Creato da associazionelun_2010 il 05/06/2010
ASSOCIAZIONE PER LA TUTELA DEI DIRITTI E DELLE LIBERTA'

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Manipolazione tossica art. 358 del Codice di Procedura Penale - Intercettazioni abuso -

Post n°55 pubblicato il 01 Agosto 2014 da associazionelun_2010
Foto di associazionelun_2010

Articolo numero 358 Titolo V, Attività d'indagine del Pubblico Ministero " Il Pubblico Ministero compie ogni attività necessari ai fini indicati dell'art. 358 e svolge altresì accertamenti su fatti e circostanze a -  favore - della persona sottoposta alle indagini ! Karl Popper diceva che qualsiasi teoria x essere scientifica, deve essere falsificabile. Il che significa che dalle sue premesse  di base devono essere deducibili le condizioni di un esperimento che la possa dimostrare integralmente falsa alla prova dei fatti. Il magistrato, secondo me, dovrebbe comportarsi allo stesso modo. Dovrebbe  racogliere non solo il materiale utile a dimostare una tesi, ma anche quella utile a dimostrare il  contrario. Cio lo dice il Codice di Procedura Penale. E invece no. Troppo spesso si fa avanti a forza di gomitate, di forzature, e speso succede che un magistrato s'innamori così tanto del suo teorema da non voler accorgersi di tutti gli elementi che quel teorema contraddicono! E da questo punto di vista le intercettazioni, il modo in cui sono diventate un ingrediente importante dal processo mediatico, hanno svolto un ruolo chiave nel rafforzare i teoremi dei magistrati, facendoli perdere qualche volta contatto con la realtà! L'eccessiva disinvoltura con cui vengono inserite le intercettazioni nei fascicoli è spesso l'indice di una difficoltà con ci gli inquirenti gestiscono una indagine! Esistono naturalmente casi in cui le interecettazioni costituiscono un elemnto imprescendibile di una indagine ma esistono anche cai in cui le intercettazioni vengono utilizzate in eccesso per ragioni mi verrebbe da dire di pigrizia. Come un surrogato di altre tecniche, di altre modaòià investigative ! 

 
 
 

NON ESISTE IN ITALIA LA PENA DI MORTE MA SI MUORE DI PENA

Post n°54 pubblicato il 27 Giugno 2014 da associazionelun_2010

IL CARCERE ITALIANO E' TORTURA LEGALIZZATA : congenitamente afflittiva, totalizzante, la sdetenzione nn è redenzione nè rieducazione. Soltanto abbruttimento, morte ! Il carcere italiano è un mondo parallelo, posto al di fuori dell'alveo della legalità.Estraneo a qualunque barlume di  civiltà, pietà, dignità umana! L'inferno carcerario è il quadro vivente del collasso del sistema giutizia.Ne è una propaggine : la più odiosa, la più intollereabile. Soltanto nel campo penale si contano cinque milioni e duecentomila procedimenti pendenti. Centottantamila  sono quelli che cadono ogni anno in preescrizione; è questa l'amnistia strisciannte , di classe, di cuji nessuno parla e per la quale nessuno  si  indigna. Il ns paese dove nn esiste la pena di morte, ma si muore di pena !!!! Il panpenalismo del legislatore, giustificato sovente dalla logica emergenziale, ha alimentato la furia carcerogena. Una lunghissima serie di reati: oltre settecento quelli del codice penale, cui si aggiungono le centinai fattispecie criminose disseminate nella legislazione " speciale ". L'uso demagogico del carecere come prova di intransigenza  securitaria, di severità draconiana contro l'emergenza contingente che di volta cambia il nome ( il terrorismo, la mafia, la clorruzione, le violenze sessuali, la diffusione della droga) Siamo sempre lì! La stranezza è che nel 1989 il Codice è cambiato e in Italia è stato introdotto il rito cosidetto accusatorio ! Lo spirito originario di quel Codice è stato cpmpletamente stravolto delle innumerevoli riforme che ha subito e che lo rendono oggi un codice contenente un rito sostanzialmente amorfo e poco amato ! Quel che più conta è che, pur cambiando lo strumento, la mentalità degli operatori è rimasta la stessa , o meglio sembra aver subito un adattamento genetico di una cultura inquisitoria e giustizialista pietrificata a degli istituti nuovi  e apparentemente garantisti ! L'istituto della carcerazione preventiva ne è un mirabile esempio! Col Codice Rocco di procedura penale la carcerazione preventiva diventava il possibile esito dell'istruttoria formale e si considerava il carcere come un passaggio  in un rito al quale la presunzione d'innocenza era sostanzialmente estranea ( ricordiamo che quel Codice era di epoca fascista e ampiamente anteriore alla Costituzione repubblicana ), il moderno strumento della custodia cautelare vista come exstrema ratio resta invece una variabile tutt'altro che eventuale e si trasforma in gogna mediatica in una espiazione anticipata della pena e in un mezzo di ricerca della prova confessoria attraverso lo strumento del carcere . Il carcere è la cartina di tornasole della cultura del divieto. Il carcere, che dovrebbe essere una  exsttrema ratio  è diventato il viatico di ogni male Ecco a voi, signori e signore la discarica sociale. Il non luogodove nascondere, ammassare, schiacciare, intrappolare. Nella quasi metà  dei casi in assenza di un giudizio definitivo. Dietro le sbarre da presunti innocenti. L'inflazione carceraria  colpisce inanzitutto l'indagato poi l'imputato, in  ultimo il condannato. Si va in galera prima del processo. sebbene, strando alla Costituzione, ognuno sia da considerarsi non colpevole fino a sentenza definitiva. I ns solerti magistrati nn sono daccordo. Il magistrato si pone al di sopra della Costitutizione rasenta il tetto celeste sfiora le nuvole!!!!!! 

