alle tecniche di seduzione e lasciano spazio agli aneddoti sui grandi amatori del secolo passato.

 
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IL SOLO CONTESTO SOCIALE IN CUI LE DONNE NON FANNO CASINI SONO LE ORGE

Post n°10 pubblicato il 18 Novembre 2009 da burlesco
 
Foto di burlesco

Se inserisci una donna all'interno di un gruppo, puntualmente succedono i casini. Mi è sempre sembrata un'affermazione ragionevole, ma a questo punto la considero una verità biblica. Per l'ennesima volta l'ho testato sulla mia pelle.

Capisco sempre più come mai le donne non hanno mai tante amicizie vere, hanno poche amiche femmine, e quando ne hanno tante in realtà si scannano a vicenda dietro le spalle. Ora, quello che mi chiedo, è come sia possibile che le donne abbiano questa potenza distruttiva degna del Dio Marte...

Qualche risposta forse ce l'ho: invidia, rivalità, competizione, voler essere la "première dame" della situazione...a quanto pare hanno dentro di loro una componente di malvagità .

Il problema è che anche se le metti in mezzo ad un gruppo di uomini la siuazione non cambia: innanzitutto se c'è un'altra "collega" nello stesso contesto partono le lotte intestine. Ma anche quando sono le uniche, pretendono di essere sempre al centro dell'attenzione, desiderate e adulate da tutti. E si scagliano contro chi non si getta ai loro piedi.

E anche quando fa di tutto per non essere nocive, finiscono per fare innamorare due amici - che puntualmente si scannano per lei. Rovinando tutto.

Ecco perchè se non avesse il pisello l'uomo preferirebbe di gran lunga stare per i cazzi suoi a bere birra, ruttare e fare risse. Ecco perchè la donna viene presa in considerazione principalmente per motivi sessuali. Perchè il solo gruppo in cui riesce a stare senza combinare casini è l'orgia...unico caso in cui sta zitta e si mette a disposizione di tutti!

 
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COME FAR CADERE UNA DONNA AI TUOI PIEDI - CONSIGLI DI SEDUZIONE

Post n°9 pubblicato il 14 Novembre 2009 da burlesco
 
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A dire il vero ero indeciso se pubblicare o no questo post, perchè è da fessi rivelare ai propri rivali i segreti del successo...ma onestamente penso che i miei rivali in questo caso non siano abbastanza svegli da cogliere l'assist...ho già difficoltà a farlo io: le femmine ci annebbiano il cervello.

Post dedicato a tutti coloro che hanno un pene che pende tra le gambe, esseri di sesso maschile (che è diverso da uomini). Dedicato a quelli che celebrano vittoria se catturano l'attenzione di una donna attraverso la loro bellezza. A quelli che si accaniscono tra gli attrezzi della palestra perchè convinti che un muscolo più pompato li renda iprovvisamente dei Don Giovanni. Coglioni. Eh si, da uomo dico che il 90% dei miei "colleghi" sono dei coglioni. Hanno ragione le donne che dicono che in realtà, quando noi crediamo di dominare, sono loro a tenerci in pugno. Motivo? So già che se ve lo rivelassi io non sarei preso in considerazione, ma per fortuna mi giunge in soccorso uno dei miei preferiti, Soren Kierkegaard, un genio in questo campo. Propongo un passo tratto dal DIARIO DEL SEDUTTORE che - ben inteso - non è un manuale miracoloso per sfigati che non sanno broccolare, ma un testo con contenuti filosofici che prescindono dalla seduzione e meritano di essere letti con attenzione e approfonditi.

Cordelia mi oda e mi teme. Che cosa teme una ragazza? Lo spirito. Perchè? Perchè lo spirito rappresenta la negazione di tutta la sua esistenza femminile. Una bellezza maschile, un aspetto lusinghevole eccetera; sono ottimi mezzi. Con essi si può amche giungere a varie conquiste, ma mai a una vittoria completa. Perchè? Perchè con essi si porta guerra a una fanciulla nel suo stesso campo, e nel proprio campo ella è sempre la più forte. Con tali mezzi si può spingere una fanciulla ad arrossire, ad abbassare gli occhi, ma mai si arriva a ingenerarle quell'ansia soffocante e indescrivibile che rende interessante la bellezza.

Sfido chiunque a dire il contrario...

 
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PRECISAZIONE SUL SESSO ORALE

Post n°8 pubblicato il 13 Novembre 2009 da burlesco
 
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La attenta marah61 (oggi non so perchè cito sempre lei, sarà che mi ispira simpatia...) ha sottoposto alla mia attenzione un particolare di non poco conto riguardo al sesso orale - quello fatto dalle donne. Se le si vuole incentivare a svolgere certi compiti (dovuti)...

...RICORDARSI SEMPRE DI LAVARE LA FRUTTA PRIMA DI MANGIARLA...o meglio, in questo caso...PRIMA DI FARLA MANGIARE!

Chi vuole capire capisce

 
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