l' ho fatto ancora.pesa sei etti ed è ricoperta da una lanugine grigia e rosa.
ha occhi pieni di bolle lucide euna voce da stagno. una maledizione
egotica mi ha riempito la casa di figliocci urlanti. fossero suonerie
di cellulare da zittire, fossero gemiti di bambola meccanica
da far morire. invece trattasi di richiamo di carne e sudore.
sono appesi in grumi di torri/uva., sparsi nel salotto,
ai piedi della gabbia per la gatta. hanno invaso ciondolanti
la dispensa, hanno adottato la mezza anguria come lettino,
hanno intoppato le mie scarpe di feci bianche. sono i miei parti.
ogni pensiero sbagliato, rivolto a chi tu sai, è una nuova
palla viva rotolante dal terrazzo alla cucina. ne ho partoriti
ventisette, ieri. sdraiata sul divano in pelle, uno ogni dieci minuti
per il nuovo record stagionale. fossero anche figli della
voce del telegiornale. di bare e vacanze, di cisti di mare.
fossero pensieri senza forma, stagionati e andati a male.
fosse solo un racconto, non storia vera. vi lascerei
in omaggio il mio passamontagna di ferragosto,
vi lascerei le chiavi sotto al cuscino. dimenticavo!
pulite bene l' insalata che cresce in cucina: ha i capillari rotti e perde
molta saliva. copritevi bene il collo, prima di entrare dal
portone principale: è proprio lì, in quel punto candido
e delicato che le mie labbra preferiscono baciare.
i miei figliocci lasciateli pure stare, un giorno o
l'altro smetteranno di gridare.