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Vittorio Mangano? «A modo suo, un eroe». Finora lo avevamo conosciuto al massimo come lo stalliere di Berlusconi, anche se la condanna all’ergastolo in primo grado per due omicidi di mafia potrebbe far venire in mente termini meno edulcorati (Wikipedia, per intenderci, lo definisce «criminale italiano»). Ma per Marcello Dell’Utri, l’inventore di Forza Italia, Mangano «è un eroe, a modo suo». Motivo?«Mangano era ammalato di cancro quando è entrato in carcere – spiega Dell’Utri – ed è stato ripetutamente invitato a fare dichiarazioni contro di me e il presidente Berlusconi. Se lo avesse fatto, lo avrebbero scarcerato con lauti premi e si sarebbe salvato». Per questo, «è un eroe, a modo suo».

Sono frasi che «mostrano insieme il volto ambiguo e autoritario di certa parte della destra, che noi vogliamo rimanga per lungo tempo all'opposizione, per il bene del nostro Paese», dice Anna Finocchiaro, presidente dei senatori del Pd e candidata Presidente della Regione Siciliana. «Dell'Utri ha svelato a modo suo il vero volto del centrodestra italiano: liberale e democratico a parole, eversivo nei fatti» anche per Pino Sgobio, presidente dei deputati del Pdci.

Inorridito anche il leader dell’Italia dei Valori Antonio Di Pietro: «Secondo quanto dichiara lo stesso Dell'Utri – spiega – Mangano sarebbe un eroe per non avere mai fatto il suo nome e quello di Berlusconi riguardo a specifici episodi per i quali c'era e c'è qualcosa in più da sapere. Come appaiono ancora poco chiare – prosegue Di Pietro – le ragioni della permanenza dello stalliere nella villa ad Arcore di cui è proprietario Berlusconi».

Mette i puntini sulle i anche il presidente della commissione Antimafia Francesco Forgione: «Con dell'Utri abbiamo idee diverse degli eroi, per lui sono eroi i mafiosi come Mangano, per noi le vittime della mafia». Gli fa eco Giuseppe Lumia, candidato Pd in Sicilia: «Siamo alle solite, com'è possibile dichiararsi contro la mafia e poi esaltare un condannato di mafia, un killer, un capomandamento, indicandolo pure come un eroe?».

Ma non finisce qui. Oltre alla dichiarazione su Mangano Dell’Utri ha chiuso l’intervista a Klaus Davi con un’altra perla: lo sciagurato revisionismo. «I libri di storia – sostiene – ancora oggi condizionati dalla retorica della Resistenza, saranno revisionati, se dovessimo vincere le elezioni. Questo è un tema del quale ci occuperemo con particolare attenzione». Gli rinfresca la memoria Rosy Bindi: «Da sessant'anni – ricorda a Dell’Utri – viviamo in un continente pacificato e in una democrazia è grazie alla resistenza, alla lotta di liberazione dal nazifascismo e al 25 aprile. Se oggi siamo donne e uomini liberi, liberi anche di dire enormità come quelle pronunciate da Dell'Utri – prosegue la Bindi – è grazie al sacrificio di centinaia di migliaia di italiani, partigiani e civili, intere famiglie, donne e bambini che hanno dato la vita per costruire un'Italia libera e democratica. Ma forse – conclude la candidata del Pd – il senatore è vittima di un'amnesia, visto che parla anche di una fantomatica editoria in mano alla sinistra, dimenticando che il principale editore italiano nel settore libri e periodici è il suo sodale Berlusconi».