Bologna, 23 gen. (LaPresse) - "O la smette o gli sparo in bocca". In questo modo due degli arrestati in una maxi operazione contro la 'ndrangheta condotta dalla guardia di finanza di Bologna, parlano al telefono di Giovanni Tizian, un giornalista della Gazzetta di Modena e collaboratore di Repubblica e l'Espresso. I due intercettati sono il capo dell'organizzazione, Nicola Femia, e un faccendiere, Guido Torello. Oggetto della conversazione: degli articoli pubblicati e che i due 'ndranghetisti non hanno apprezzato. Per questo dicono di voler fermare il giornalista. L'operazione ha portato all'arresto di 29 persone e al sequestro di beni pari a 90 milioni di euro. L'associazione a delinquere controllava un giro di video slot truccate e il gioco on line, sia in Italia che all'estero.
ARRESTATI 3 POLIZIOTTI - Fra gli arrestati nell'operazione della Gdf anche 3 poliziotti, sia in servizio che in congedo. L'indagine era iniziata nel 2010: prese l'avvio da un episodio di sequestro di persona perpetrato da alcuni componenti del gruppo criminale. Le indagini hanno consentito di disarticolare l'intera associazione a delinquere dedita alla promozione, diffusione e gestione del gioco on line illegale, attraverso la connessione a siti esteri, generalmente di diritto romeno o britannico, privi delle prescritte concessioni attraverso i quali raccoglievano giocate per decine di milioni di euro. L'associazione inoltre era impegnata nella produzione e commercializzazione di apparecchi elettronici da intrattenimento con schede gioco modificate illegalmente al fine di occultare i reali volumi di gioco.
Femia, originario di Marina di Gioiosa Jonica (Rc), ma trasferito dal 2002 a Sant'Agata sul Santerno (Ra) per scontare un provvedimento di 'obbligo di firma presso la polizia giudiziaria', è un soggetto pregiudicato per diversi reati, tra cui il traffico internazionale di sostanze stupefacenti e armi. L'uomo aveva costituito in Emilia Romagna la base operativa dell'associazione, attribuendo un ruolo di rilievo anche ai due figli Guendalina e Rocco Maria Nicola, e aveva creato importanti ramificazioni in Italia (Lombardia, Piemonte, Veneto, Toscana, Lazio, Marche, Abruzzo, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna) e all'estero (Gran Bretagna e Romania). Le 29 ordinanze restrittive, 18 delle quali in carcere, hanno comportato l'esecuzione di oltre 150 perquisizioni presso il domicilio dei soggetti indagati e numerose sale da gioco, utilizzate per collocare le video slot manomesse o consentire il collegamento con i siti di gioco on line illegali. Nel corso dell'indagine sono state intercettate oltre 250 utenze telefoniche e telematiche e sono state svolte numerosi pedinamenti e controlli.
Particolarmente efficaci si sono rivelate le indagini patrimoniali volte a ricostruire il patrimonio riconducibile ai soggetti indagati, che hanno portato al sequestro, oltre a circa 1500 schede per video slot, di un patrimonio stimabile in circa 90 milioni di euro e comprendente oltre 170 unit immobiliari, numerosi autoveicoli, rapporti bancari e quote societarie. Nell'operazione sono stati impiegati oltre 800 militari dei comandi provinciali di Milano, Roma, Ravenna, Napoli, Reggio Calabria, Cosenza, Torino, Asti, Biella, Bergamo, Macerata, Teramo, Potenza, Modena, Parma, Brescia, Cagliari, Palermo, Messina, Lucca, Benevento, Treviso, Vicenza, Viterbo.
ARRESTATA DIPENDENTE CORTE DI CASSAZIONE - In manette è finita anche un dipendente amministrativo della Corte di Cassazione. Si tratta di un'impiegata. "Nel corso delle operazioni - si legge nel comunicato della Corte di Cassazione stessa - la Corte di Cassazione ha offerto la massima collaborazione per lo svolgimento dell'atto di indagine. Ciò per consentire l'accertamento doveroso di eventuali condotte che, se realmente tenute, comprometterebbero il prestigio e l'immagine dell'Istituzione".