Tu es Petrus

Ecco perché l'intervista del Papa a Scalfari è positiva


Diversi colleghi vaticanisti, ieri mattina presto, non sembravano proprio contenti dell'intervista concessa da Papa Francesco a Eugenio Scalfari, campione di laicismo e fondatore di un giornale, la Repubblica, che non si fa scrupolo ad attaccare la Chiesa spesso e volentieri. E su qualche blog ho letto commenti negativi da parte di persone che conosco come cattolici fedeli, che si dicono turbati dalla risposta nella quale Francesco ha assicurato a Scalfari di non avere intenzione di convertirlo. Ai colleghi ho replicato proponendo loro di guardare all'intervista non con l'ottica di giornalisti di testate concorrenti del quotidiano romano, ma come semplici lettori che si trovano davanti al dialogo tra il Papa e il non credente, e che se ne arricchiscono. Al di la' della grande ricchezza di fede e cultura che traspare in ogni occasione, Francesco ha una straordinaria capacità di sintonizzarsi con l'interlocutore, qualunque esso sia, rimanendo sempre se stesso. Dicono che dopo la Messa domenicale a Buenos Aires, l'allora Arcivescovo Bergoglio si fermasse a parlare a lungo con tutti i fedeli che riuscivano ad avvicinarlo, e poi anche con i mendicanti che sostavano davanti alla Cattedrale, e chiedesse loro notizie dei figli, dei quali ricordava i nomi, magari pur non avendoli mai incontrati. Ecco la chiave di lettura di quest'intervista: il dialogo che il Papa è riuscito a stabilire con il grande vecchio del giornalismo italiano, che quando gli ha detto di ritenere che l'anima non esiste, si è sentito rispondere che, malgrado il suo scetticismo, anche lui ne ha una. La straordinaria capacità di abbassarsi che Francesco mostra in ogni occasione, in realtà, non è che una declinazione delle parole (e dell'esempio) di Benedetto XVI circa la grandezza dell'umiliarsi. Capisco che questa considerazione è un po' interna, ma ve la propongo perché credo sia molto vera, come dimostra pure la recente lettera di Papa Ratzinger a Odifreddi, pubblicata ugualmente da Repubblica. C'è una strategia nella scelta di questa testata? Sì e no, credo io. Sì nel senso che entrambi, Papa Francesco e Benedetto XVI, hanno voluto rispondere alle obiezioni e domande degli interlocutori, scendendo sul loro terreno, senza scudi di protezione (come fa Francesco quando esce tra la gente). No nel senso che non c'è un calcolo di convenienza, anche se il ritorno d'immagine secondo me è stato molto positivo per la Chiesa. All'obiezione dei blog, invece, rispondo che, in quanto il genere letterario dell'intervista concessa da Francesco a Scalfari non si presta alle disquisizioni teologiche, non ha senso analizzare parola per parola, alla ricerca di un punto debole. E comunque ricordiamoci che - Catechismo alla mano - nessuno converte mai nessuno. Infatti la Fede è un dono. Francesco annuncia il Vangelo, getta il seme. Poi sarà il Signore - e Lui solo - a valutarne il frutto (anche nell'animo di un grande 90enne, da sempre ostile alla Chiesa, ma che già nel testo pubblicato ieri, si mostra affascinato dal Vangelo sine glossa vissuto prima che predicato da Francesco).