PARAFERNALIA

si diceva.........        

Come vi immaginereste voi un bar storico in pieno centro ?

Molto probabilmente le alternative sarebbero 2; o una pacchianata ipermoderna con sedie scomodissime e colori pastello o una pacchianata in stile tutta boiserie e baristi in polpe.

Nada. Rien. Nicht.Nothing.

Il Bar Magnolfi, inaugurato ai primi del secolo, non è niente di tutto questo.

Mescola sedie di metallo scomode ad un perlinato graffiato di legno scuro alle pareti.
I baristi sono un conglomerato di lassisti incredibile. Son tutti soci, pare, e per avere un caffè passano mezzore.

Abituato ai caffè del centro di Firenze, dove non dico appena entravi, ma già ad un passo dallo scalino d'ingresso venivi salutato ed il caffè, come lo volevi tu, era già in pista, l'esperienza giornaliera con il Magnolfi è snervante. Dopo mezzora di statua di sale alla moglie di Lot davanti al bancone non riesci ad intercettare lo sguardo nemmeno della bottiglia di Sambuca.

Ma facciamo un passo indietro.

il BM ( per comodità dello scrivente, d'ora in poi) deve la sua sopravvivenza fondamentalmente ad una cosa.

Le ciambelline.

Le ciambelline son qui dolci, di loro produzione, consistenti in degli anelloni di pasta fritti ed inzuccherati.. non saprei come altro chiamarle. Dei bomboloni anoressici ?

Vengono sfornate a ritmo continuo, la mattina, con le folle che la madonna di medjugorije se le sogna, accalcate peggio che a ricevere un ostia da padre pio redivivo. Per il resto la produzione è standard, escluso il fatto che è tutta roba loro.

Questo caposaldo ciambellinesco ha evidentemente sollevato i gestori da ogni altra iniziativa commerciale, intorpidendoli in una satrapia circumpastosa alla quale non vogliono evidentemente sottrarsi.

Per cui se il resto latita, a loro poco gliene cale. Al massimo il pomeriggio fanno delle schiacciatine o delle pizzette da asporto con cui rifocillano gli adolescenti culoscooterati che svernano in zona.

E qui passiamo ad una disamina della fauna che frequenta, simile ad una pozza d'acqua del Serengeti, il suddetto BM.

C'è una sostanziale differenza.

La mattina diventa una succursale di una casa di riposo. Età media dalle 8 alle 12 sui 70 anni e passa. Pensionati che si sorbiscono lievi lame di sole sul marciapiede transumano dentro, in concomitanza con il flusso ondoso delle ciambelline.
Ora, non so se avete notato il rapporto degli anziani con queste cose.
Quando siete in terza fila per attraccare al lucido acciaio del bancone, ci sono queste azzurrocrinite cariatidi, scricchiolanti nei loro bifocali che si bevono il caffeino come se fosse l'elisir di lunga vita, come se fosse l'ultimo infuso che toccherà mai le loro avvizzite labbruzze. Fossero dei camaleonti, spazzolerebbero con la lingua ogni piu' remoto rimasuglio di schiumina zuccherata dal fondo delle tazzine ma, non essendolo, suppliscono torturando l'incolpevole recipiente con i cucchiaini, con una metodicità ed una solerzia degne di un restauratore dell'opificio delle pietre dure alle prese con un marmo fidiaco inopinatamente risputato da una corrente marina.

Le ciambelline, poi, credo vengano non mangiate, ma assimilate per osmosi. Come quelle piante carnivore, queste argenteee dionee dagli occhietti cattivi e dalle mani golose, tengono il bolo, la polta ciambellinata tra le di loro gengive quanto piu' a lungo possibile. Inchiavardate ovviamente davanti al bancone con voi che scalpitate sapendo di non potervi permettere il lusso di stare al bar mezza mattina.

Non approfondisco; sappiamo o intuiamo bene quale sia il rapporto col tempo di queste persone. Ogni minuto, ogni briciola sono strappati alla nera signora e ciò che per noi è scontato per loro è preziosissimo. Si. E' vero. Ma li, in coda, non ce ne fotte niente e pensiamo con rammarico al film Ombre Bianche dove la vecchia eschimese sdentata si avvia sul pack onde offrirsi alla morte e non sottrarre alla famiglia preziose risorse.