QUESTO E' IL CSO ITALIA L'ESERCITO DEI PRESUNTI INNOCENTI CON I FERRI AI POLSI !!!!!!!!!

 


 
 
 

OBBLIGATORIETÀ' DELL' AZIONE PENALE - UN GRIMALDELLO -

Post n°53 pubblicato il 25 Giugno 2014 da associazionelun_2010

In tutti i paesi democratici si può avere fiducia nella indipendenza nella sobrietà dei magistrati, ma da noi purtroppo no. E' un dato di fatto . In Italia il trucco sta nella cosidetta e sempre ribadita " obbligatorietà dell'azione penale" Che dal nome, sembra una cosa buona : il magistrato è obbligato a intervenire sempre .  E invece è il grimaldello dell'ingiustizia perchè essendo infinitamente numerose  le azioni penali obbligatorie, i magistrati dell'accusa scelgono come la frutta al mercato i fascicoli che si portano sul tavolo e li scelgono quasi sempre secondo criteri politici. Così diventa un gioco da ragazzi - diciamo da ragazzacci - fare una pila di fascicoli aperti su chi si detesta o si è deciso di far fuori . Stroncare, o incrinare, o insudiciare una carriera politica o una persona singola è una facoltà che alcuni magistrati usano a discrezione ovvero nel modo più indiscreto ! I ns argomenti sono deplorevolmente berlusconiani . Invece sono strettamente costituzionali !

 
 
 

TRATTATIVA STATO - MAFIA - PROCESSO TRA SENTITO DIRE E PIZZINI DI STATO

Post n°52 pubblicato il 03 Gennaio 2014 da associazionelun_2010

Stato-mafia: gli unici  episodi di rilievo sono avvenuti fuori dell'aula.Come la fuga di notizie sulle minacce al pm DI MATTETO! Quanto ai rapporti tra mafia e politica,sono descritti sempre sulla base del sentito dire, e a volte le dayte nn tornano! Per esempio, si è letto che Brusca ha assiocurato che il famoso papello era giunto nelle mani del ministro Nicola Mancino,ma il pentito in realtà racconta di averso saputo da Totò Riina. Ma se finora nulla di significativo è venuto dalle udienze, il processo da ultimo ha vissuto su episodi avvenuti al di fuori dell'aula, principalmente le minacce di Riina al pubblico ministero Nino DI Matteo. Anche  in questo caso non ci si accorge di un paradosso.Il regime di rigido isolamento a cui il capo mafia è sottoposto, il famoso 41bis,ha la funzione d'impedire che il boss possa impartire direttive dal carcere ai mafiosi ancora operativi, ma in questo caso, per indicare il pm Di Matteo come bersaglio da colpire, Riina nn si è dovuto servire di pizzini e loschi intermediari.I verbali con le sue indicazioni sono finiti ai telegiornali e ai quotidiani dai tavoli del Dap o dell'ufficio del pubblico ministero, che ne erano i legittimi e soli depositari. Su come sia potuto succederfe non risulta che qualcuno abbai aperto una inchiesta !!!!!

