BLOG TOTOTOTO2007

Dove sono finiti i voti della cosiddetta "sinistra radicale". La domanda è rimasta sospesa. O almeno sta dando luogo a una ridda di risposte diverse. Non si sta parlando di sensazioni o discorsi "da bar". Ma di studi sulle dinamiche dei flussi elettorali, studi che cominciano a essere molti e su questo punto continuano a dare risposte sempre nuove e sempre incredibili. Per l'Ipsos di Pagnoncelli ad esempio per un terzo sarebbero andati alla Lega, in particolare i verdi. Per l'istituto Consotium di Piepoli si sarebbero orientati quasi tutti tra Pd e Idv, più una piccola quota ai piccoli partiti identitari di ferrando e Turigliatto e all'astensione. L'ultimo studio è targato Censis ed è talmente nuovo che deve essere ancora presentato nel dettaglio, il prossimo 29 aprile. Ma già l'istituto di Giuseppe De Rita ne ha diffuso una sintesi.

E a proposito dei transfughi della "sinistra radicale" sostiene che, a parte il grosso dei voti andati al Pd (il 37 percento di chi nel 2006 aveva votato per i quattro partiti ora riuniti nella Sinistra Arcobaleno), la seconda forza ad aver "cannibalizzato" il serbatoio di Bertinotti sarebbe non la Lega ma direttamente il Pdl di Berlusconi e Fini. Il 16,2 percento dell'elettorato di sinistra avrebbe passato il guado. Si sarebbe cioè polarizzato a destra. Mentre solo il 3,9 di questi elettori avrebbe scelto la Lega.

Il dato ha stupito non poco gli stessi ricercatori del Censis. Che, increduli, hanno temuto in una scarsa rappresentatività del campione, composto da 2.047 persone che si sono lasciate intervistare all'uscita di seggi-pilota selezionati come rappresentativi in base a tutta una serie di variabili non solo politiche ma demografiche, geografiche e di composizione per sesso ed età. Tanto dubbiosi che hanno voluto fare una specie di "prova del nove", scomponendo e proiettando tutti i risultati del campione sui dati nazionali del Viminale. «Eravamo noi stessi molto stupiti - racconta Vittoria Coletta che fa parte dell'equipe di ricerca diretta da Monica Altieri, responsabile Censis per l'elaborazione dati, e da Francesco Maietta - anche perché sapevamo che altri istituti valutano più alta la trasmigrazione casomai verso la Lega. E così abbiamo adottato questa procedura di controllo. Ma alla fine la stima ha confermato tutti i nostri dati».

Sul perché ci sia stato questo travaso, resterà aperto il quesito. Perché la ricerca non prevedeva una indagine sulle motivazioni della scelta fatta. O meglio, l'indagine motivazionale, che sarà presentata il 29, non dà conto di questo passaggio di fronte. Perchè la stragrande maggioranza delle persone intervistate, come viene anticipato dai ricercatori, sostiene di aver fatto la propria scelta nella cabina elettorale in base a «principi ideali e valori», proprio come avevano risposto gli elettori intervistati all'uscita dai seggi nel 2006 in una ricerca precedente sempre firmata da Giuseppe Roma e Giuseppe De Rita, quindi Censis, presentata due settimane prima del 13 e 14 aprile.

Nello studio dei flussi 2008 ci sono poi altri dati curiosi. Ad esempio per quel che riguarda la base elettorale di Pieferdinando Casini. Fatto cento l'elettorato che si ritrova nel 2008, risulta che soltanto il 18,3 può essere definito uno «zoccolo duro» dell'Udc. Un altro 24,7 ha trasmigrato dagli altri partiti della ex Casa delle Libertà. Ma la maggioranza di coloro che hanno fatto il successo di Casini a questa tornata elettorale proviene dalle fila della ex Unione di Prodi: ben il 57 percento del totale dell'Udc sono dunque ex elettori di centrosinistra. Mentre uno 0,8 percento di ex Udc sono finiti a votare Veltroni e un 2,2 percento hanno abbandonato Casini per Berlusconi. Insomma, se Casini dovesse orientarsi sulla base di questo sistema di vasi comunicanti, certo il suo "apparentamento" con il Pd di Walter Veltroni dovrebbe incontrare il favore della maggior parte del suo elettorato.

Infine colpisce il profilo socio-economico degli elettori che viene tratteggiato dal campione Censis. Il Partito democratico si declina al femminile, visto che pare l'abbiano scelto al 54,7 percento da donne. Un partito urbano, di forte radicamento nell'Italia centrale e nelle città oltre i 100mila abitanti. Con un elettorato di giovani (il 35,6 percento dell'elettorato giovanile ha scelto il Pd) e di anziani (questi ultimi sono oltre il 29 percento dell'elettorato di Veltroni).

Mentre la Lega è soprattutto maschile, sono uomini il 59,5 percento dei suoi elettori. Uomini del Nord, naturalmente, in maggioranza single e con un titolo di studio basso, dalla media inferiore al diploma.

Il Popolo delle Libertà appare prevalente in una fascia di età compresa tra i 33 e i 44 anni (33,9 percento) caratterizzato da una presenza elevata di casalinghe (il 14,5 del totale) e liberi professionisti (il 13 percento ha scelto Berlusconi). Ma il 41 percento degli elettori del Pdl risulta avere un contratto di lavoro a tempo indeterminato. Mentre commercianti e artigiani non vanno oltre il 17. Infine anche per quanto riguarda la composizione per sesso, l'Udc somiglia al Pd: ha cioè più attrattiva nell'elettorato femminile. Solo che è radicato soprattutto al Sud, come il Pdl.