Ed il pensionato che si mette a parlare col barista finalmente riapparso da latitanze geologiche e che finalmente ha capito dalla salva di bengala, dal carpiato triplo, dalla mezza romanza del lohengrin da te cantata in costume da walkiria che se ti fa un macchiato poi potrà avere da te sempiterna riconoscenza, dritte sulla tris di agnano, la comproprietà della cugina e la ricetta dei canederli... ecco, quel pensionato, caratterizzato dal cappotto naftalinoso e tarmifugo anche il 10 agosto... lo vorresti
santo, santo subito, santo subito si, ma martire ! inchiodato al pino davanti al bar ! a testa all'ingiù ! decollato, scarnificato, mangiato dai corvi !!

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Ricomponiamoci.

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E questo la mattina. A pranzo impiegati vari del circondario slurpano in fretta dei simil 4 salti in padella sui pencolanti tavolini, tra ammiccamenti alle colleghe, dissezioni del merdaccia di capufficio, brillare di mocassini e sfarfallio di cravatte dal nodo ipertrofico.

Ma non frequento e quindi non mi dilungo.

Dopo una pausa postprandiale la fauna cambia. Si condensano, nel tardo pomeriggio  e fino a chiusura, simili a storni cagoni, questi bei giovinotti, queste finissime donzelle
che, invece di stare a studiare o fare qualcosa di utile, barbificano ululanti ed ingozzandosi di carboidrati senza fare un cazzo. Eterno doposcuola protetto dal padre con fabbrichetta, dissertano delle cose più imbecilli che esistano, ovviamente telereferenziati, similfidanzati, arroganti, strafottenti, nichilisti col paracadute, mononeuronali. E rimpiangi il pensionato. E guardi con occhio diverso lo stragista del Wyoming che spara dalla cuspide del college.

Ora poi qui è invalsa la moda di possedere quelli che ai nostri tempi erano i Sulky, quella specie di ape piaggio senza pianale, quelle microcar da poter guidare senza patente, che ai nostri tempi erano appalto di pochi sfigatissimi cui era negato il possesso dell'Aspes Yuma,  che vengono implementate dai supergiovani con impianti HIFI da 80000 watt con i quali assordano con musiche da terapia riabilitativa Coreana i 2/3 isolati circostanti; e orbitano su e giù ogni volta con un passeggero diverso, gratuiti riksciò immolati al dio del rincoglionimento, sgassando come boeings smarmittati, gli esplodessero sotto il culo dio mio ma perchè....

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Non sapendo cosa fare, avendo credo anche gli ormoni ottusi da merendine e soft drinks, si sfogano giocando a pallone, in mezzo al viavai , tirando delle sberle pazzesche contro qualsiasi cosa delimiti il loro personale maracanà. ; macchine, motorini, persone, finestre... e non ultima l'edicola.

L'edicola, da me frequentata ogni giovedi' ( settimana enigmistica) venerdi ( omonimo inserto della repubblica) e verso il 10 del mese, giorno presunto di uscita del mensile Linus.

L'edicola, presidiata da un similgiovane dalla età imperscrutabile ( 30 ? 35 ? 40 ?)
che, asserragliato come in un fortino sul carso sotto il tambureggiare dell'obice asburgico, ha dovuto anche far mettere delle grate d'acciaio tuttattorno, loricandosi
a difesa delle bordate frangivetri dei novelli gattuso.

Fonte di infiniti aneddoti, è ad un passo dal procurarsi su Ebay una Gatling, mitragliera rotante  resa celebre da Sergio Leone, con la quale aprire ampi varchi nella mandria del circostante ragazzume. Se non fosse che una edicola in pieno centro equivale ad una miniera del Klondike, credo si sarebbe già ritirato dal mondo civile, in un eremo delle Madonìe, a parlare coi passeri.

Ma il tempo è volato, è ora di rientrare, di rinserrarsi dietro la scrivania, ad affrontare
il lavoro.

Alla prossima.