 

note: per seguire le udienze del processo sul sito www.radioradicale.it è possibile ascoltare la registrazione di tutte le udienze 

 

#ComunicazioneVirale

 
 
 

CARA BOLDRINI LASCIA IN PACE LE DONNE NUDE

Post n°51 pubblicato il 16 Luglio 2013 da associazionelun_2010

Quando vediamo una donna scaldarsi tanto per «certe» donne, ci viene sempre in mente quella battuta di Arthur Bloch «Non discutere mai con un idiota: la gente potrebbe non notare la differenza». Ci riferiamo alla presidente della Camera Laura Boldrini e alla sua veemente crociata (inedita, peraltro...) in difesa di quei tocchi di carne del suo stesso sesso che troppo di frequente vengono esibiti in tv: muti e poco vestiti. A parte la solita opportunità di «difendere» chi non desidera affatto essere difeso, ci sono accorate battaglie che sembrano più delle mascherate prese di distanza. Da lì (idiozia a parte), Arthur Bloch... Strapparsi le vesti per chi ha deciso di non mettersele non significa difendere le donne, meglio la donna in quanto tale: significa essere sessiste. Significa condannare chi ha scelto, commissariare la libertà del prossimo, interdire il libero arbitrio altrui. Io, che sono diversa da te, ti spiego come (non) si fa.
Quando Laura Boldrini, in quanto donna e in quanto presidente della Camera, si congratula con la presidente della Rai, Anna Maria Tarantola, per aver deciso di spegnere la messa in onda di Miss Italia («ho apprezzato molto la scelta moderna e civile»), non sta affatto difendendo il suo stesso sesso. Sta mettendo se stessa al riparo da un indesiderato paragone. È come se si sentisse vittima, la presidente Boldrini, di una sorta di sillogismo al quale manca il «termine medio», che quindi verrebbe fuori più o meno così: certe donne sono nude e mute, io sono una donna, io sono nuda e muta. Che è un po' come quell'altra battuta, quel paradosso concettuale che girava al primo anno di Filosofia: i treni fumano, mio zio fuma, mio zio è un treno. Secondo la Boldrini solo il due per cento delle «signore» che appaiono sul piccolo schermo parla ed esprime pareri. Benissimo. E allora? Perché la Boldrini deve esprimere pareri al posto loro? Perché la Boldrini, che ha tanti concetti al proprio arco, deve sentirsi offesa da un genere di donna che non ha nulla a che vedere col suo genere? La disturbano le «biotte» afone della televisione, così come la innervosisce Miss Italia (anche la signora Mirigliani, se è per questo, si è innervosita sentendo le dichiarazioni della presidente) eppure la manifestazione era in voga fin dal 1939, anno in cui l'emancipazione femminile era di là da venire, di nudi se ne vedevano pochini e il massimo della trasgressione era rappresentato da un sorriso più bianco del consueto grazie alla famosa marca di un diavolo di dentifricio; la ferisce la signora della pubblicità che, sorridente, serve cotolette dorate a figli e marito già comodamente seduti a tavola («quando, nel nostro Paese, le donne smetteranno di servire?»). A parte il fatto che si dovrebbe decidere, la signora Boldrini, prima di sparare nel mucchio (allora, chi è che non tollera, le sfacciate, smutandate, emancipate o le spasmodiche della panatura, casalinghe e sottomesse o forse entrambe?) e in ogni caso dovrebbe essere talmente dalla parte delle donne da lasciar decidere alle donne cosa essere: con quanto olio di semi, con quanti vestiti, in cucina, in tv, a tavola e nel letto. C'è un solo modo di essere «colleghe», tra signore: non sentirsi minacciate da chi è altro rispetto a noi. Ci sono le presidenti della Camera, le imprenditrici, le casalinghe, le laureate, le parrucchiere, le mantenute, le starlette e ci sono perfino le escort, perché la maniera di essere donna della signora Boldrini non è l'unica maniera. Non esistono modelli femminili come modelli di democrazia, da esportare nelle incivili periferie del mondo. Se la Boldrini la smettesse di difendere le donne, le donne avrebbero qualcosa in meno da cui difendersi.

 
 
 
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