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taughtbythirst il 29/06/05 alle 12:23 via WEB
A proposito di fili conduttori... Le sensazioni alle quali non ti riesce di dare un nome, e nemmeno di distinguerle... Mi sembrano le mie parole di qualche anno fa... Ora qualcosa é cambiato. Molti di quei meccanismi di autocensura sono venuti meno, soprattutto la cosa peggiore di tutte: non riuscire a parlare con la propria anima, sfuggire i pensieri che rischiano di penetrarti come lame nella pelle, mischiandoli con altri e formando un tutt’uno incoerente ed illeggibile... Non so come sono riuscito a superare in parte quella confusione. Forse é lo smodato desiderio di mostrarmi come sono, a me stesso e ovviamente anche agli altri, senza mediazioni lessicali, senza compromettermi con l’aspirazione di farmi ben volere e di non ferire... Perché a me interessa solo quello che gli altri provano scontrandosi con il me autentico. O meglio, il me più autentico possibile... Ho iniziato a scrivere il mio blog proprio perché ero in grado di parlare di me, e, impronosticabilmente, pare addirittura piacere quello che scrivo e come lo scrivo, per ora... Prima di lasciarti altre due cose. Rifletti sulla necessità delle certezze, delle definizioni, delle azioni conseguenziali pensate... Dicevo così, sono cose che io reputo non necessarie o che non mi piacciono perché come tutti gli schemi implicano dei confini... E poi la poesia che amo citare ogni volta che si parla di grovigli mentali. Senti: MI PARVE CHE LA MENTE MI SI DIVIDESSE -COME SE IL CERVELLO IN DUE SI SPACCASSE-
PROVAI A RICOMPORLO –ORLO A ORLO- MA NON RIUSCIVO, LE PARTI, A COLLIMARE / I PENSIERI CERCAI DI COLLEGARE -QUELLO PASSATO A QUELLO CHE SEGUIVA- MA LA SEQUENZA, IN SILENZIO, SI AGGROVIGLIAVA COME UN GOMITOLO, SU DI UN PAVIMENTO (Emily Dickinson, n.937)
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