Creato da torossis il 08/08/2010
Perfidie di Stefano Torossi

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Sul lungo termine siamo tutti morti

 

  IL CAVALIER SERPENTE

   Perfidie di Stefano Torossi

      10 settembre 2012

         SUL LUNGO TERMINE SIAMO TUTTI MORTI.


     E' settembre, meno male. Ricominciano gli eventi urbani. Troppo lunga, troppo calda, questa vacanza. Basta. In fondo siamo gente di città.


     Lunedì 3 settembre, Parco della Musica. Serata di presentazione dell'anno accademico del St Louis Music School, penalizzato perché all'ultimo momento l'organizzazione gli ha tolto di sotto il sedere la sala grande costringendoli a ripiegare sul teatro studio, molto più piccolo, e a lasciar fuori della porta un sacco di amici.

     Cominciamo dalla fine. Ottimo il concerto della big band della scuola, con begli arrangiamenti e due ospiti super, la vocalista Maria Pia De Vito e Rosario Giuliani al sax. Però, se riandiamo all'inizio, siamo obbligati a segnalare: troppo lunghi, ripetitivi e talvolta superflui i discorsi di presentazione. Chiaro, ma non abbastanza conciso il presidente Mastruzzi. Forse in questi casi invece di improvvisare, con le inevitabili ripetizioni in agguato, sarebbe più saggio mettersi lì due giorni prima, buttare giù su un foglietto i punti principali, tagliare e ancora tagliare quello che comunque risulta sempre di troppo; e poi leggere. Alcuni degli altri che hanno parlato ci hanno confermato nella nostra convinzione che molti musicisti dovrebbero aprire bocca solo per infilarci lo strumento. E poi, lasciatecelo ripetere per la millesima volta: tutto ciò che avviene in scena, anche e soprattutto quello che può sembrare scontato e facile, ha bisogno di una regia. Compresa la presentazione di una scuola di musica.


     Saltiamo un giorno. Mercoledì 5, seconda serata dell'11 Contest al Teatro Lo Spazio. Un festivalino musicale sorprendente. Nel senso che, come già successo in passato, anche questa sera brodetto di concorrenti banali: un pianista-macedonia di Allevi ed Einaudi mescolati male; un cantante imbalsamato che non muove un muscolo, con un pezzo da lui ritenuto audace su un rapporto omosessuale fra due pedine degli scacchi; e la solita cantautrice etno-folk-pizzica. In mezzo a questi è spuntato un cantantino timido, buffo, sessualmente ambiguo che si è presentato con una canzone interessante, e soprattutto abbinata a un piccolo, anche se solo abbozzato, show originale e di istintivo buon gusto. La serata l'ha vinta. Merita di vincere il festival. Secondo noi ne sentiremo parlare. Ricordare il nome: Marco Baldini.


     Torniamo a martedì 4. Serata pregnante della settimana. Ecco dove si aggancia il nostro titolo. Un inaspettatamente garbato e a suo agio Carlo Molfese ha tenuto la scena per un paio d'ore con sicuri tempi teatrali e arguto dialogo con il pubblico al Teatro Belli nel suo spettacolo "Le memorie di un impresario". E' un titolo che non ha bisogno di spiegazioni. Molfese, che è davvero un impresario oltre che un attore giusto, ha raccontato la sua più fantasmagorica invenzione: il Teatro Tenda di Piazza Mancini, che dal 1976 per una decina di anni è stato dove si andava a vedere le cose più nuove, intelligenti, speciali, mentre per le strade di Roma terroristi e polizia si sparavano addosso, e non pochi ci rimettevano la pelle. Durante la chiacchierata di Molfese (classe 1934), passavano filmati di spettacoli, prime, pubblico, attori. Con alcune eccezioni, tutti morti. E' normale, il tempo passa. De Filippo, Gassman, Troisi, Carmelo Bene, Fellini, Modugno, Mario Scaccia, Nicolini. Musiche di Nino Rota e Fiorenzo Carpi, anche loro andati.

     Assolutamente normale, lo ripetiamo. Ammettere che la morte c'è e chiamarla con il suo vero doloroso nome ci sembra giusto. Quello che ci toglie la fiducia nell'intelligenza equilibrata dei nostri simili (e parliamo di artisti che dovrebbero comunque essere fuori del conformismo) è il linguaggio infantile, a volte bamboleggiante che spunta sulla lingua di molti quando si parla di questo argomento. "E' mancata" (a cosa?). "E' scomparso" (dove?). "E' andato a dirigere l'orchestra degli angeli"... "Guardatela, è là che canta sulla terza nuvola a sinistra"... "Da lassù ci ascolta e ci protegge"... e via con queste baggianate da bambini spauriti.

     Come ogni volta che si sfiora l'argomento, è spuntata la dichiarazione di Monicelli "Solo gli stronzi muoiono". Farà anche ridere, però, intanto, niente ci sembra più implacabile e giusto della battuta (ma anche filosofica verità) di Maynard Keynes, che noi abbiamo scelto come nostro titolo: "Sul lungo termine siamo tutti morti".



                                         

 

 
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