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Perfidie di Stefano Torossi
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Varia umanità - con finale a sorpresa
IL CAVALIER SERPENTE
Perfidie di Stefano Torossi
9 aprile 2012
VARIA UMANITA’ - CON FINALE A SORPRESA
Arretratezza. Complesso del Vittoriano a Roma. Mostra di Enzo Fiore. Poi cena sulla terrazza del monumento a Vittorio Emanuele. Uno dei punti più alti e più belli di Roma. Le cupole barocche da una parte, il Foro Romano dall’altra, il Colosseo sullo sfondo, cibi squisiti, vini freschissimi, e gabbiani appollaiati a mezzo metro dagli ospiti. Però quando serve, in questo luogo di estetiche delizie, l’unico locale a disposizione è un cesso: porta semisfondata, niente carta igienica, un lago di liquido sospetto a terra.
Definizioni. Se uno ruba un panino è un ladro, se uno si prende una musica per diffonderla su Internet, è un benefattore dell’umanità. ( da “Abolire la proprietà intellettuale” di M. Boldrin).
Incompetenza? Repubblica del 5 gennaio 2012, articolo sui violini d’autore. Dopo varie prove e audizioni si è dovuto constatare (con stupore, immaginiamo) che molti esecutori, anche di livello, non sanno distinguere il suono di uno strumento cinese da duemila dollari da quello di un Guarneri o uno Stradivari da dodici milioni.
Masochismo. Andare in bici con la pipa in bocca. Ne abbiamo visti di questi sconsiderati. In caso di caduta, tracheotomia fai da te.
Pasqua. Sul retro del bus N.64 (S. Pietro - Stazione Termini), e di altri mezzi, un immenso poster del film ”Buona Giornata” (per via della stagione non è un cinepanettone; sarà una cinecolomba?), con le facce degli attori. De Sica, Abatantuono, Banfi, Salemme e altri minori, immobilizzati tutti insieme con il gusto dei fotoromanzi di anni fa (non quello, bellissimo e realistico-fantasioso dei veri manifesti, disegnati, del cinema) in caratterizzazioni schematiche dei ruoli: il cipiglio al cattivo, la risata al comico, gli occhi sbarrati allo scemo, la boccuccia alla seduttrice. Evidentemente il pubblico (o i produttori, o i distributori) non è ancora padrone del concetto di buon gusto.
Perplessità. Probabilmente ci ripetiamo, ma un fatto continua a stupirci. In chiusura di “Che tempo che fa”, con la complicità sorniona di Fazio, c’è la tiratina comico-satirica di Luciana Littizzetto. A ogni battuta divertente, e ce ne sono parecchie, parte un nitido applauso, preciso in apertura e in chiusura, senza una sbavatura, e solo con qualche risatina. A comando, insomma. Che strano pubblico. Disciplinato; ma questa reazione non sarà un po’ frustrante per un comico?
Sòla o mezza sòla? Il Festival Mondiale dell’Inedito, lanciato con una presentazione al Burcardo, a cui c’eravamo. Promette lettura attenta, esposizione e discussione dei manoscritti, ma non automaticamente la pubblicazione. E fin qui, bravi. Però partecipare costa circa seicento euro per ogni opera. E qui, meno bravi. Anzi, ci pare che l’iniziativa assomigli pericolosamente a quelle piccole case editrici che ti pubblicano gratis, ma solo se ti impegni a comprare tutta la tiratura.
PS. Relatività. Chiudiamo con una miniscenetta fulminea, arguta e inquietante, di Dobrina Gospodinoff, amica, flautista e scrittrice: “Ci eravamo dati appuntamento al ristorante coi compagni di liceo, ma a quanto pare non è venuto nessuno. C’è solo quella tavolata di vecchietti là in fondo alla sala…”
E con questo neutro ovetto di Pasqua potremmo salutarci qui. Invece sentiamo il dovere di strapazzarvi quest’altro uovo, di Pasquetta e ben più avvelenato, fresco di giornata.
Sul Fondo di Solidarietà della SIAE, un’istituzione che fino a dicembre scorso garantiva un piccolo assegno mensile ai soci anziani, ora soppressa, Striscia ci ha fatto un bel regalo con il suo servizio del sei aprile! L’avete visto? Montaggio affrettato e rozzo, e pochi risicati secondi a disposizione di un gruppetto di famosi che volevano dire la loro su questo argomento delicato e per molti vitale. Insomma, chiunque ha visto il filmato (il pubblico, e di sicuro qualche artista non proprio preparato, come d’altra parte sappiamo essere la maggior parte dei colleghi) avrà capito poco o niente.
E non sono certo serviti a chiarire le idee gli interventi di Guardì, confuso sull’attribuzione dell’assegno di professionalità (secondo lui, solo agli autori a reddito basso, mentre, come sappiamo, va, anzi andava, a tutti i soci anziani), di Mirabella, più chiaro, ma gli hanno lasciato dire soltanto che questo assegno non è una pensione. Troppo poco. Anche a Vianello hanno troncato la parola in bocca. Lopez non ha tentato di spiegare niente; si è solo indignato, proprio come ci si poteva aspettare da un artista addolorato (e a lui dobbiamo un grazie per il servizio). Sullo sfondo si intravvedevano anche Magalli e Vaime, testimoni muti (perché?). In più, per come sono stati filmati, i nostri autori avevano l’aria di un gruppo di disoccupati sorpresi davanti all’ufficio di collocamento.
Più esauriente l’avvocato Bianchi. Anche lui mutilato, è riuscito comunque a comunicare una cosa importante: che il fondo di cui si parla non è mai costato niente né alla SIAE né agli italiani, ma solo agli stessi associati attraverso una percentuale sui loro diritti, quindi perché sopprimerlo?
In chiusura (come mai il gran finale proprio a lui?) il Direttore Generale della SIAE, Gaetano Blandini, non solo si salva, ma ci fa pure una bella figura quando scarica la responsabilità della decisione a un giudice dello stato, e promette una soluzione entro aprile. Capito, amici e colleghi artisti? Quello è un tosto manager professionista e, contrariamente ad alcuni messaggi trionfalistici letti su FB, non si è per niente spaventato e non ha mai perso, e crediamo che mai perderà il controllo della situazione.
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